La scienza rivoluzionaria, la repressione e la dissociazione dalla lotta di classe

I curatori de Il proletariato non si è pentito, testo del 1984 che è stato caposaldo della lotta contro la dissociazione,1 parlano di come all’attacco repressivo contro le Brigate Rosse e le altre Organizzazioni Comuniste Combattente, e all’attacco generale contro la classe operaia e le masse popolari, si accompagnava l’attacco alla concezione comunista del mondo,

Abbandonato tutto ciò che chiamano vetero e quindi liquidata in un sol colpo la tradizione rivoluzionaria del proletariato, privi di qualsiasi coordinata di classe, si muovono in un mondo ideale con l’unica proposta di capire, affermare il nuovo, tanto nuovo che non c’è nemmeno il linguaggio adatto ad esprimerlo.

41 ex appartenenti a Prima Linea nel settembre 1983 scrivono:

C’è un problema di strumenti, di linguaggio, dei categorie, tutti usurati dalla scomparsa o dal ridimensionamento dei riferimenti dei nessi sociali e politici che li avevano originati … Il rischio che è presente nel trattare, con una lingua morta con una sintassi impazzita, una attuale configurazione sociale e politica che è attraversata da rapidi sostanziali momenti di trasformazione.”2

Una società dove ciascuno può fare quello che vuole

In realtà questo nuovo indicibile è vecchio. I curatori del libro scrivono che si tratta da un lato delle

concezioni di moda a metà degli anni 70, la cui comparsa ha coinciso con l’autoscioglimento di Lotta Continua e che successivamente si sono diffuse in una composita area di movimento comprendente i sostenitori della qualità della vita, del riprendersi il proprio corpo, i trasversali di Radio Alice, gli scoppiati di varie militanze e altra umanità.

Queste concezioni si riassumono nella negazione della politica unita alla esaltazione di un non ben precisato sociale; la negazione della centralità della classe operaia e la scoperta di nuovi soggetti rivoluzionari: le donne, i giovani, gli ecologisti, gli antinucleari; il rifiuto ostinato di ogni ideologia, in particolare del marxismo (sorvolando furbescamente sul fatto che questo loro nuovo sistema di principi forma esso sì un’ideologia, nel senso di rappresentazione mentale del mondo che non si confronta mai con la realtà); il rifiuto del partito e di altre forme di organizzazione stabile, insomma il disgregarsi è bello.

Naturalmente queste idee trovarono subito i loro interessati epigoni. Ex sessantottini del riflusso in veste di professori e sociologi, giovani leoni reclutati per rinverdire vecchi partiti, revisionisti vecchi e nuovi, tutti entusiasti di proclamare la fine della politica (nel senso di impedire al proletariato di fare politica) È la fine della forma partito (nel senso che il proletariato non dovrebbe porsi l’obiettivo di costruire il proprio partito.3

In questa società ciascuno può fare quello che vuole, in un proprio spazio che rivendica, rispetto a un potere che è visto come cosa estranea, da tenere da parte, magari influenzandolo un po’. I 41 ex appartenenti a Prima Linea scrivono:

Verità e dalla pericolosità del vivere, nuovi movimenti e nuove forme di aggregazione(contro la guerra, contro il nucleare, per una diversa qualità della vita, eccetera.) Si connotano come movimenti trasformativi capace di impattare gli elementi costitutivi dell’emergenza anche veicolare e sedimentare propri elementi ivi compositivi e costitutivi…

Caso concreto dei movimenti nord-europei, esperti in mediazione conflittuale con lo Stato ricchi di momenti di rottura di alcuni assetti societari: in cui la battaglia non si dà certo sul quantum di distanza che si riesce a mantenere dalla trama istituzionale, ma sulla capacità di occupare spazi di autodeterminazione sulle scelte fondamentali, sul futuro, sulla libertà, sulla qualità della vita, Sottraendo progressivamente appostato terreni e nuovi della vita sociale collettiva, ma anche condizionando i processi decisionali in sede amministrativa istituzionale.”4

Una società dove nessuno può fare quello che vuole

Da un lato quindi c’è libertà per tutti. Dall’altro, però, a questa società dove ciascuno può fare quello che vuole fa da contraltare la società “totalitaria”, lo Stato del Grande Fratello di Orwell (descritto nel suo libro 1984). Il carcere è il modello di questa società, dove gli esseri umani sono ridotti ad automi, o a zombies. Foucault, teorico della società – carcere, scrive:

La rete carceraria costituisce una delle armature del potere-sapere che ha reso storicamente possibile le scienze umane. L’uomo conoscibile (anima, individualità, coscienza, condotta, poco importa qui) è l’effetto oggetto di questo investimento-analitico, di questa dominazione-conservazione”5

Quindi scienze umane e carcere avrebbero lo stesso padre. Questa definizione delle scienze umane è profondamente e integralmente reazionaria. Infatti chi conduce una battaglia da almeno un paio di secoli contro quelle che sono chiamate scienze umane è la borghesia, affiancata dal clero. Entrambi conducono battaglia contro queste scienze da quando esse hanno iniziato a scoprire che la divisione in classi della società è obsoleta, è un impedimento per il progresso dell’umanità, e ci sono le condizioni per superarla. Borghesia e clero conducono battaglia contro queste scienze, insomma, da quando queste fanno scoperte utili a costruire la rivoluzione, che è abolizione della divisone in classi. Questo accade in concomitanza con la rivoluzione industriale in Inghilterra e con la rivoluzione francese, in campo economico, politico e filosofico. La sintesi delle scoperte scientifiche in questi tre campi è tratta da Marx ed Engels, con i quali le scienze che si occupano della società, quelle chiamate scienze umane, diventano una, e cioè la scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia. A partire da questo punto la battaglia contro questa scienza, che è teoria rivoluzionaria, diventa la principale occupazione della borghesia nel campo della cultura e dell’educazione. Il clero affianca la borghesia portando la sua esperienza di battaglia contro la scienza che data dai tempi dei roghi e delle torture della Santa Inquisizione6. A partire da questo punto, la borghesia impiega ogni sua arma per dire che quelle che si occupano della natura (fisica, biologia, astronomia, geologia, meteorologia, ecc.) sono scienze, mentre quelle che si occupano della società non sono scienze, ma opinioni, “narrazioni”.

Da qui si vede il carattere reazionario della affermazione di Foucault, il quale si spinge anche oltre, dicendo che le “scienze umane” sono fatte di sbarre come le gabbie dei tribunali e delle carceri. L’affermazione di Foucault manifesta tutta la sua gravità se pensiamo al caso di Antonio Gramsci, condannato a morire in carcere per “impedire al suo cervello di pensare”, cioè di contribuire all’elaborazione scientifica dell’esperienza della lotta di classe, cosa che Gramsci invece riuscì a fare, dando contributi preziosi che sono ancora in gran parte da scoprire, sia per quanto riguarda l’elaborazione della scienza sia per quanto riguarda il suo insegnamento, la didattica.

Gramsci è un esempio luminoso della contrapposizione tra la scienza che è arma della classe operaia per costruire la rivoluzione socialista e il carcere che è arma della borghesia per reprimere l’elaborazione e l’insegnamento scientifico, esempio della distinzione tra i due campi, contro la confusione che Foucault vuole creare, e della scienza come arma vincente sul carcere che contro di lui fu usato come forma di condanna a morte prolungata.

Tutti quelli che sono interessati alle battaglie della guerra di classe nel nostro paese negli anni ’70 e ’80 dello scorso secolo, quindi, pongano attenzione al valore della scienza, alla necessità di elaborarla, di studiarla, di insegnarla. Leggano Il proletariato non si è pentito per esaminare quanto la borghesia si sia accanita sempre non solo sugli uomini e le donne che combattevano, ma anche di più sulla concezione comunista del mondo che era fonte del loro combattere sul piano intellettuale e morale. Anche quelli che si dichiarano comunisti, e quelli che si impegnano a diventarlo, anche nel nostro Partito dei CARC, ma continuano a dire che non trovano il tempo per studiare, che sono presi dagli altri impegni politici, o sono presi da impegni familiari, dai problemi e dai mali che colpiscono con sempre maggiore frequenza i propri familiari, riflettano sul valore della scienza, della concezione comunista del mondo, della scienza delle attività con cui gli uomini e le donne fanno la loro storia. La scienza serve, è efficace per portare a compimento i loro impegni politici e contribuire alla costruzione della rivoluzione socialista, per affrontare nel modo migliore i problemi familiari, anche i più gravi.

Se faticano a crederlo, e perciò non trovano il tempo per lo studio e l’insegnamento della scienza, è perché da un lato sono classe oppressa, abituata a servire e a lasciare il pensare alle classi dominanti, ai loro intellettuali, ai loro professori e artisti, e dall’altro sono influenzati dal fango che intellettuali come Foucalt, come Antonio Negri7 e tanti altri, che si spacciano per rivoluzionari, spargono sulla concezione comunista del mondo.

Prendano come riferimento l’esempio quello di Gramsci: la Commissione Gramsci del Partito dei CARC avrà cura di trarre dal patrimonio di questo dirigente comunista tutto il materiale utile all’elaborazione e all’insegnamento della scienza che serve per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Prendano come riferimento la storia della Carovana del (nuovo)PCI, che si costituì come aggregato in prima linea nella lotta di classe a partire dagli anni ’80, e che produsse, tra le altre cose Il proletariato non si è pentito, e contemporaneamente iniziò un percorso di elaborazione scientifica della lotta di classe enorme, che la repressione della borghesia non è stata capace di interrompere mai.8 La scienza elaborata è il marxismo-leninismo-maoismo, strumento in mano al partito comunista. Ulisse, Segretario generale del (nuovo)PCI, nel suo saluto alla Federazione lombarda del P.CARC in occasione della presentazione de Il proletariato non si è pentito, nello scorso dicembre, scrive:

Il fattore chiave, determinante per fare con successo la rivoluzione socialista è, oggi come lo era ieri, un partito comunista che padroneggia e applica con creatività e abnegazione il marxismo-leninismo-maoismo, senza riserve né intellettuali né morali. Un partito comunista che sa convincere e dirigere, come ben spiega Stalin nello scritto Questioni del leninismo che abbiamo pubblicato nel numero 54 di La Voce appena messo in distribuzione. Noi vogliamo essere questo e una scuola di formazione per tutti quelli che decidono di associarsi con noi.

È l’appello che rivolgiamo a ogni persona di buona volontà, a ogni lavoratore avanzato, a ogni giovane e a ogni donna generosi, capaci di dedicarsi a un’impresa difficile ma necessaria e quindi destinata alla vittoria.

Siate rigorosi nel pensare. La borghesia fa di tutto per distogliere le masse popolari dal fare la rivoluzione, pone mille ostacoli a che imparino a pensare. Ma non è in grado di impedire a noi comunisti né di pensare né di ispirare le masse popolari e mobilitarle per fare la rivoluzione socialista fino a instaurare il socialismo.9

1 Vedi in http://www.carc.it/2016/11/10/il-proletariato-non-si-e-pentito-autori-vari-a-cura-di-ariana-chiaia/

2 Sarà che nella testa avete un maledetto muro, in il Bollettino numero 9, citato ne Il proletariato non si è pentito a p. 361.

3 Il proletariato non si è pentito, p. 361.

4 Sarà che nella testa avete un maledetto muro, in il Bollettino numero 9, citato ne Il proletariato non si è pentito a p. 361.

5 Sorvegliare e punire, citato in Il proletariato non si è pentito a p. 363)

6 La Santa Inquisizione esiste ancora, come istituto per la purezza della dottrina cristiana. Nel 1908 cambia nome e diventa Santo Uffizio.

7 Ad Antonio Negri si dedicano parecchie pagine in Il proletariato non si è pentito.

8 La pubblicazione della rivista del (nuovo)PCI La Voce non si interruppe nemmeno quando furono arrestati a Parigi dirigenti del Partito come Giuseppe Maj, nel 2005. La rivista oggi è arrivata al numero 55.

9 Vedi in http://www.carc.it/2016/12/14/milano-il-saluto-di-ulisse-segretario-generale-del-cc-del-npci-ai-partecipanti-della-presentazione-de-il-proletariato-non-si-e-pentito/

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