Contributi del quotidiano “il Manifesto” all’intossicazione delle coscienze

NEL 2015 LA COMMISSIONE GRAMSCI DEL PARTITO DEI CARC HA FATTO UNA INIZIATIVA A ROMA SUL VATICANO. IN QUELLA OCCASIONE HA SCRITTO UN COMMENTO A UN ARTICOLO DEL QUOTIDIANO “IL MANIFESTO” SU FIDEL CASTRO E JORGE BERGOGLIO. L’ARTICOLO INDICA QUANTO “IL MANIFESTO” CONTRIBUISCE A DIFFONDERE CONFUSIONE E IGNORANZA, NEL CASO PARTICOLARE RIGUARDO ALLA QUESTIONE DELLA CORTE PONTIFICIA, E A BERGOGLIO, CHE VIENE PRESENTATO COME UN FARO PER UNA SINISTRA ALLO SBANDO TOTALE. AI GIORNALISTI DEL QUOTIDIANO CHIEDIAMO TRASMETTANO A BERGOGLIO UNA RICHIESTA DI PRENDERE POSIZIONE SULL’ATTACCO ALLA RIVOLUZIONE BOLIVARIANA IN VENEZUELA, IN APPOGGIO APERTO AL GOVERNO, O, ALMENO, CHE IMPONGA AI VESCOVI CHE OPERANO IN VENEZUELA CHE CESSINO DI APPOGGIARE APERTAMENTE IL TERRORISMO DI DESTRA.

CONTRO LA DOPPIEZZA DEI GESUITI, MALE CHE AFFLIGGE IL MONDO E PARTICOLARMENTE LA NOSTRA PENISOLA E ROMA, LA CURA INIZIA CON L’APPRENDIMENTO, L’ASSIMILAZIONE, L’APPLICAZIONE DELLA CONCEZIONE COMUNISTA DEL MONDO, FONDAMENTO PER FARE DELL’ITALIA UN NUOVO PAESE SOCIALISTA ED ELIMINARE IL VATICANO, CON IL CHE LA CURA HA TERMINE.

RIPORTIAMO SOTTO IL COMMENTO DEL 2015

Il Manifesto cita il vescovo cubano Lopez Oliva che parla di un possibile incontro tra Bergoglio e Fidel Castro. Oliva dice che “entrambi si sono formati in un collegio di gesuiti e entrambi potranno commentare come questa formazione ha contato nella loro vita”.
In Italia questa formazione dei gesuiti di cui parla Oliva è uno dei fattori principali, se non il principale, dell’arretratezza culturale del nostro paese, dell’ignoranza e di vari vizi morali che a partire dalla classe dominante inquinano tutto il popolo del nostro paese, e si infiltrano anche nel nostro movimento comunista.
Nel 1917 Gramsci scrive: “Una delle forme più appariscenti e vistose del carattere italiano è l’ipocrisia. Ipocrisia in tutte le forme della vita: nella vita familiare, nella vita politica, negli affari. La sfiducia reciproca, il sottointeso sleale corrodono nel nostro paese tutte le forme di rapporto: i rapporti tra singolo e singolo, i rapporti tra singolo e collettività. L’ipocrisia del carattere italiano è in dipendenza assoluta con la mancanza di libertà. È una forma di resistenza. L’ipocrisia nei rapporti tra singolo e collettività è una conseguenza dei paterni governi polizieschi che hanno preceduto e seguito l’unificazione del regno d’Italia. L’ipocrisia nei rapporti tra singolo e singolo è una conseguenza dell’educazione gesuitica che si è impartita e si continua a impartirsi nelle scuole e nelle famiglie, e che scaturisce spontanea dall’esperienza del- la vita quotidiana.
(…)
Gli italiani, per cancellare questa turpe macchia dal loro carattere, avrebbero bisogno di libertà, di libertà sconfinata. Avrebbero bisogno di maggiori garanzie, per la loro indipendenza morale, di maggiori garanzie della loro integrità e sicurezza corporale. Il problema della libertà, politica, religiosa, di coscienza, di parola, di azione, è in Italia più vivo e più impellente che in qualsiasi altro paese.” (A. Gramsci, Caratteri italiani, in “Avanti!”, ed. piemontese, 5 marzo 1917, ora in Id., La città futura. 1917-1918, a cura di S. Caprioglio, Einaudi, Torino 1982, pp. 75-76.
Gramsci sbaglia parlando genericamente di “italiani”. Tra gli italiani ci sono anche i gesuiti, e il cardinale Bellarmino, responsabile della morte di Giordano Bruno e dell’abiura di Galileo Galilei. Le masse popolari italiane, e tra esse i contadini e la classe operaia, sono vittime di quella che Il Manifesto celebra come formazione, e tra carnefici e vittime bisogna distinguere. È vero che il sudiciume delle alte sfere ha macchiato tutti, per cui sbagliano quelli che per il solo fatto di dichiararsi comunisti si sentono senza macchia. La riforma intellettuale e morale necessaria alla rinascita del nostro paese, necessaria per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, necessaria per costruire oggi un governo di emergenza delle organizzazioni operaie e popolari, parte dalla trasformazione di noi comunisti che ci togliamo di dosso questo sudiciume accumulato nei secoli. Facendo questo, sicuramente guadagniamo quella “libertà sconfinata” di cui non solo abbiamo bisogno, ma abbiamo diritto.
Anche di questo parliamo oggi a Roma in via Calpurnio Fiamma 136, alle 17, alla Conferenza su Gramsci e il Vaticano.
Paolo Babini
Commissione Rinascita Gramsci del Partito dei CARC
24 aprile 2015

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