[Italia] Perchè per uscire dalla Nato è necessario un governo d’emergenza

 

L’articolo di Manlio Dinucci del Manifesto di ieri è esemplificativo della sottomissione del nostro paese agli imperialisti USA. Le esercitazioni di 10 paesi NATO di fine Marzo al largo di Augusta, gli esperimenti chimici e con armi nucleari in Sardegna e in Veneto da oramai 70 anni, le 70 bombe atomiche e le 113 basi Nato sul nostro suolo, chiudono il cerchio sul peso che ha l’occupazione militare straniera nel nostro paese. Che valore ha quindi la parola d’ordine “Uscire dalla NATO”?

Uscire dalla NATO” è una parola d’ordine con le radici piantate profondamente nella lotta di classe del nostro paese, dato che la NATO è una delle forme più evidenti del rapporto di sottomissione delle istituzioni della Repubblica Pontificia agli imperialisti USA. E’ una parola d’ordine strettamente legata alla presa del potere politico da parte della classe operaia e delle masse popolari, alla rivoluzione socialista in Italia. Nel nostro paese il miglior modo per avanzare nella rivoluzione socialista in corso è la costruzione di un governo d’emergenza popolare che attui da subito le parti progressiste della Costituzione, e che, quindi, si rifiuti di sostenere e appoggiare (come leggiamo nell’articolo che riportiamo dal Manifesto di oggi) le operazioni di guerra NATO e USA. La sottomissione storica del nostro paese agli interessi degli imperialisti USA e il mandato su carta bianca concesso a questi per militarizzare il paese, utilizzarlo come porta d’accesso e base logistica per le operazioni sporche promosse in Europa, Africa e Medio Oriente, renderlo base dei peggiori esperimenti di armi chimiche, della produzione di guerra, non è di certo qualcosa che si elimina con la buona concessione delle classi dominanti.

Se dicessimo che è sufficiente protestare, scioperare, fare manifestazioni, fare alcune azioni di “giustizia proletaria”, boicottaggi ecc e chiedere quindi (in maniera più o meno conflittuale) alla classe dominante di uscire dalla NATO, saremmo bugiardi, idealisti e irresponsabili. Allo stesso modo saremmo degli imbroglioni o degli idealisti se pensassimo che bastasse questo per fare la rivoluzione e instaurare il socialismo. La rivoluzione socialista è un processo che avanza per fasi e, oggi che il movimento comunista cosciente e organizzato è ancora debole, l’obiettivo principale è rafforzarlo, elevare il suo livello, ingrossarne le fila, resistere alla repressione con cui la borghesia imperialista cerca di soffocarlo.

Siamo ben consapevoli della nostra debolezza, come del fatto che oggi le masse popolari non sono ancora capaci di prendere il potere e dirigere la società. Ma sappiamo che possono diventarlo e la storia della rivoluzione sovietica e cinese lo conferma.

La costituzione, nel nostro paese, di un governo di emergenza della parte organizzata delle masse popolari (lo chiamiamo Governo di Blocco Popolare) è la via che perseguiamo, che indichiamo a chi oggi è già deciso a imprimere una svolta rivoluzionaria al corso delle cose sbarrano la strada alla mobilitazione reazionaria e in definitiva alimentano la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato.

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Dall’Italia l’attacco Usa alla Siria

– Manlio Dinucci, 11.04.2017

L’arte della guerra. Il Comando, che ha diretto da Napoli l’attacco deciso dal presidente Trump, è agli ordini dell’ammiraglia Michelle Howard, la quale comanda allo stesso tempo la Forza congiunta della Nato con quartier generale a Lago Patria (Napoli). L’operazione bellica è stata appoggiata dalle basi Usa in Sicilia: quella aeronavale di Sigonella e la stazione di Niscemi del sistema Muos di trasmissioni navali

Dopo l’attacco missilistico Usa alla Siria, il ministro degli esteri Alfano ha dichiarato che l’Italia è preoccupata della «sicurezza e stabilità della regione mediterranea». In che modo vi contribuisce lo dimostrano i fatti. Le due navi da guerra statunitensi, la USS Porter e la USS Ross, che hanno attaccato la base siriana di Shayrat, fanno parte della Sesta Flotta la cui base principale è a Gaeta in Lazio. La Sesta Flotta dipende dal Comando delle forze navali Usa in Europa, il cui quartier generale è a Napoli-Capodichino.

Il Comando, che ha diretto da Napoli l’attacco deciso dal presidente Trump, è agli ordini dell’ammiraglia Michelle Howard, la quale comanda allo stesso tempo la Forza congiunta della Nato con quartier generale a Lago Patria (Napoli). L’operazione bellica è stata appoggiata dalle basi Usa in Sicilia: quella aeronavale di Sigonella e la stazione di Niscemi del sistema Muos di trasmissioni navali, affiancate dalla base di Augusta dove le navi della Sesta Flotta e quelle Nato vengono rifornite di carburante e munizioni, compresi missili da crociera Tomahawk, gli stessi usati contro la Siria. La USS Porter e la USS Ross sono dotate di lanciatori verticali Aegis con missili intercettori, installati anche nella base terrestre di Deveselu in Romania e in un’altra che si sta costruendo in Polonia. Fanno parte del cosiddetto «scudo antimissili» schierato dagli Usa in Europa in funzione anti-Russia. Ma i lanciatori Aegis – documenta la stessa Lockheed Martin che li costruisce – possono lanciare «missili per tutte le missioni, tra cui missili da crociera Tomahawk». Questi possono essere armati anche di testate nucleari. Le quattro navi lanciamissili Aegis, dislocate nella base spagnola di Rota sull’Atlantico, vengono inviate a rotazione dal Comando di Napoli nel Baltico e Mar Nero a ridosso della Russia. La USS Porter aveva partecipato a manovre nel Mar Nero, prima dell’attacco alla Siria.

Il ministro Alfano l’ha definito «azione militare proporzionata nei tempi e nei modi, quale deterrenza verso ulteriori impieghi di armi chimiche da parte di Assad». Ha quindi convocato oggi a Lucca, collateralmente al G7 esteri, «una riunione speciale per rilanciare il processo politico sulla Siria, allargata ai ministri degli esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Turchia e Giordania», ossia quei paesi che, nel quadro di una rete internazionale organizzata dalla Cia, hanno fornito miliardi di dollari, armi, basi di addestramento e vie di transito ai gruppi terroristi, compreso l’Isis, che da anni attaccano la Siria dall’interno. Proprio mentre stava fallendo tale operazione, cui l’Italia partecipa tramite gli «Amici della Siria», e si stava per aprire un negoziato per mettere fine alla guerra, il governo siriano sostenuto dalla Russia è stato accusato di aver fatto strage di civili, compresi molti bambini, con un deliberato attacco chimico.

Un’ampia documentazione – riportata dal professore, esperto di diritto internazionale, Michel Chossudovsky nel sito GlobalResearch – dimostra invece che è stato il Pentagono, a partire dal 2012, a fornire tramite contractor armi chimiche e relativo addestramento a gruppi terroristi in Siria. Questi le hanno usate, come ha provato nel 2013 la Commissione d’inchiesta Delle Nazioni unite guidata da Carla Del Ponte. Prove ignorate dall’Italia che, per «rilanciare il processo politico sulla Siria», convoca coloro che sono più impegnati a demolire lo Stato siriano attaccandolo dall’interno. Mentre l’ammiraglia Howard, dopo aver diretto dal quartier generale di Napoli – ponte di comando della portaerei Italia – l’attacco missilistico alla Siria, lo definisce «esempio della nostra forza e capacità di proiettare potenza in tutto il globo».

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