I decreti Minniti-Orlando, mascherandosi dietro il velo della “sicurezza” e del “decoro urbano”, non sono altro che uno strumento di classe volto a stringere ancora di più la morsa contro le masse popolari, privarne la libertà di mobilitarsi e organizzarsi, garantire alla borghesia e al clero ancora più mano libera nella spoliazione dei diritti e delle risorse delle masse popolari del paese. E’ uno strumento volto a garantire ancora alla classe dominante una certa governabilità a fronte della crisi in corso. Il 4 aprile, nell’articolo [Italia] Decreto Minniti: la vostra repressione rafforza la nostra lotta scrivevamo: “Tra le masse popolari cresce il malcontento e la resistenza di fronte alla deriva in cui la crisi della borghesia imperialista, il clero e le altre classi dominanti ci stanno sospingendo. Per fare fronte a tutto questo la borghesia deve ricorrere sempre più alla repressione. Queste forme repressive sono ancora principalmente mirate ai comunisti e alle avanguardie di lotta ma si allargano sempre più contro le frange più oppresse delle masse popolari (donne, giovani, diseredati, omosessuali e immigrati). Il regime di controrivoluzione preventiva scricchiola e lo Stato dell’impunità per i ricchi, i potenti, per il Vaticano e i funzionari della sua Chiesa, diventa lo Stato della tolleranza zero oltre che per i comunisti, in generale, per chi lotta, per le donne, per gli immigrati e per i giovani. Quindi la repressione si allarga e assieme si allargano anche la resistenza alla repressione, la lotta contro la repressione e la solidarietà.”
La nascita della Rete degli Operatori e Operatrici sociali contro i decreti sono un esempio della risposta che le masse popolari e i lavoratori oppongono alle misure repressive e alle leggi liberticide e antipopolari. Ma la lotta alla repressione e la solidarietà deve essere lotta per costruire una nuova governabilità, un governo d’emergenza popolare che sia alternativo alla governabilità che vuole imporre la classe dominante. Un governo d’emergenza che non costruisca carceri e confini, che non utilizzi le masse popolari italiane come sbirri contro gli immigrati, ma impieghi ogni adulto nello svolgere un lavoro utile e dignitoso.
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Nasce la Rete degli Operatori e Operatrici sociali contro i decreti Minniti-Orlando
Sabato 8 aprile a Roma più di 200 persone hanno partecipato all’assemblea autoconvocata degli operatori sociali contro i decreti legge Minniti-Orlando, provenienti da sedici regioni diverse, a testimonianza della necessità di confrontarsi e ragionare insieme.
Una Rete che ha deciso di darsi continuità promuovendo assemblee territoriali ma mantenendo e rafforzando anche la dimensione nazionale di collegamento e coordinamento per iniziare a costruire strumenti comuni, una cassetta degli attrezzi, da poter utilizzare nella quotidianità per inceppare il meccanismo securitario e repressivo voluto dall’attuale Governo.
Una guerra contro i poveri, contro chi vive nella marginalità sociale, che ci vorrebbe “soldati” in prima linea, in alcuni casi e situazioni con parificazione del nostro ruolo e della nostra funzione a quelli del Pubblico Ufficiale, dichiarata dal Governo Gentiloni, applaudita dalle destre e che nel quadro politico istituzionale trova pochissime espressioni di contrarietà e dissenso. #IoDiserto sarà lo strumento per comunicare e condividere la nostra volontà di non essere oggetti passivi e ubbidienti di un disegno politico che mira a trasformare il tessuto sociale delle nostre città, e a cambiare radicalmente il nostro ruolo e la nostra funzione.
Nella società civile le voci contrarie emergono e si moltiplicano: martedì 11 aprile numerose associazioni daranno vita ad un presidio sotto il Parlamento durante quello che probabilmente sarà il voto finale alla trasformazione in legge del primo dei due decreti, quello sull’immigrazione. Noi ci saremo perchè riteniamo fondamentale costruire un campagna ampia e condivisa insieme a tutti i soggetti che manifestano contrarietà e dissenso a questo pericoloso declino securitario. Per questo consideriamo altrettanto importante la presa di posizione pubblica, da parte di esponenti del mondo della cultura e dell’impegno sociale, contro questi decreti legge.
Saremo parte attiva di questa campagna comune proprio per le nostre caratteristiche. Siamo operatori che lavorano e operano nel sociale, presenti in tutte le città del nostro Paese, siamo nella quotidianità nelle periferie, geografiche e sociali, a toccare con mano le conseguenze di queste scelte politiche.
Ci vogliono anello della catena di controllo sociale e repressivo. Siamo l’anello debole di questa catena, proprio per questo possiamo agire una potenza enorme nel resistere e nel far inceppare il meccanismo securitario. Abbiamo bisogno di strumenti comuni, legali e giuridici, sociali e politici; una dimensione, questa, che può essere costruita solo insieme a molti altri e dentro a quella campagna culturale, sociale e politica di cui si vedono già le premesse e di cui saremo uno dei motori.
La preoccupazione è enorme, la restrizione dei diritti di alcuni diventa la restrizione delle libertà di tutti, minare il diritto d’asilo significa compromettere il diritto alla vita. L’istituzione di “tribunali speciali” per migranti, il diritto differenziale a seconda della “categoria sociale” di appartenenza, il confino urbano che può essere agito dal Sindaco e dal Questore nei confronti delle persone che “minano il decoro urbano” utilizzando il mini-daspo, sono solo gli strumenti più eclatanti, significativi di un disegno più ampio. Il messaggio è chiaro: nessuno è uguale davanti alla legge.
Per quanto ci riguarda questo è solo l’inizio, la presenza e la ricchezza delle proposte e dei ragionamenti che sono emersi dalla nostra prima assemblea dimostrano che ci siamo e che abbiamo la voglia e la necessità di continuare insieme questo percorso. Non come “categoria” ma come cittadini, uomini e donne, che nelle nostre città hanno gli strumenti per smascherare le carenze del sistema di accoglienza, l’assenza di politiche sociali adeguate, gli abusi di sindaci e prefetti che si fanno prendere la mano dal sogno infantile, mai riposto, di essere sceriffi.
Noi, non solo noi, ma sicuramente noi saremo parte di questo movimento di resistenza e disobbedienza civile e sociale ai decreti legge Minniti-Orlando e a alla visione del mondo che portano con sé. #IoDiserto perché se dobbiamo essere complici lo saremo con chi queste politiche le subisce e non con chi le promuove; una scelta di parte perchè siamo convinti che stare dalla parte dei più deboli significa stare dalla parte di tutti: in un mondo diviso in “categorie sociali” da colpire prima o poi viene toccata anche quella in cui ognuno di noi viene “costretto”