Domenica 12 marzo, presso il Centro Sociale “Foscato” di Reggio Emilia, la locale sezione in costruzione del Partito dei CARC ha promosso la presentazione de I giorni della nostra vita di Marina Sereni, nel solco della mobilitazione dell’8 marzo che ha visto anche nella nostra città una coinvolgente partecipazione e un sommovimento che ha caricato positivamente le donne e il movimento reggiano.
Inoltre, quest’iniziativa rientra nella promozione della solidarietà alla compagna Stefania Favoino di Sesto San Giovanni, oggi sotto processo per aver difesa la legge “194”, colpita al volto da un attivista pro life nel 2014. Sono state raccolte diverse firme (contattateci se volete firmare l’appello in solidarietà!) e queste pagine vogliono essere un comunicato in sostegno alla compagna, alimentando e allargando il fronte di lotta.
Abbiamo costruito questa presentazione perché la nostra storia è ricca di donne che hanno dedicato la propria vita alla costruzione di un mondo nuovo, dandole un senso grazie alla costruzione della rivoluzione socialista e con il Partito Comunista. Di fatto, siamo per la mobilitazione delle donne delle masse popolari contro la doppia oppressione a cui sono soggette (di classe e di genere) e consideriamo uniti nella stessa sorte le donne e gli uomini del proletariato nella lotta per la loro emancipazione che potrà avvenire solo liberando l’intera società, iniziando col costruire un governo di emergenza popolare per far fronte agli effetti peggiori della crisi e che troverà compimento nella costruzione di una nuova società, basata sulla reale uguaglianza e giustizia, il socialismo.
È stata occasione per legare il passato al presente, per far conoscere la storia di una giovane immigrata russa ed ebrea che ha contribuito alla ri costruzione del Partito Comunista Italiano (dopo la decapitazione di Gramsci e la necessaria clandestinità sotto il fascismo): la sua, come quella di tante altre e di tanti altri, spesso rimane nascosta tra le pieghe della storia, ma ha tanto da insegnarci. Xenia Silberberg, vero nome di Marina, non è stata solo la compagna del famoso dirigente Emilio Sereni, ma piuttosto una donna che ha svolto compiti di direzione e sostegno che nulla hanno da invidiare a Teresa Noce: questo è già un primo grande insegnamento per noi. Nella costruzione della costruzione della rivoluzione socialista non esistono esuberi, al contrario di quanto avviene oggi nella fase terminale del capitalismo, anzi ogni singolo contributo è prezioso e trova una valorizzazione che travalica l’immediato e spinge in avanti la nostra opera. Marina contribuirà alla stampa clandestina de L’Unità a Portici, si occuperà del giornale Noi Donne nell’esilio francese, farà sì che la fucilazione di Mimmo sia rinviata più volte fino ad organizzarne la (fallita) evasione dal carcere di Fossano.
Ma questa storia ha ancora molto da insegnare: le pagine del libro sono intrise nella ferrea convinzione che il senso della propria vita è qualcosa che si forgia nella partecipazione alla lotta di classe, alla lotta per liberarci dal dominio della borghesia, dove il Partito non è un moloch che succhia le nostre vita ma anzi risulta essere il terreno migliore dove crescere come donne e uomini nuovi. Per questo, e Marina è nitida nel dimostrarlo, c’è bisogno di elaborare una scienza all’altezza del compito e del futuro, la concezione comunista del mondo: in poche parole la scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia. Essì, perché sono le masse a fare la storia, non le singole grandi personalità come invece la Borghesia vuol farci credere. Ed ecco perché oggi è fondamentale che si promuova l’organizzazione della classe operaia e delle masse popolari, che esse si organizzino e si coordinino in ogni quartiere, in ogni fabbrica, in ogni scuola fino a diventare le nuove autorità pubbliche che possono imprimere un nuovo corso al presente e al futuro.
Questa esperienza di vita e di lotta è strettamente legata al contesto che le ha permesso di fiorire: la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, con il vecchio PCI che ha segnato pagine importanti ed eroiche nell’abbattimento della dittatura terroristica della Borghesia, il fascismo. La Resistenza ha avuto come colonna portante l’opera dei comunisti, arrivando ad essere il punto più alto raggiunto dalla classe operaia nel nostro paese nella sua lotta per il potere. Ma il socialismo, nonostante l’eroismo e la dedizione di centinaia di migliaia di donne e uomini che per decenni hanno lottato, non è stato instaurato nel nostro paese. E il fatto che esso sia un paese imperialista risulta essere il più importante limite della prima ondata. Per comprendere questo preciso periodo storico e i suoi limiti, è utile ed interessante leggere il saluto a questa presentazione che il compagno Ulisse (in allegato), Segretario Generale del nuovo Partito Comunista Italiano, ci ha inviato dalla clandestinità per avanzare nella collaborazione che unisce i nostri due Partiti fratelli.
È compito preciso della rinascente seconda ondata della rivoluzione proletaria colmare questo vuoto e superare questo limite: dall’esempio della Noce e della Sereni traiamo gli insegnamenti necessari per avanzare nella costruzione della rivoluzione socialista in corso in Italia, anche perché i tempi per cui aspettare condizioni migliori sono finiti!
Molti gli interventi nel dibattito che hanno permesso di dare vita alle parole di Xenia e soprattutto di ragionare sul presente, riportiamo alcuni aspetti emersi:
Tonino Paroli ha posto l’accento sul fatto che la convinzione che traspira dalle pagine non si imita all’aspetto sentimentale, ma anzi trova completezza nella scienza: la scientificità e la coerenza sono due pilastri ineludibili per dettare i tempi alla storia. Più avanti, il suo contributo, permette di sottolineare l’importanza del non idealizzare la classe operaia, imparando a leggere le contraddizioni che il vivere in questa società comporta. E questo, aggiungiamo noi, ci permette di ragionare sul suo ruolo storico, ovvero ormai da 200 anni è la classe rivoluzionaria, è quella che detta i tempi perché è lei a produrre.
Un’altra partecipante, donna e artista, è rimasta molto colpita dall’attualità della storia di Marina e la forza che ha avuto nel combattere la malattia che alla fine non è riuscita a sconfiggere e di come questo apre all’eutanasia e al diritto di scegliere Aggiungiamo noi che fino a quando ci sarà il Vaticano e i suoi tentacoli ci sarà arretratezza in materia e non solo.
Una giovane compagna, Gaia, si interroga sul rapporto di coppia tra compagni e di come lottare per la propria classe sia la forma migliore per dare un senso alla propria vita. Viviamo in una società che ci devasta (alcool, droghe, intossicazione e mondi virtuali) e ci spinge verso l’isolamento e la depressione: la nostra emancipazione e la pienezza della nostra vita la troviamo nella costruzione di un mondo diverso.
Un operaio presente sostiene con forza come anche questo libro ci insegna chi sia il vero nemico, la Borghesia, e non l’operaio che è figlio delle contraddizioni del sistema in cui è immerso. Ha ragione, il nemico fa di tutto per contrapporci e per alimentare divisioni tra le masse popolari ma noi dobbiamo sempre aver presente chi è in realtà il nostro nemico e possiamo rigettare questo attacco organizzandoci e partendo dalla solidarietà di classe, piena e reale.
Un altro compagno ricorda le compagne e i compagni caduti e ancora nelle carceri di stato e questo ci permette di inviare delle cartoline in solidarietà alle rivoluzionarie prigioniere: la solidarietà è un’arma, e stiamo imparando a tradurla in “piccole” e grandi manifestazioni.
Quindi, in sunto, abbiamo bisogno di un partito che sia adeguato e che si dia gli strumenti necessari per fare dell’Italia un nuovo paese socialista: abbiamo bisogno di uno Stato Maggiore della classe operaia all’altezza e il nuovo PCI si sta dando i mezzi per diventarlo! Così, la clandestinità diventa vitale, necessaria per imparare ad essere autonomi in primis ideologicamente dalla borghesia, senza fidarsi della sua maschera democratica.
Rilanciamo l’assemblea promossa da Non una di meno di Reggio Emilia del 14.3 alle 20:30 presso la Ghirba a Reggio Emilia per continuare il percorso dell’8 marzo.
Nel solco della campagna contro la repressione che vede coinvolti vari compagni e antifascisti sia a Reggio che a Bologna, invitiamo all’incontro di formazione sul Manuale di Autodifesa Legale di domenica 18 (a breve i dettagli) e alla cena per la raccolta fondi per sostenere le spese legali.
Viva le donne e gli uomini che contribuiscono alla costruzione della nuova società!
Applichiamo le parti progressiste della Costituzione nata dalla Resistenza!
Allegato – Saluto del compagno Ulisse, Segretario Generale del (nuovo) PCI, alla presentazione di I giorni della nostra vita di Marina Sereni – domenica 12 marzo 2017 Reggio Emilia
Cari compagni,
anzitutto a nome del (nuovo) Partito comunista italiano ringrazio i compagni del Partito dei CARC che ci hanno chiesto di mandare un saluto e in questo modo permettono anche a noi di partecipare alla vostra iniziativa.
Personalmente ho letto molti anni fa il libro di Marina Sereni che, sia detto per inciso e ad onore della comunista autrice del libro di cui parliamo, non ha legami con la tristemente nota omonima parlamentare del PD delle Larghe Intese e renziano ancora all’opera in questi mesi con il governo Gentiloni.
Conservo un ottimo ricordo del libro che ho letto molti anni fa e approfitto del saluto per legare il passato al presente.
Chi leggerà il libro di Marina Sereni troverà il racconto semplice ma entusiasmante del contributo che una donna ebrea russa per nascita (nel 1906, il suo nome di famiglia all’anagrafe era Xenia Silberberg) ha dato alla grande opera compiuta dal PCI negli anni della lotta contro il fascismo e della gloriosa Resistenza con cui è stata scritta la Costituzione del 1948. Credo che molti dei presenti, specie se originari dell’Emilia Rossa, troveranno nel libro di Marina l’eco dei racconti che hanno sentito dai padri e i più giovani dai nonni sulle lotte a cui avevano partecipato. Erano gli anni della prima ondata della rivoluzione proletaria suscitata in tutto il mondo dalla vittoria della rivoluzione socialista in Russia esattamente cento anni fa, nel 1917 e dalla costruzione del socialismo fatta dagli operai e dai lavoratori sovietici diretti dai comunisti di Lenin e di Stalin che costituivano il Partito Comunista dell’Unione Sovietica, esempio e fonte di coraggio e di fiducia per gli oppressi di tutto il mondo. Il fascismo aveva decapitato il PCI della sua direzione (Antonio Gramsci venne imprigionato nel 1926) e l’autobiografia di Marina, come quelle di Teresa Noce, di Colombi, di Germanetto e di altri, racconta dello slancio e della generosità con cui migliaia di operai, di donne, di braccianti e contadini e di intellettuali parteciparono al lavoro del Partito comunista italiano e dell’Internazionale Comunista.
Di fronte alla profusione di tanto coraggio e di tanta iniziativa viene spontaneo ed è giusto chiedersi perché non hanno instaurato il socialismo nel nostro paese. A confronto con il marasma del triste presente viene spontaneo ed è giusto chiedersi a cosa è servita la loro opera. Se lasciamo nell’ombra queste domande i nemici dei lavoratori riempiono il vuoto proclamando e insinuando che la rivoluzione socialista non è possibile, che instaurare il socialismo e marciare verso il comunismo è un’utopia, che il capitalismo è il definitivo punto d’arrivo e l’ultimo capitolo della storia umana.
Questa è quello che i nemici dei lavoratori vogliono far credere, perché senza fiducia i lavoratori, le donne, i giovani, gli immigrati e i pensionati non combatteranno ed è quello che preme ai nemici dei lavoratori, ai capitalisti, alla gerarchia cattolica e ai loro portavoce e agenti. Di fronte al catastrofico corso delle cose e al marasma che ci circonda, il massimo che prospettano alle persone generose sono le opere pie, il volontariato, l’elemosina e la carità.
Compagni, proprio l’accanimento dei nemici dei lavoratori e dei profittatori del regime, dei guerrafondai e degli sfruttatori contro il movimento comunista del secolo scorso, contro l’opera di milioni di uomini che è sintetizzata nei nomi di Lenin, di Stalin, di Gramsci e di Mao Tse-tung, proprio la denigrazione che i nemici del lavoratori fanno dell’opera dei nostri predecessori, confermano l’importanza di quell’opera. La prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita senza raggiungere il suo obiettivo, senza portare l’umanità nel socialismo e a incamminarsi verso il comunismo. Proprio per questo siamo nel marasma attuale. Perché la borghesia e il suo clero di nuovo dominanti non hanno di meglio da offrire all’umanità che sfruttamento, guerra, miseria e al massimo opere pie e sussidi.
Dobbiamo quindi leggere le autobiografie di comunisti come Marina Sereni, Teresa Noce e altri cercando di capire cosa mancò nella loro opera perché arrivasse alla vittoria, all’instaurazione del socialismo, per imparare e superare i limiti del movimento comunista di allora, riprendere con fiducia la loro lotta e arrivare così alla vittoria.
Nel secolo scorso il movimento comunista si è scontrato con le difficoltà proprie che hanno gli esseri umani a creare una civiltà superiore a quelle basate sulla divisione in classi di oppressori e oppressi, a costruire una società senza più divisione in classi, a gestire un sistema sociale senza classe dominante. Sempre quando sono avanzati in un terreno nuovo e sconosciuto, gli esseri umani sulle prime hanno conosciuto anche insuccessi e sconfitte, si sono scontrati con ostacoli che non hanno saputo superare al primo tentativo, hanno commesso errori che hanno pagato duramente, hanno spesso dovuto ricominciare da capo imparando dall’esperienza compiuta. Ma hanno imparato dall’esperienza e a noi resta l’esperienza dei passi avanti che noi comunisti avevamo fatto compiere all’umanità, resta la dimostrazione che gli esseri umani oramai dispongono, perfino in un paese arretrato come era la Russia nel 1917, delle risorse intellettuali, morali e materiali per costruire una società fondata sulla giustizia e l’uguaglianza, restano le importanti lezioni che noi comunisti abbiamo ricavato dall’esperienza della costruzione dei primi paesi socialisti e dall’esperienza delle lotte condotte con limiti ma anche con successi in ogni paese, anche nei paesi imperialisti d’Europa e d’America, anche in Italia. Il catastrofico corso delle cose che il ritorno in auge della borghesia e del clero ha impresso al mondo intero negli ultimi quaranta anni, l’accanimento della borghesia e del clero a eliminare le conquiste di civiltà e di benessere strappate dalle masse popolari: ecco la dimostrazione incontestabile che il socialismo è necessario, che l’umanità riesce a progredire solo se instaura il socialismo. La condizione in cui si trovano oggi le donne sotto il dominio della borghesia e del clero, perfino nei paesi più ricchi e progrediti, lo conferma.
Questa è la più importante delle mille cose che vorrei dirvi a nome del nuovo Partito comunista italiano. I dettagli li trovate nella nostra stampa, nella nostra rivista La Voce, nei Comunicati del nostro Comitato Centrale, nella stampa e nella voce del nostro partito fratello, il Partito dei CARC. Partito fratello significa partito che nasce dalla stessa matrice, la concezione comunista del mondo, la scienza delle attività con le quali gli uomini hanno fatto e fanno la loro storia, significa partito con cui facciamo oggi un tratto della strada che porterà le masse popolari a instaurare il socialismo in Italia. La sua opera per mobilitare le masse popolari a organizzarsi e lottare contro la borghesia imperialista fino a costituire e imporre un proprio governo d’emergenza, è anche la nostra lotta.
Con l’augurio che molti di voi si liberino dalla sfiducia e dalla rassegnazione, si mettano con fiducia e generosità su questa strada chiudo questo saluto alla vostra iniziativa.
Il comunismo è il nostro futuro! La rivoluzione socialista è in marcia e il contributo di ognuno di voi è prezioso!
All’opera, compagni! Possiamo vincere, vinceremo!
Il compagno Ulisse