Rilanciamo la lettera che un compagno torinese attivo nell’Assemblea 21 ci invia. E’ particolarmente interessante perché mette al centro due aspetti importantissimi:
– se l’amministrazione non fa quanto promette o ha promesso, è necessario organizzarsi e mobilitarsi per cominciare a farvi fronte, iniziare a farlo in prima persona.
– la necessità di entrare in connessione e sviluppare il coordinamento e lo scambio di esperienze con gli organismi di altre città.
E’ su questa base che si costruisce la rete della nuova governabilità del paese!
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A TORINO CRESCE IL MALCONTENTO POPOLARE
NEI CONFRONTI DELL’AMMINISTRAZIONE PENTASTELLATA
A Torino il movimento 5 stelle ha vinto al ballottaggio le elezioni amministrative di giugno 2016, interrompendo dopo 23 anni il governo sulla città del PD e delle forze borghesi sue alleate, responsabili di avere creato una solida rete di speculazioni edilizie e finanziarie (il cosiddetto “Sistema Torino”), che ha causato un progressivo e marcato impoverimento delle periferie.
Nei mesi successivi tuttavia la nuova sindaca Chiara Appendino e la sua amministrazione non hanno saputo minimamente invertire la rotta, e per debolezza, incompetenza o (almeno nel caso della sindaca) opportunismo si sono lasciati manipolare dai grandi blocchi capitalistici che gestiscono il Sistema Torino (Banca S.Paolo, FCA e altri) attraverso i funzionari loro servi distribuiti nelle varie istituzioni tra cui il comune. La giustificazione con la quale più di una volta Appendino&co. hanno perpetuato le politiche impopolari è stata la necessità di “far fronte al buco del bilancio comunale”, gravato da centinaia di milioni di debito di cui una grossa parte nei confronti della Banca S.Paolo; una situazione “provocata dalla vecchia amministrazione” (è vero) e che a loro detta non si può modificare pena il commissariamento del comune e altri chissà quali altri provvedimenti!
Perciò a dicembre esponenti di diversi comitati e associazioni della città (comitati di occupanti di case, Pro Natura, Forum provinciale acqua pubblica, Cavallerizza Occupata, Si Cobas, No Tav e altri), molti dei quali avevano appoggiato i 5 stelle al ballottaggio, si sono riuniti per fare il punto della situazione e hanno indetto un’assemblea per il 21 gennaio 2017, intitolata “Un bilancio senza vincoli”, per criticare i primi sei mesi di amministrazione. L’assemblea, alla quale hanno partecipato quasi 300 persone e alla quale sono intervenuti tre assessori (uno era il vicesindaco Guido Montanari) e un folto gruppo di consiglieri pentastellati, ha dato spazio a moltissimi interventi di lavoratori licenziati, occupanti di case, ambientalisti e altri soggetti esasperati per la situazione della città. Gli amministratori hanno affermato che “dal 2017 si cambia”, che d’ora innanzi la tanto sbandierata trasparenza e partecipazione sarebbero state una costante eccetera.
I comitati, riunitisi nel frattempo sotto la sigla “Assemblea21”, hanno individuato il tema del bilancio comunale di previsione 2017 come banco di prova per verificare se ci fosse effettivamente un cambio di passo, e hanno subito chiesto una seconda assemblea nella quale gli amministratori illustrassero quali erano le risorse destinate al sostegno al reddito, al verde pubblico, ai senza casa e altro. L’amministrazione dapprima ha ignorato la richiesta, poi dopo un movimentato presidio in occasione del consiglio comunale del 13 febbraio i consiglieri hanno accettato il confronto, e una nuova assemblea è stata indetta per il 4 marzo, col titolo “i diritti prima del pareggio di bilancio”.
A questo appuntamento hanno partecipato i consiglieri, a quanto pare “disobbedendo” alla sindaca la quale mandava a dire che lei è una persona pacata e “non parla con chi grida” (ovvero con l’Assemblea21). Membri della giunta mandavano a dire di non poter presentare il bilancio alla cittadinanza prima di averlo stilato per intero, ma nel frattempo la sindaca e l’assessore al bilancio interloquivano più volte con gli organi di informazione asserviti al Sistema Torino (Stampa, Repubblica, TG3 regionale), i quali ripetevano a gran voce che la situazione finanziaria del comune era ancora più in rosso del previsto, che la Corte dei Conti aveva scoperto altri buchi per cui erano necessarie scelte dolorose eccetera. All’assemblea del 4 marzo hanno partecipato oltre 200 persone e una decina di consiglieri, e l’impressione è che da parte dell’amministrazione si sia ancora lungi da prese di posizione nell’interesse delle masse popolari della città di Torino. Tuttavia non bisogna demordere.
Entro il mese di marzo il bilancio di previsione 2017 verrà approvato dal consiglio comunale e si vedrà se la pressione dei comitati attraverso l’assemblea 21 avrà sortito qualche effetto in questa sorta di “vertenza politica” col comune, che racchiude in sé molte vertenze economiche specifiche. In ogni caso il movimento torinese di lotta per la casa ha già indetto autonomamente una manifestazione per il 18 marzo, e molte altre singole vertenze nelle prossime settimane si esprimeranno attraverso mobilitazioni di piazza. Vedremo se muovendosi saldamente su due gambe (pressione sulle istituzioni, lotta popolare), e con una determinazione maggiore di quella mostrata finora, si riuscirà a compiere i passi necessari a contrastare il perdurante predominio del capitale finanziario e dei suoi servi sulla città di Torino. Una cosa da fare per rafforzare questo percorso è aumentare le sinergie con altre situazioni, come Roma o Napoli, soprattutto con quest’ultima città nella quale il ruolo di associazioni e comitati popolari sui processi decisionali dell’amministrazione è senz’altro più influente.
Un compagno di Torino