Pubblichiamo di seguito il resoconto dell’ultima iniziativa della Lista Disoccupati e Precari di Gratosoglio, un quartiere di edilizia popolare alla periferia sud di Milano, e del bilancio che questo organismo ha fatto sul suo primo periodo di attività, inviatoci da un nostro compagno membro della Lista.
Domenica 19 marzo si è svolto il quinto sciopero al contrario della Lista Disoccupati e Precari di Gratosoglio. Dalle 11 di mattina, in circa dieci membri della Lista, abbiamo lavorato per ridipingere le colonnine in cemento-amianto di uno dei portici adiacenti i palazzoni ALER (Azienda Lombarda Edilizia Residenziale) di cui è composto il quartiere, con una vernice incapsulante che impedisce il rilascio di fibre cancerogene. L’intervento, interamente autofinanziato, è stato strumento per fare propaganda della Lista e delle sue attività, per dare praticamente un’idea di quanto il lavoro sia necessario per mettere in sicurezza il quartiere e di come potrebbe essere svolto impiegando i tanti disoccupati che vi abitano, per mostrare come la riqualificazione del quartiere (manutenzioni, servizi e strutture che mancano, bonifiche ecc.) si debba legare alla creazione di nuovi posti di lavoro utili e dignitosi (come è scritto su un cartellone dove sono spiegati gli obiettivi della Lista), come il diritto al lavoro si leghi strettamente al diritto alla salute, alla casa, alla lotta al degrado e non sia possibile affrontare ogni questione separatamente.
La Lista nasce alcuni mesi fa all’interno dello spazio “Gratosoglio Autogestita – GTA”, un ex cascina di proprietà del Comune, abbandonata da decenni, che abbiamo aperto e risistemato, prendendo piede dalla lettura dell’articolo “Lista Disoccupati VII Municipio di Roma: come nasce un organismo di lotta per il lavoro” pubblicato su Resistenza n.3/2016. Fino a oggi abbiamo combinato diverse attività: banchetti di propaganda, uno sportello settimanale per censire i disoccupati e raccogliere nuovi membri, la ricerca collettiva del lavoro (principalmente piccoli lavoretti in quartiere) per cercare di affrontare il problema della disoccupazione nell’immediato, gli scioperi al contrario, come strumento principale per porre la questione politica della creazione di nuovi posti di lavoro.
Con lo sciopero al contrario programmato per il prossimo 19 marzo sarà completato il rivestimento del secondo porticato, chiudendo in un certo modo questa prima fase di esistenza della Lista. La questione ora è: che fare per dare seguito a questi scioperi al contrario, per porre a un livello superiore la questione politica? Gli scioperi al contrario non devono ridursi al volontariato, il lavoro svolto deve essere retribuito, deve diventare un lavoro sistematico e pianificato per riqualificare il quartiere e bonificarlo dall’amianto: come arrivarci? Altri due nodi da sciogliere sono le difficoltà nel coinvolgere altri disoccupati nelle attività della lista (oggi, nonostante i molti contatti e adesioni raccolte, non ha ancora acquisito nuovi membri fissi ed è ancora composta principalmente dagli stessi ragazzi, di cui diversi disoccupati, che hanno dato vita a GTA) e le difficoltà che abbiamo incontrato nel cominciare a dare soluzioni, già da ora, ai problemi dei disoccupati che si iscrivono. Queste sono le principali questioni che siamo arrivati a trattare nella riunione di bilancio dell’iniziativa.
Il mio contributo alla discussione è partito da un aspetto che in questo bilancio sono riuscito a definire meglio: nel percorso di questo organismo si scontrano la tensione a voler affrontare il problema della disoccupazione nell’immediato sulla base della semplice solidarietà e quella ad assumere invece anche un ruolo politico; il secondo aspetto è quello fondamentale su cui avanzare per promuovere lo sviluppo della Lista e per sviluppare anche anche il primo aspetto. E’ infatti sviluppando la prospettiva politica che si riuscirà a coinvolgere quegli elementi avanzati che devono essere il nucleo duro della Lista, ad ampliare quella rete di contatti tra le masse popolari e anche tra membri dell’amministrazione locale ed esponenti di forze altre politiche disposti a collaborare con noi, che ci permetteranno di iniziare ad affrontare anche il problema immediato sulla base della solidarietà, di darci quei mezzi e di creare quelle condizioni (diventando in una certa misura punto di riferimento per le masse popolari del quartiere) per cominciare ad affrontare il problema.
A partire anche da questo ragionamento, si è poi discusso come dargli risvolto pratico, come proseguire ad un livello superiore il percorso iniziato. Si è quindi parlato della necessità di consolidare questa pratica organizzandosi meglio per riuscire, durante gli scioperi, a parlare di più agli abitanti del quartiere (disoccupati e non), di come coinvolgerli, di come essere il più possibile visibili nelle nostre iniziative: i nostri referenti devono essere le masse popolari. E si è deciso di proseguire elaborando, a partire da un’inchiesta approfondita che raccolga le opinioni sparse degli abitanti e che già è iniziata in queste ultime settimane attraverso la diffusione di questionari, un programma “dei lavori che servono” (manutenzioni, servizi, bonifiche ecc), portandolo agli abitanti del quartiere (tramite assemblee, raccolte firme, ecc.), chiamando a schierarsi su questo forze politiche e istituzioni (iniziando con un presidio in Municipio e prendendo la parola alla riunione del Consiglio), costruendo un fronte il più largo possibile per fare della creazione di nuovi posti di lavoro ambito di lotta, continuando a intervenire direttamente con gli scioperi al contrario per tenere noi il pallino in mano e non aspettare le istituzioni. Avanzeremo così concretamente nella costruzione dal basso di una nuova governabilità del territorio.
Questo è in definitiva il percorso che intendiamo percorrere da qui all’estate, e che anche come P.CARC intendiamo supportare e promuovere, mettendo a disposizione gli strumenti e l’esperienza che ci vengono dal legame col Partito e dall’applicazione della concezione comunista del mondo.
M.B.
Emerge da questa esperienza come la via per non ridurre le iniziative della Lista a mero volontariato (cosa che sfiancherebbe via via la mobilitazione) la Lista non deve limitarsi a parlare di governo del territorio, a porre la questione politica, ma cominciare a imporre che le risorse pubbliche vengano usate nella riqualificazione del quartiere attraverso la creazione di posti di lavoro, a partire dalle piccole cose e sviluppando un’attività che, di fatto, già conducono in embrione. E’ avanzando su questa strada che ogni organizzazione popolare, perseguendo i propri obbiettivi specifici, contribuisce alla costituzione del Governo di Blocco Popolare e alla rinascita del movimento comunista.