Su Il Manifesto del 25 febbraio è apparso un articolo che tratta delle speculazioni e malgoverno che affliggono la Sanità in Campania. Le immagini dell’Ospedale di Nola, in cui tutto il paese ha potuto vedere ammalati stipati per terra come bestie a causa della mancanza delle barelle, è la punta di un processo più ampio che non si risolve mettendo qualche barella in più a Nola o qualche turnista interinale in più nei gli altri presidi di Pronto Soccorso. I veri colpevoli restano nell’ombra, come nell’ombra restano le negligenze gestionali della politica regionale, punto su cui tutto tace. La verità è che sempre più gli organi d’informazione della classe dominante cercano di distogliere l’attenzione dalle problematiche che affliggono la Sanità in Campania concentrando tutta l’attenzione sui famosi “furbetti del cartellino”. I primi ad essere licenziati dovrebbero essere i dirigenti e i manager preposti, mentre invece i dirigenti delle ASL, quelli della Regione Campania e della Direzione Sanitaria restano tranquillamente al proprio posto. La Sanità campana muore a causa di tagli lineari a pioggia voluti dal Governo Renzi-Gentiloni, del blocco del turnover dei dipendenti, della chiusura degli cittadini intasando, così, il Pronto Soccorso del Cardarelli (il più grande del Mezzogiorno).
Si nasconde il fatto che in tutto il paese il processo di distruzione di tutte le conquiste delle masse popolari è in atto e che la Sanità Pubblica sia sotto attacco su tutto il territorio italiano. Napoli è piuttosto una delle manifestazioni più ampie di questo processo e luogo in cui le masse popolari più si mobilitano in difesa del diritto della Sanità Pubblica e universalmente accessibile. Non è un caso che il grosso degli interessi privati “difesi” da chi gestisce la Regione Campania sia concentrata proprio sulla sanità privata. Lo stesso Vincenzo De Luca, in un ormai famigerato discorso in cui mobilitava i “suoi sindaci” a raccogliere voti per il Referendum di Renzi, diceva chiaramente che bisognava andare a bussare alle porte di gestori di cliniche private e della Sanità privata perché dovevano vari favori alla Regione. Quello della Sanità è un pozzo inesauribile di speculazione e interessi su cui si consuma una lotta tra bande tra i vari gruppi della borghesia imperialista e su cui si gioca la partita del governo dei territori e in parte del paese.
Gli Stati Generali della Sanità, il Comitato di Difesa dell’Ospedale San Gennaro, il Comitato Pro Maresca e tutta una lunga serie di comitati nati e sorti a livello popolare che si sono legati e animati dai lavoratori delle strutture ospedaliere, dagli utenti del servizio, dalle masse popolari dei quartieri, da esponenti della società civile, pezzi del sindacalismo e dell’Amministrazione Comunale, oltre che a rappresentanti dell’associazionismo di scopo come Medicina Democratica o Emergency stanno ora unendo le forze e costruendo dal basso un nuovo modello sanitario per la città e per l’intero paese. Una sanità realmente pubblica e universalmente accessibile, a misura d’uomo, che mette al centro i lavoratori e gli utenti, che abbia ruolo pubblico anche nell’economia della vita sociale e collettiva dei quartieri e dei contesti sociali in cui è inserita. Tutte queste forze possono e devono costruire dal basso le Nuove Autorità Pubbliche, quelle autorità che si sostituiscono a livello popolare alle autorità costituite, contribuendo nella città alla costituzione di un’Amministrazione Comunale d’Emergenza. Non più limitarsi al lamento, al massimo alla lotta rivendicativa, ma sperimentare su tutti i territori, la costruzione del nuovo potere, di una nuova governabilità che dal basso e dati territori può diventare nuovo governo del paese, un Governo di Blocco Popolare, il governo delle masse popolari organizzate e composto da quegli esponenti delle amministrazioni locali, del sindacalismo conflittuale, della società civile e del mondo della cultura progressista di questo paese.
***
Di seguito l’articolo da Il Manifesto
Campania leader per malattie e morti, grazie a tagli e corruzione
Sanità. Posti letto -9%, ticket +40%, intramoenia +21%, ticket + 76%, appalti da capogiro. E la Regione registra una diminuzione di 6 anni dell’aspettativa di vita degli abitanti
A Napoli, all’Ospedale Loreto Mare, questa volta non si tratta di semplici lavativi che fanno sega e non timbrano il cartellino perché siamo di fronte ad una vera e propria organizzazione di complicità e di connivenze.
Alcuni dei controllori (dipendenti dell’Ufficio rilevazioni presenze e assenze) che coprono i dipendenti, addetti alla “strisciatura multipla” e che operano in forma mirata in base ai diversi turni di servizio con ben 20 badge da “strisciare” quotidianamente.
Formalmente le accuse sono quelle classiche cioè truffa ai danni di ente pubblico e falsa attestazione di presenza, ma moralmente c’è molto di più. Siamo in Campania e gli assenteisti che truffano l’ospedale, quindi i malati, non facendo il loro dovere, in un sistema sanitario come quello napoletano ridotto ormai al lumicino, sono deprecabili e immorali tanto quanto i camorristi che sotterrano i rifiuti cancerogeni. C’è chi le malattie le fa venire e c’è chi le malattie contribuisce a non curarle perché ha altro da fare.
In Campania si muore di Campania perché l’aspettativa di vita e la speranza di vita alla nascita sono diminuite (meno 6 e 4 anni) la mortalità evitabile dal 2001 è aumentata (più del 20 per cento) e in ogni caso la mortalità in senso stretto è più alta per tutte le malattie importanti. Ma in Campania si muore di Campania anche perché a parità di incidenza di malattia spesso non si è curati come si dovrebbe. Il sistema sanitario è alla frutta o almeno è ciò che resta dopo aver ripianato il debito tagliando servizi e piante organiche.
La prima conseguenza politica di questa retata di assenteisti, (preceduta da altre retate ricordo quella dello scorso anno all’azienda ospedaliera Ruggi d’Aragona di Salerno), è grave e avviene all’indomani del riparto del fondo sanitario tra regioni nel quale per la prima volta le regioni del nord, anche rinunciando a delle risorse e pur avendo i conti in ordine hanno accettato di andare incontro alle necessità delle regioni del sud modificando a loro favore la quota ponderata. Zaia il governatore del Veneto, ha buon gioco ad affondare il colpo («da oggi muro contro muro su ogni suddivisione di fondi nazionali»). Se non si taglia alla radice il malcostume, l’indice di deprivazione tanto invocato dal sud finisce paradossalmente per rifinanziarlo. Quindi fine della solidarietà.
Ma morire di Campania tra camorristi che sotterrano rifiuti e assenteisti che non lavorano è come essere cornuti e mazziati. Non solo la gente viene curata di meno (posti letto -9,2%, personale -9%) ma paga pure di più: i ticket sono aumentati del 40,6%, le visite intramoenia a pagamento presso gli ospedali pubblici sono aumentate del 21,9% ed i ticket per i farmaci del 76,7%).
In mezzo il magma oscuro del lavoro interinale cioè degli appalti alle agenzie interinali, un business da capogiro che in barba ai decreti del 2016 (n° 6) e alle graduatorie aperte ancora valide e bandite fin dal 2011,fanno la fortuna di ditte ben conosciute, rispetto alle quali non si capisce come si riesce ad offrire ribassi pazzeschi sulle base d’asta, e nello stesso tempo a costare alla fine molto di più rispetto ai costi correlabili a delle normali procedure concorsuali (la stima ipotetica è circa il 30%). Sarebbe bene che la magistratura su questa faccenda buttasse almeno un occhio perché personalmente non penso che l’assenteismo sia separabile da altri problemi di malcostume.
Per la Campania bisognerebbe rompere con la consuetudine e riconoscere lo “stato di emergenza” perché nei confronti della anomala mortalità della popolazione siamo di fronte ad un disastro colposo. In secondo luogo si dovrebbe riconoscere lo “stato di eccezione” perché la compromissione della funzionalità dei servizi sanitari ci impone di dedicarci con tutte le forze alla ricostruzione della sanità pubblica. Infine bisognerebbe istituire un “comitato regionale per la salute pubblica” anche applicando l’art 120 della Costituzione, nominare un esecutivo coordinato da un commissario straordinario che gestisca in tempo reale tanto la situazione sanitaria che quella dei servizi, composto da rappresentanti della società civile, da esperti, dai sindacati, delle istituzioni, dai servizi e che deliberi le cose urgenti da fare.
Se in Campania si muore di Campania va rimarcato per amore della verità il valore di coloro che non sono assenteisti, che nonostante tutto fanno il loro dovere, che lavorano in condizioni disastrose, cioè il valore delle professioni oneste al servizio della gente. Costoro come i malati appaiono vittime diverse ma di una comune tragedia. E sono le persone su cui bisogna puntare per cambiare lo stato delle cose.