Degli ultimi giorni la notizia di una condanna ai danni di una guardia di finanza per essersi rivelato un informatore dei NO TAV a Torino. Ci sarebbe da scrivere degli elementi delle Forze dell’ordine che durante la Resistenza partigiana passarono dal campo nemico a quello di chi lottava per liberare il paese, o dei gruppi rivoluzionari che negli anni settanta regolarmente si infiltravano nelle file delle forze dell’ordine e dell’esercito. Quello di Torino è un piccolo esempio di come la crisi generale del sistema capitalista e il movimento di resistenza delle masse popolari nel nostro paese ponga le condizioni perché i più generosi e sensibili tra loro mettano a disposizione informazioni, conoscenze o quanto possibile per chi lotta e si mobilita per costruire l’alternativa.
A seguire l’articolo tratto da Repubblica
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Torino, maresciallo faceva la spia per i No Tav, condannato per danno d’immagine
Forse era condizionato dalla moglie contraria al progetto dell’alta velocità
Lui, un maresciallo della Guardia di finanza di 49 anni era un informatore dei No Tav. La Corte dei Conti del Piemonte adesso lo ha condannato a pagare 6mila euro al Ministero dell’Economia per il danno all’immagine che ha provocato. Oggi a Torino si è parlato del caso nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile.
Il sottufficiale, secondo quanto ricostruito, telefonò nel giugno del 2011 un paio di volte agli attivisti per fornire dettagli sulle imminenti operazioni di sgombero del maxi presidio allestito da Chiomonte – dove oggi sorge il cantiere per il tunnel preliminare per la nuova ferrovia Torino-Lione. Per quelle chiamate venne indagato per rivelazione di segreti di ufficio e patteggiò sei mesi. Non solo: fu anche punito con la perdita del grado per rimozione. Secondo i giudici della Corte, con il suo comportamento il maresciallo arrivò a mettere in pericolo il buon esito dell’operazione, danneggiando l’immagine del Corpo “verso i cittadini e all’interno dell’ambiente lavorativo”. Grazie al suo ruolo di responsabilità, partecipava alle riunioni preliminari in questura, in cui venivano discussi i particolari di tutti gli interventi – come i movimenti e la disposizione delle forze dell’ordine. Il maresciallo, facendo la spia, avrebbe così messo in condizione anche i capi dell’ala violenta dei No Tav (compresi i 300 Black Bloc arrivati da ogni parte d’Italia e d’Europa) di indirizzare i manifestanti verso i settori meno difesi del cantiere. A tradirlo è stato uno degli esponenti più autorevoli del movimento, con una sua dichiarazione: “C’è un amico che ci dà notizie sui piani degli sbirri…”. A quelle parole era seguito l’elenco esatto del numero di poliziotti. Una precisione eccessiva che ha subito fatto scattare la caccia alla talpa. Il movente? A quanto pare l’amore: sua moglie è infatti contraria alla Tav.