In una lingua di terra costeggiata da scoglie e spiagge, pontili e lunghe passeggiate si staglia un belvedere mozzafiato e la vista di uno dei golfi più belli del mondo. Le isole più grandi in lontananza e le lucine notturne di un isolotto di Nisida rasente la costa fanno da cornice alle carcasse della vecchia Italsider. Verso l’interno i centri abitati di un quartiere una volta operaio che oggi cerca una sua identità tra i movimenti tellurici tipici dell’area flegrea a ovest della città di Napoli e la prospettiva di una stabilità da conquistare in una zona rossa già troppo abitata rispetto a quanto dovrebbe. Le case si sviluppano verso l’alto del quarto e quinto piano degli alti palazzi e si arrampicano su una dolce collina fino alla ex base NATO, un’area immensa che ospitava strutture e militari dall’accento d’oltreoceano e che oggi finisce nelle mire di privati e speculatori. Bagnoli è da anni teatro di battaglie e lotte per le bonifiche dall’inquinamento e dalla devastazione cui le istituzioni e le amministrazioni non hanno mai saputo dare risposte concrete e condivise dalle masse popolari che quel quartiere lo vivono e che negli anni vi hanno perso amici, madri, padri e figli per l’inquinamento.
Tutti i piani che si sono succeduti a Bagnoli non sono stati altro che l’individuazione di una serie di spazi, aree e metri cubi su cui speculare in barba allo sviluppo di parchi pubblici, bonifiche terra-mare e ripristino delle spiagge libere che invece i cittadini chiedono da anni. Per questo a Bagnoli si lotta da decenni. Negli ultimi mesi a Bagnoli la partita si è fatta pesante e il governo Renzi ha subito colpo su colpo il patto stretto tra amministrazione di rottura e territorio. L’equilibrio di forze è andato via via trasformandosi grazie al protagonismo e alla lotta di chi vive questo territorio e ha messo su un’Assemblea Popolare che ha messo bocca sulla stesura del piano di bonifiche, sperimentato forme di controllo popolare delle bonifiche, organizzato una manifestazione cittadina a Roma e costruito un primo maggio con annessa occupazione simbolica dell’Italsider. Il governo di Roma è uscito malconcio dal referendum e Bagnoli è stata sicuramente protagonista di questo processo, come uno dei focolai più vivi a livello nazionale. Oggi l’Amministrazione Comunale ha voce in capitolo più marcata rispetto al passato rispetto al futuro di Bagnoli.
Nelle assemblee e nei comitati si muove il malcontento rispetto al fatto che il piano in fase di licenziamento non sia quello che le masse popolari vorrebbero. Da qui nasce, nell’Assemblea Popolare, la domanda: come andare avanti? Le linee sono due: a) moltiplicare il numero di lotte e battaglie sul territorio, individuando nuovi focolai di lotta (area NATO, parco Robinson, lotta alla movida, ecc.) per tenere alta l’attenzione nel quartiere e spingere l’amministrazione a dare altre concessioni; b) associare alle lotte dispiegate sul territorio una trasformazione qualitativa dell’Assemblea stessa, scrivere il piano avvalendosi di abitanti, tecnici ed esperti (che pure fanno parte dei comitati) applicando di fatto i principi del Controllo Popolare e del Potere Popolare, trasformandosi in organo decisionale sul territorio e di fatto in una Nuova Autorità Pubblica. Questa seconda linea è senza dubbio la più complicata da mettere in pratica ma è certamente la più avanzata e che si inserisce nel quadro della più complessiva battaglia di Difesa e Applicazione della Costituzione.
Le potenzialità, gli uomini e le donne per fare tutto questo ci sono e gli esempi in giro per il paese si moltiplicano giorno dopo giorno. Solo così anche l’Amministrazione Comunale De Magistris sarà messe in condizione di (o obbligata a) dare misura e norma di legge a quello che le masse popolari del quartiere di Bagnoli avranno deciso per il proprio territorio, per il proprio futuro, per la propria vita. Facendo questo Bagnoli continuerà a costituire un esempio di quanto si muove nel nostro paese e nella nostra città, un esempio da cui partire per comprendere le potenzialità e l’importanza che oggi ricopre la battaglia per la Difesa e Applicazione della Costituzione sia per organismi operai e popolari che per tutti gli esponenti delle istituzioni, della cultura, del sindacalismo o della società civile a cui non sta bene la direzione in cui sta andando la società e che vogliono organizzarsi e mobilitarsi per fare fronte agli effetti più gravi della crisi generale del sistema capitalista. Sono loro le Nuove Autorità Pubbliche di questo paese che possono e devono prendere in mano il governo, costituendo un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare!