Nell’articolo riportato in fondo i numeri parlano chiaro: viviamo in uno stato di guerra. Una guerra non aperta, ma sottile, logorante, diffusa, che miete migliaia di vittime. E i numeri riportati fanno riferimento soltanto a coloro che sono morti in relazione a malattie dovute all’inquinamento.
A questi, aggiungiamo quanti si ammalano e/o perdono la vita per scarsa alimentazione, per condizioni di lavoro non adeguate, per malasanità, per il freddo, per il dissesto idrogeologico e la mancata messa in sicurezza di infrastrutture e territori.
La società è arrivata a un punto che è benissimo in grado di produrre il necessario per assicurare a tutti quanto serve per vivere dignitosamente. Lo scoglio da superare è la proprietà privata dei mezzi di produzione e su ciò che si produce. L’unica società in grado di assicurare ad ogni essere umano quanto serve per vivere e garantirne il suo pieno sviluppo, è la società socialista. Questo è l’obiettivo a cui tendere, che oggi passa attraverso la costruzione di un Governo di Blocco Popolare promosso dagli organismi operai e popolari, che attui misure di emergenza in grado di garantire ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, che inizi a rimettere in piedi il paese, che elimini le produzioni dannose a vantaggio di quelle ecosostenibili, che bonifichi i territori inquinati e recuperi quelli in dissesto, ecc.
In questo processo la classe operaia e le masse popolari, attraverso la partecipazione e l’organizzazione, impareranno a fare a meno della borghesia imperialista e rivolgeranno contro di essa la guerra che stiamo subendo.
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Più morti che in guerra
Pubblicato il febbraio 5, 2017di dariofaccini
E’ una guerra invisibile, con tre nemici. Ma ne combattiamo solo uno. E debolmente.
E’ una guerra vigliacca, colpisce più i bambini che gli adulti. E fa più morti in Italia della seconda guerra mondiale.
E’ una guerra che abbiamo sempre perso, e che abbiamo deciso di perdere ancora.
La propaganda la chiama “inquinamento“, ma il suo vero nome è un altro.
Di Dario Faccini
OSPEDALI E FUNERALI
Nella seconda guerra mondiale in Italia, in cinque anni e mezzo, sono morti per cause dirette e indirette, 291.376 militari e 153.147 civili [1]. In totale sono 444.000 morti.
Ora in Italia, ogni anno, muoiono prematuramente per inquinamento dell’aria 87.ooo persone [2]. Quindi in cinque anni e mezzo (teniamo lo stesso periodo della seconda guerra mondiale per avere un confronto omogeneo) sono 478.000 morti.
Come se non bastassero i morti, ci sono poi i “feriti“. In effetti le morti premature sono solo la punta dell’iceberg di un problema che devasta il Sistema Sanitario Nazionale.
Uno studio italiano del 2016 ha mostrato come l’incidenza delle malattie respiratorie siano più che raddoppiate in 25 anni (dal 1985 al 2011) [3]:
Attacchi d’asma +110%
Rinite allergica +130%
Espettorato frequente +118%
Broncopneumopatia cronica ostruttiva(BPCO) +220%
I bambini sono particolarmente esposti all’inquinamento dell’aria[4]:
innanzitutto la loro velocità di respirazione è 2/3 volte quella di un adulto;
poi lo strato cellulare che ricopre le loro vie respiratorie è più permeabile agli inquinanti, rispetto quello di un adulto;
le ridotte dimensioni delle vie respiratorie aumenta la probabilità di ostruzione a seguito di infezioni;
il loro sistema immunitario non è ancora sviluppato, ciò aumenta il rischio di infezioni respiratorie e diminuisce la capacità di contrastarle.
Come tutte le guerre, anche questa ha un costo, ma è negativo, cioè non spendiamo nel combatterla, ma nel perderla. Ogni cinque anni e mezzo, la spesa sostenuta per i costi sanitari (ospedalizzazioni, giornate perse di lavoro, visite, esami e cure) arriva a 530 miliardi di euro [5]. Per dare un’idea, è più della ricchezza prodotta in un anno dalla Lombardia e Veneto (le due regioni più ricche), ed equivale annualmente a quasi il 5% del PIL nazionale. In realtà, per come si calcola il PIL e la ricchezza di uno stato, è più corretto dire che grazie a questa spesa il nostro PIL è gonfiato di un 5%.
ENTRIAMO NEL PARTICOLATO
Vediamo di capire cosa è successo nei giorni scorsi.
Semplificando, l’inquinamento dell’aria è riconducibile principalmente alle polveri sottili, PM2,5, responsabili di oltre il 70% dei morti, e agli ossidi di azoto, che uccidono un altro 20%. [6]
Il PM2,5 è composto da minuscole particelle “respirabili” che rimangono in sospensione nell’aria e riescono a giungere sin dentro ai polmoni e da qui nel sangue.
Le particelle, chiamate anche particolato, possono avere l’origine più diversa e trasportare altri inquinanti molto pericolosi, come il Benzopirene. Per questo, indipendentemente dall’origine, le PM2,5 sono classificate come cancerogene.
Il particolato [7] per lo più è prodotto in due modi:
direttamente da tutte le combustioni (particolato primario)
in inverno, a partire da altri inquinanti gassosi, soprattutto i composti azotati (ossidi di azoto e ammoniaca), quando le condizioni meteo trasformano l’aria inquinata in un vero e proprio laboratorio chimico-fisico (particolato secondario).
In inverno, le condizioni meteo (freddo, assenza di vento) possono portare alla concentrazione rapida del particolato nelle pianure e nei fondovalle. L’ultimo eclatante episodio è capitato solo pochi giorni fa ed ha investito l’intera Pianura Padana, con valori delle PM2,5 ben al di sopra degli 80 ug/m3 (il limite medio annuo è 25).
Concentrazioni di PM2,5 il giorno 31-1-2017 in Lombardia e Emilia Romagna. Fonte: Arpa Lombardia e Arpa Emilia Romagna.
L’evento è capitato a grande velocità: sono bastati solo tre giorni. Segno questo che la produzione di inquinanti in Pianura Padana è troppo elevata per il ricambio e la diluizione dell’aria garantita dalle condizioni meteo e morfologiche della grande vallata.
Impennata delle concentrazioni di PM2,5 alla periferia della città di Cremona a fine gennaio 2017.
SORPRESI DAL NEMICO ALLE SPALLE
Facciamo un gioco con i colori. Scopriamo in Italia chi produce i principali tre inquinanti: PM2,5, Ossidi di Azoto e Ammoniaca.
(cliccare per ingrandire) Ripartizione per settore di produzione, dei tre principali inquinanti dell’aria nel 2013, su base nazionale. Il traffico veicolare è calcolato su modelli reali di utilizzo, include quello leggero e quello pesante, l’usura dei pneumatici ma non quella dell’asfalto. Fonte: ASPOItalia, Inquinamento: tutti i banditi e i mandanti.
Si scoprono tre cosette interessanti:
La prima sorpresa sono le biomasse (legna e pellet) per riscaldamento che producono il 60% delle PM2,5, sono di gran lunga la principale fonte di particolato primario;
meno sorprendentemente, il traffico veicolare è il principale produttore degli ossidi di azoto, con il 42,5%;
la seconda sorpresa viene dalla produzione di ammoniaca, che è al 95% prodotta dal settore agricolo (utilizzo di fertilizzanti);
Questi sono dati nazionali, vediamo di calarli in due casi reali.
In una grande città come Milano, in inverno biomasse (legna e pellet), traffico e particolato secondario producono ciascuno circa un terzo del PM2,5. In aperta campagna invece, oltre che al dimezzarsi del PM2,5 totale, i contributi sono: biomasse 35%, traffico 9%, particolato secondario 53% (NOx 31%, NH3 14%, SOx 9%) e altro 3%. [8]
Fine prima parte.