Ieri a Modena una parte importante della classe operaia del nostro Paese, soprattutto del mondo della logistica, ha ribadito con forza che non sono i padroni e i loro scagnozzi ad essere forti ma che se facciamo valere la nostra forza, sia come classe operaia che come resto delle masse popolari, nulla ci può fermare. Infatti, nemmeno il divieto di manifestare arrivato poche ore prima dell’inizio della manifestazione lanciata dal SI Cobas da parte della Questura di Modena è riuscito ad impedire lo svolgimento della stessa, anzi ha dato fuoco alla prateria.
L’aver vietato la manifestazione è un passo in più verso nello smantellamento dei diritti costituzionali strappati con la Resistenza partigiana, che da sempre viene disattesa, aggirata e violata nelle sue parti più progressiste dai governi della Repubblica Pontificia. E’ stata una prova di fascismo degna di Scelba, alla faccia della declamata democrazia borghese: è un altro segnale della crisi generale e della totale mancanza di soluzioni da parte dell’attuale classe dominante, che alle masse popolari già oggi impone una guerra di sterminio non dichiarata fatta di disoccupazione e inquinamento alle stelle, repressione sempre più dispiegata, abbrutimento politico, culturale e morale, tendenza alla guerra imperialista. Ieri, la Costituzione è stata applicata!
Il contesto. Il 26 gennaio scorso per cercare di limitare e contenere le vittorie della lotta dei facchini, il nemico (padroni e loro servi) ha dovuto colpire duro: ha arrestato il Segretario del SI Cobas, Aldo Milani, con l’obiettivo di fare un danno ben più grave rispetto a quello legale: intimorire i lavoratori che si organizzano e lottano, attaccare i sindacati e i sindacalisti non asserviti ai padroni, sgretolare la fiducia di lavoratori e masse popolari per “sistemare” se stessi e la propria cerchia. La migliore reazione all’attacco nei confronti di questo attacco è stata la risposta della classe operaia che si è mobilitata immediatamente per la sua scarcerazione, con scioperi in tutta Italia e con due giorni di presidio avanti al carcere di Modena con la presenza di oltre 500 lavoratori. Contro il giochino della dissociazione, dell’attesa di “buone nuove” e della fiducia nella magistratura borghese per giustificare l’opportunismo di chi non si espone, la risposta operaia è stata esemplare. Il nemico ha provato a colpire nuovamente il 3 febbraio quando, durante la trattativa sindacale del SI Cobas con la proprietà della ADM di Camposanto, la questura di Reggio Emilia ha sguinzagliato la Celere contro il presidio degli operai in sciopero: due gli operai feriti sono e uno è stato fermato (qui il link video). Questo il volto della Digos di Reggio Emilia, e non cambia in altre città: sono gli stessi che lasciano fare scorribande alla Lega Nord il 25 aprile in pieno centro, che intimidiscono i compagni più giovani, che sparano addosso ai compagni per una scritta contro Casa Pound (il cowboy è l’agente Fabio Corradi – qui il Comunicato vittoria antifascisti reggiani), che denunciano gli studenti che chiedono una scuola pubblica e gratuita. Ma nonostante ciò i lavoratori hanno risposto presentandosi in più di mille ieri pomeriggio all’ingresso del centro storico di Modena.
La mobilitazione operaia, contro ogni divieto, ha deciso comunque di manifestare imponendo la propria volontà. Il Partito dei CARC esprime piena solidarietà al SI Cobas e ne ha appoggiato l’azione: è stato giusto non rispettare il divieto imposto, perché era negli interessi della classe operaia manifestare. La lotta di classe non contempla la sottomissione degli interessi dei lavoratori alla legalità, alle prassi e ai costumi della classe dominante. Dopo un’ora e mezza di pressione sul cordone della forze dell’ordine che non permettevano l’entrata nel centro, il corteo ha preso possesso della circonvallazione e, siccome la strada non era più sufficiente, ha deciso di prendersi pure i binari della stazione dove sono arrivate anche le cariche (qui il video carica) contro i manifestanti per rompere e disperdere il fronte (due i fermati ma subito rilasciati). Quello che è successo dopo è stata una gara tra corteo e forze dell’ordine per chi raggiungeva per primo il centro storico: vittoria della mobilitazione operaia che alla fine ha conquistato Piazza Grande, il cuore della città!
Le cariche della polizia alimentano l’odio di classe, la resistenza e la mobilitazione che i lavoratori hanno messo in campo contro i padroni dopo l’arresto di Aldo Milani. Con queste cariche i padroni, attraverso il loro braccio armato, hanno portato avanti in maniera più aperta la loro guerra contro i lavoratori della logistica, le avanguardie di lotta e la classe operaia.
La lotta non è finita: a termine del corteo ne è stato rilanciato il proseguimento fino a che i 55 lavoratori della Global carni ad Alcar1 di Castelnuovo Rangone ritornino al lavoro e che vengano ritirate le misure restrittive nei confronti di Aldo Milani. Ma gli operai devono scendere sul terreno della lotta politica rivoluzionaria contro i padroni: prendere in mano le aziende, occuparsi delle aziende, passare dalla lotta sindacale per il miglioramento delle condizioni di vita alla lotta politica per cacciare via la classe dominante, i suoi sgherri, e costruire un Governo d’Emergenza Popolare che attui misure emergenziali per garantire ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso! Solo promuovendo l’organizzazione e il coordinamento della classe operaia e delle masse popolari attraverso l’azione delle Organizzazioni Operaie e Popolari saremo in grado di affermare l’alternativa, avanzando e alimentando la rivoluzione socialista in corso!
La repressione si vince decidendo di non subirla, traducendo la solidarietà di classe in organizzazione!
Non sono i padroni ad essere forti, ma solo la classe operaia e le masse popolari che devono imparare a far valere la loro forza!
Viva la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della logistica!
Partito dei CARC – Federazione Emilia Romagna