GLI OPERAI E LE MASSE POPOLARI DI PIOMBINO SI RIPRENDANO IL FUTURO! LA LUCCHINI AGLI OPERAI, CACCIAMO I VENDITORI DI FUMO E I GOVERNI CHE GLI REGGONO LA CODA!
AST, Ilva, Piaggio, Unicoop… non si salva niente! I padroni stanno smantellando pezzo dopo pezzo l’apparato produttivo, stanno facendo del nostro paese un cimitero di aziende. Quelle che non chiudono, riducono la produzione. E’ il processo di morte lenta a cui i capitalisti condannano le fabbriche per salvaguardare il profitto dalla crisi irreversibile del loro sistema, il modo in cui scaricano sulla classe operaia e le masse popolari i disastri di cui sono origine. Altro che grandi imprenditori che arrivano a salvare la situazione! Oggi è sotto gli occhi di tutti la loro inutilità e quella di appellarsi ai governi della classe dominante, che (oltre a essere votata da nessuno) non possono e non vogliono prendere i provvedimenti necessari. Lo dimostra la Lucchini stessa, l’abbandono sotto la neve dei terremotati del Centro Italia, lo smantellamento dei diritti – dalla Sanità all’istruzione fino al Jobs Act – strappati dalle masse popolari a prezzo di durissime lotte, i 20 miliardi di euro trovati in una notte per il MPS.
Serve un governo di emergenza popolare, sostenuto da quegli organismi operai e popolari che si costituiscono spontaneamente e a decine nel nostro paese per far fronte ai peggiori disastri della crisi, ma in modo ancora frammentato e poco coordinato. Un governo costituito da sinceri democratici, dalla sinistra sindacale e elementi della sinistra borghese non anticomunisti, deciso a prendere le misure urgenti per salvare gli stabilimenti a rischio di chiusura, ripristini e potenzi i servizi essenziali, apra la strada alla soluzione definitiva che consiste nella rivoluzione socialista. E’ questo l’obiettivo finale a cui dobbiamo arrivare, per rendere ogni vittoria stabile e costruire rapporti sociali adeguati ai livelli produttivi e scientifici che la società ha raggiunto. Questo governo ha la sua ossatura in quelle organizzazioni che si occupano dell’azienda e ne escono coinvolgendo nella lotta di classe il territorio, dalle associazioni giovanili a quelle ambientaliste. Questo fa il Coordinamento Articolo 1 – Camping CIG, un gruppo di operai e cittadini in lotta per la salvaguardia del futuro loro e della propria classe, che lavora alla costruzione di un coordinamento nazionale della siderurgia che vada aldilà delle tessere sindacali e disinneschi la guerra fratricida fra stabilimenti. Mobilita tecnici ed esperti con cui costruire un piano nazionale del settore, ragiona sulla diversificazione dell’economia a partire dalle bonifiche: un lavoro necessario per impedire che Piombino diventi l’ennesima discarica nociva che costellano il paese. Questi sono i primi passi che la classe operaia piombinese, storico e glorioso traino della lotta a livello locale e non solo, può mettere in campo insieme alle masse popolari della zona per invertire il catastrofico corso delle cose, impedire lo smantellamento della principale attività produttiva del territorio, riprendere in mano il proprio destino.
Invitiamo chi condivide la soluzione strategica del socialismo a unirsi a noi, il P.CARC è la scuola in cui ci si forma e confronta collettivamente per diventare comunisti, per conoscere al meglio la realtà e cominciare a trasformarla.
Di seguito riportiamo l’ultimo comunicato del Coordinamento Articolo 1 – Camping CIG di Piombino. Camping CIG è l’esempio concreto che è necessario percorrere un’altra strada a Piombino che si chiama costruzione dal basso dell’organizzazione e della mobilitazione degli operai, coordinamento con le altre organizzazioni operaie e popolari a Piombino e in Italia e sviluppo delle condizioni per un governo della città e del Paese che faccia i loro interessi.
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Coordinamento Art.1 – Camping CIG
L’ultimo incontro al MiSE si è rivelato per quello che era facile prevedere: un NULLA!
Nessuna risposta di Rebrab alle richieste “ultimative” del Ministro, nessun tempo limite fissato, nessun impegno da parte di nessuno. I comunicati fatti dai vari responsabili di FIOM, FIM, UILM evidenziano tutte le difficoltà di chi ha permesso di trascinare in questo cul de sac Piombino e tutto il territorio ed oggi non sa come comportarsi.
Peggiore ancora è l’atteggiamento delle forze di Governo a tutti i livelli, che oggi si fanno paladine della mobilitazione dei lavoratori, dopo che per 2 anni hanno affossato ogni iniziativa di lotta.
Ancora si stenta a dichiarare morto il progetto piombino di Rebrab, ancora si vorrebbe insistere su questa ridicola richiesta “Rebrab deve mantenere gli impegni”. Ma quali impegni, se fin dall’inizio non ne ha preso nessuno? Ma di cosa si sta parlando, se fin dall’inizio era evidente che si navigava a vista? Ma di cosa ci si stupisce se per due anni personaggi importanti come il presidente di Regione, Sottosegretari vari, Ministri (tutti firmatari dell’accordo, nota bene) hanno sbandierato la loro “piena fiducia” nelle capacità e nella volontà di Cevital e del suo proprietario Rebrab? Dove è stata l’opera di vigilanza sul rispetto delle scadenze del piano, che avrebbe dovuto essere verificata trimestralmente? Dove sono le contestazioni formali ai ritardi, alle inadempienze?
L’altro elemento emerso dalla discussione è stata la dichiarazione del CS Nardi sul pagamento del TFR: ha garantito che con il salario di marzo (quindi a fine aprile) verrà pagato il TFR, ma solo ai lavoratori ex-Lucchini; per quelli della ex Lucchini Servizi non ci sono fondi. Ancora una volta situazioni create dalla mancanza di una seria iniziativa sindacale dividono i lavoratori. Come nel caso dei lavoratori dell’indotto, per i quali il sindacato non ha mai aperto una vertenza unica, coinvolgendo tutti i lavoratori della (allora) Lucchini, ma si limitato a trattare alla meno peggio ogni singolo caso, così oggi ci troviamo di fronte a una situazione di “figli e figliastri”. Eppure la soluzione, perfettamente legale, esiste: il governo obblighi l’INPS a rispettare i suoi obblighi istituzionali e ad anticipare il dovuto anche ai lavoratori per i quali l’impresa non ha effettuato accantonamenti sufficienti.
Comunque, se da un punto di vista della sostanza l’incontro è stato solo una dilazione, da altri punti di vista è stato illuminante. Che qualcosa non fosse chiaro lo si è capito fin dal momento che è stato reso noto che all’incontro non avrebbero partecipato i coordinatori della RSU: questi comportamenti preludono sempre alla presenza di parti di discussione riservati, da non divulgare presso i lavoratori. In questo caso alla fine sono state divulgate ed oggi sono alla conoscenza di tutti.
La preoccupazione del governo (che ha coinvolto il sindacato) è che, nel caso il governo annulli il contratto, Rebrab potrebbe aprire un contenzioso legale; a questo punto due sono le questioni che si pongono:
Su quali basi Rebrab baserebbe il suo ricorso alla Magistratura? Ci sono inadempienze del governo che lo giustifichino? Se si, quali? I lavoratori che (loro) non sono inadempienti hanno diritto a sapere!
Se le preoccupazioni del Ministro sono fondate (e non abbiamo motivi per dubitarne) significa che i firmatari dell’accordo hanno creato per Piombino una situazione insostenibile: oggi siamo legati mani e piedi ad un imprenditore (?) inaffidabile e inadempiente.
NON SIAMO ALL’ANNO ZERO, SIAMO MOLTO PIÙ INDIETRO!
Nell’assemblea dei lavoratori tenuta il giorno successivo l’atteggiamento di FIM, FIOM, UILM è stato quello di sempre: “non disturbate il manovratore…”, spingendo sempre più i lavoratori nella rassegnazione.
I lavoratori che aderiscono al Coordinamento Art. 1 – Camping CIG hanno presentato delle proposte, che i rappresentanti regionali di FIM, FIOM, UILM non hanno preso in considerazione e non hanno fatto votare ai lavoratori:
Che lo sciopero del 2 febbraio sia uno sciopero generale comprensoriale;
Che si dichiari esaurito il percorso di Cevital e che il Governo ritorni a gestire la produzione di acciaio;
Se proprio non si vuol considerare chiuso, che almeno si fissi una data ragionevolmente ravvicinata e che sia effettivamente ultima. RICORDIAMO CHE IL 1° LUGLIO È ORMAI AD UN PASSO;
Che partano immediatamente i lavori per le infrastrutture stradali e ferroviarie;
Che partano le bonifiche e che parta la formazione per i lavoratori da impiegare nelle stesse.
Lo sciopero e la manifestazione del 2 febbraio non possono essere la solita passerella con autorità e forze di governo che scaricano tutte le responsabilità su Rebrab per nascondere le loro, ma devono porre al cemtro i bisogni dei lavoratori e della comunità tutta, senza fare sconti a nessuno.
Soprattutto non può essere un momento isolato e fine a se stesso, ma deve essere l’inizio di una vasta campagna di mobilitazione, tesa da un lato a smascherare le responsabilità ed obbligare i firmatari dell’accordo ad assumere decisioni conseguenti. Dall’altro a mettere insieme tutte le forze, tutte le intelligenze, tutte le risorse per costruire tutti insieme un nuovo futuro per Piombino ed il suo comprensorio.