In fondo, un articolo sull’8 x 1000. Riportiamo, in premessa, dei passi tratti dall’opuscolo “Il futuro del Vaticano”.
“Una delle caratteristiche specifiche del nostro paese, che lo distingue da tutti gli altri paesi, anche da quelli europei, è il ruolo che il Vaticano e la sua Chiesa hanno avuto e hanno nella sua vita. Il Vaticano ha sede in Italia. L’Italia è il paese dove sono massime la densità e la forza della sua tela di ragno; è il territorio decisivo del suo funzionamento mondiale: quello in cui il Vaticano difende con più accanimento il suo potere e i suoi privilegi, quello dove ha mantenuto, a causa della storia che abbiamo alle spalle, i mezzi per difenderli con maggiore efficacia ed esercitarli con più forza. (…) Nella combinazione della borghesia imperialista con i residuati storici suoi alleati, in Italia il Vaticano ha un peso tale da dare origine alla natura particolare del nostro paese nell’epoca contemporanea, anche tra i paesi europei. Si sprecano i lamenti sulle anomalie e sui ritardi del nostro paese, della sua classe dirigente, del suo sistema politico, della sua Amministrazione Pubblica, del suo sistema giudiziario, del suo sistema scolastico, dei suoi costumi, della sua cultura, ecc. (…) La Chiesa rimase il centro promotore e la fonte principale del parassitismo della classe dominante che, attraverso mille canali e capillari, ha inquinato nei 130 anni di storia unitaria e ancora oggi inquina tutto il paese, assorbe tanta parte delle sue forze produttive, occupa tanta parte della sua forza lavoro e impone la sua ombra e impronta malefiche e detta la sua legge ovunque nel nostro paese. Non a caso in Italia la beneficenza, i favori e le elemosine sono sempre stati e sono in proporzione inversa ai diritti delle masse popolari e ai salari.”
***
Otto per mille, la Chiesa imperversa con i suoi spot e si mangia la fetta più grande
L’analisi della Corte dei conti: il pubblico quasi assente dagli spot, così non riesce a incamerare contributi. E i cittadini laici nello spirito non trovano così una “valida alternativa” in campo. Sfumano così risorse che potrebbero andare alla ristrutturazione delle scuole
ROMA – La Chiesa cattolica, scatenata, le tenta tutte pur di fare il pieno di soldi con il meccanismo dell’8 per mille. E si affida soprattutto a campagne di spot in tv, che risultano “martellanti” ed efficacissime.
Invece lo Stato italiano – che pure avrebbe bisogno di questo contributo, ad esempio per ristrutturare le scuole – non si impegna per convincere i contribuenti. La Corte dei conti, sorpresa dalla timidezza dei nostri governi, ha anche altri dubbi. Contesta allo Stato italiano di essere sleale quando impiega i soldi che riceve (quasi suo malgrado) dall’8 per mille.
Lo Stato dunque mostra “disinteresse” per questo aiuto, al punto che i contributi in suo favore si sono “drasticamente ridotti” negli anni. Cittadini laici nello spirito, contrari a sostenere una confessione religiosa, non trovano così una “valida alternativa” in campo. Vorrebbero destinare “una parte della imposta sul reddito” a cause “sociali e umanitarie”. Ma questo sentimento – osserva la Corte – è “frustrato”.
Peraltro la legge prevede che la ristrutturazione delle scuole – obiettivo “molto sentito dagli italiani” – sia finanziata anche dall’8 per mille. Per questo, la Presidenza del Consiglio si era impegnata a lanciare, per il 2016, una intensa “campagna promozionale”. Ma questa campagna ancora una volta non è arrivata. L’effetto è una “marginalizzazione della iniziativa pubblica che ha compromesso la possibilità di ottenere maggiori introiti”. Questo, “in violazione dei principi di buon andamento, efficienza, efficacia della pubblica amministrazione”
Opposta è la strategia della Chiesa cattolica che – per convincere gli italiani a girarle l’8 per mille – gioca la carta degli spot tv. La Corte dei conti rivela che – in quindici anni, dal 1998 al 2013 – la Chiesa cattolica ha investito quasi 64 milioni di euro in inserzioni pubblicitarie sulla sola Rai. Cifra che spinge la Corte – perplessa – a parlare di un “mercato del solidarismo”.
La strategia di persuasione della Chiesa cattolica è efficace. In 24 anni – tra il 1990 e il 2014 – ha incamerato più di 18 miliardi 301 milioni grazie all’8 per mille (contro i 400 milioni di tutte le altre confessioni messe insieme, come gli avventisti, gli evangelici luterani o valdesi, le comunità ebraiche).
Nel 2014, mentre la Chiesa cattolica supera di slancio il miliardo di entrate, lo Stato italiano deve accontentarsi di 170 milioni.
Lo Stato peraltro pesca volentieri nei contributi dell’8 per mille per finanziare altre sue spese o attività. Ora, queste attività hanno sempre un rilievo pubblico. Dal 2011, ad esempio, 64 milioni in arrivo dall’8 per mille hanno tenuto in piedi la flotta della Protezione Civile. Il problema è che dirottare questi soldi altrove, come fa lo Stato, significa negare “piena esecuzione alla volontà del contribuente” che aveva dato il contributo per un altro utilizzo. Siamo di fronte dunque ad una violazione dei principi di “lealtà e buona fede”.
E a proposito di lealtà, la Corte rivela di aver sollecitato indagini sui Cat che assistono milioni di italiani al momento di compilare la dichiarazione Irpef. Su 4987 schede esaminate, il bilancio provvisorio è di irregolarità nel 7 per cento dei casi. A volte, i Caf non conservano la comunicazione della persona che indica a chi destinare l’8 per mille. A volte i Caf danno i soldi a chi dicono loro ignorando la volontà dei contribuenti. Qualche Caf di super-credenti suggerisce di indirizzare il contributo alla Chiesa cattolica venendo meno al dovere di imparzialità.