Nella settimana dal 16 al 22 gennaio, promuoveremo serie di iniziative finalizzate allo sviluppo del dibattito sul bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria e dell’operato del primo PCI, sull’analisi della fase odierna e il ruolo dei comunisti, oggi.
Mercoledì 18 gennaio a Siena, presso l’aula autogestita della Facoltà di Lettere e Filosofia dalle ore 14.00 si svolgerà le lettura collettiva dell’articolo di Resistenza, organo del Partito de CARC, dal titolo: “1917-2017: 100 anni dalla rivoluzione d’ottobre. Che cosa significa fare il bilancio?”. Sarà occasione per discutere del bilancio della prima ondata del movimento comunista, nell’ottica di carpirne gli insegnamenti utili al “che fare” odierno.
Venerdì 20 gennaio a Pistoia, presso il Circolo Pontenuovo dalle 20.00 in poi si svolgerà le lettura collettiva dell’articolo di Resistenza: “1917-2017: 100 anni dalla rivoluzione d’ottobre. Che cosa significa fare il bilancio?”. La lettura sarà anticipata da un buffet per sostenere le spese legali degli antifascisti. Il corso delle cose conferma che l’umanità ha bisogno di un nuovo sistema di relazioni sociali e di relazioni internazionali: il socialismo, fase di transizione dal capitalismo al comunismo. Il corso delle cose ha mostrato e permesso di capire i limiti che il movimento comunista deve superare, in particolare nei paesi imperialisti, per portare a termine l’instaurazione del socialismo nel mondo.
Sabato 21 gennaio a Firenze, presso la Casa del Popolo di Peretola (in via Pratese n. 48), dalle 17.00 alle 19.00 si svolgerà l’iniziativa: “Festeggiamo l’anniversario della nascita del primo PCI. La rivoluzione non scoppia, è già in corso. Presentazione della rivista La Voce n. 54 del (n)PCI.” L’iniziativa sarà occasione per sviluppare il dibattito sulla natura del Partito Comunista, sull’analisi della fase, sulla strategia da adottare per fare dell’Italia un nuovo Paese Socialista.
Sabato 21 gennaio a Massa, presso il Bar Ecuador (in via del Pomario), dalle 17.00 in poi, sarà presentato il libro “Nelle mani del nemico” delle Edizioni Rapporti Sociali di Arturo Colombi. Dalle celle di Regina Coeli, dall’isolamento, dal racconto della resistenza quotidiana che i comunisti opponevano alle angherie dei carcerieri fascisti, traspare il filo conduttore che da dietro le sbarre unisce i rivoluzionari prigionieri alla lotta concreta contro il fascismo. Arturo Colombi membro del Comitato Centrale del PCI, protagonista del libro, lo spiega bene: “nelle mani del nemico non si smette di vivere, di lottare; non esistono sbarre, isolamento, maltrattamenti e stenti che possano fiaccare l’amore per la classe operaia e la determinazione nella lotta per il socialismo”.
Sabato 21 gennaio ad Abbadia San Salvatore, presso la Videoteca del Centro Giovani, dalle ore 17.00 in poi, verrà presentato l’opuscolo: “Le conquiste delle masse popolari (1945-1975)”. Sono qui documentate le conquiste delle masse popolari nel dopoguerra e gli effetti che la seconda crisi generale del sistema capitalista ha su tali conquiste. La base materiale che ha reso possibili le conquiste delle masse popolari sono stati i tre decenni (1945-1975) di sviluppo dell’economia capitalistica. Beninteso, la classe dominante, la borghesia imperialista, non ha regalato ai lavoratori né miglioramenti economici, né il diritto di sciopero, il diritto di associazione, ecc. Essi li hanno dovuti strappare, cioè conquistare con la lotta, con il sacrificio. La presentazione sarà occasione per sviluppare il dibattito rispetto alla natura della crisi del sistema capitalista e le soluzioni per uscirne.
Domenica 22 gennaio a Pisa, presso il Circolo Arci Pisanello, di Riglione, dalle 17.00 in poi, si svolgerà l’iniziativa dal titolo: “Il movimento comunista rinasce solo superando i propri limiti”. A seguire proiezione del documentario di Blu Notte: “I rapporti segreti tra America e Italia”. Dal Biennio Rosso alla Resistenza, al movimento degli anni ’60 e ’70: cosa ereditiamo dal primo PCI? Perché non è stata fatta la rivoluzione in Italia? Cosa hanno significato e cosa ereditiamo dal movimento degli anni ’60 e ’70?
Il corso delle cose conferma che l’umanità ha bisogno di un nuovo sistema di relazioni sociali e di relazioni internazionali: il socialismo, fase di transizione dal capitalismo al comunismo. Di questo nuovo sistema più di 150 anni fa Marx ed Engels, i fondatori del movimento comunista cosciente e organizzato, hanno illustrato i presupposti creati dalla società borghese stessa, le caratteristiche che avrebbe assunto e le leggi della sua instaurazione. Durante la prima ondata della rivoluzione proletaria il movimento comunista guidato da Lenin, Stalin e Mao Tse-tung ha confermato che la classe operaia è effettivamente capace di guidare le masse popolari e i popoli oppressi a costruire questo nuovo ordinamento sociale e questo nuovo sistema di relazioni internazionali. Il corso delle cose ha anche mostrato e permesso di capire i limiti che il movimento comunista deve superare, in particolare nei paesi imperialisti, per portare a termine l’instaurazione del socialismo nel mondo. Tutte le idee, le aspirazioni e le proposte di porre fine all’attuale catastrofico corso delle cose senza riprendere la rivoluzione socialista, chiedendo ai governi dei gruppi imperialisti di porre fine alla guerra, di cessare la loro politica di sfruttamento e di rapina dei lavoratori e dei popoli oppressi e di devastazione della Terra, sono illusioni e creano diversioni.
A breve ricorrerà il 96° anniversario della nascita del PCI, il modo migliore per celebrarlo è quello di promuovere il dibattito sull’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria nel nostro Paese e a livello internazionale: sui quali sono stati i limiti che hanno impedito ai Partiti della Prima Internazionale Comunista di avanzare nell’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti. Limiti che hanno impedito anche al PCI di portare a compimento l’eroica lotta contro il fascismo, cioè di fare dell’Italia un Paese socialista. Non siamo d’accordo con coloro che dicono che “non vi erano le condizioni per fare la rivoluzione”, o che addossano la colpa a fattori esterni: le tesi dell’onnipotenza del nemico, del tradimento dei dirigenti o di burocrazie manovratrici sfumano di fronte alla realtà: quando la classe operaia e le masse popolari marciavano verso il comunismo, non c’era forza del nemico, dirigente corrotto o burocrati che impedissero la sua avanzata. Oggi è possibile dare una svolta al corso catastrofico delle cose che la Repubblica Pontificia impone nel nostro paese e che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti impone nel mondo. Per adempiere a questo ruolo storico occorre che i comunisti si uniscano su una giusta comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e che su questa base spingano in avanti, promuovano, organizzino e dirigano la lotta degli operai e delle altre classi delle masse popolari.
Federazione Toscana del Partito dei CARC