Mercoledì 28 dicembre, a Parigi, Jacqueline Sauvage ha ricevuto la “grazia” dal presidente Hollande. Condannata a dieci anni di carcere per aver ucciso il marito (che la picchiava e abusava delle sue due figlie), dopo tre anni la sessantanovenne ha potuto lasciare la prigione grazie all’intervento del premier francese. L’Eliseo ha poi dichiarato che “Il luogo adatto per Jacqueline Sauvage è con la sua famiglia e non in prigione.”
Nonostante l’euforia e la soddisfazione che tale notizia ha suscitato in tutto il mondo, specialmente nelle donne (dal momento che la protagonista di questa storia era diventata oramai un simbolo della lotta contro la violenza di genere), bisogna ricordarsi che Jacqueline Sauvage non è sola. Come lei, tante, troppe altre donne subiscono abusi di ogni genere nella propria casa o al di fuori. Eppure queste donne hanno bisogno di essere “graziate” per non essere perseguite nel momento in cui si ribellano e rispondono alla ferocità dei loro aggressori con la violenza.
Nella prima metà del ‘900, in Unione Sovietica, alle donne era consentito picchiare i propri coniugi senza rischio di essere penalmente perseguite in qualità di parte oppressa della popolazione. Ciò fa comprendere che solo in una società in cui gli oppressi si emancipano dagli oppressori, le donne possono essere realmente libere.
Oggi le donne necessitano di ottenere “la grazia” per vedere realizzati i diritti alla legittima difesa e alla salvaguardia personale, in quanto essi non sono garantiti come invece dovrebbero.
Di Jacqueline Sauvage, dunque, ce ne possono essere davvero poche. Invece di rivoluzionarie che combattono per l’emancipazione ce ne devono essere milioni, perché è solo lottando per instaurare una società di tipo superiore che la “grazia” di una diventerà conquista di tutte le donne.
Per arrivare a ciò, in conclusione, bisogna unire la lotta di genere alla lotta di classe, la lotta per l’emancipazione delle donne con la lotta per l’instaurazione dell’unica società in cui quest’ultima sarà realmente possibile, ossia quella socialista. E’ tema di dibattito che l’Agenzia Stampa del Partito dei CARC ha promosso nelle scorse settimane, con gli articoli [Italia] Dal 26 Novembre: la lotta delle donne delle masse popolari e la prospettiva socialista e [Parma] Cosa è successo nei locali di Via Testi? e che intendo rilanciare.
Citando Lenin, “non c’è rivoluzione socialista senza emancipazione delle donne delle masse popolari, non c’è emancipazione delle donne delle masse popolari senza rivoluzione socialista!”.
Federica