Non sono in gioco solo le condizioni salariali e normative, ma la difesa del CCNL stesso per tutti i lavoratori: la posta in gioco è la fine del CCNL di categoria a favore dei contratti aziendali e corporativi, che vuol dire rompere l’unità di classe.
Il CCNL dei metalmeccanici è quello che storicamente dà il la a tutti quanti: riguarda tutti i lavoratori perché riguarda i rapporti di forza tra i lavoratori e le masse popolari da una parte e i padroni e le loro autorità dall’altra.
Rivoltare contro i padroni e i loro portaborse la manovra messa in atto con l’accordo truffa sul rinnovo del CCNL dei metalmeccanici!
Votare NO al referendum del 19,20 e 21 dicembre, ma la battaglia continua anche dopo. Non affidarsi ai rituali della “democrazia rappresentativa”, prestando il fianco ai maneggi della destra sindacale: all’ultimo Congresso della CGIL hanno votato anche i morti!
Organizzarsi in ogni azienda autonomamente dai sindacati e indipendentemente dalle sigle sindacali e coordinarsi su scala via via più ampia!
Intervenire anche fuori dalle aziende a mobilitare il resto delle masse popolari per attuare direttamente e da subito le parti progressiste delle Costituzione del 1948 fino a costituire un governo d’emergenza popolare che le traduca in misure pratiche in tutto il paese!
Di seguito le prese di posizione di organismi (interni ed esterni alla FIOM) che indicano una direzione giusta e la spinta a coordinare le categorie di lavoratori che, come i metalmeccanici, sono in mobilitazione contro i contratti capestro
● Comitato Operaio FCA
Riteniamo inaccettabile l’ipotesi di accordo dei metalmeccanici sottoscritto da Federmeccanica FIM UILM e FIOM un accordo che lede i diritti primari delle tute blu
Per la prima volta non ci sarà un aumento reale in busta paga (così come auspicato dai padroni), se non in funzione di un calcolo sull’inflazione adeguata anno per anno e monetizzato dopo diversi mesi dall’entrata in vigore del nuovo CCNL, con i tassi presi a riferimento per gli adeguamenti dall’IPCA, e quindi inferiori ai dati reali dell’inflazione.
Per essere più chiari, in base agli adeguamenti IPCA previsti, nel 2017 ci saranno 8 euro in più in busta paga, nel 2018 17 e nel 2019 21. Un’offesa vera e propria!
Calcolo che non tiene conto delle condizioni vere in cui versano oggi i lavoratori, costretti a indebitarsi sempre più spesso per arrivare a fine mese. Meccanismo questo che mette definitivamente nel dimenticatoio la condizione operaia e aumenta ulteriormente il processo di sfruttamento della stessa.
Appare altresì evidente che chi “dovrebbe” rappresentarci si è dimenticato di quanto bassi siano gli stipendi dei metalmeccanici, se si mette a discutere degli aumenti rispettando l’inflazione e facendo così il gioco della controparte.
SIAMO AL BARATTO USATO NEL PERIODO MEDIEVALE!
Un contratto scritto in modo poco comprensibile, con voci mai viste prima, un esempio per tutti, la “flexible benefit”, tradotto in italiano non sono altro che i bonus spesa, il famoso bonus carburante che FCA voleva appioppare ai propri dipendenti pochi mesi fa. Tanto per ricordarlo quell’una tantum era facoltativo e i lavoratori in massa lo hanno rifiutato, preferendo ovviamente il corrispettivo in contanti. quel tipo di bonus diventa obbligatorio nel nuovo CCNL. In pratica, se mai si dovesse maturare un minimo di aumento (sempre su concessione dell’inflazione), una sostanziale quota verrebbe elargita in frutta, pasta e latte, non più in contanti. ovviamente per le imprese questo nuovo modo di pagare i propri dipendenti porta sgravi fiscali molto vantaggiosi. Un altro elemento estremamente negativo è il mandato per la contrattazione aziendale, in buona sostanza i contratti, con i relativi aumenti salariali, senza superminimi e senza premi (cioè gli unici dati certi che alzavano un po’ gli stipendi, e che vengono bloccati totalmente) verranno discussi
direttamente con il padrone, con l’arduo compito di convincere l’azienda a sborsare soldi, immaginatevi in un posto di lavoro dove non ci sono i giusti rapporti di forza per rivendicare quanto spetta al dipendente, è impensabile che si possa ottenere anche un solo centesimo in più in busta paga. Vi abbiamo descritto due punti determinanti per gli interessi dei lavoratori, ma potremmo citare altri aspetti di questo accordo che mette la classe operaia ancor più con le spalle al muro, come i fondi di assistenza sanitaria a , con iscrizione automatica dei lavoratori a “metasalute”, che incentiva la privatizzazione di quei servizi a pagamento che in un paese civile dovrebbero essere gratuiti, oppure l’allungamento dei tempi per fare richiesta di assistenza a parenti con invalidità (per la legge 104 e i congedi parentali bisognerà fare richiesta addirittura un mese prima), che metterà in difficoltà i lavoratori che sono chiamati al gravoso compito di accudire i propri cari.
ADESSO LA PALLA PASSA A VOI!
Perché è determinante il vostro voto nelle assemblee , affinché l’ipotesi di accordo diventi attuativo o venga bocciato.
Bisogna assolutamente votare no. Un contratto tanto disastroso quanto pericoloso va rispedito al mittente. I metalmeccanici hanno il diritto ad un giusto aumento, fatto di banconote e non di certo della “libretta di sopravvivenza”, impediamo al padrone, e a chi lo asseconda, di prendersi i nostri soldi e la nostra vita.
VOTARE NO!
Il comitato operaio FCA, pur non essendo direttamente interessato al contratto, in quanto l’ azienda in cui lavoriamo è fuori da Confindustria, mette al centro la propria appartenenza metalmeccanica, e sostiene in modo solidale e partecipe le ragioni del NO.
SOLO UNITI POSSIAMO SCONFIGGERE I POTERI FORTI!
PER CONTATTI: Domenico Destradis – cell. 333.79.19.445
● Comitato degli iscritti della FIOM del Muggiano
L’assemblea del Comitato degli iscritti di Fincantieri Muggiano esprime un giudizio fortemente negativo
rispetto all’ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL 2016-2019
Tale accordo a nostro avviso non tutela la contrattazione salariale in quanto lega eventuali aumenti dei minimi tabellari esclusivamente al recupero dell’inflazione a posteriori.
Inoltre esso impone l’assorbimento degli aumenti salariali collettivi un quota fissa dei contratti integrativi futuri e dunque di fatto rende i premi di risultato totalmente variabili, come richiesto da Federmeccanica.
Gli unici aumenti che sarà possibile contrattare da ora in avanti saranno quelli in forma di welfare. Tali “aumenti” sono di fatto sostitutivi degli aumenti salariali in denaro e quindi non agiscono sugli istituti contrattuali quali, ad esempio, la contribuzione INPS e INAIL, contribuendo dunque a impoverire ulteriormente le pensioni future.
Riteniamo che la necessità di dover programmare mensilmente e preventivamente l’utilizzo dei diritti derivati dalla Legge 104, introdotta con questo accordo, leda fortemente un diritto sancito dalla legge e costituisca un pericolo precedente.
Infine è evidente che con questa ipotesi di accordo anche la FIOM sottoscrive la possibilità di derogare nelle aziende le norme del contratto nazionale, vanificando la battaglia condotta negli anni in difesa dei diritti sanciti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria.
Muggiano (La Spezia), 6.12.16
● Direttivo provinciale della FIOM di Triste- documento conclusivo
Il direttivo della FIOM CGIL di Trieste assume la relazione del segretario generale e la proposta della segreteria provinciale ed esprime un giudizio pesantemente negativo sull’accordo per il rinnovo del CCNL 20162019.
Nell’accordo siglato, che rinnova l’accordo separato Fim Uilm Federmeccanica del 2012, si introduce un salario “ipotetico” basato sull’IPCA (indicatore osteggiato dalla fiom stessa nei passati rinnovi separati) con aumenti dei minimi che perverranno con 6 mesi di ritardo impedendo nei fatti la certezza del recupero del potere d’acquisto. In aggiunta viene sciaguratamente stabilita l’assorbibilità di tutti gli incrementi fissi della contrattazione aziendale futura (ad eccezione di quelli legati alla modalità di effettuazione della prestazione) e di quella individuale che non sia espressamente “non assorbibile”.
Nei fatti e per la prima volta, vengono introdotti degli aumenti che non sono uguali per tutte le lavoratrici ed i lavoratori. Il ruolo di tutela universale del CCNL inoltre, viene indebolito dall’accettazione da parte della Fiom della tanto osteggiata “sanità integrativa” (Metasalute) e su aumenti destinati alla stessa ed alla previdenza integrativa complementare (Cometa), appannaggio solo per quei lavoratori che hanno deciso di aderire a tale istituto.
Il nuovo accordo introduce strumenti di fidelizzazione aziendale del lavoratore (Flexible Benefit) di cui si indica solo il valore, lasciando di fatto mano libera alle aziende sulla gestione e la scelta dei servizi erogabili.
Tali voci, visto l’aumento nemmeno certo di soli 51 euro erogati sui 4 anni, sono un costo contrattuale pagato tutto dai lavoratori, come fra l’altro quella della “formazione soggettiva” ed a nostro giudizio non possono in nessun caso essere ricomprese fra l’aumento salariale del CCNL in quanto non a disposizione di tutti i lavoratori afferenti al comparto metalmeccanico.
L’accordo siglato fa sue le “intese modificative”, le famose deroghe su cui la stessa Fiom dichiarava “un contratto derogabile non è più un contratto”, introducendo quanto previsto dal TU sulla rappresentanza del 31 Gennaio 2014, che qui viene digerito da questo accordo, in contraddizione con tutto il percorso fatto dalla FIOM a partire dal contrasto del modello FIAT, ed in pieno contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale su quest’ultima.
Il nuovo contratto aggiunge una serie di altri peggioramenti: per la legge 104, in piena applicazione dell’art.8 si peggiora quanto previsto per legge obbligando il lavoratore a pianificazione preventiva dei permessi richiesti, si innalza l’età massima per cui i trasferimenti potranno avere carattere obbligatorio, il futuro riassetto dell’inquadramento lascia intendere che in una fase successiva dell’applicazione vi sarà per le aziende la possibilità di demansionamenti.
La scelta di firmare questo accordo è incomprensibile, questo alla luce della piattaforma votata dalle lavoratrici e dei lavoratori ma soprattutto alla disamina puntuale del percorso intrapreso dal gruppo dirigente della FIOM per la difesa e la riconquista di un vero contratto nazionale di tutte le lavoratrici e dei lavoratori.
Un tale insieme di regole rappresenta un sistema contrattuale completamente diverso basato sullo svuotamento completo del contratto nazionale e sulla perdita del suo ruolo di tutela generale dei diritti dei lavoratori. Del resto la FIOM a tutti livelli già indicava il CCNL separato del 2012 come un “contratto svuotato completamente di ogni valore”.
Per il direttivo provinciale della Fiom CGIL di Trieste, l’intesa raggiunta il 26 novembre sul CCNL tra Federmeccanica, Fim Fiom e Uilm mina l’esistenza della contrattazione collettiva e va bocciata senza alcuna riserva.
Approvato con 1 astenuto, 2.12.16
● 10, 100, 1000 Comitati per il NO all’accordo truffa sui CCNL, dai metalmeccanici all’Igiene Ambientale!
“Sì al protagonismo e all’autorganizzazione, no alla rassegnazione!”
Stamattina, a nome della Federazione Toscana del Partito dei CARC ci siamo recati al presidio provinciale dei lavoratori del settore dell’igiene ambientale davanti alla sede di Quadrifoglio, la municipalizzata che gestisce il ciclo dei rifiuti a Firenze e che è direttamente implicata nel famigerato progetto dell’inceneritore di Case Passerini da poco stoppato dal TAR. Questi lavoratori scioperano per l’ennesimo contratto al ribasso firmato dai sindacati confederali in questi ultimi mesi, in cui si rafforza il processo di subappalto dei servizi, aumenta l’orario di lavoro da 36 a 38 ore settimanali a fronte di aumenti salariali ridicoli, sancisce l’introduzione della Sanità privata e del famigerato welfare aziendale. Per molti aspetti e in linea di principio è simile all’accordo truffa del CCNL dei metalmeccanici, che si stanno mobilitando a loro volta per fronteggiare quello che è il punto centrale della questione per tutti e due i settori: l’aziendalizzazione del contratto e la liquidazione dell’organizzazione a livello nazionale, la demolizione dell’organizzazione collettiva dei lavoratori. Questo apre la via a ulteriori cedimenti e alla guerra tra poveri, tra colleghi con condizioni salariali e normative diverse come accade ora con quelli a cui si applica il Jobs Act e i presunti “garantiti”. Conferma l’importanza di organizzarsi e organizzare i tanti operai contrari a questi accordi deleteri in autonomia dalle sigle sindacali, sia per allargare il fronte di lotta che per condurre a un livello superiore la lotta, per rivoltarla contro i padroni e i loro manutengoli.
Per questo salutiamo positivamente e sosteniamo la costituzione di Comitati per il NO all’ipotesi di accordo del rinnovo del CCNL dei metalmeccanici.
Un NO che è in continuità con il NO al referendum costituzionale che ha determinato la cacciata di Renzi e che si ricollega a quanto proposto nell’assemblea dei delegati metalmeccanici che si è svolta martedì 6 dicembre a Firenze (vedi www.carc.it/2016/12/06/).
I Comitati che si sono costituiti all’interno di FCA a Melfi e Pomigliano o come quello di Publiambiente (municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti nell’Empolese-Valdelsa e nell’area metropolitana fiorentina) rappresentano un passo decisivo per alimentare la lotta oltre le consultazioni, che lasciano il tempo che trovano per i metodi altrettanto truffaldini. E’ il passo per legare a sé i tanti operai scontenti e diventare un centro di riferimento autorevole, dentro e fuori l’azienda; serve a collegarsi con lavoratori di altre categorie “perché facciamo tutti parte della classe operaia”, come ci ha detto stamattina Paolo del Comitato per il No di Quadrifoglio.
Rilanciamo il suo appello ai metalmeccanici presenti all’assemblea del 6 dicembre scorso, per mettersi in contatto con questi compagni e costruire un fronte comune di lotta, che vada aldilà delle appartenenze sindacali e anche delle categorie, per individuare una linea comune per rigettare l’attacco avversario e passare all’offensiva, ponendosi come centro di riferimento della classe operaia dell’area metropolitana di Firenze e non solo!
I cedimenti delle strutture sindacali mostrano chiaramente che la questione è politica e tale deve essere la soluzione; la vittoria del NO al referendum sulla Costituzione indica che è ora che le masse popolari, a partire dalla classe operaia, prendano in mano il paese per costruire l’unica via d’uscita alla crisi generale del capitalismo: il socialismo. Avanzare in questa lotta significa costituire un proprio governo, un Governo di Blocco Popolare sorretto dalle masse popolari organizzate nelle aziende private e pubbliche, nelle scuole, nei quartieri. Un Governo che attui le parti più progressiste della Costituzione, che metta in pratica le misure d’emergenza necessarie a risollevare le condizioni di vita delle masse popolari, che sia effettivamente in grado di difendere, estendere e migliorare diritti e conquiste che oggi i padroni, incalzati dalla crisi (una crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, non una crisi ciclica, non una crisi che passerà…) stanno smantellando.
Il percorso di costruzione, moltiplicazione e coordinamento dei Comitati per il NO all’ipotesi di accordo è un’occasione per avanzare nel dispiegamento della lotta di classe dei metalmeccanici e delle altre categorie. Significa avanzare nella creazione di Organizzazioni Operaie e Popolari che si occupano dell’azienda e escono dall’azienda per orientare e sostenere il resto delle lotte nei territori, perché è la classe operaia il motore della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari!
Federazione Toscana del Partito dei CARC, 13.12.16
● Appello di delegat@ FIOM a sostenere le ragioni del NO all’ipotesi di accordo del ccnl dei metalmeccanici
per aderire: peril.no.ccnl2016.metal@gmail.com – adesioni aggiornate
C’è chi dice no! – Appello di delegat@ per il NO all’ipotesi di accordo del rinnovo del CCNL metalmeccanico – Vota No il 19-20-21 dicembre
per aderire: peril.no.ccnl2016.metal@gmail.com
In un anno di trattative con Federmeccanica, la Fiom ha di fatto posto la parte economica come unica condizione imprescindibile per la firma del contratto. Quanto firmato non rispetta nemmeno questa condizione. Non si tratta di discutere se 92 euro di aumento siano tanti e pochi. Per il semplice motivo che non sono 92, non sono certi e non sono per tutti.
Si arriva a tale cifra solo sommando 51 euro di aumenti salariali al resto delle misure di welfare aziendale (7,69 euro di aumento sulla previdenza, 12 sulla sanità, 13,6 di welfare, per un totale di 85 euro mensili che arrivano a 92,68 con la quota per il diritto alla formazione continua).
Pochi spiccioli, quindi, ma in compenso tanta confusione. Innanzitutto perché si sommano voci di salario diretto a prestazioni di welfare, come se si trattasse di voci sostitutive l’una dell’altra. In secondo luogo perché si sancisce che si possa accedere a tale “aumento” solo accettando di far parte del welfare integrativo: non un diritto universale, ma basato su un rapporto con un fondo privato o con un fondo aziendale.
Infine, nemmeno i 51 euro salariali sono certi e per tutti. Non lo sono perché riassorbibili da tutti gli aumenti “fissi collettivi della retribuzione eventualmente concordati in sede aziendale” (con l’esclusione di quelli legati alla modalità di effettuazione della prestazione lavorativa).
Non lo sono perché sono aumenti solo “stimati”. L’effettivo importo verrà deciso ex-post: dopo la comunicazione annuale da parte dell’Istat dell’Ipca. L’Ipca (Indice Prezzi al Consumo Armonizzato) è un calcolo dell’inflazione che esclude dal paniere le voci energetiche importate. Un metodo truffaldino, dalla Fiom in passato contestato, che di fatto regala alle aziende la possibilità di pretendere una sorta di scala mobile al contrario.
E se non bastasse, questa destrutturazione dell’aumento salariale si lega a una parte normativa estremamente negativa.
In primo luogo, passa quasi sotto silenzio il fatto che la Fiom firmando questo contratto ha accettato contemporaneamente il contratto separato del 2012 precedentemente osteggiato. Se la Fiom ha ragione oggi, aveva torto ieri. Se aveva ragione ieri, ha torto oggi. Questo è e da qua non se ne esce.
Il contratto 2012 era stato osteggiato per misure come aumento degli straordinari obbligatori, flessibilità oraria, penalizzazione della malattia e apertura alle deroghe. Tutto questo viene recepito, con buona pace di 8 anni di battaglie. E c’è in fondo un legame diretto tra il fatto che si accetta la penalizzazione della malattia (contratto 2012) e la limitazione della 104 (l’attuale rinnovo) e dall’altro si apre alla sanità integrativa. Diritto universale alla salute, all’assistenza e alla malattia sono inversamente proporzionali a qualsiasi forma di integrazione della sanità.
In seconda battuta questo contratto, come dimostra la gioia di Renzi, Poletti e Federmeccanica, risponde a un obiettivo e un modello ben preciso. Gli obiettivi che si poneva il fronte padronale possono essere riassunti in tre grandi capitoli:
– blocco dei salari, ogni qualsiasi aumento dovrà venire a livello aziendale, in modo totalmente variabile e in cambio di aumento dei carichi di lavoro, indebolendo sempre di più la “paga oraria”;
– introdurre un sistema di fidelizzazione del lavoratore attraverso una rete di benefits aziendali;
– sfondare sul terreno dell’orario, con 80 ore a disposizione delle aziende per prolungare l’orario settimanale fino a 48 ore, adattando la vita del lavoratore a esigenze e fluttuazioni del mercato.
Dal punto di vista di Federmeccanica la missione è compiuta. I premi aziendali sono dichiarati variabili in maniera stringente: collegati a quella produttività che il lavoratore non controlla e che non determina di certo da solo. Si introducono una serie di misure di welfare aziendale e di benefits aziendali. E si allargano le possibilità della plurisettimanalità: la settimana lavorativa deve essere “mediamente” di 40 ore, allungabile e accorciabile a seconda delle esigenze.
Non siamo solo a un pessimo contratto. Siamo a un modello che lentamente, ma inesorabilmente, mina la stessa sindacalizzazione. Si mettono in moto tutti quei processi che legano il lavoratore attraverso mille fili all’andamento della “sua” azienda. Si recepiscono quei meccanismi che spaccano il fronte tra lavoratori di aziende “che tirano” e aziende in crisi. Si crea un interesse diretto del lavoratore a non fermare mai la macchina aziendale, magari con uno sciopero che mina la produttività. Si pensa di salvarsi entrando sotto l’ombrello del rapporto bilaterale sindacato-azienda dove il lavoratore trova conveniente aderire al sindacato per aderire ai servizi che ne derivano. Ma questo modello è veleno per la Fiom. E’ l’approdo a un aziendalismo che oggi si rivolge contro le punte avanzate dell’organizzazione e domani contro l’organizzazione intera.
Il tutto senza aver mai posto realmente il rifiuto del Jobs Act e la richiesta a Cisl e Uil di disconoscere la firma del contratto separato in Fiat.
Siamo delegati e delegate della FIOM e facciamo appello immediatamente a tutti i lavoratori e le lavoratrici, e agli altri delegati e delegate ad attrezzarsi perchè le ragioni del NO a questo contratto siano conosciute, sostenute, argomentate e diffuse nelle assemblee che si terranno e nel referendum del 19-20-21 dicembre, con l’obiettivo di una forte affermazione del NO nonostante le regole tutt’altro che democratiche della consultazione non consentono che il NO abbia la stessa agibilità del SI durante il percorso referendario. Invitiamo ad un incontro a Firenze il 6 dicembre per coordinare i metalmeccanici che dicono NO a questo contratto, a partire da quelli che appartengono alla nostra organizzazione e come noi hanno sostenuto in tutti questi anni le lotte di resistenza che pur tra mille contraddizioni ha portato avanti. Un primo passo di una battaglia per la difesa di un modello sindacale rivendicativo, unificante, conflittuale e partecipativo.
Il nostro NO deve vivere da subito, soprattutto nelle grandi fabbriche, nella battaglia della consultazione sul contratto e diventare un punto di riferimento per affermare una pratica sindacale opposta a quella dell’attuale gruppo dirigente.
Primi firmatari
Matteo Moretti, Michele Di Paola, Mauro Sassi, Luciano Morelli, Giuseppe Iapicca, Massimo Barbetti (RSU FIOM GKN)
Giorgio Mauro, Andrea Paderno, Matteo Carioli, Matteo Barbaro, Gianfranco Cannone, Roberto Rivoltella, Gianluca Paris, Alfonso De Martino, Jury Guerini, Alberto Vitali, Marco Fontanella, Franco Ruggeri, Luca Carlessi, Massimiliano Finardi, Massimo Mandelli, Rocco Vizzone, Daniele Gatti (RSU FIOM Same)
Massimo Cappellini, Antonella Bellagamba, Massimiliano Malventi, Adriana Tecce, Giorgio Guezze, Francesco Giuntoli, Simone Di Sacco (RSU FIOM Piaggio)
Giuseppe Faillace, Giuseppe Imparato, Ciro Palmieri (RSU FIOM Motovario)
Gianplacido Ottaviano, Giuseppe Principato (RSU FIOM Bonfiglioli)
Mario Viscido, Maurizio Mazza, Giuseppe Gomini (RSU FIOM Ducati)
Silvia Cini, Giada Garzella (RSU FIOM Continental)
Serafino Biondo (RSU FIOM Fincatieri Palermo)
Stefano Fontana (FIOM Fincantieri Marghera)
Gabriele Severi, Franco Batani (RSU FIOM Marcegaglia Forlì)