La schiacciante vittoria del NO alla riforma della Costituzione del governo Renzi è anche un NO a tutto il sistema politico della Repubblica Pontificia e ai suoi padrini europei, americani e sionisti. E’ un NO a chi ha portato il nostro paese al disastro economico, sociale, ambientale e culturale. Questa vittoria mette in evidenza e conferma che è ora che le masse popolari organizzate prendano in mano il destino del Paese.
Le masse popolari organizzate nelle fabbriche, nelle scuole e nei quartieri (organizzazioni operaie e popolari, organismi e reti sindacali di base, organizzazioni studentesche e giovanili, comitati popolari ambientali e territoriali) che sono state i veri artefici della vittoria del NO, devono organizzare e praticare da subito l’attuazione diretta delle parti progressiste della Costituzione del 1948 violate apertamente, aggirate e eluse dai governi che si sono succeduti in questi 70 anni: diritto a un lavoro e a condizioni di vita utili e dignitose, diritto a un’abitazione decente e a un ambiente salubre, diritto a un sistema scolastico, sanitario e culturale pubblico e al servizio delle masse popolari.
Gli operai delle aziende capitaliste e i lavoratori delle aziende pubbliche organizzati assieme ai comitati di disoccupati e precari, agli studenti e alle masse popolari organizzate in comitati territoriali e culturali, le reti e i coordinamenti democratici e popolari locali e nazionali devono iniziare a svolgere compiti che le istituzioni lasciano cadere (creare lavoro e in generale risolvere i problemi della vita delle masse popolari), a gestire direttamente parti crescenti della vita sociale, a distribuire nella maniera più organizzata di cui sono capaci i beni e i servizi di cui la crisi priva la parte più oppressa della popolazione, a non accettare le imposizioni dei decreti governativi e a violare le regole e le direttive delle autorità della Repubblica Pontificia che violano i principi della Costituzione.
Le organizzazioni operaie devono occuparsi della gestione e del futuro della propria azienda (“occupare le aziende e uscire dall’azienda”), e quelle popolari del proprio territorio (costringere le amministrazioni locali a mettere al centro sempre e comunque gli interessi delle masse popolari e dell’ambiente), insieme, organizzazioni operaie e organizzazioni popolari, devono occuparsi del paese. Sono loro le Nuove Autorità Pubbliche di questo paese che possono e devono prendere in mano il governo, costituendo un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare!
E’ ora di passare dallo sdegno, dalla denuncia, dalla rivendicazione e dalla protesta a concepirci e agire come artefici e costruttori di una nuova governabilità, che poggia sul protagonismo e sull’azione delle masse popolari organizzate. Non dobbiamo in alcun modo affidare la “soluzione” dei problemi a partiti e istituzioni della Repubblica Pontificia ma occuparsi direttamente del futuro delle aziende e della società e sperimentare l’emanazione e l’attuazione delle misure d’emergenza (a partire dalla misura centrale: “un lavoro utile e dignitoso per ogni adulto” per rimettere in sesto il paese).
I sinceri democratici della società civile (a partite dai dirigenti dei Comitati nazionali per il NO al referendum), i parlamentari del M5S, gli esponenti politici dei partiti della Sinistra Borghese (PRC, SI, ecc.), i dirigenti della sinistra sindacale e dei sindacati alternativi e di base e gli amministratori democratici di enti locali (a partire da De Magistris, Raggi, Appendino, ecc.) per dare seguito e continuità alla battaglia per l’attuazione della Costituzione e non sottostare ai riti e agli inciuci dei trafficanti dei vertici della Repubblica Pontificia (Bagnasco, Mattarella, Padoan, Draghi e compagnia) possono e devono costituire subito un Comitato di Salvezza Nazionale (CSN), per incitare e incoraggiare lavoratori e gli elementi delle masse popolari a organizzarsi e coordinarsi per la gestione veramente democratica del governo locale (costituendo Amministrazioni locali di emergenza) e per creare le condizione per l’instaurazione di un governo di emergenza popolare nel Paese.
Questa è la via per raccogliere e organizzare quanti si sono mobilitati e organizzati nella battaglia referendaria per il NO al governo Renzi e non lasciarli alle manovre dei mestatori reazionari (alla Salvini) e agli altri mestatori della Repubblica Pontificia (i D’Alema, Prodi e Berlusconi) e alle anime pie e inconcludenti della Sinistra Borghese.
Uno dei passi da fare immediatamente è riversare la cacciata di Renzi nella lotta contro l’accordo truffa del CCNL dei metalmeccanici (il 19, 20, 21 dicembre si svolgerà il referendum nelle aziende): non lasciare alle manovre e agli imbrogli della destra sindacale, né alle illusioni nella “democrazia rappresentativa” l’esito di questa battaglia. Chiamiamo i protagonisti operai, lavoratori e masse popolari, i fautori della vittoria del Referendum del 4 dicembre, a sostenere attivamente e praticamente quella parte della classe operaia che porta quella battaglia nelle strade e nelle piazze. Anche questa è applicazione delle parti progressiste della Costituzione e favorisce la costruzione del Governo di Blocco Popolare!
La costituzione del Governo di Blocco Popolare è uno strumento per avanzare nella lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese. L’unica soluzione definitiva e generale della crisi generale del capitalismo.
Il socialismo è un nuovo sistema di relazioni sociali corrispondente alle esigenze delle masse popolari, democratico (non perché periodicamente le masse popolari sono chiamate a votare, ma perché fondato sulla loro organizzazione e sulla loro crescente partecipazione alla gestione della società), ecocompatibile, adeguato alle forze produttive materiali e intellettuali oggi esistenti, corrispondente ai sentimenti e alle concezioni più avanzate che l’umanità ha finora concepito.
Il voto popolare del 4 dicembre conferma, ancora una volta, che la situazione diventa sempre più rivoluzionaria, che la crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale diventa sempre più anche crisi del sistema di relazioni internazionali e dei sistemi politici dei singoli paesi, che le classi dominanti incontrano sempre più difficoltà nel dirigere la società e le classi sfruttate e i popoli oppressi sono sempre più insofferenti della vita che le classi dominanti impongono.
La linea che noi comunisti indichiamo e pratichiamo (Governo di Blocco Popolare e rivoluzione socialista) non solo è possibile ma è anche necessaria per fermare il corso disastroso delle cose (miseria, devastazione dell’ambiente e guerra) e invertire la rotta, costruendo una società dove non ci sono esuberi, dove tutti hanno un posto e condizioni di vita dignitose.