Riportiamo una serie di filmati che testimoniano lo stato in cui versano le zone terremotate e i soccorsi, e un articolo in cui ci sono le cifre (o meglio le briciole!) previste dall’intervento del governo centrale per l’emergenza terremoto. E’ lo specchio dello stato in cui versa l’intero paese, completamente allo sbando, governato da una classe dominante che non ha interesse a risolvere il problema. I pochi euro destinati alle zone terremotate non sono nulla a confronto degli investimenti miliardari fatti su scala nazionale per opere inutili e dannose come il MOSE, il tunnel-TAV, gli inceneritori, padiglioni Expo etc.
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Terremoto, danni e crolli ad Ascoli e in tutta la provincia
Ascoli, 14 novembre 2016
Sono 22 i comuni del Piceno inseriti nel cossiddetto cratere del terremoto. Agli undici già individuati e inseriti nel primo decreto licenziato dal consiglio dei ministri a metà ottobre (Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Comunanza, Cossignano, Force, Montalto delle Marche, Montedinove, Montegallo, Montemonaco, Palmiano, Roccafluvione, Rotella e Venarotta), se ne aggiungono altri dieci: Appignano, Ascoli, Castel di Lama, Castignano, Castorano, Colli del Tronto, Folignano, Maltignano, Offida e Spinetoli.
L’elenco non è contenuto nel decreto, ma nella relazione tecnica a supporto, documento di cui il Carlino è in grado di darvi notizia. La novità più importante riguarda il capoluogo: Ascoli uscirà sì dai vincoli del patto di stabilità, ma non dovrà sospendere a tutti le tasse comunali. Ad aver diritto alle misure di sostegno fiscale saranno soltanto «i soggetti effettivamente danneggiati che comprovino il dannosubito mediante adeguata documentazione». Il punto è centrale: in caso di sospensione totale delle imposte municipali, il bilancio di palazzo Arengo rischierebbe seriamente il dissesto, motivo per il quale l’inserimento di Ascoli nel cratere è stato oggetto di una lunga trattativa con il governo e il commissario straordinario Vasco Errani.
Altra novità importante è quella che riguarda gli appalti, per i quali viene concessa ampia discrezionalità ai sindaci. Così, al fine di «avviare tempestivamente gli interventi di tutela e ricostruzione del patrimonio storico e artistico danneggiato» dal sisma «si applicano per i lavori, i servizi e le forniture di somma urgenza relativi ai beni culturali» le norme del nuovo codice degli appalti, cioè gare più ristrette e urgenti. Allo stesso tempo, per i lavori di importo minore ai 40mila euro si potrà procedere «mediante affidamento diretto a professionisti idonei, senza ulteriori formalità». Altro compito importante per i sindaci sarà quello di individuare le aree in cui installare le abitazioni provvisorie. In assenza di indicazioni a procedere sarà direttamente il capo del dipartimento della protezione civile, d’intesa con i presidenti delle Regioni.
Per quello che riguarda invece le disposizioni finanziarie, il governo metterà sul piatto 412 milioni per il 2016, 364 milioni per il 2017, 280 milioni per il 2018, 62 milioni per il 2019, 42 milioni per il 2020, 2 milioni per il 2021 e 0.14 milioni per il 2022. Soldi che serviranno a rimettere in piedi un territorio demolito da uno sciame sismico con pochi precedenti nella storia italiana recente.