Il nostro paese è il giardino del lusso e del parassitismo del Vaticano. L’articolo che riportiamo in fondo manifesta solo una parte delle risorse pubbliche del nostro paese che vanno nelle tasche di prelati di cui il nostro paese non ha bisogno.
E’ necessario oggi costruire un nostro governo, un Governo d’Emergenza Popolare, che con decisione utilizzi tutte le risorse destinate a mettere all’ingrasso il clero e la sua corte per la creazioni di posti di lavoro utili e dignitosi. Andiamo a prendere i soldi dove sono, con un nostro governo che risponde ai reali interessi delle masse popolari!
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9 milioni di euro di soldi pubblici. Ecco gli stipendi dei cappellani militari, pagati dallo Stato
di Luca Comellini
Anche nel 2017 dalle tasche dei contribuenti verranno prelevati 9.579.962 euro per il pagamento degli stipendi dei Cappellani militari: i sacerdoti con le stellette. A tanto, infatti, ammonta la spesa prevista dal “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017” per il pagamento degli stipendi dei 200 cappellani militari nonostante lo scorso 16 maggio che per effetto della riforma che dai primi mesi di quest’anno è allo studio di una apposita Commissione paritetica tra la Chiesa e lo Stato, annunciata nel marzo del 2015 a seguito delle pressioni mediatiche e delle pubbliche promesse per la rinuncia ai gradi da ufficiale delle forze armate e per quanto riguarda l’Ordinario militare, monsignor Santo Marcianò, al grado e allo stipendio da generale di corpo d’armata che ammonta a circa 147mila euro all’anno.
Parlando della riforma allo studio della Commissione paritetica è stato proprio il vicario del capo dei cappellani militari, don Angelo Frigerio, in una intervista rilasciata lo scorso 25 maggio ai microfoni di Radio Vaticana, ad affermare che «Il tutto parte dalla necessità di ridurre la spesa pubblica, permettendo un risparmio in tutti i settori, anche nel settore dell’assistenza spirituale alle Forze Armate, e questo risparmiando il più possibile e dove è possibile. Ad oggi il numero è progressivamente diminuito: siamo in 158. L’arcivescovo, sulla base di questa esperienza, ha fatto questo ragionamento: io posso scendere da un organico di circa 200 a 160, perché riesco a garantire l’assistenza spirituale agli uomini e alle donne delle Forze Armate. Di questi 42 sacerdoti cappellani militari, 12 sono dirigenti: questo vuol dire che la spesa non scenderà di un quinto, ma scenderà più di un terzo, perché lo stipendio lordo di un colonnello è quattro volte o tre volte quello di un tenente. Questa spesa, intorno ai 9 milioni di euro, scenderà a poco più di 5 milioni di euro, forse massimo 6 milioni di euro…
Quindi la spesa è quasi della metà. La proposta di Marcianò è questa: io rinuncio alla dirigenza di questa porzione di Forze Armate, tenendo il vertice dell’organizzazione e quindi: ordinario militare e vicario generale militare, 160 cappellani militari assimilati di rango da tenente a tenente colonnello; inoltre, un cappellano militare, con la nuova riforma, sarà assimilato al grado di tenente colonnello dopo 30 anni di servizio: 10 da tenente, 10 da capitano, 10 da maggiore; dopodiché diventa tenente colonnello. Ma naturalmente per “assimilazione”, non per identificazione.»
Nonostante le buone intenzioni anche per il 2017 le parole dell’altro prelato militare sono smentite dai numeri della legge di bilancio. Infatti, la tabella allegata, riferita alle spese dei singoli ministeri, riportano i seguenti numeri: la spesa prevista per il 2017 sarà di 9.579.962 euro e i preti con le stellette saranno ancora 200 di cui 9 dirigenti, 94 con trattamento superiore (generale o colonnello), 97 ufficiali.
14 novembre 2016