Sul numero 10/2016 di Resistenza abbiamo pubblicato l’intervista a E. Piccolo, insegnante milanese in lotta contro la Buona Scuola. L’intervista trattava del legame fra la lotta per difendere la Costituzione e le lotte per farla applicare dalle istituzioni e per applicarla direttamente, dal basso. In questo caso in ballo c’è il diritto all’istruzione, in cui si riflette la battaglia per l’assunzione dei docenti precari inseriti nelle GAE (le Graduatorie a Esaurimento). La mobilitazione aveva coinvolto insegnanti (precari e di ruolo) e altri lavoratori solidali, sortendo un effetto a catena nel resto della Regione (su loro esempio anche nelle altre province lombarde gli insegnanti hanno bloccato le nomine di ruolo) e si sono combinate con le lotte di altri lavoratori della scuola sul territorio nazionale: la situazione ha costretto il Provveditorato a confermare le prime assunzioni e ha sancito una prima importante vittoria. Nell’intervista la Piccolo affermava come il Coordinamento 3 ottobre di cui fa parte non si sarebbe fermato fino all’assunzione di tutti i precari. Il 19 ottobre un centinaio di precari si sono nuovamente diretti al Provveditorato per ottenere l’inserimento nelle scuole dove ancora le cattedre risultano vacanti. Agli insegnanti è stato impedito l’accesso agli uffici ma questo, più che smorzare la protesta, l’ha alimentata, costringendo il provveditore Bussetti a fissare un incontro per il pomeriggio con una loro delegazione che ha ottenuto lo sbloccamento di ulteriori 92 nomine.
Riportiamo le parole della Piccolo a seguito di questa nuova vittoria: “La lotta aiuta a vincere, non tutto, non subito, ma rimane l’unico strumento per riprendersi i diritti calpestati e svenduti. Oggi abbiamo sbloccato altri 92 posti per l’immissione in ruolo dei precari della scuola. Purtroppo non siamo riusciti a posticipare le nomine per permettere i nuovi inserimenti degli aventi diritto e per correggere i numerosi errori, frutto di una amministrazione pubblica vergognosamente sotto organico, incapace di erogare i servizi essenziali e di rispettare il giusto diritto dei lavoratori. Questo significa che torneremo a denunciare il pessimo governo scolastico territoriale e a prenderci fino all’ultimo posto. Il precariato, non solo scolastico, rimane un crimine di stato. Uniamo le lotte e impariamo a vincere”.