“C’è che dice NO”: spinte al coordinamento dal basso

Milano. Il 15 Ottobre si è svolta un’iniziativa contro la riforma costituzionale. I promotori (Comitato “C’è chi dice NO”, Fronte Popolare, PCL, Coordinamento 3 Ottobre e la Sezione di Milano del P.CARC) sono riusciti a costruire un momento di dibattito e confronto con organismi cittadini (USB, CASC Lambrate, Cantiere, Rete Studenti Milano) e realtà che operano in altre zone o che hanno un rilievo di carattere nazionale (Movimento No TAV, Clash City Workers, una componente del Coordinamento degli Insegnanti Autorganizzati di Torino).

Gli interventi sono stati ricchi di spunti utili alla riflessione, a dimostrazione dell’esigenza di trovare un percorso comune: come andare oltre il 4 Dicembre? Come coordinare le numerose lotte e renderle una scuola che effettivamente trasformi il senso comune delle masse popolari?

I tratti salienti del dibattito sono pubblicati su www.carc.it, di seguito la Redazione di Resistenza pubblica uno stralcio del comunicato emesso dalla Sezione di Milano del P.CARC che bene illustra le risposte a quelle domande.

Un aspetto della lotta per cambiare il corso delle cose nel nostro paese è porsi l’obiettivo di cacciare il Governo Renzi e costituire un governo di emergenza delle masse popolari organizzate. Il voto al Referendum è solo una parte della lotta. La principale arma della battaglia sono e saranno le azioni di mobilitazione e di organizzazione che si metteranno in campo per applicare realmente la Costituzione, cacciare il governo e preparare la riscossa sul piano nazionale. Concretamente significa: 1. prendere posizione e promuovere azioni di solidarietà a chi è colpito dalla repressione, in particolare sostenere la posizione di rottura di Nicoletta Dosio, che con il suo esempio ci insegna che è giusto e legittimo fare ciò che è negli interessi delle masse popolari anche se illegale; 2. sostenere gli operai della General Electric di Sesto S.Giovanni per difendere il posto di lavoro, senza se e senza ma, seguendo l’esempio degli operai della Marcegaglia; 3. sostenere il coordinamento di insegnanti e studenti affinché si occupino dei propri istituti con l’obiettivo di boicottare la Buona Scuola, esautorare i presidi-sceriffo dal loro potere e soprattutto legarsi al vasto movimento di organizzazioni operaie e popolari per occuparsi anche dei territori in cui lavorano e studiano; 4. aderire e partecipare agli scioperi del 21 Ottobre e del 4 Novembre, alle mobilitazioni nazionali che si terranno a Roma il 22 Ottobre e il 27 Novembre; 5. sviluppare il coordinamento metropolitano con le forze che stanno promuovendo la Carovana milanese delle Periferie, con l’obiettivo di costruire il controllo popolare, la definizione di problemi e l’attuazione di soluzioni che affermino gli interessi delle masse popolari: in sintesi la nuova governabilità dei territori”.

E’ un piccolo esempio, ma esemplare, di ciò che si intende quando diciamo che per noi comunisti le battaglie della politica borghese hanno un senso, e il loro esito ha un senso, in funzione della lotta politica rivoluzionaria, quella che ha come obiettivo l’instaurazione del socialismo.

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Manuale di Storia contemporanea

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta...

4 novembre in piazza: appello del Calp di Genova

Unire le lotte e le mobilitazioni contro la guerra...

Quando i sionisti attaccano hanno paura della verità

Liliana Segre e la denuncia all'attivista Cecilia Parodi

La lotta per la formazione

La formazione è un pilastro dell’attività del P.Carc. Si...