99° anniversario della rivoluzione russa, dal 17’ ad oggi il comunismo è il futuro dell’umanità
Il 7 novembre del 1917 (25 ottobre secondo il calendario giuliano in vigore nella Russia dell’epoca) è una data che ha cambiato gli equilibri della storia mondiale, data che ha smentito la tesi dell’onnipotenza ed eternità del potere della borghesia e data che ha cambiato inesorabilmente l’animo, il vigore e gli equilibri della lotta tra le classe a livello planetario: è la data della rivoluzione d’ottobre, la rivoluzione bolscevica. Le masse popolari russe sotto la guida rivoluzionaria del Partito bolscevico di Lenin riuscirono a sovvertire l’esistente e a imporre la dittatura del proletariato in un paese devastato e oppresso dal potere della monarchia zarista dei Romanov. Tanti gli insegnamenti e le scoperte che vanno attribuite a questi valorosi compagni cui va onorato il pregio storico di mostrare come il potere della classe operaia fosse cosa già presente nell’ordine della società borghese, da un lato, e che questo fosse possibile, perseguibile e attuabile dalla forza delle masse popolari sotto la guida del proprio partito comunista, la sua avanguardia e stato maggiore.
Fu la classe operaia la grande protagonista di questo pezzo di storia dell’umanità: durante l’assemblea in cui si decideva se passare o meno all’insurrezione, posta l’iniziale vittoria del no, un operaio si alzò e disse: «parlo a nome del proletariato di Pietrogrado. Noi siamo per l’insurrezione. Fate quello che volete, ma io vi dichiaro che voi lasciate schiacciare i soviet, voi siete finiti per noi». L’esito dell’assemblea fu un netto sì all’insurrezione e l’incisione in calce sui libri di storia che in Russia il potere l’avevano preso gli operai. Ma come si è arrivati alla “presa del palazzo d’inverno”? Come è successo che l’operaio di Pietrogrado, appena citato, lottasse per il potere?
La rivoluzione d’ottobre è ricca di insegnamenti, tra i più importanti riconosciamo quello secondo cui la rivoluzione socialista non è un processo che scoppia ma si costruisce tappa dopo tappa. L’instaurazione del governo sovietico nel novembre del 1917 era stata preceduta da un lavoro sistematico condotto dal partito di Lenin volto ad accumulare forze rivoluzionarie attorno al partito comunista. Questi a partire dal 1903 si era costituito come forza politica libera, che esisteva e operava con continuità in vista della conquista del potere nonostante che il regime zarista mirasse a distruggerla e quindi come forza politica indistruttibile dal nemico. Quindi la lotta condotta dal partito comunista russo nel periodo 1903-1917 ci può insegnare qualcosa su come si accumulano forze rivoluzionarie in seno alla società dominata dal nemico, a condizione di tener conto nella giusta misura che la Russia zarista non era un paese imperialista ma ancora semifeudale, che la rivoluzione da compiere era una rivoluzione di nuova democrazia, che in Russia non esisteva un regime di controrivoluzione preventiva L’instaurazione del governo sovietico nel novembre 1917 è stata preceduta dal lavoro più specifico fatto tra il febbraio e l’ottobre 1917, in condizione di doppio potere, di equilibrio tra le forze dei due campi contrapposti, quando la rivoluzione disponeva già di forze militari che obbedivano solo ai soviet. È stata seguita da una guerra civile e contro l’aggressione imperialista durata tre anni e conclusa alla fine del 1920. In realtà conclusa solo in un certo senso: infatti se consideriamo le cose a livello internazionale, non dal punto di vista della rivoluzione in Russia ma dal punto di vista della rivoluzione proletaria mondiale, lo sforzo della borghesia imperialista per soffocare l’Unione Sovietica (divenuta la base rossa della rivoluzione proletaria mondiale) è proseguito nelle lunghe e molteplici manovre antisovietiche degli anni ‘20 e ‘30 e nell’aggressione nazista del 1941-1945.
Quanto seguì quei giorni e la gloriosa storia di un paese che riuscì ad abbattere il dilagante tasso di analfabetizzazione in soli tre anni: la cultura, l’istruzione e la capacità di leggere e scrivere divennero, nel giro di poco, patrimonio di un intero popolo. Già nel dicembre del 1918 venne introdotta la giornata lavorativa di 8 ore, le ferie annuali, il divieto delle multe e il sostentamento statale in caso di perdita della capacità lavorativa per malattia. Il libero e universale accesso alla sanità pubblica, il sostegno per la ricerca scientifica e per lo sviluppo e cura della persona in una società che vedeva le libertà collettive come presupposto per le libertà individuali, furono aspetti con cui le masse popolari, divenute sovietiche, ben presto conobbero e svilupparono, guidate dal partito comunista bolscevico, in maniera larga e via via più partecipata. Tutto questo mentre in giro per l’Europa e per il mondo, il capitalismo distruggeva e maciullava tutto il capitale sovraprodotto che ne aveva causato la prima crisi, per l’appunto, per sovrapproduzione assoluta di capitale.
La rivoluzione sovietica ha quindi mostrato che, per fare tutto ciò, la classe operaia ha dovuto e deve dotarsi del suo partito, il partito comunista, organizzato e concepito come reparto cosciente e di avanguardia della classe operaia nella sua lotta per il potere, che doveva e deve essere il punto del discorso in contrasto a quanto la borghesia vorrebbe che gli operai e le masse popolari si riducano a fare nella società: sottomettersi e limitarsi al massimo a lottare per ottenere questa o quella conquista. La rivoluzione bolscevica prova inconfutabile di tutto questo, ed in questo si trova la ragione dell’opera incessante della borghesia che cerca di denigrare quell’esperienza, minarne le fondamenta e gli insegnamenti, tumefacendone il volto e i personaggi più illustri e all’epoca più amati dalle masse popolari sovietiche e mondiali: basti pensare a un personaggio come Stalin, descritto ancora oggi come il sanguinario dittatore dalla borghesia ma al cui funerale parteciparono milioni di donne e di uomini che ne piansero la scomparsa.
Oggi siamo nella seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale e il livello di mobilitazione complessivo delle masse popolari si fa montante di giorno in giorno. Alle spalle abbiamo la sconfitta della prima ondata della rivoluzione proletaria (il crollo dei primi paesi socialisti finiti in mano revisionista, la destra del Partito, la borghesia interna) e la conseguente debolezza del movimento comunista; movimento comunista che sta rinascendo in tutto il mondo e che nel nostro paese ha un terreno estremamente fertile per rilanciare l’offensiva contro la borghesia imperialista e il potere occulto del Vaticano. La Carovana del (n)Pci, di cui il P.CARC fa parte, ha assunto il compito e la responsabilità storica di fare bilancio dell’esperienza dei primi paesi socialisti, sintetizzare insegnamenti e fornirsi degli strumenti per costruire la rivoluzione per la prima volta in un paese imperialista, consapevole che il primo paese imperialista che romperà le catene dell’oppressione della borghesia imperialista aprirà la strada a tutti quanti gli altri, superando, quindi, il limite, che ha riguardato la prima ondata della rivoluzione proletaria del 900: non riuscire a fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista.
Fare la rivoluzione oggi significa quindi partire innanzitutto da questo, i comunisti devono fornirsi degli strumenti ideologici, politici, finanziari, organizzativi e logistici per fare la rivoluzione. Oggi ci troviamo in una fase simile a quella in cui compagni come Lenin, Stalin e gli altri si trovarono ad affrontare nei freddi inverni russi o nell’angusto isolamento degli esili che furono loro imposti: da un lato la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, dall’altro la mobilitazione reazionaria. Mobilitazione rivoluzionaria oggi significa porsi all’avanguardia e dirigere tutto il grande processo di autorganizzazione e scuola pratica che le masse popolari, spontaneamente, stanno compiendo verso la costituzione di un Governo di Emergenza Popolare, un governo che nasce dalla spinta delle masse popolari organizzate nelle aziende, nei territori e in tutto il paese, composto da quegli elementi che ancora godono della fiducia delle masse popolari stesse (esponenti progressisti e non accecati dall’anticomunismo del mondo politico, sindacale e culturale del nostro paese); un governo che viene fatto ingoiare alla borghesia e che sarà la base materiale e l’enorme scuola pratica in cui le masse popolari si sperimenteranno e avanzeranno sulla via dell’autorganizzazione, della diffusione del potere e del controllo di pezzi via via crescenti della società che la borghesia lascia cadere, ponendosi come autorità di nuovo tipo (Nuove Autorità Pubblica) che si oppongono alle autorità classiche della finta democrazia borghese. Un governo che ben presto diverrà nemico aperto della borghesia imperialista, la quale dovrà dichiarargli guerra, quella guerra che porterà le masse popolari dritte alla vittoria finale e alla conquista del potere, la costruzione della dittatura del proletariato, dello stato socialista, del nuovo mondo; quel mondo che in quelle fredde terre della Russia zarista un intero popolo ha provato a costruire per la prima volta nella storia, consapevoli che allora, oggi o domani, quello sarà il futuro dell’umanità.