99° anniversario della rivoluzione d’ottobre: le radici del futuro

A novembre del 2017 ricorre il 100° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre e a un anno di distanza la classe dominante, i suoi opinionisti, storici, intellettuali e azzeccagarbugli si preparano per una vasta campagna di intossicazione e di denigrazione del primo paese socialista della storia, della rivoluzione che ha acceso la scintilla della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale. I più solerti sono stati quelli de Il Giornale che si sono portati avanti con operazioni editoriali e articoli fin da inizio novembre 2016, ma presto saranno accompagnati, a reti e testate unificate, in una grande operazione “politico-culturale”.

Anche fra chi si definisce comunista sono in corso preparativi per celebrare il 100° anniversario: c’è chi, affetto da dietrologia e complottismo, spera di trovare “elementi nuovi” per fare un bilancio di quella esperienza (come se gli elementi nuovi fossero custoditi e imprigionati in qualche archivio polveroso), e chi invece il bilancio di quella esperienza, e più in generale della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, proprio non vuole farlo e tira dritto per la sua strada come se il crollo dei primi paesi socialisti fosse stato un accidente piovuto da cielo.

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Chi vuole instaurare il socialismo deve affrontare con serietà e scienza il bilancio della Rivoluzione d’Ottobre e raccoglierne gli insegnamenti attuali, cioè utili qui e oggi.

La Carovana del (nuovo)PCI ha elaborato questo bilancio nel corso della sua trentennale esistenza e lo ha sintetizzato nel Manifesto Programma del (nuovo)PCI.

Di seguito indichiamo due testi:

  • uno che tratta, appunto, del bilancio dei primi paesi socialisti, pubblicato su Rapporti Sociali n. 5/6 (gennaio 1990) – “Per il bilancio dell’esperienza dei paesi socialisti”;
  • uno, riportato in stralci in vista di una ripubblicazione completa on line, che mostra il contenuto della dittatura del proletariato instaurata in Unione Sovietica ed è stato pubblicato su Rapporti Sociali n. 7 (maggio 1990) – “Democrazia e socialismo”.

Entrambi valgono non come sostituti del Manifesto Programma del (nuovo)PCI, ma come approfondimento da cui possono trarre utili elementi tutti coloro che aspirano a dare serietà e scienza alla loro iniziativa pratica.

A breve saremo bombardati dalla propaganda anticomunista di regime, aperta e dispiegata: “i gulag”, “oltre cento milioni di morti”, “la dittatura più feroce della storia”, “i bambini mangiati per le carestie”, “omologazione e divieto delle libertà individuali”, “Stalin uguale a Hitler, anzi peggio”, ecc.

A queste menzogne, tanto più veementi e convinte quanto più aumenta il terrore della borghesia e del Vaticano di fare la fine che fecero i loro scagnozzi Hitler e Mussolini, noi possiamo efficacemente rispondere con una verità più forte del fango che ci getteranno addosso: la pratica.

Come fecero Lenin e i comunisti della Rivoluzione d’Ottobre, come fecero Stalin e i comunisti che vinsero a Stalingrado, liberarono Auschwitz e marciarono fino a liberare Berlino; come Mao e i comunisti che edificarono in Cina un sistema di emancipazione per milioni di contadini e operai analfabeti e ritenuti dal mondo “civile” bestie o sottosviluppati.

Noi non siamo Lenin, Stalin o Mao, ma questa è la nostra storia, è la storia dell’umanità che marcia verso la sua emancipazione. Noi siamo, quindi, anche Lenin, Stalin, Mao, Marx, Engels e siamo anche chi verrà dopo di loro. Non individui, ma classe, umanità, passato e futuro. Siamo la rivoluzione che avanza, questo è il presente.

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