Il numero 7/8 di Resistenza, organo mensile del Partito dei CARC, ha ospitato un interessante invito al dibattito franco e aperto rivolto al Partito Comunista (PC) di Marco Rizzo. La critica formulata dalla redazione di Resistenza a PC traeva spunto da alcune dichiarazioni di Alessandro Mustillo (candidato sindaco di PC alle ultime elezioni amministrative romane e segretario della federazione romana di PC) a proposito del ballottaggio romano di giugno tra Virginia Raggi, candidato Sindaco M5S e Daniele Giachetti, candidato Sindaco del PD. Si trattava di dichiarazioni su temi e questioni di grande interesse per i comunisti e più in generale per i tanti compagni “con la falce e martello nel cuore” che oggi si interrogano:
– sull’analisi della situazione nel nostro paese dopo la vittoria di liste elettorali in rottura con gli interessi dei poteri forti a Roma, Napoli e Torino,
– sull’atteggiamento e la linea con cui i comunisti devono rapportarsi alle nascenti Amministrazioni Locali in rottura coi poteri forti e più in generale alla protesta spontanea delle masse popolari contro i partiti delle Larghe Intese che oggi si incanala in voti e sostegno alla nuova sinistra borghese del M5S e di movimenti come quello che ha portato alla vittoria di De Magistris a Napoli.
A due mesi di distanza la redazione di Resistenza non ha ricevuto risposte da parte di PC e dai suoi esponenti ma non è certo venuta meno l’esigenza di approfondire il dibattito su questi e altri argomenti.
In primo luogo perché resta ancora non chiarito il come e in che modo PC intenda mettere a frutto la sua influenza tra le masse popolari per attuare la parola d’ordine della campagna elettorale di Mustillo “a Roma non serve un cambio, a Roma serve una rivoluzione”.
In secondo luogo perché i comunisti che condividono l’orizzonte della rinascita del movimento comunista e dell’unità dei comunisti in un unico Partito Comunista non possono sottrarsi dal confronto sulle questioni di concezione e linea. Sottrarsene è una forma di opportunismo.
E’ solo attraverso il dibattito franco e aperto e attraverso una serrata lotta ideologica tesa ad individuare e distinguere ciò che è giusto e avanzato da ciò che è sbagliato e arretrato che la rinascita del movimento comunista e la prospettiva dell’unità dei comunisti in un unico PC diventano qualcosa di concreto. La lotta in campo ideologico è il presupposto dell’unità ideologica dei comunisti (non c’è unità senza lotta) e l’unità ideologica è il presupposto dell’unità politica e organizzativa nel Partito Comunista. In sintesi i comunisti che imbracciano il dibattito franco e aperto sulle questioni di concezione e linea dei comunisti sono i veri partigiani dell’unità dei comunisti in un unico PC. Questo attestato in definitiva conta molto di più di mille costituenti, appelli, ecc. “per l’unità dei comunisti” che senza il complemento della disponibilità di chi le promuove al dibattito franco e aperto sulle questioni di concezione e linea lasciano il tempo che trovano.
Siamo consapevoli che nel nostro paese non è soltanto il P.CARC a farsi fautore di questa sana linea di condotta e con questo spirito rinnoviamo l’appello al PC, al suo segretario generale Marco Rizzo e al segretario della federazione romana Alessandro Mustillo, a rispondere alla chiamata al dibattito franco e aperto contenuta in Resistenza numero 7/8 e alle questioni in esso poste.
1) Dibattito franco e aperto tra comunisti: optional di cui la rinascita del movimento comunista può fare a meno o complemento fondamentale del lavoro per la rinascita del movimento comunista?
2) Risultati elettorali di Roma, Torino, Napoli: quali sono i compiti dei comunisti? Contrapporsi alle masse popolari che votano M5S, ecc. nell’attesa di tempi migliori oppure giovarsi e orientare il movimento spontaneo che oggi si esprime nel voto in rottura coi partiti delle Larghe Intese? Secondo il P.CARC i 10000 voti di PC alle elezioni amministrative romane sono un retroterra importante di influenza tra le masse popolari che può essere valorizzato per orientare la protesta contro i partiti delle Larghe Intese e per Amministrazioni Locali in rottura coi poteri forti espressasi nel voto a M5S, ecc. , porsi alla guida della protesta, incanalarla ai passi successivi da compiere.
3) Il movimento comunista rinasce e si rafforza elaborando la concezione del mondo e la strategia su cui i comunisti devono unirsi e in secondo luogo unendosi strettamente alla resistenza delle masse popolari, ponendosi alla sua testa e facendo compiere alle masse popolari una scuola di comunismo (un’esperienza pratica tramite cui le masse popolari si elevano e legano ai comunisti) analogamente al PCI con la Resistenza? Oppure il movimento comunista rinasce e si rafforza concorrendo a livello elettorale anche con quelle esperienze che come M5S sono ancora espressione della resistenza delle masse popolari al procedere della crisi che oggi fa irruzione proprio sulla scena elettorale?
4) La difesa della prima ondata della rivoluzione proletaria che ha portato all’instaurazione del socialismo in un terzo del pianeta è una discriminante fondamentale per l’appartenenza al movimento comunista. Perchè il movimento comunista rinasca è sufficiente farsi continuatori dei principi (il marxismo-leninismo) che ispiravano la parte migliore e più avanzata del vecchio movimento comunista prima della deriva impressagli dai revisionisti moderni? Oppure il movimento comunista rinasce ponendosi in continuità con la parte migliore e più avanzata della prima ondata ma studiando e assimilando le lezioni derivate dal bilancio dei suoi errori e delle sue sconfitte (sono i limiti della sinistra che lasciano campo libero alla destra) alla luce del marxismo – leninismo -maoismo, terza superiore tappa del pensiero comunista?