Intervista a Pietro Vangeli, segretario nazionale del P.CARC: amici e nemici del Governo di Blocco Popolare

Su Resistenza n. 7-8/2016 abbiamo pubblicato una lunga intervista a Pietro Vangeli, Segretario Nazionale del P.CARC, sulla situazione nazionale e internazionale, sui compiti dei comunisti, sul ruolo del P.CARC e sul processo che sta compiendo per essere “il Partito del Governo di Blocco Popolare”, cioè il partito adeguato ad essere il motore di quella trasformazione possibile che porta, nella strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria, all’instaurazione del socialismo.

Torniamo a parlare con il Segretario Nazionale a pochi mesi di distanza perché in questi pochi mesi (estivi) si sono susseguiti una serie di fatti che vanno in una direzione di particolare favore per la costituzione del GBP. Partiamo esattamente da qui.

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Nell’intervista di giugno indicavi i principali fattori che rendevano la situazione politica favorevole alla costituzione del GBP, cosa è cambiato?

Se guardiamo il quadro generale non ci sono grandi cambiamenti, nel senso che prosegue il corso catastrofico delle cose che la borghesia imperialista impone a tutto il mondo e che continua ad acuirsi la divisione fra il campo delle masse popolari (la stragrande maggioranza della popolazione) e il campo della borghesia imperialista. Allo stesso tempo si acuiscono le contraddizioni e gli scontri tra le fazioni dei vertici della Repubblica Pontificia, con le manovre sempre più palesi di una fazione che si è sganciata dal governo Renzi e cerca un sostituto più credibile.

Ad esempio?

Ce ne sono molti, ma il più attivo è quel “volpino” di D’Alema, l’artefice del bombardamento del Kosovo in aperta violazione dell’art. 11 della Costituzione, il compare della banda Berlusconi, del Vaticano e della NATO. Ha rotto apertamente con Renzi sul referendum costituzionale e si presenta come difensore della Costituzione e della democrazia; si è messo a capofila di un ambiente di apparati dei vertici della Repubblica Pontificia e di notabili del PD che provengono dall’apparato del vecchio PCI, delle cooperative rosse, dalla CGIL, ecc.

Lo scontro sul referendum delinea bene la divisione dei vertici della Repubblica Pontificia fra i sostenitori del Si come Marchionne, una parte di Confindustria e della finanza internazionale, Merkel e Obama e quelli del NO, che poi sono una parte del PD, tutti i partiti dello schieramento borghese di destra e sinistra. Sostengono il NO a parole, in realtà sono pronti a scendere a patti con Renzi o stanno cercando di costruire una compagine di governo alternativa.

E della contraddizione fra classe dominante e masse popolari?

Bè, quella è una tendenza oggettiva che vive in mille forme nella nella società. Se ne può parlare a partire dalle cose generali fino alle questioni più particolari. Voglio però soffermarmi su una questione specifica, le proporzioni. Innanzitutto bisogna distinguere qual è il campo della classe dominante e qual è il campo delle masse popolari, altrimenti è impossibile capire chi sono i nostri nemici e chi sono i nostri amici. Mao diceva: “Chi non distingue chiaramente i nemici dagli amici non può essere un rivoluzionario. Bisogna saper distinguere chiaramente i nemici dagli amici: è vero, ma non è cosa molto facile. La rivoluzione cinese è in atto da trent’anni, tuttavia i risultati sono davvero scarsi e questo non perché l’obiettivo sia errato, ma perché è completamente sbagliata la strategia seguita. L’errore di strategia commesso consiste precisamente nell’incapacità di unirsi ai veri amici per attaccare i veri nemici.” (1)

Il campo delle masse popolari comprende l’intera popolazione, meno quelli che appartengono al campo della borghesia imperialista. Delle masse popolari fanno parte il proletariato: la classe operaia (lavoratori alle dipendenze di aziende capitaliste), le altre classi proletarie (dipendenti pubblici, lavoratori di aziende familiari, addetti a servizi per sonali), le classi popolari non proletarie (lavoratori autonomi, bottegai, piccoli professionisti, soci di cooperative, persone che “sbarcano il lunario in qualche modo”, sottoproletari, ecc.). In Italia le masse popolari, comprendendo anche i pensionati, gli invalidi e i familiari, ammontano complessivamente a circa 55 milioni di persone. Queste tre categorie hanno ognuna una diversa posizione economica e ognuna costituisce una classe sociale con sue proprie caratteristiche. Per questo, nei riguardi della rivoluzione socialista e del GBP, assumono atteggiamenti diversi e cioè: totale opposizione ai processi rivoluzionari, opposizione parziale, neutralità, partecipazione attiva ai processi rivoluzionari in corso. Questo è il campo di coloro che sono amici della rivoluzione socialista e del GBP per condizioni oggettive, per gli interessi generali della classe cui appartengono.

Nel nostro paese al campo della borghesia appartiene circa il 10% della popolazione, comprendendo anche i familiari dei titolari del patrimonio o dell’attività, quindi circa 6 milioni di persone. Ricordiamo che è l’Italia è un paese imperialista e convive con la presenza del Vaticano e della sua Chiesa Cattolica, con le sue congregazioni e i suoi ordini…

Questo è il campo di coloro che sono nemici della rivoluzione socialista e del GBP per condizioni oggettive, per i propri interessi personali. Essi godono dei privilegi che l’attuale ordinamento sociale riserva alle classi dominanti. Salvo eccezioni, è per loro spontaneo concepire l’attuale ordinamento sociale come il migliore dei mondi possibili. Ovviamente si possono avere casi di individui che “tradiscono” la propria classe e  passano dalla parte delle masse popolari. Per avere un’idea chiara della divisione in classi del nostro paese, consiglio la lettura del Capitolo 2.2 del Manifesto Programma del (novo)PCI.

Questa lunga premessa era però necessaria per mostrare che il campo delle masse popolari, il campo della lotta per il GBP, è immenso e che solo i comunisti possono unire e indirizzare ogni lotta particolare, ogni fermento nella direzione più favorevole per gli interessi immediati e strategici delle masse popolari, il GBP e il socialismo.

E’ il corso catastrofico delle cose che spinge gli elementi avanzati delle masse popolari, specialmente gli operai avanzati, a organizzarsi e combattere. Noi indichiamo qual è la linea più avanzata da seguire e di cui hanno bisogno per vincere la borghesia imperialista e il suo clero: costituire il GBP e avanzare così verso l’instaurazione del socialismo. 

Dall’altra parte ci sono i Renzi, i Marchionne, i papa Bergoglio, i Draghi, la Merkel, gli Obama e le loro istituzioni nazionali e mondiali che distruggono, affamano e intossicano le menti e i corpi delle masse popolari, che lottano disperatamente per cercare di far sopravvivere questo sistema putrido.

 

Chiamiamo GBP un governo

– che ha come sue autorità pubbliche locali gli Organismi Operai (OO) costituiti in un’azienda capitalista e gli Organismi Popolari costituiti in un’azienda pubblica (OP aziendale) o in una zona d’abitazione (OP territoriale),

– che (non è composto da esponenti d’avanguardia della classe operaia, quindi non è un governo operaio, ma) è composto da esponenti della società civile e della Pubblica Amministrazione, della sinistra dei sindacati o di altre associazioni di massa, della sinistra borghese (li chiamiamo “i tre serbatoi) che godono di prestigio e seguito tra le masse popolari organizzate: di tali personaggi nel nostro paese ne esistono realmente ancora molti, anche se il loro prestigio e il consenso di cui godono va diminuendo,

– che OO e OP fanno ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia.

Esso deve dare forma e forza di leggi nazionali ai provvedimenti che OO e OP interessate indicano e agire per conto delle OO e OP (le masse popolari organizzate) nelle relazioni con l’estero” da “Le cose e i nomi delle cose”, La Voce del (nuovo)PCI n. 49

Il GBP è il governo di emergenza delle masse popolari organizzate, composto da quei personaggi che già oggi godono della loro fiducia in virtù del ruolo che hanno nella lotta di classe in corso. C’entra qualcosa questo con lo scollamento fra classe dominante e masse popolari? In quel campo, quello dei “personaggi”, vedi spinte positive?

Vediamo tre aspetti. Il primo è che i vertici della Repubblica Pontificia non riescono, non possono e non vogliono fare fronte agli effetti della crisi. Hanno sempre meno influenza, potere, autorevolezza tra le masse popolari e persino tra gli esponenti dei tre serbatoi. I tentativi di Renzi di indebolire le organizzazioni sindacali di regime (smembrare la CGIL, ridimensionare la FIOM) incontra resistenza della parte dei vertici della Repubblica Pontificia che ricava potere e vantaggi dall’esistenza dei sindacati di regime ( la CGIL rimane la più grande concentrazione di lavoratori del paese), le contraddizioni crescenti fra governo centrale e amministrazioni locali, l’accentramento dei poteri, gli attacchi alla magistratura, lo smantellamento dell’istruzione pubblica, dell’università, della ricerca… complessivamente l’operato del governo Renzi, ma più in generale della Repubblica Pontificia, crea malessere e incertezza in molti esponenti dei tre serbatoi. Secondo aspetto: gli esponenti dei tre serbatoi godono di un certo prestigio e autorevolezza fra le masse popolari per ciò che dicono e fanno, perché le masse popolari li riconoscono come fautori dei loro interessi, per un motivo o per un altro. Per questo motivo, unito al primo, il loro posizionamento sta rapidamente passando da “voce critica” alla dissidenza e alla resistenza attiva (contrapposizione) contro il governo e le sue politiche economiche e sociali. C’è un grande sommovimento in questo campo e la partecipazione, le adesioni, gli interventi ai dibattiti della Festa nazionale della Riscossa Popolare in luglio (vedi Resistenza n. 9/2016), le assemblee popolari con esponenti delle istituzioni locali e organismi popolari, le reti e coordinamenti di amministratori ne sono testimonianza. Il terzo aspetto è quello decisivo. Dato che sempre più direttamente i tre serbatoi dipendono dal ruolo che hanno le masse popolari, le masse popolari possono decidere cosa i tre serbatoi devono fare, decidere delle loro azioni, spingerli a fare quello che dicono o che hanno promesso. O gli esponenti dei tre serbatoi fanno nella pratica ciò che è negli interessi delle masse popolari, oppure diventeranno anche loro “esuberi”, inutili. Questo alcuni di loro lo intuiscono, altri lo capiscono. Anche per loro si tratta di rompere con quello che erano per diventare quello che il corso delle cose e la mobilitazione popolare necessita.

La combinazione dei tre aspetti è il motivo che porta De Magistris a fare quello che fa e a dire quello che dice e come lui, che prendo qui per esempio, molti altri diranno e faranno. Oppure… via! Non conteranno più niente per le masse e saranno abbandonati anche dai vertici della Repubblica Pontificia. Per capirci: è il bivio a cui è di fronte Landini, per dirne uno. Può “spostarsi a destra” quanto vuole, ma a un certo punto la corda si strappa. Per non strapparla, per quanto remi verso destra, dovrà fare il balzo a sinistra e schierare la FIOM dove e come oggi non la vuole schierare.

La vittoria dei licenziati FCA di Pomigliano dimostra come i tre serbatoi possono e devono schierarsi apertamente e senza se e senza ma con la lotta dei lavoratori, usare il loro ruolo e prestigio e mettersi al servizio delle organizzazioni operaie e popolari.

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Parliamo del campo delle masse popolari, ci concentriamo su quella parte che al netto di scetticismo, sfiducia, influenze della sinistra borghese, ambisce a una trasformazione politica. Quali tendenze vedi?

La tendenza principale è quella che vedono tutti i lettori di Resistenza, dato che sul giornale è sempre presente lo spazio per indicare esempi positivi di organizzazione, di mobilitazione, di coordinamento e le esperienze, a volte davvero embrionali ma importanti, per cui le organizzazioni operaie e popolari si pongono come nuove autorità pubbliche. Questo è il centro di discorso, il fulcro attorno a cui gira tutto il ragionamento. Questo è il contesto in si costruisce la futura classe dirigente del nostro Paese.

Questa tendenza positiva è frenata, ancora in modo significativo da una questione principale e una secondaria. La principale attiene alla debolezza del movimento comunista, al ruolo che noi comunisti non siamo ancora capaci di assumere e svolgere in un contesto oggettivo così favorevole per la costruzione del GBP e per la rinascita del movimento comunista come quello attuale. Su questo tornerò. La questione secondaria attiene all’influenza ideologica che la sinistra borghese anticomunista ha ancora fra le masse popolari, anche fra la base rossa, quelli che hanno la falce e il martello nel cuore. Molti di questi compagni disperdono le loro capacità e le loro intelligenze ed energie in battaglie del tutto secondarie e anche in battaglie controproducenti perché influenzati da un modo di vedere il mondo e di ragionare che è tipico della borghesia che spara a zero sul patrimonio scientifico e pratico del movimento comunista; che non distingue il campo degli amici e dei nemici dei lavoratori e della rivoluzione socialista; che alimenta contraddizione e contrasti tra gruppi di masse popolari.

Un esempio?

Quelli che si occupano delle rivoluzioni lontane, ma non si attivano per costruire la rivoluzione socialista nel nostro paese, quelli che il nemico principale ora è il M5S, la Giunta Raggi, ora un altro partito formato dai frammenti della disgregazione del PRC del 2008, questo o quel sindacato di regime o alternativo, ecc.

Anche qui emerge l’incapacità di distinguere chiaramente tra amici e nemici delle masse popolari…

Si tratta di mettere al centro la forma o la sostanza…

La sostanza quale è, invece?

La sostanza? Che si chiami Raggi e sia del M5S o si chiami in altro modo e sia di un altro partito, i vertici della Repubblica Pontificia hanno dichiarato guerra aperta a una amministrazione comunale che non controllano, che non si genuflette, che non obbedisce come vorrebbero ai loro affari e ai loro traffici (grandi opere, olimpiadi, ecc.). Lo hanno fatto ben prima che questa amministrazione si formasse, lo hanno fatto per il timore che ciò accadesse. Sarebbe grave, per loro, perdere il governo della loro capitale, il cuore pulsante della Corte Pontificia, centro dei loro traffici e pulpito speciale delle loro omelie.

Allora, compagni, si vuole fare la rivoluzione, noi diciamo che per farla la via più breve è costituire il GBP, ma poi non si riconosce che il tiro al bersaglio contro il sindaco di Roma è appena un accenno di ciò che la classe dominante farà contro le nuove autorità popolari, contro le amministrazioni locali di emergenza che rompono con il governo centrale, contro il GBP.

Certo, per quei dirigenti dei partiti della sinistra borghese e per quanto rimane dei loro apparati di partito, fare il tiro al piccione con la giunta Raggi è parte del loro mestiere, è lotta per preservare il loro ruolo di politicanti, per cercare di tornare ad accodarsi agli agognati governi di centro-sinistra del bel tempo del circo Prodi. Per preservare l’esistente, nella guerra di miserie. Quando vedi gente del PRC, ad esempio, dirigenti che vantano grandi capacità di analisi e mostrine delle lotte perse sul petto, che hanno fatto i ministri o sottosegretari dei governi D’Alema o Prodi che vanno a braccetto con il Vaticano o con Renzi sulla “inefficienza dell’amministrazione di Roma”… che poi sono quelli che ancora ci tacciano di ambiguità perché da subito sostenemmo il movimento del 9 dicembre (i “forconi”), ci additano come quelli che “se la fanno coi fascisti”. Questa storia dei più duri e più puri, in una fase di sommovimenti come questa, è una grave tara… a volte incolpevole, a volte dolosa. Sicuramente non lavora per rafforzare il campo degli amici della rivoluzione.

Spiegati meglio.

Guarda, si tratta di una questione ideologica da cui deriva tutto il ragionamento sul GBP, il “governo di emergenza delle masse popolari organizzate”. Come dicevo sopra la questione, oggi… e non l’altro ieri o dopodomani, è chi ha interesse al GBP? Certamente la classe operaia. La classe operaia svolge un ruolo nella società capitalista per cui è la forza motrice dell’instaurazione del socialismo, ma è ancora poco organizzata e quella parte che è organizzata non ha i legami adeguati con il movimento comunista cosciente e organizzato, la Carovana del (nuovo)PCI, per poter assurgere oggi a quel ruolo di avanguardia della lotta per il socialismo, benchè oggettivamente lo sia. Da qui la linea del GBP, se le condizioni fossero diverse si tratterebbe di una linea riformista, se inquadrata nella Guerra Popolare Rivoluzionaria, si tratta di uno strumento per la rinascita del movimento comunista. Dicevamo, a chi giova il GBP? Alla classe operaia e anche al resto delle masse popolari. Le masse popolari hanno interesse alla costituzione del GBP per fare fronte agli effetti più gravi della crisi e per affermare i loro interessi: i lavoratori delle aziende pubbliche, i lavoratori autonomi, gli artigiani, i commercianti. Ecco, parliamo già di piccoli imprenditori! Tuttavia la crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale sconvolge tutta la società e il giogo dei circoli della finanza internazionale e della speculazione opprimono anche quegli imprenditori hanno investito e investono il capitale nella produzione di merci (beni e servizi). Siamo così propriamente nel campo della borghesia. Di quella borghesia che per vari motivi e con varie sfumature si sente (oggettivamente lo è) oppressa dalla concorrenza internazionale, dalle tasse dei vertici della Repubblica Pontificia, dagli arbitri della UE, dai canali preferenziali per gli investitori stranieri, da cui è esclusa (vedete quanto costava l’energia elettrica all’ALCOA, azienda americana a Portovesme che ha chiuso, e quanto costa a un qualunque imprenditore sardo o italiano). Anche questi sono “potenziali amici” del processo di costituzione del GBP e la verifica sarà nella pratica: se collaboreranno o se lo saboteranno.

Per costituire il GBP bisogna raffigurarsi (e costruire) un ampio fronte che poggia sul ruolo e sulla forza della classe operaia la quale proietta la sua influenza e il suo orientamento al resto della società. E bisogna distinguere: una bancario è diverso da un banchiere, un idraulico, un allevatore, un ristoratore scesi in piazza con “i forconi” sono diversi da Marchionne; l’azienda italiana che produce pasta è diversa dalla multinazionale francese della grande distribuzione.

Se poniamo la questione al contrario il discorso è persino più semplice: chi ha interesse a boicottare il GBP? Come prima risposta, generale, ma indicativa, potrei dire: tutti quelli che non vogliono sia applicata la parte progressista e democratica della Costituzione. Sono il Vaticano, la Comunità Internazione dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, i comitati di affari che razzolano nel cortile delle banche e delle società di speculazione, sono i Marchionne e gli Agnelli e, infine, lo stuolo di politicanti servili che hanno formato, istruito, vestito, sfamato e arricchito. Sono gli stessi che attaccano, senza troppi distinguo, la Raggi e De Magistris.

Erigere barriere, dividere, disgregare quegli ambiti attraverso cui la classe operaia si esercita a far valere il proprio ruolo e impara a farlo, non ha niente di rivoluzionario, di comunista. La classe operaia e le masse popolari devono dirigere il paese, bisogna creare le condizioni e non basta gridarlo per crearle.

I duri e puri si rifugiano in un vecchio mondo che fu, nel ricordo del periodo in cui definirsi comunisti bastava per essere considerati strani, fuori di testa o fuori legge… nel 1992 e dopo, fino a inizi dei 2000. Oggi essere comunisti non è più attestato di fede, prova di coraggio e dedizione, atto di resistenza a oltranza ai capitalisti… essere comunisti, oggi, è costruire la società del futuro. Siamo all’attacco, benchè ancora deboli e con tante cose da imparare. Ma abbiamo una scienza e una concezione del mondo che ci consentono di vedere le cose dall’alto, di imparare a pensare e di fare, imparando sia dai successi che dalle sconfitte come ha sempre fatto il movimento comunista che dopo ogni sconfitta è sempre rinato su basi più solide, come ci insegna la storia degli ultimi 160 anni .

Chiudiamo sui limiti dei comunisti?

Quelli sono sempre limiti di concezione e di dialettica. Ogni errore e inadeguatezza hanno quel motivo comune: scarsa conoscenza assimilazione e uso della concezione comunista del mondo, quindi vedere le cose come una staccata dall’altra e trattarle come ognuna separata dall’altra, non avere una comprensione adeguata ai compiti della fase delle condizioni, delle forme e dei risultai della lotta di classe.

Su questo, dicevo, dobbiamo ancora imparare tanto per essere capaci di essere il motore del GBP come la situazione politica consente. Diciamo che abbiamo un punto di forza che ci consente di affrontare limiti, resistenze e difficoltà: noi abbiamo chiaro che vincere è possibile, non è solo necessario. Abbiamo iniziato ad aggiungere la scienza alla generosità e alla dedizione, abbiamo iniziato a concepire che dobbiamo imparare, abbiamo capito che realizzare ciò che diciamo dipende da noi. La riforma morale e intellettuale che promuoviamo nelle nostre fila è indispensabile per promuovere e sviluppare la la guerra popolare rivoluzionaria e non subire la guerra di sterminio della borghesia.

Con questa “scoperta” ci rivolgiamo all’esterno, anche a quei compagni “duri e puri” che criticavo prima, ma anche a chi è scettico, a chi è sfiduciato, a chi è inquieto… riponete le vostre energie, le vostre forze e le vostre risorse nella rinascita del movimento comunista, abbiamo un mondo da conquistare.

Il programma del Governo di Blocco Popolare

1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6. Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

Nota

  1. Mao Tse-tung:“Analisi delle classi della società cinese”, 1926. in Opere, Edizioni Rapporti Sociali, vol. 2 – pagg. 33-43

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