Il fronte interno è la questione decisiva: il punto debole della borghesia imperialista è la mobilitazione delle masse popolari

Chi è convinto che il corso delle cose del mondo dipende da cosa farà o non farà la classe dominante ritiene ogni possibile trasformazione una bella speranza, un’illusione, un’utopia che la borghesia “non permetterà mai”. Con scetticismo vede la prospettiva del socialismo, anche se magari lui stesso si definisce comunista.

Con questo articolo parliamo a quei tanti compagni preda dello scetticismo che deriva dall’influenza della sinistra borghese; esponiamo e usiamo criteri e principi di analisi (un metodo) indispensabili per avere un’idea giusta di “come vanno le cose del mondo” e per concludere che il mondo va dove lo spingeranno le masse popolari organizzate nel movimento comunista.

Il mondo (le relazioni fra gli stati, le gerarchie fra gruppi imperialisti e stati, le relazioni fra le classi) sta cambiando: la crisi assoluta per sovrapproduzione assoluta di capitale provoca sommovimenti e sconvolgimenti e la classe dominante, la borghesia imperialista, non riesce più a governarlo con le forme, gli strumenti e gli istituti con cui lo aveva governato fino a oggi. Non solo la classe dominante non ha pronte nuove forme, nuovi strumenti e nuovi istituti da sostituire ai vecchi, ma anche ogni soluzione che sperimenta per limitare gli effetti della crisi si rivela inadeguata a risolvere la situazione e anzi la peggiora, è più dannosa dei mali a cui cerca di porre rimedio.

Sotto la direzione della borghesia imperialista il mondo intero è ingoiato in un vortice che ha un unico esito possibile, la guerra: un’enorme distruzione di forze produttive (uomini, infrastrutture, capitali, macchinari…) che consenta ai capitalisti di avviare una nuova fase di accumulazione di capitale sulle macerie del mondo che hanno distrutto.

Chi guarda “le cose del mondo” può facilmente avere conferma che l’unità globale sotto il dominio degli imperialisti USA e sionisti, che sembrava cosa fatta e finita nel 1991 con il crollo dell’Unione Sovietica e dei primi paesi socialisti, era un’illusione (per i capitalisti) e una menzogna (che i capitalisti spacciavano alle masse popolari). Ciò che caratterizza la situazione attuale, ad appena 25 anni di distanza dall’annuncio dell’inizio dell’era della pace e della prosperità, è la tendenza sistematica e crescente allo scontro fra frazioni del capitale mondiale: guerra economica, guerra commerciale, guerra delle valute e guerra militare (ancora per interposta persona) in ogni angolo del mondo. Ecco quindi che:

– il fallimento del TTIP (accordo commerciale fra USA e UE in favore degli USA) e i tentativi degli imperialisti franco-tedeschi di stringere accordi simili con altri paesi (ad esempio il Canada);

– le multe per evasione fiscale, da miliardi di Euro, che dalle istituzioni dei paesi della UE e della UE stessa hanno come bersaglio la Apple;

– la richiesta di risarcimento per 14 miliardi di dollari del Dipartimento di Stato USA alla Deutsche Bank con l’accusa di speculazioni contro le banche americane nel periodo 2005/2007;

– la condanna negli USA per la VolksWagen (5mila dollari per ognuna delle 500mila auto coinvolte) dopo la truffa sui dati delle emissioni di scarico (ai quali si aggiungono le sanzioni comminate alla casa tedesca da parte delle autorità di vari altri stati, fra cui l’Italia: 5 milioni di euro di multa, ma nessun risarcimento ai clienti truffati);

sono tutte manifestazioni, insieme a mille altre, della guerra economica e commerciale fra i principali gruppi imperialisti, USA e UE, e influiscono direttamente e indirettamente per mille vie sui sommovimenti e sconvolgimenti in tutto il mondo: dalle guerre in Siria e Medio Oriente a quelle in Africa, dai tentativi di restaurazione in America Latina (tentativi di rovesciamento del governo Maduro in Venezuela e colpo di mano in Brasile), dalla guerra in Ucraina alle tensioni e alle sanzioni alla Russia, fino alla situazione in Turchia.

La crisi generale mette a repentaglio il ruolo di dominio che gli imperialisti USA e sionisti avevano assunto dopo la Seconda Guerra Mondiale e rovescia oggi contro di loro i frutti delle manovre che loro stessi avevano promosso per arginare l’influenza dei primi paesi socialisti e per insidiarli (vedi articolo a fianco).

La Comunità internazionale è formata dai gruppi imperialisti USA e sionisti (dominanti), imperialisti franco-tedeschi (sottomessi ai primi) e i rispettivi “satelliti”. Questa banda che per decenni ha rovesciato all’esterno di se stessa le contraddizioni della crisi generale, oggi è alle prese al suo interno con le stesse contraddizioni e sotto il loro peso esplode; gli interessi delle singole fazioni che la compongono sono diventati inconciliabili e antagonisti. Dal regno della pace e della prosperità i paesi che compongono la Comunità Internazionale degli imperialisti sono entrati, in appena 25 anni, nel regno della miseria e della guerra.

Se il ragionamento si fermasse a questo punto, la conclusione sarebbe inevitabilmente una: la guerra imperialista. E’ quello su cui si concentrano molti analisti (anche e soprattutto di sinistra, della sinistra borghese) che non vedono l’altra parte della contraddizione, cioè le masse popolari. Quindi non vedono e non capiscono che o la guerra imperialista precede e apre le porte alla rivoluzione socialista oppure la rivoluzione socialista anticipa e scongiura la guerra imperialista.

Come la Comunità Internazionale degli imperialisti ha rovesciato le contraddizioni della crisi generale al suo esterno (ma la gravità della crisi è tale che ne è invece investita e travolta), così in ogni paese imperialista avviene lo stesso processo: le fazioni della classe dominante sono spinte a una crescente contrapposizione, ma tutta la classe dominante è unita nel rovesciare sulle masse popolari gli effetti della crisi generale. A loro volta le masse popolari si ribellano, si rivoltano e si mobilitano contro gli effetti della crisi.

In ogni paese imperialista il fronte interno è diventato un problema per la classe dominante: quanto più è decisivo il suo ruolo a livello internazionale, tanto più il fronte interno è in subbuglio; quanto più in un dato paese imperialista è acceso lo scontro fra le frazioni dominanti e quelle sottomesse della borghesia imperialista, tanto più l’ingovernabilità dall’alto del paese si combina con l’ingovernabilità provocata dalla ribellione e dalla mobilitazione delle masse popolari.

In ogni paese imperialista il sistema politico si caratterizza per la violazione dei principi, delle leggi e dei diritti democratici, per il decadimento, culturale, civile e morale, per lo sgretolamento della coesione sociale, per la crisi economica.

Ciò che in gradi e forme diverse accade in ogni paese imperialista lo dimostra con efficacia la situazione in Francia dove sono diffuse e radicali le ribellioni popolari contro gli attacchi ai diritti, contro il razzismo di stato ela povertà; dove in un sistema politico al collasso si è inserito il Fronte Nazionale della Le Pen, dove si combinano la campagna elettorale per le elezioni presidenziali della prossima primavera con lo stato di emergenza e l’insicurezza suscitata dagli attentati, a loro volta combinazione e intreccio della risposta delle organizzazioni della resistenza all’imperialismo nei paesi arabi e musulmani con le manovre, i colpi di mano, i colpi bassi di apparati interni e stranieri. Situazione simile, pur con caratteristiche diverse, in Germania (disoccupazione giovanile galoppante, esplosione della questione immigrati, attentati, disfatta alle elezioni amministrative per la Merkel) e negli USA (vedi l’articolo sulle presidenziali a pag. 1).

Il fronte interno è il tallone d’Achille di ogni governo borghese in ogni paese imperialista. Gli imperialisti sono giganti, e quando attaccano possono provocare gravi ferite, hanno una forza distruttiva, armi, risorse, ma hanno i piedi di argilla, non hanno seguito, prestigio, alleati e ascendente sulle masse popolari su cui poggiarsi per sferrare i loro attacchi, il loro stesso equilibrio è precario.

Concludiamo come abbiamo iniziato. Che corso prenderanno le cose del mondo, cosa succederà, non dipende dai giganti coi piedi di argilla, gli imperialisti, ma dalle masse popolari organizzate e dirette dal partito comunista. Chi oggi si ferma di fronte al fatto che il movimento comunista cosciente e organizzato è debole, mentre invece i capitalisti sono forti, deve rompere gli indugi e contribuire alla rinascita del movimento comunista nel proprio paese, perché quello è il contributo decisivo per favorire il processo di emancipazione dell’umanità.

La crisi irreversibile della UE

I sommovimenti provocati dalla crisi generale rovesciano contro gli imperialisti USA i frutti delle manovre che loro stessi avevano promosso per arginare l’influenza dei primi paesi socialisti e per insidiarli. Se il discorso è abbastanza evidente per ciò che attiene alle formazioni clericali islamiche che oggi sono alla testa del movimento di resistenza antimperialista nei paesi arabi e musulmani, dopo che sono state formate, addestrate, armate e finanziate per combattere i comunisti in Medio Oriente (da Hamas in Palestina ai talebani in Afghanistan, passando per la Cecenia e arrivando oggi all’ISIS), il discorso è meno evidente e chiaro per quanto attiene alla UE.

La UE da creatura degli imperialisti USA a loro concorrente. “L’Unione Europea è una istituzione dei gruppi imperialisti europei, non della popolazione europea. I gruppi imperialisti europei hanno costituito questa struttura nel secondo dopoguerra su sollecitazione e per volontà dei gruppi imperialisti americani, incominciando con la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), come estensione della NATO (1949) e prosecuzione del Piano Marshall. Il suo scopo era dare un assetto stabile alla cooperazione dei gruppi imperialisti europei che dovevano operare al servizio dei gruppi imperialisti americani, contro il campo socialista e il movimento comunista che allora avanzava in tutto il mondo. (…) La crisi generale del capitalismo comporta anche la lotta tra i gruppi imperialisti: ognuno deve guadagnare spazio a spese di altri. Nella Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti che domina il mondo, l’UE è quindi diventata un polo concorrente del polo imperialista USA. La creazione della BCE e dell’euro (anni ’90) è il tentativo di togliere ai gruppi imperialisti americani il dominio finanziario esercitato tramite il dollaro. Il polo imperialista che governa il sistema monetario internazionale ha in tutto il mondo grandi vantaggi sugli altri nel commercio, negli investimenti e nel potere politico che ne segue. Inoltre l’UE svolge, ora in collaborazione, ora in concorrenza con i gruppi imperialisti americani e sionisti, un’intensa attività per lo sfruttamento dei vecchi paesi coloniali” – da “Quattro tesi sulla crisi della UE, sulla Brexit e sulle prospettive”, Resistenza n. 7-8/2016

La relazione fra imperialisti USA e imperialisti franco-tedeschi. “Per gli imperialisti franco-tedeschi gli imperialisti USA sono una cappa oppressiva come, nelle famiglie malavitose, per un capace e audace faccendiere lo è un fratello maggiore enormemente più forte fisicamente, egoista, ingordo, scapestrato e infame. Il primo ha interesse a fare le scarpe al secondo e a conquistare il suo giro di affari, ma non osa ribellarsi. Il secondo ha interesse a tenere al suo servizio, ma sottomesso, il primo, con cui condivide parte del suo giro di affari e su cui scarica il più possibile le responsabilità degli intoppi. Ma non può schiacciarlo e liberarsene nonostante questo continui a tentare di impossessarsi di una parte crescente dei proventi delle imprese criminose che compiono insieme e osi addirittura avviare imprese criminali in proprio” – da “Le radici della crisi politica internazionale” Resistenza n. 5/2016

Il fronte interno che minaccia la UE. Dopo il referendum in Gran Bretagna che ha sancito la Brexit, in tutta la UE soffiano venti ostili all’unione: alle elezioni politiche in Austria (risultato del primo ballottaggio annullato e intoppi di varia natura che ne rallentano lo svolgimento, con il candidato di estrema destra dato per favorito anche se in svantaggio al primo turno) si aggiungono nei prossimi mesi il referendum costituzionale in Italia, quello in Ungheria per respingere il sistema delle quote degli immigrati voluto dalla UE, le elezioni presidenziali in Francia e le elezioni politiche in Germania. La Spagna si avvia verso le terze elezioni politiche senza che sia stato possibile formare un governo.

Ognuno di questi passaggi ha una carica destabilizzante: ogni volta che le masse popolari possono pronunciarsi, si schierano contro le politiche della UE e degli speculatori. E moltiplica le contraddizioni, sia quelle epidermiche ed evidenti (gestione dei flussi migratori, chiusura delle frontiere, politiche di accoglienza o di respingimento) che quelle più profonde. Il gruppo Visegrad, composto da Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, alza le barricate contro le politiche di accoglienza a immigrati e profughi, ma punta ad avere maggiore autonomia in campo economico, dato che la Bulgaria dovrebbe registrare nel 2016 un +2% di aumento del PIL (nel 2015 era a +3%), la Repubblica Ceca dal 4,2% scenderà al 2,1%, l’Ungheria dal 2,9% al 2,5%, la Slovacchia frenerà dal 3,6% al 3%, solo la Polonia salirà dal 3,6% al 3,7% e la Romania farà altrettanto (dal 3,8% al 4,2%). Il “direttorio” della UE naviga invece in acque torbide: la Germania quest’anno si dovrebbe stabilizzare all’1,6%, la Francia all’1,3%. l’Italia allo 0,5%.

Questo è il contesto in cui gli imperialisti USA si insidiano e manovrano per tenere sottomessi i gruppi imperialisti franco-tedeschi.

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