Reggio Emilia, 30 settembre 2016
Il 27 settembre 2016 la Corte d’Appello di Bologna ha assolto Mattia Cavatorti (dirigente del Partito dei CARC) dall’accusa di lesioni aggravate nei confronti dell’agente della Digos di Reggio Emilia Fabio Corradi.
Il 28 aprile 2009 tre giovani compagni dell’allora sezione locale del Partito dei CARC furono fermati con l’accusa di aver fatto una scritta nei pressi, per sua chiusura, della sede dell’organizzazione fascista di Casa Pound di Reggio Emilia. L’agente della Digos sparò addirittura alle gomme dell’auto guidata dal compagno Mattia Cavatorti! Fermò i compagni impedendo loro di avvertire compagni e familiari e li sottopose a perquisizioni fino alla mattina seguente. [leggi comunicato della sezione di Reggio E. del Partito dei CARC dell’01.05.2009]. Un caso gravissimo di repressione e di abusi da parte di elementi delle forze dell’ordine dal “grilletto facile” chiaramente coperti da una Procura che non solo non li ha perseguiti per questa azione criminale ma che ha permesso e permette loro, ancora oggi, di scorrazzare nella nostra città mettendo continuamente in pericolo la vita dei cittadini.
La lunga persecuzione giudiziaria è cominciata nel 2012 con un primo processo nei confronti del compagno Mattia accusato dall’agente Corradi Fabio della Digos che dopo avergli sparato, lo ha denunciato per lesioni! Il processo è caratterizzato da evidenti irregolarità e abusi: mancanza di avviso della convocazione delle udienze ai compagni inquisiti, strane sparizioni e ricomparse (solo a processo concluso) della lista dei testimoni regolarmente presentata e depositata dalla difesa. Il 18 giugno 2013 il Giufice di Pace Elisabetta Freddi decide frettolosamente di non pronunciarsi sul caso, rimandando gli atti in Procura, la quale trasforma il capo di imputazione da lesioni colpose a dolose per Mattia e gli altri due compagni. Il procedimento continua in sezione penale e viene acquisito dal PM Valentina Salvi. Il 3 luglio 2015 il Giudice Dario De Luca di concerto con la PM condanna il compagno Mattia a 10 mesi per lesioni nei confronti dell’agente della Digos e 100 euro di multa per imbrattamento. Gli altri due compagni vengono assolti dalla prima imputazione ma condannati alla multa per imbrattamento. Il 27 settembre la Corte d’Appello ribalta la sentenza del Tribunale di Reggio Emilia e si pronuncia per l’assoluzione di Mattia dal reato di lesioni aggravate a pubblico ufficiale confermando invece la multa per imbrattamento. Una sentenza che mostra l’inconsistenza delle accuse e che smaschera le false dichiarazioni e le menzogne dell’agente della Digos.
Resistere al tentativo di cancellare a colpi di denunce e processi i valori e le conquiste per cui centinaia di migliaia di partigiani, con la Resistenza antifascista, hanno lottato!
Negli anni abbiamo affrontato i processi per quello che erano, ossia una battaglia politica: dietro ai nomi, alle etichette, ai codici ed ai reati scritti sui fascicoli del tribunale, vi era nei fatti un attacco agli spazi di agibilità politica e di democrazia conquistati con la Resistenza antifascista. Chi doveva andare sotto processo? Gli antifascisti o chi ha tollerato e difeso il covo fascista armi in pugno? Gli antifascisti o i fascisti di Casa Pound? È il fascismo nel nostro paese ad essere illegale! E se chi dovrebbe applicare la Costituzione non solo non lo fa, ma tollera, sostiene quando non foraggia e protegge i fascisti, la loro propaganda xenofoba, le prove di fascismo e razzismo, allora ben vengano le mille iniziative di base volte ad ostacolare e impedire derive reazionarie!
Questa vittoria è frutto di una lunga e articolata campagna per la difesa delle libertà democratiche conquistate con la Resistenza antifascista e contro le prove di fascismo e la mobilitazione reazionaria, contro l’impunità di chi tra le forze dell’ordine commette abusi: per l’introduzione del reato di tortura e del codice identificativo per le forze dell’ordine. Sono principalmente la nostra resistenza alla repressione e la lotta, la mobilitazione e la solidarietà popolare che hanno portato alla sentenza. In questi anni per far fronte alla repressione giudiziaria e volgerla a favore della rinascita del movimento comunista, abbiamo messo a punto la linea della lotta su due gambe (iniziative di mobilitazione e solidarietà delle masse popolari e azioni specifiche tra i sinceri democratici) e della trasformazione del processo in un processo di rottura (non collaborare alla messinscena della giustizia neutrale e “uguale per tutti”, ma trasformarsi da accusati in accusatori).
Essa è diretta conseguenza della risposta che abbiamo dato al procedimento giudiziario istruito contro di noi, una campagna di ampio respiro fatta dentro il tribunale utilizzando ogni appiglio legale per sviluppare le contraddizioni in seno alla Procura e fuori dal tribunale raccogliendo e sviluppando l’ampia solidarietà, sviluppando propaganda e organizzazione : presidi e banchetti, iniziative politiche e culturali in tutta l’Emilia Romagna, raccolta firme, ecc., una campagna di valorizzazione della solidarietà e della costruzione di un fronte comune: delle organizzazioni politiche e delle associazioni, dei centri sociali e degli organismi operai e popolari, degli eletti nelle assemblee elettive, passando per centinaia di lavoratori, studenti, disoccupati e migranti che sono entrati in contatto con noi; una campagna che ci ha permesso di sviluppare legami, contatti e relazioni ribaltando così il tentativo di isolamento nei nostri confronti e mettendo sul banco degli imputati i veri responsabili degli abusi di polizia e della deriva reazionaria in corso, questa classe dominante e questo governo che si distingue sempre di più per l’opera di saccheggio e devastazione che mette in atto nel nostro paese contro i lavoratori e le masse popolari. L’ampia e crescente solidarietà raccolta in questi anni a livello locale (numerose associazione e singoli, e una mozione depositata in Consiglio Provinciale (vedi mozione 1. – 2.) e nazionale (alcuni portavoce del movimento NO TAV della Val Susa, Associazione Osservatorio sulla Repressione, Liberazione on-line, ecc) e la campagna di lotta contro gli abusi condotta individui e organismi e dal Comitato 28 aprile è parte di questo processo. In definitiva, la vittoria è dovuta principalmente ad aver messo al centro e sviluppato la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari: in questo senso la mobilitazione che sta mettendo in campo il movimento NOTAV attorno a Nicoletta Dosio contro le misure restrittive, piuttosto che la campagna per l’introduzione del reato di tortura e del codice identificativo portata avanti dalle famiglie Aldrovandi, Cucchi, Uva, Zotti ecc. hanno molto da insegnare a chi vuole ribaltare il banco degli imputati.
Concludiamo ringraziando tutti i compagni, i lavoratori e quanti ci hanno sostenuti in vari modi con la loro solidarietà in questi anni, i partiti e le organizzazioni comuniste di altri paesi in nome dell’internazionalismo proletario. Un ringraziamento particolare ai nostri avvocati che hanno contribuito a questa battaglia per difendere le libertà democratiche e sbarrare la strada alla deriva reazionaria. Un ringraziamento ai famigliari dei nostri compagni inquisiti che non ci hanno mai fatto mancare il loro aiuto, il loro incoraggiamento: ci auguriamo con tutto il cuore che questa vittoria accenda (o rafforzi) anche in loro la fiamma della lotta per fare dell’Italia un paese di vera civiltà, progresso e democrazia!
Rafforzare ed estendere la solidarietà di classe e politica, fare fronte comune contro la repressione!
Forti anche di questa vittoria, affrontiamo a testa alta gli altri processi ancora aperti contro il Partito dei CARC e altre organizzazioni. Il 22 novembre si terrà la prima udienza del processo ai compagni che il 25 aprile 2014 a Reggio Emilia insieme a decine di altri compagni, lavoratori, giovani, donne, immigrati scesero in piazza e impedirono le gazzarre della Lega. La Procura di Reggio Emilia nell’udienza del 13 aprile 2015 non ha potuto accogliere pienamente il teorema accusatorio e assoggettarsi pienamente alle richieste e al piano del PM Pantani facendo comunque partire il processo a carico dei 16 antifascisti denunciati: 14 di questi, scegliendo il rito abbreviato, sono stati condannati a 5 mesi e 7 mesi di carcere pena sospesa; gli altri due, il compagno Mattia Cavatorti (dirigente del Partito CARC) e un esponente del TPO di Bologna, hanno invece deciso di continuare questa battaglia e sono stati quindi rinviati a giudizio per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni colpose (derubricata da lesioni dolose). La battaglia per la libertà degli antifascisti che il 25 aprile 2014 si sono opposti alla presenza della Lega Nord, organizzazione xenofoba e razzista, in città è ancora aperta! Solidarietà e libertà per i compagni che fronteggiarono e impedirono le gazzarre della Lega!
Il fattore risolutivo della crisi del capitalismo dipende dall’organizzazione e dalla mobilitazione delle masse popolari, in primo luogo della classe operaia: solo le masse popolari possono porre fine alla crisi del capitalismo, sono le masse popolari che fanno la loro storia. Nel contesto di crisi generale, di disoccupazione crescente, di precarietà, di attacco ai diritti (anche tramite il referendum costituzionale promosso dal governo Renzi-Bergoglio), la classe dominante non ha alcuna soluzione positiva per fare fronte agli effetti della crisi, promuove la guerra fra poveri (la propaganda di guerra a fronte dell’”emergenza immigrazione” ne è un esempio lampante) e la guerra fra popoli e stati. Le masse popolari organizzate hanno forza, risorse, generosità e combattività per imporre una loro via per fare fronte alla crisi e per trasformare il paese. Le masse popolari organizzate possono difendere e applicare la Costituzione organizzandosi dal basso, violando le misure restrittive, codici e restrizioni dove queste né impediscono l’applicazione. E’ legittimo anche se illegale organizzarsi nei quartieri, nelle scuole e nelle aziende per sbarrare la strada alla mobilitazione reazionaria (guerra tra poveri) ed alle prove di fascismo cominciando a prendere in gestione i vari aspetti della società che la classe dominante lascia all’incuria ed al degrado materiale ed intellettuale (da questo punto di vista il movimento NOTAV insegna). La difesa delle condizioni di vita, le campagne in difesa dell’ambiente, per la casa, per il lavoro possono e devono innanzitutto basarsi e sviluppare il protagonismo (coscienza e organizzazione) della mobilitazione delle masse popolari organizzate. Possono essere vittoriose e alimentare la resistenza popolare all’avanzare delle crisi se sono costruite e determinano alcune condizioni necessarie. Ma sopratutto devono andare oltre la singola rivendicazione, devono essere condotte per sostenere sviluppare il processo e creare le condizioni per la costruzione di un’alternativa politica all’attuale: il governo delle organizzazioni popolari e delle organizzazioni operaie.
Resistere al tentativo di cancellare a colpi di denunce e processi i valori e le conquiste per cui centinaia di migliaia di partigiani con la Resistenza antifascista ha affermato!
Fare fronte alle prove di fascismo è legittimo anche se illegale!
Sostenere e sviluppare la solidarietà verso chi promuove iniziative di “disobbedienza civile”, “diritto alla resistenza”, legittimo(il)legale o come lo si voglia chiamare, è un dovere per quanti oggi aspirano a un cambiamento reale della società e al contempo alimento di una trasformazione in senso positivo!
Partito dei CARC, sezione di Reggio Emilia