Tra il giorno 9 e 11 settembre, l’ex OPG ha organizzato un Festival nazionale che aveva come centro della discussione il dibattito attorno al Potere Popolare e al Controllo Popolare, inquadrando la prima come prospettiva da costruire e la seconda come una pratica che ha trovato riscontro tra le masse popolari della città di Napoli, suscitando interesse a livello nazionale da parte del movimento delle organizzazioni operaie e popolari che si pongono l’obiettivo di costruire l’alternativa nel nostro paese e di conquistare parti crescenti di quel potere che i padroni, il Vaticano e le organizzazioni criminali lasciano cadere.
L’ex OPG è un “centro sociale di nuovo tipo”, situato nel quartiere di Materdei, che cerca di radicare e costruire tessuto sociale e quella che definiscono “comunità” attorno allo spazio che occupano, cercando di intercettare tematiche e lotte quanto più vicine al comune sentire con l’obiettivo di mobilitare ed elevare il livello di coscienza delle masse popolari con cui entrano in contatto. Un luogo che prima era centro di detenzione psichiatrica, quindi, oggi si candida come centro di aggregazione e di costruzione di un nuovo mondo possibile. Laddove prima gli abitanti delle abitazioni circostanti vivevano ascoltando grida di dolore e di aiuto di persone detenute e torturate in qualità di “matti”, oggi si ascoltano le voci di chi si interroga su come rompere con un sistema, quello capitalista, che generalizza la tortura e la repressione delle avanguardie di lotta e delle masse popolari in genere, in una guerra di sterminio non dichiarata fatta di precarietà, disoccupazione, sfruttamento sul posto di lavoro, ritiro dei diritti conquistati dalle masse popolari del nostro paese, inquinamento, depressione, suicidi e morte.
La tre giorni ha inquadrato questo quadro generale entro cui oggi si muove la lotta, dicevamo, su due passaggi: il Controllo Popolare come pratica di lotta per costruire coscienza e consapevolezza del fatto che organizzandosi e coordinandosi si può costruire l’alternativa e il Potere Popolare come prospettiva a cui guardare per prendere in mano pezzi di potere lungo il percorso strategico più ampio che è la costruzione della rivoluzione socialista nel nostro paese. In questo processo la campagna referendaria assume, in questa determinata fase, ruolo di centro catalizzatore di questi due aspetti.
Tanti sono stati gli interventi e tante le realtà presenti provenienti da Palermo a Brescia, da Lecce a Bolzano, da tutto il resto della penisola. Tra questi soggetti grande favore ha riscosso il tema del Controllo Popolare che alle amministrative napoletane, declinato nel Controllo Popolare dei seggi, ha raggiunto la ribalta nazionale, come pratica da diffondere e generalizzare: controllare a livello popolare e occuparsi di un ambito specifico senza delegare ai padroni o alle istituzioni loro emanazione è quanto oggi le masse popolari provano a fare e in certa misura fanno. Lo fanno i NO TAV rispetto ai cantieri, lo fanno gli operai organizzati all’interno delle proprie fabbriche, lo fanno i lavoratori della scuola o della sanità pubblica, lo fanno i cittadini sui territori da bonificare, salvare dal degrado o ricostruire; ovunque insomma si muovono i germi di questa pratica che ha trovato nella definizione di Controllo Popolare una sintesi efficace. Lo sostiene, ad esempio, Davide di Potenza, compagno lucano accorso all’ex OPG dalla sua terra per proporre e spingere alla costruzione di un coordinamento che ponga al centro il “Controllo Popolare Diffuso” come base di partenza per la conquista graduale di pezzi di organizzazione di classe e di potere.
Ed è qui che veniamo al punto, il potere. Nell’intervento di Davide, come in quello di Gianni, venuto da Molfetta per dibattere dei temi promossi, il potere assume valore centrale. Le domande e gli interventi che più hanno stimolato il dibattito non potevano che essere intorno a questa questione. Potere Popolare è certamente una sintesi efficace: ma come si costruisce, quali i suoi obiettivi e quale il percorso che vogliamo darci per costruirlo? Questo punto è questione aperta anche tra i compagni stessi dell’ex OPG da quanto emerge nei loro interventi. Pasquale da Palermo parla di impossibilità di trattative, non c’è margine per inserire il Potere Popolare nei gangli delle autorità della Repubblica Pontificia: “il potere che dobbiamo costruire deve essere un nuovo potere, un potere esercitato dal popolo per il popolo”. Ma come costruirlo? Legarsi alle masse, organizzarle, coordinarle e fargli acquisire coscienza è questione dirimente, ma in quale prospettiva? Dagli interventi emerge l’esigenza di costruire un governo, un nuovo tipo di governo che poggi e nasca dall’organizzazione e protagonismo popolare. Un governo che non nasce dalle elezioni, che metta a contribuzione elementi che le masse popolari riconoscono e sostengono; elementi che si pongono come megafono e stampella di tutto questo movimento. È qui che si tira in ballo “l’anomalia napoletana” e la figura del sindaco De Magistris; un sindaco che può e deve fare questo se vuole dare seguito al sostegno che le masse popolari gli hanno riconosciuto nell’ultima campagna elettorale. Sostegno che gli hanno dato, racconta ancora Saso dell’ex OPG, perché in quelle parole d’ordine si sono riconosciute, perché sono loro che le hanno riempite negli ultimi anni lottando sui territori e affermando la rottura e chiusura inevitabile da portare contro il governo Renzi.
La tre giorni è stato un momento importante in cui hanno partecipato anche ospiti internazionali come il delegato HDP curdo che nei giorni stessi del Festival è stato colpito dall’arresto del suo vice presidente, Alp Altinors, che avrebbe dovuto partecipare alla manifestazione nazionale. Per questo è stato organizzato nella giornata del 10 un presidio alla prefettura di Napoli per denunciare questi atti repressivi e affermare il principio della solidarietà internazionale. Nella serata della stessa giornata spazio agli interventi di Nicoletta Dosio (NO TAV), compagna di lunga lotta che ha deciso di violare i domiciliari che le sono stati inflitti per il suo ruolo di attivista e donna contro. La Dosio vola alto nel suo discorso e parla del rapporto che esiste tra legittimità e giustizia, affermando con forza la prima: “Io sono partigiana e conservo la memoria dei partigiani e se mi dicono che difendere la mia valle è illegale, allora sarò illegale fino alla fine dei miei giorni”. A fare eco a questo intervento c’è Luigi De Magistris che fa gli onori di casa. De Magistris riprende pezzi di quanto emerso fin qui ma ci mette il carico da novanta contro il governo Renzi, il decreto Madia ma soprattutto sul referendum costituzionale: “Dobbiamo difendere e applicare la Costituzione, cosa che passa anche per il rifiuto di applicare a Napoli il decreto Madia. Come fare? Ancora non lo so, lo decideremo insieme e alla fine ce la faremo”.
La città di Napoli conferma quindi, anche in questa tre giorni, di essere la città in cui l’amministrazione di nuovo tipo può assumere il ruolo di traino ed esempio per altri. Il principio dell’applicare la Costituzione è principio che ben si sposa con tutte le lotte, i comitati e le organizzazioni operaie e popolari che si mobilitano nel nostro paese per fare fronte agli effetti più dannosi e devastanti della crisi. Applicare la Costituzione nel concreto vuol dire difendere e occuparsi del proprio posto di lavoro, del controllo della produzione, del CCNL come battaglia politica e non come questione numerica e concertativa; vuol dire occuparsi della scuola, della sanità e della salvaguardia di tutti gli avanzamenti in termini di civiltà conquistati dalle masse popolari nella prima ondata della rivoluzione proletaria, conquiste che si sono rese possibili all’epoca solo per la forza del movimento comunista a livello internazionale dopo la cui caduta i padroni hanno ripreso a devastare e ritirare quelle stesse conquiste; vuol dire salvaguardare l’ambiente e la salute delle masse popolari.
Da Napoli può quindi partire la riscossa delle masse popolari organizzate per dire NO alla riforma costituzionale voluta dal governo Renzi e per cominciare qui ed ora ad applicare le parti progressiste della Costituzione, all’insegna del cambiamento e della costruzione dell’alternativa. In questo processo sia De Magistris e la giunta napoletana che il movimento delle Organizzazioni Operaie e Popolari della città di Napoli hanno il dovere storico di promuovere il coordinamento dei sindaci per il NO, degli organismi che si sono generati in quella direzione, delle organizzazioni operaie e popolari che hanno abbracciato questa campagna e tra tutti gli esponenti del mondo della cultura e del sindacalismo che spingono in questa direzione. È questa la fase che si apre dopo l’incalzante campagna elettorale che ha infiammato la città e il paese, è questo il compito storico che la masse popolari possono e devono assumere, dipende solo da noi.
Non sono i padroni ad essere forti, sono le masse popolari che non fanno valere ancora la loro forza!