In occasione dei quarant’anni dalla morte di Mao Tse-Tung proponiamo due articoli di Resistenza pubblicati nell’ultimo anno. Il primo è un articolo del numero di gennaio 2016 (“I principali apporti del maoismo al patrimonio del movimento comunista”) utile per fissare quali sono gli insegnamenti principalmente che ricaviamo dalla sua pratica rivoluzianaria.
Il secondo articolo è pubblicato nel numero di settembre 2016 (“Il maoismo è la terza superiore tappa del pensiero comunista”). A differenza del primo, il secondo è utile per comprendere che la concezione comunista è una scienza sperimentale, che si sviluppa attraverso la dialettica teoria-pratica. Così come Mao Tse-tung ha sviluppato il marxismo-leninismo applicandolo nella rivoluzione cinese, la Carovana del nuovo PCI (di cui il P.CARC fa parte) ha sviluppato e arricchito il maoismo applicandolo nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. I principali apporti dati dalla Carovana e dal suo principale artefice, Giuseppe Maj, allo sviluppo del maoismo sono stati man mano sintetizzati nella rivista Rapporti Sociali, poi nella rivista La Voce del (nuovo)PCI e nel 2008 sono stati fissati in modo organico nel Manifesto Programma del (n)PCI.
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Da http://www.carc.it/2016/01/12/i-principali-apporti-del-maoismo-al-patrimonio-del-movimento-comunista/
I principali apporti del maoismo al patrimonio del movimento comunista
“Il mondo progredisce, l’avvenire è radioso e nessuno può cambiare il corso generale della storia”
Il 2016 è iniziato con una forte instabilità finanziaria: nel “venerdì nero” del 15 gennaio sono stati “bruciati” 835 miliardi di dollari e secondo gli analisti un nuovo scossone, più grave di quello del 2008, si delinea all’orizzonte. Il progressivo rallentamento della crescita dell’economia cinese e i ripetuti crolli delle borse di Shanghai e Shenzhen sono fra le principali cause, a dimostrazione che il percorso imposto dai revisionisti moderni alla Deng Xiaping hanno portato la Cina all’integrazione nel sistema economico mondiale (che non coincide all’integrazione nella Comunità Internazionale, cioè all’ordine che gli imperialisti USA vogliono imporre nel mondo), integrazione tale che il rallentamento della crescita del PIL e l’andamento delle transazioni finanziarie si ripercuote direttamente sull’intero sistema finanziario del pianeta. Dalla morte di Mao, la Cina ha imboccato, con forme, caratteristiche e contraddizioni proprie, il corso che i revisionisti hanno imposto in URSS dopo la morte di Stalin: la base rossa del movimento comunista mondiale è disgregata e dissolta, gli ex paesi socialisti sono integrati nell’economia di mercato e sottomessi all’iniziativa della Comunità Internazionale degli imperialisti e degli speculatori. Dissolti i primi paesi socialisti, la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale lascia in eredità alle masse popolari un patrimonio inestimabile di esperienze, di influenza (le aspirazioni, le aspettative, la morale, i valori delle masse popolari di tutto il mondo si sono elevati a un punto mai raggiunto prima nella storia dell’umanità), ma soprattutto di scienza.
A 40 anni dalla morte di Mao Tse-tung (9 settembre 1976), avviamo da questo numero la pubblicazione di una serie di articoli che hanno l’obbiettivo di riprendere, trattare e spiegare i principali apporti che il maoismo, terza superiore tappa del pensiero comunista dopo il marxismo e il leninismo, ha dato alla scienza della rivoluzione socialista.
La forma del contributo teorico di Mao Tse-tung si presenta come una ricca elaborazione ideologica, politica, letteraria, filosofica raccolta nelle Opere Complete che nel 1994 la Casa Editrice Rapporti Sociali ha pubblicato in 25 volumi e che raccoglie tutti i suoi scritti, corredati da numerose note e approfondimenti storici che ne risaltano il valore.
Il contenuto del contributo di Mao Tse-tung si presenta come una inestimabile sintesi di analisi, criteri, principi, orientamenti che nascono con un obbiettivo preciso: dare risposte ai problemi, alle contraddizioni, alle domande e alle questioni che il movimento comunista internazionale non era ancora riuscito a risolvere e in certi casi neppure a porsi con chiarezza e compiutamente.
Facendo il bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale e della (breve) vita dei primi paesi socialisti, Mao ha dato le risposte necessarie a definire il sentiero su cui il movimento comunista avanza: perché il movimento comunista non è riuscito a instaurare il socialismo in nessun paese imperialista? Qual è la strategia particolare per instaurare il socialismo nei paesi oppressi dall’imperialismo e che differenza ha rispetto alla strategia per i paesi imperialisti? Come si manifesta la lotta di classe nei primi paesi socialisti, in cui la direzione della società è nelle mani della classe operaia? Perché nei partiti comunisti stava prevalendo la linea revisionistaIl maoismo non ha impedito che il Partito Comunista Cinese e la Cina socialista prendessero la strada imposta dai revisionisti. Questo, tuttavia, non diminuisce in alcun modo il valore del maoismo nella scienza della rivoluzione socialista, come il crollo dei primi paesi socialisti e la momentanea affermazione del capitalismo non scalfisce la validità del marxismo e del leninismo. I comunisti non sono e non ragionano come i capitalisti: una cosa va o non va, una teoria è giusta se funziona qui e ora oppure è sbagliata. I comunisti devono imparare a costruire il futuro dell’umanità, la nostra opera, per avere successo, deve per forza di cose essere basata su una concezione scientifica; il maoismo è la più alta e completa elaborazione scientifica che ancora mancava al movimento comunista. Senza spirito meramente celebrativo, a 40 anni dalla morte di Mao è decisivo conoscere, assimilare e usare il maoismo: per capire il passato e per costruire il futuro.
I 6 principali apporti del maoismo.
La Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata: nel movimento comunista era radicata la convinzione che la rivoluzione socialista fosse possibile sulla base di rivolte e sommosse che crescevano di intensità e in estensione che avrebbero creato le condizioni favorevoli per la presa del potere, Mao Tse-tung dimostra invece che la rivoluzione si costruisce. E’ un processo graduale al cui centro sta il partito comunista e che avanza con il consolidamento del Nuovo Potere della classe operaia che contende alla borghesia la direzione materiale e morale delle masse popolari sino a soppiantarla alla direzione della società.
La strategia della Rivoluzione di Nuova Democrazia nei paesi feudali o semi-feudali, volta a spezzare il giogo dell’imperialismo e i rapporti feudali e personali ancora esistenti in tali paesi, diretta dalla classe operaia tramite il suo partito comunista. Per vincerla, la classe operaia e il partito comunista devono mettersi alla testa del movimento di liberazione nazionale, unendo in un fronte comune le altre classi, compresa la borghesia nazionale, contro l’imperialismo. La lotta contro l’imperialismo nei paesi oppressi è parte della rivoluzione proletaria mondiale.
Con l’individuazione della Linea di Massa, Mao ha fornito uno strumento universale per trattare a livello scientifico il rapporto fra i comunisti e le masse popolari che fino a quel momento era concepito come conseguenza di particolari capacità e caratteristiche degli individui (e in particolare dei dirigenti). La Linea di Massa consiste nel raccogliere gli elementi di conoscenza e le migliori e più avanzate aspirazioni presenti tra le masse in forma sparsa, confusa e contraddittoria e nell’elaborarle per ricavare precisi obiettivi e linee di sviluppo della lotta di classe, in un processo che si ripete continuamente e a un grado ogni volta superiore. Essa si attua individuando sistematicamente in ogni ambito la sinistra (cioè quella parte le cui tensioni e tendenze, se attuate, portano ad avanzare verso la rivoluzione socialista, indipendentemente dalla coscienza che ne hanno i promotori), mobilitandola e organizzandola perché unisca a sé il centro (gli indecisi, quelli che oscillano tra la sinistra e la destra) e isoli la destra.
La tesi della lotta fra le due linee è il principio per lo sviluppo e per la difesa del partito dalle concezioni proprie della borghesia che inevitabilmente, in una certa misura, lo influenzano (perché i comunisti non sono marziani: vivono nella società borghese con tutte le sue contraddizioni). La coscienza che esiste una lotta continua fra la linea che tende verso il socialismo e quella che tende a trattare i problemi secondo il senso comune corrente e a trovare soluzioni secondo i criteri della concezione borghese, è strumento che consente alla sinistra di dirigere la lotta e prevalere, mentre ignorarne l’esistenza, eluderla o nasconderla è un tipico strumento della destra (che si avvale delle consuetudini, fa leva su sulla cultura e concezione borghese).
La lotta di classe nel socialismo. Eliminati i diritti politici ai capitalisti e agli altri settori della classe dominante, nel socialismo la lotta di classe si presenta in una forma differente e specifica: la borghesia è costituita da quei dirigenti del partito, dello Stato e delle altre istituzioni sociali che, fra la spinta ad avanzare verso il comunismo e quella a tornare verso il sistema capitalista patrocinavano quest’ultima. La lotta di classe nella società socialista si presenta con forme nuove e specifiche, ma è indispensabile per avanzare verso il comunismo.
Il partito comunista non è solo soggetto (promotore e dirigente), ma anche oggetto della rivoluzione socialista, ogni suo membro è non solo soggetto ma anche oggetto della rivoluzione socialista. Chi aderisce al partito comunista deve essere disposto a trasformarsi, a seguire sotto la direzione del partito un processo di Critica-Autocritica-Trasformazione (CAT). Il processo consiste nell’assimilare la concezione comunista del mondo e imparare ad applicarla e trasformare il più possibile la propria mentalità e personalità onde dare alla rivoluzione il massimo contributo di cui il compagno sarà capace, trasformando in questo modo (elevando) l’attività complessiva del Partito tutto.
Soluzioni nuove ai problemi nuovi che pone la costruzione della rivoluzione. Stalin sosteneva che il leninismo fosse il marxismo dell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione proletaria e che non è possibile essere marxisti, se non si è anche leninisti. Parafrasando, per essere oggi all’altezza dei compiti che si pongono, non è più possibile essere marxisti-leninisti senza essere anche maoisti, bisogna essere marxisti-leninisti-maoisti. Questa è la concezione dei partiti comunisti che guideranno il nuovo assalto al cielo.
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Da http://www.carc.it/2016/09/06/il-maoismo-e-la-terza-superiore-tappa-del-pensiero-comunista/
Il maoismo è la terza superiore tappa del pensiero comunista
Nella pratica rivoluzionaria arricchiamo e sviluppiamo la teoria
Quest’anno, 50° anniversario dell’avvio della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, abbiamo deciso di organizzare dei seminari sul maoismo alla Festa nazionale della Riscossa Popolare a Napoli. Svolti in due giornate, sono stati tenuti dal nostro Segretario Nazionale, Pietro Vangeli, e da un giovane docente (ha appena 27 anni) in formazione, Ermanno Marini (segretario Federale della Toscana); vi hanno partecipato circa 50 compagni fra i quali molti giovani.
Nella prima giornata sono stati illustrati i sei principali apporti del maoismo (vedi Resistenza n. 2/2016) e nella seconda siamo andati a fondo su due aspetti, la strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata e la lotta tra le due linee nel partito comunista e nei paesi socialisti.
Il nostro Segretario Nazionale ha illustrato come la Carovana del (n)PCI, dopo la sconfitta del movimento degli anni ‘70, ha ripreso il cammino della lotta per la ricostruzione del partito comunista e per fare dell’Italia un nuovo paese socialista partendo dalla scienza: dal bilancio dell’esperienza del movimento comunista, dall’analisi della situazione, dall’elaborazione della strategia e della linea adeguate. In questo percorso ha raccolto l’appello lanciato negli anni ‘80 dal Partito Comunista del Perù e dal Presidente Gonzalo per il riconoscimento del maoismo come terza superiore tappa del pensiero comunista, sviluppo del marxismo-leninismo che permette di comprendere e affrontare i limiti e gli errori che durante la prima ondata della rivoluzione proletaria hanno impedito la vittoria della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti e quella contro i revisionisti moderni nei paesi socialisti. Per studiare e comprendere in profondità il maoismo, la nostra Casa Editrice Rapporti Sociali agli inizi degli anni ‘90 ha pubblicato le Opere di Mao Tse-tung, la raccolta più ricca di suoi scritti (25 volumi) pubblicata nei paesi imperialisti.
La concezione comunista è una scienza sperimentale, che si sviluppa attraverso la dialettica teoria-pratica. Così come Mao Tse-tung ha sviluppato il marxismo-leninismo applicandolo nella rivoluzione cinese, la Carovana ha sviluppato e arricchito il maoismo applicandolo nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. I principali apporti dati dalla Carovana e dal suo principale artefice, Giuseppe Maj, allo sviluppo del maoismo sono stati man mano sintetizzati nella rivista Rapporti Sociali, poi nella rivista La Voce del (nuovo)PCI e nel 2008 sono stati fissati in modo organico nel Manifesto Programma del (n)PCI. Gli apporti principali sono:
1. l’analisi sull’origine e sulla natura della crisi in corso (seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale),
2. la suddivisione dell’epoca imperialista in tre fasi (1900-1945: prima crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale e prima ondata della rivoluzione proletaria iniziata con la Rivoluzione d’Ottobre; 1945-1975: fase di ripresa dell’accumulazione di capitale e dell’affermazione del revisionismo moderno; 1975: inizio della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale e avvio della seconda ondata della rivoluzione proletaria),
3. Mao ha messo in luce gli aspetti politici del revisionismo moderno. La Carovana ha analizzato e individuato anche le basi economiche (le condizioni oggettive) che hanno permesso l’affermazione del revisionismo moderno nei primi paesi socialisti e nei partiti comunisti dei paesi imperialisti (ossia la fase di ripresa dell’accumulazione di capitale iniziata nel 1945 e conclusa nel 1975 con l’entrata del sistema capitalista nella seconda crisi generale),
4. il carattere universale della strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (tesi che già il Partito Comunista del Perù aveva indicato agli inizi degli anni ‘80),
5. il regime vigente nei paesi imperialisti a partire dagli anni ‘20-’30 (il regime di controrivoluzione preventiva),
6. la natura del regime vigente nel nostro paese dal 1945: la Repubblica Pontificia (imperialisti USA, Vaticano, Organizzazioni criminali e industriali),
7. la necessità dell’esistenza di due partiti di comunisti nel nostro paese (il (n)PCI e il P.CARC), entrambi funzionali alla strategia per la costruzione della rivoluzione socialista,
8. la tattica del Governo di Blocco Popolare.
Questo inquadramento è stato uno dei momenti di maggiore interesse dei seminari, che ha arricchito sia i giovani che si sono legati da poco alla Carovana, sia i meno giovani che hanno potuto così vedere dall’alto il percorso compiuto.
Nel corso dei seminari abbiamo riflettuto anche sulla nostra pratica, sulla nostra azione, sulla nostra esperienza, sulla fase che il movimento comunista in generale e la Carovana in particolare stanno vivendo, sulla lotta di classe che si sta sviluppando a livello nazionale e internazionale e su come avanzare più speditamente nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.
A partire dagli apporti del maoismo e da quelli dati dalla Carovana al suo sviluppo, molte sono state le domande e gli spunti emersi sia da parte di membri del Partito che dei collaboratori e simpatizzanti:
l’analisi della mobilitazione reazionaria delle masse popolari promossa dalla borghesia imperialista e le difficoltà che il nemico incontra in questa fase nel promuoverla;
l’analisi della lotta anti-imperialista dei popoli arabi e musulmani e la linea che devono seguire i comunisti del nostro paese rispetto ad essa;
come avanzare nell’unità dei comunisti e la necessità di perseguire un’unità duratura e solida, basata sulla concezione comunista del mondo (l’unità sul bilancio dell’esperienza, sull’analisi della situazione, sulla linea da seguire) e non un’unità senza principi, unicamente organizzativa (“fare numero”) e che non ha alcuna prospettiva, come hanno dimostrato tutti i tentativi di “unire i comunisti” fatti d in questi venti anni seguendo questa linea;
perché la lotta tra le due linee nel Partito è una cosa normale (“senza contraddizione non c’è vita”), costante (“l’equilibrio è momentaneo, la lotta è costante”), indice di vitalità e strumento per lo sviluppo del Partito e della sua azione rivoluzionaria e non segno di debolezza, di poca saldezza ideologica, strumento a cui ricorrere solo in casi di emergenza o “fonte di guai” e problemi (perdita di compagni);
la dialettica qualità-quantità nella costruzione del Partito, perché la qualità è condizione per costruire su basi solide e, anche, sviluppare quantitativamente le nostre forze mentre è fallimentare un’unità a ribasso (unità senza lotta);
perché per diventare comunisti non basta fare di più e meglio di quello che già si fa, ma bisogna trasformare la propria concezione, mentalità e in una certa misura anche personalità, condurre una Riforma Intellettuale e Morale sotto la guida del Partito;
perché ci vogliono due partiti di comunisti nel nostro paese per costruire la rivoluzione (il (n)PCI e il P.CARC), perché il (n)PCI è clandestino e perché è impossibile arrivare al socialismo senza passare attraverso la guerra civile che la borghesia imperialista scatenerà contro il movimento comunista.
Queste le principali tematiche emerse nel corso dei seminari che ci hanno permesso di farci conoscere meglio dai collaboratori e simpatizzanti, alcuni dei quali si sono proposti per proseguire la formazione con i corsi sul Manifesto Programma del (n)PCI.
Usare il maoismo per riflettere sulla nostra opera e su come avanzare con passo più spedito è il miglior modo per celebrare il 50° anniversario dell’avvio della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria.
Si commemorano, ossia ricordano insieme, pubblicamente e solennemente, i caduti, si celebrano la loro vita e le loro opere, nella ricorrenza della loro “sparizione fisica”; “celebrare la morte” è una formula quantomeno infelice.