Origine e natura del prossimo crack delle banche italiane

Monte dei Paschi di Siena, Banca di Vicenza, Banca Etruria, Banca Marche, ecc. E se andiamo indietro Banca Popolare di Lodi e Antonveneta dei “furbetti” Fazio-Fiorani-Consorte, Banco Ambrosiano di Calvi, Banca Privata Italiana di Sindona.

Nell’economia italiana si addensa il temporale minaccioso del crack delle banche, che si aggiungerà agli altri effetti della crisi in corso. Quando arriverà, i suoi effetti disastrosi si rovesceranno sulle famiglie delle masse popolari: le autorità decurteranno i conti correnti e i risparmi depositati in banca. Da anni già costringono le famiglie a servirsi sempre più delle banche (che si fanno pagare commissioni salate) per ricevere salari e pensioni e per fare pagamenti. Costringono le masse popolari a depositare in banca i propri risparmi e limitano sempre più per le masse popolari l’uso del contante: certo, formalmente i limiti riguardano tutti, formalmente la legge è eguale per tutti e ufficialmente la limitazione dell’uso dei contanti è una misura “antievasione” e “anticorruzione”. Ma di fatto le differenze di classe si fanno valere anche in questo campo: i ricchi e la malavita organizzata continuano a fare quello che vogliono. Il governo Renzi vuole persino indurre i lavoratori vicini all’età della pensione a impelagarsi con le banche per poter andare in pensione (farsi anticipare dalle banche i soldi per vivere fino a quando inizieranno a percepire la pensione, con la quale poi restituire il prestito alle banche… ovviamente pagando lauti interessi).

Già le masse popolari soffrono per la limitazione dei crediti e dei mutui: il crack del sistema bancario le colpirà violentemente.

La crisi della banche è una specifica manifestazione della crisi generale del capitalismo. Da anni i padroni e gli amministratori delle banche usano i depositi e i risparmi non per fare crediti alla produzione e al consumo, ma per speculare: per trafficare nel campo finanziario, direttamente o facendo prestiti di favore ad amici di amici, a prestanome, a finanzieri e speculatori. Le banche alimentano il mercato finanziario, comprano e vendono ai quattro angoli del mondo titoli finanziari e attirano i risparmi nel vortice della speculazione dove un giocatore guadagna quello che un altro perde. La chiamano “libera circolazione dei capitali”. A livello mondiale le plusvalenze (la differenza tra prezzo d’acquisto e di vendita di titoli finanziari) sono diventate una forma importante (se non la più importante) di valorizzazione del capitale. Un pugno di grandi finanzieri e una massa di risparmiatori attirati nel vortice della speculazione finanziaria fanno delle banche istituzioni del capitale finanziario e della sua valorizzazione.

Attraverso le banche le speculazioni finanziarie coinvolgono e sconvolgono l’intero sistema monetario, aspetto essenziale dell’attività economica della società borghese.

È possibile capire la crisi bancaria solo se si accetta il fatto che le banche non sono più principalmente istituzioni di depositi e prestiti, ma istituzioni del mercato finanziario; che i protagonisti del sistema bancario sono un pugno di grandi e una massa di piccoli speculatori; che depositanti, risparmiatori, correntisti sono le vittime del sistema bancario, le galline da spennare.

Il capitale oggi esiste principalmente sotto forma di denaro e il denaro è tutto denaro fiduciario. Denaro che ogni venditore di merci e ogni titolare di un pagamento (ogni individuo o istituzione che ha diritto a ricevere un pagamento) accetta sulla fiducia che a sua volta con esso potrà comprare tutto quanto è in vendita e potrà saldare ogni pagamento che deve fare. In altre parole, denaro che non sta più a rappresentare una merce particolare come era al tempo in cui il denaro era convertibile in oro a un cambio fisso. E questo vale a livello mondiale, da quando

1. nel 1944 con gli Accordi di Bretton Woods i maggiori Stati capitalisti e i rispettivi banchieri accettarono (su imposizione USA: in questo modo il dollaro diventava infatti moneta mondiale) di impegnarsi a cambiare su richiesta qualunque somma delle rispettive monete in dollari a un cambio fisso (es. 1 dollaro ogni 660 lire) e il Governo Federale USA si impegnò a cambiare su richiesta delle banche centrali qualunque somma di dollari in oro a un cambio fisso (venne fissato un’oncia – circa 31 grammi – d’oro ogni 35$),

2. nel 1971 il Governo Federale USA (Richard Nixon presidente), forte della sua supremazia politica ed economica nel sistema imperialista mondiale, con decisione unilaterale annunciò che non avrebbe più tenuto fede all’impegno di cambiare i dollari in oro: l’oro era in vendita a prezzi di mercato come ogni altra merce, il dollaro era moneta fiduciaria mondiale.

In un sistema monetario mondiale costituito di monete fiduciarie le banche non hanno più alcun vincolo materiale alla creazione di denaro: detta più terra terra non devono più avere un corrispettivo in oro, o in valuta garantita da oro, del denaro che creano (dei crediti che concedono). È il “regno della libertà”! Ogni banca X può produrre denaro in quantità arbitraria fin quando le altre banche le fanno fiducia, cioè accettano ognuna di iscrivere come debito proprio verso un suo cliente il credito di cui il loro cliente dispone presso la banca X. Ma perché se uno ha un conto in una banca dovrebbe aprirsi altri conti in altre banche? In effetti per la gran parte della gente che i soldi li usa per fare pagamenti e comprare merci, è una cosa senza senso. Ma il sistema è in mano a gente che i soldi li usa per speculare e quindi li prende dove può averli e li sposta dove è in corso la speculazione a cui vuole partecipare. È una cosa da matti? Sì, ma il capitalismo ormai è una cosa da matti…

In un sistema bancario dominato da finanzieri e speculatori, ogni banca pubblica o privata facendo un credito fornisce a ogni finanziere e a ogni speculatore denaro con cui alimentare i suoi affari. La Banca Centrale Europea crea ogni mese (Mario Draghi ha chiamato l’operazione Quantitative Easing) 80 miliardi di nuovi euro con cui alimenta gli affari e le speculazioni delle banche (cioè dei loro padroni, amministratori e clienti privilegiati).

In questo contesto da anni gli amministratori e i padroni della banche comprano e vendono titoli finanziari con i risparmi e i depositi dei clienti, mettono al sicuro i propri guadagni e addebitano agli istituti che dirigono le perdite delle speculazioni e i crediti che non vengono saldati. Quando la corsa è arrivata ad un certo livello, molti titoli sono diventati carta straccia e i prestiti (agli amici e agli amici degli amici) inesigibili hanno raggiunto livelli importanti, allora le banche si fanno anche la guerra tra loro: le più forti rifiutano a quelle messe peggio il credito e la partecipazione agli affari, speculano sul loro fallimento. A questo punto vengono chiamate in campo le autorità politiche a decidere una delle due vie in alternativa: bail-out o bail-in.

Bail-out (garanzia dall’esterno), cioè intervento dello Stato che direttamente o tramite istituti controllati (come la Cassa Depositi e Prestiti, l’istituto che accentra i risparmi depositati in Posta) si addossa i debiti della banche, rimpiazzando i titoli “carta straccia” e i crediti inesigibili che hanno in portafoglio con nuovo denaro. Dove lo prende? Indebitandosi con il mercato finanziario: aumentando il debito pubblico che le masse popolari pagheranno con tasse, imposte, tariffe, con riduzione della spesa statale destinata a servizi pubblici e ammortizzatori sociali, con privatizzazioni e concessioni (come ad esempio le trivellazioni).

Bail-in (garanzia dall’interno), cioè confisca per decreto statale di una parte dei depositi e risparmi.

Bail-out o bail-in, per le masse popolari è come zuppa o pan bagnato. Per una via o per l’altra, infatti, il conto lo pagheranno loro: o perché perderanno (in tutto o in parte) depositi e risparmi in tanti casi messi assieme con il lavoro di una vita o perché perderanno servizi pubblici (“un costo insostenibile per il bilancio dello Stato” … che ha salvato le banche) e saranno costrette a ricorrere a servizi privatizzati. La borghesia e il clero accuseranno i lavoratori di vivere al di sopra dei propri mezzi, ricchi e speculatori avranno aumentato i capitali con cui sposteranno altrove i loro affari. E la valorizzazione del capitale continuerà su scala più grande. Il vortice del capitale finanziario si allargherà.

Ogni tanto qualche “anima bella” della sinistra borghese salta su a invocare la regolamentazione delle attività finanziarie. Ma tutto il capitale ha bisogno del capitale finanziario e del suo vortice. Bloccare questo vortice bloccherebbe tutta la valorizzazione del capitale e, se le attività economiche sono ancora nelle mani dei capitalisti, bloccherebbe tutte le attività economiche.

La borghesia e un governo borghese non lo faranno mai.

Noi comunisti lo faremo, ma partendo dalla conquista del potere e dalla nazionalizzazione delle attività economiche: la produzione pianificata di beni e servizi affidata ad aziende pubbliche nazionalizzando le grandi aziende private che abbiamo espropriato ai grandi capitalisti e alle società finanziarie. Sarà un aspetto dell’instaurazione del socialismo. La costituzione del Governo di Blocco Popolare è un passo su questa strada.

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