Mille lotte rivendicative si riassumono in “applicare la Costituzione”

La battaglia sul referendum è il contesto della lotta per il Governo di Blocco Popolare

I mille fronti su cui le masse popolari si scontrano con la classe dominante, dal diritto al lavoro e contro la disoccupazione e la povertà alla lotta per il diritto alla casa, alla sanità e all’istruzione, dal diritto a vivere in un ambiente salubre alla lotta contro il razzismo e la guerra fra poveri, ecc., si sintetizzano nella lotta per il governo del paese: quali forze governano il paese? Di quali interessi sono portatrici?

La lotta delle masse popolari per il governo del paese oggi si presenta anche nella forma della lotta contro la riforma Renzi della Costituzione e per l’attuazione delle sue parti progressiste.

Finora la lotta sulla riforma della Costituzione si è presentata principalmente come scontro tra due fazioni:

– da una parte (per il SI al referendum) la parte predominante che ha come portavoce Renzi,

– dall’altra (per il NO) il resto dei vertici della Repubblica Pontificia rappresentati dalla corrente anti-Renzi dei notabili del PD (alla D’Alema), da Forza Italia, Lega Nord e simili e dalla sinistra borghese (sia quella radicale che quella di nuovo tipo, il M5S). In questo fronte, unite solo dal NO al referendum, convivono varie correnti: chi è mosso dall’ambizione di regolare i conti con Renzi (da D’Alema a Forza Italia… non è da escludere che dietro le barricate di cartone che innalzano, cerchino e trovino un accordo di qualche tipo, come già fecero con il Patto del Nazareno); chi vuole difendere l’esistente, ma per natura e concezione del mondo non lega la difesa dell’esistente alla lotta di classe, non concepisce che la lotta di difesa è il contesto e il terreno in cui preparare l’attacco.

Ai fini della lotta di classe (che è il motore reale e decisivo della trasformazione della società) lo scontro è principalmente tra i fautori del SI e la parte avanzata delle masse popolari mobilitata per l’attuazione della parte progressista della Costituzione. La parte avanzata delle masse popolari nel corso degli anni passati ha conquistato autonomia e ha assunto autorevolezza e prestigio grazie al ruolo che ha avuto nelle mobilitazioni contro gli effetti della crisi, nelle lotte per difendere diritti e conquiste, nelle lotte per ampliarli ed estenderli. Non ha un centro definito e autorevole attorno a cui raccogliersi, ma si presenta sotto forma di una galassia di organismi, movimenti, associazioni grandi e piccole sparse da una capo all’altro del paese, impegnate ognuna su una battaglia o su un’altra, legate più da una condizione oggettiva (il ruolo che hanno) che da una consapevolezza soggettiva e da un preciso obiettivo comune. E’ il campo opposto a Renzi, al suo governo e alla parte dominante dei vertici della Repubblica Pontificia Perché più chiaramente, decisamente e praticamente si mobilita attraverso mille lotte rivendicative (lavoro, istruzione, sanità, ambiente, diritto alla casa) per l’applicazione della parte progressista della Costituzione: per costringere le autorità borghesi ad applicarla e in certi casi per applicarla direttamente, dal basso.

Questa mobilitazione fa passare in secondo piano la lotta tra chi vuole rottamare la Costituzione e chi la difende; pone in primo piano la lotta tra chi vuole rottamare la Costituzione e chi vuole attuarne la parte progressista. Ma ciò non può essere opera di un governo dei vertici della Repubblica Pontificia e neppure la lotta per l’attuazione della parte progressista della Costituzione può essere diretta dalla sinistra borghese. Deve e può essere opera delle masse popolari organizzate che la impongono attraverso mille iniziative di base e in questo modo diventano nuove autorità pubbliche, rendono ingovernabile il paese e fanno ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia il loro governo: quello che abbiamo chiamato Governo di Blocco Popolare (GBP).

Il corso delle cose e il GBP come obiettivo cosciente. Uno sviluppo futuro di cui ci sono già oggi le premesse è possibile, ma non è certo.

Il GBP è possibile, ma la sua costituzione non è certa.

Per costituirlo occorre che quella parte organizzata e avanzata delle masse popolari se lo ponga come obiettivo cosciente. Che sia possibile costituirlo è dimostrato da mille esempi grandi e piccoli ognuno dei quali, in un certo modo, favorisce la sua costituzione. Facciamo di seguito alcuni esempi per dimostrare che nonostante l’intossicazione dell’opinione pubblica da parte della classe dominante e nonostante le illusioni che basti chiedere e pretendere, rivendicare alla classe dominante per ottenere, la lotta per costituire il GBP è il centro dello scontro politico in atto, è sentiero tracciato che le masse popolari possono trasformare in strada maestra attraverso cui imparano ad essere classe dirigente del paese, costruiscono la rivoluzione socialista.

Il terremoto in Centro-Italia. La distruzione di interi paesi, il crollo di edifici “appena ristrutturati secondo le regole antisismiche”, il numero impressionante di morti (per un paese “civile”, con riconosciuto pericolo sismico) e la ricorrenza con cui accadono, sono le forme che assume la necessità oggettiva di cambiare il corso politico del paese per toglierne la direzione alla cricca di delinquenti, affaristi e speculatori della classe dominante e assicurarla alle masse popolari organizzate, a chi ha interesse alla prevenzione, a chi ha interesse a spendere miliardi di euro nei lavori necessari per rimettere in sesto il territorio, le città, i palazzi, le strade, gli ospedali anziché versarli nei circoli della finanza.

Sono tanti e tutti efficaci i ragionamenti che si possono fare per dimostrare che se il terremoto è una calamità imprevedibile e distruttiva, morti e distruzione sono invece un responsabilità dei vertici della Repubblica Pontificia e che le masse popolari sono vittime di una guerra di sterminio nonDecalogo_Aquila dichiarata che la borghesia conduce contro di loro. Ma il terremoto nel Centro-Italia è nefasta occasione da cui emerge un altro aspetto, che è principale: lo slancio, il senso di responsabilità, la capacità organizzativa degli organismi popolari che si sono assunti in prima persona il ruolo di soccorso alle popolazioni. La gestione di Bertolaso della Protezione civile, gli scandali, i furti sistematici (altro che piccoli “sciacalli” che rovistano fra le macerie: milioni di euro destinati ai terremotati dell’Aquila sono stati trattenuti dalle banche), le speculazioni che hanno caratterizzato il dopo-terremoto a L’Aquila (2009) e in Emilia (2012) hanno sedimentato fra le masse popolari rabbia e sfiducia, ma soprattutto senso e voglia di riscatto. La mobilitazione dopo il terremoto in Centro-Italia è una grande dimostrazione di solidarietà, di generosità, di operosità delle centinaia di migliaia di
persone che hanno voltato le spalle agli appelli del governo e delle autorità e si sono affidate all’autorganizzazione per soccorrere le popolazioni. Forme grandi (Brigate di Solidarietà Attiva) e piccole (gruppi di tifosi, circoli politici, sedi, associazioni) di organizzazione, disseminate sul territorio, hanno provveduto alla raccolta di ogni tipo di genere di prima necessità e di soldi e alla loro distribuzione; hanno allestito campi, mense, tende; hanno promosso aggregazione per i bambini e centri di aiuto psicologico. In una sintesi: hanno preso il posto delle autorità borghesi nella mobilitazione straordinaria per fare fronte alle esigenze delle masse popolari.

Fra le lacrime di coccodrillo di esponenti istituzionali, nel cordoglio e nella solidarietà della parte più sana e generosa di questo paese, lo slancio popolare dopo il terremoto è la dimostrazione pratica che le masse popolari organizzate possono già fare di più e meglio di quanto lo Stato dei banchieri e dei capitalisti voglia fare e fa. Se questo slancio straordinario diventa coscientemente slancio per fare fronte al disastro ordinario provocato dai vertici della Repubblica Pontificia, questo paese può rinascere dalle distruzioni provocate dalla speculazione e dalle privatizzazioni; dalla disoccupazione, dalla povertà, dall’ignoranza e dall’abbrutimento provocati dal profitto.

Le organizzazioni operaie e popolari. Nel contesto di una vertenza sul rinnovo del CCNL dei metalmeccanici (che da il la ai contratti di molte altre categorie di lavoratori dipendenti) molto “dura” da vincere Perché fino ad ora la FIOM ha intrapreso la via della concertazione e dell’alleanza con FIM e UILM, nel contesto della battaglia negli stabilimenti FCA contro il regime Marchionne, nel contesto dell’emergenza occupazionale collegata allo smantellamento di interi rami produttivi (ad esempio quello siderurgico), si sviluppa da nord a sud del paese la tendenza della parte più lungimirante della classe operaia a organizzarsi e coordinarsi dentro le aziende e fuori dalle aziende, a stringere legami con movimenti popolari, a sostenere mobilitazioni di carattere generale. Di questa tendenza la punta avanzata è rappresentata da quegli operai che per esperienza e concezione riconoscono prima e meglio di altri il ruolo che la classe operaia può avere nella lotta politica in corso, che intuiscono il contributo decisivo che può dare alla costituzione del GBP. Il GBP non è ancora un loro obiettivo cosciente, ma ciò che fanno, le loro attività territoriali, la loro pratica sindacale e il ruolo che assumono nei confronti del resto delle masse popolari favorisce oggettivamente il processo della sua costituzione. Ne sono esempio i compagni e le compagne che hanno partecipato ai dibattiti della FRP, (vedi Organizzarsi e coordinarsi a pag. 5) che hanno ripreso e sviluppato gli orientamenti che sono emersi (e che loro stessi hanno contribuito a definire con i loro interventi): gli operai dell’ILVA di Taranto, della FCA di Melfi, dell’Ex Lucchini di Piombino, della GE di Massa. Con loro e come loro, ovunque in Italia ci siano gruppi di operai che si occupano dell’azienda ed escono dall’azienda per promuovere o sostenere la lotta delle masse popolari con la loro esperienza, con il loro orientamento e con la loro capacità di organizzazione, esiste un punto di riferimento, lo snodo di una rete nazionale che è nostro compito, ce lo assumiamo, rafforzare, sviluppare, sostenere, estendere, collegare a nuovi snodi. Perché questo paese va cambiato, la forza per cambiarlo è quella delle masse popolari e i pilastri di questo cambiamento sono gli operai organizzati.

LDP RM“I disoccupati e precari di Roma Nord Ovest stanno riqualificando il muro dell’Istituto Comprensivo Borromeo, lato Via Ascalesi, per permettere il continuo del progetto Muracci Nostri, di cui ringraziamo i membri per l’opportunità lavorativa!” – dalla pagina Facebook Lista Disoccupati e Precari Roma Nord Ovest

Accanto alle organizzazioni operaie si sviluppano le organizzazioni di lotta per conquistare un lavoro utile e dignitoso. Ne abbiamo parlato spesso nei numeri scorsi di Resistenza e siamo fra i promotori della loro nascita e del loro sviluppo. Riportiamo qui un esempio piccolo, ma che dimostra una strada grande: a fine agosto, la Lista disoccupati e Precari Roma Nord Ovest ha promosso la ristrutturazione di un muro perimetrale impiegando i suoi iscritti e, accordandosi con una associazione di artisti, è riuscita a far retribuire la giornata di lavoro. Un esempio in piccolo che apre una prospettiva concreta di sviluppo per gli scioperi al contrario che le Liste di disoccupati e Precari promuovono da tempo dimostrando che il paese è pieno di lavori da fare e anche di gente disposta a farli, il problema sta nel fatto che le autorità non sono disposte a pagarli. Dove le autorità si sottraggono, associazioni, enti, fondazioni possono contribuire alla creazione di posti di lavoro. Certo, una associazione di artisti di quartiere (o poco più) ha limitate risorse economiche, le fondazioni dei “filantropi” della classe dominante hanno invece grandi risorse… Ecco! Che inizino a metterle a disposizione!

Il sommovimento dei tre serbatoi. Chiamiamo tre serbatoi gli esponenti della società civile e della Pubblica Amministrazione, della sinistra dei sindacati o di altre associazioni di massa, della sinistra borghese che godono di prestigio e seguito tra le masse popolari organizzate. Sono oggi, nonostante i loro limiti e le loro resistenze, quelli che saranno ministri e funzionari del Governo di Blocco Popolare. Benchè, per ruolo che ricoprono nel sistema politico attuale e per concezione del mondo non possano essere loro i principali promotori della costituzione del GBP, sono loro che ne diventeranno gli esponenti principali: se le organizzazioni operaie e popolari intraprendono quella strada, sono obbligati a farlo per avere un ruolo positivo nella lotta di classe e per non perdere il seguito, il prestigio e la fiducia di cui godono oggi.

La battaglia sulla Costituzione, che molti di loro intendono come battaglia per difenderla dagli attacchi di Renzi, è un contesto decisivo per far emergere una parte più avanzata fra di loro. Precisamente è il contesto per misurare quanti fra loro sono disposti a sostenere la mobilitazione per attuarla e per costituire il governo che la attua.

Nei mesi scorsi ci sono stati importanti sommovimenti: cioè il corso delle cose (esito delle amministrative, campagna referendaria, stato di emergenza dovuto alla situazione internazionale e tendenza alla guerra) ha spinto una parte di essi a fare passi avanti in questo senso. Una piccola, ma significativa, rappresentanza di questa parte avanzata ha partecipato alla FRP nazionale che ha avuto, con il dibattito del 30 luglio, il ruolo di porre le basi per un ampio fronte (basato sui due agenti principali: classe operaia e, appunto, amministratori) per la costruzione di Amministrazioni Locali di Emergenza che si impegnino per applicare la Costituzione a partire dai territori che amministrano (vedi Le Amministrazioni locali che servono a pag. 4).

Fare quello che è necessario fare: costruire la rivoluzione socialista. Noi fino a questo punto, in questo articolo, abbiamo parlato della necessità di cambiare il corso politico del paese e della possibilità di farlo, abbiamo indicato l’obiettivo del GBP come soluzione per fare fronte agli effetti più gravi della crisi. Per rendere il discorso concreto e comprensibile fino in fondo Dobbiamo però aggiungere un pezzo. Per porre fine alla catastrofe prodotta dal capitalismo è necessario instaurare il socialismo. Il GBP è uno strumento per rafforzare la rivoluzione socialista in corso, farà compiere un salto in avanti alla lotta per instaurare il socialismo. Oggettivamente, esistono le condizioni per instaurare il socialismo, anzi la società ha raggiunto un livello di sviluppo tale che proprio gli ostacoli all’instaurazione del socialismo posti dalla classe dominante sono la principale causa del corso catastrofico delle cose. Possiamo dire in tutta certezza, senza paura di banalizzare il discorso, che per quanto attiene alle condizioni oggettive, l’unico ostacolo all’instaurazione del socialismo è l’esistenza della borghesia imperialista e il suo ruolo di dominio sulla società. In verità a questo bisogna combinare le difficoltà, la debolezza, le inadeguatezze del movimento comunista nel mobilitare le masse popolari affinchè si liberino una volta per tutte della borghesia imperialista e delle sue autorità e istituzioni, leggi e concezioni per costruire una società nuova e superiore.

La borghesia imperialista e il clero impongono un corso delle cose che se non sarà interrotto dalla costituzione del GBP ci costringerà a instaurare il socialismo come risposta alla guerra imperialista e alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari che la guerra imperialista implica.

La costituzione del GBP è quel balzo in avanti. Perché è, contemporaneamente:

– strumento per fare fronte agli effetti più gravi della crisi (risponde cioè all’urgenza di togliere il potere politico nelle mani della borghesia imperialista);

– strumento per mobilitare e organizzare la parte avanzata della classe operaia e delle masse popolari (risponde cioè alla necessità di attivare le forze che sono protagoniste della trasformazione del mondo);

– strumento attraverso cui le masse popolari imparano a gestire parti crescenti della società direttamente, senza i vincoli e l’oppressione della classe dominante (risponde cioè alla necessità di elevare l’esperienza, la concezione e quindi la consapevolezza del loro ruolo nella storia);

– strumento attraverso cui noi comunisti impariamo a diventare educatori, formatori e organizzatori delle masse popolari usando la concezione comunista del mondo (la scienza della lotta di classe; risponde alla necessità di elevare ideologicamente e praticamente il movimento comunista cosciente e organizzato che già esiste).

Noi ci battiamo e chiamiamo gli elementi più avanzati a battersi per la via della costituzione del GBP che è via più diretta e la meno dolorosa e distruttiva per le masse popolari.

Quindi, prima di concludere. Noi comunisti ci trasformiamo per diventare educatori, formatori e organizzatori della parte avanzata delle masse popolari affinché esse instaurino il GBP e diventino la forza che instaura il socialismo.

Impariamo e insegniamo a conoscere, assimilare e usare la concezione comunista del mondo. Questa è la nostra principale forza. Promuoviamo e sosteniamo ogni tendenza e processo attraverso cui le masse popolari si organizzano, si mobilitano e imparano ad assumere il ruolo di nuove autorità pubbliche.

Perché la lotta per il socialismo, che qui e ora ha la forma e il contenuto della lotta per il GBP, non si limita a protestare fino a rendere difficile la vita alla classe dominante, ma include, ed è l’aspetto principale, che le masse popolari organizzate imparino a pensare e ad agire come nuova classe dirigente del paese. Imparino ad esserlo.

Dalla fine degli anni ’70 la borghesia imperialista sta cancellando uno a uno, a pezzi e a mozziconi, quei diritti democratici passati dalla Carta Costituzionale alla realtà. E’ il programma enunciato da Giorgio Benvenuto (segretario Generale della UIL) già negli anni ‘70: “i lavoratori devono rendere ai padroni una parte di quello che hanno strappato”. Impegni e diritti della Costituzione che erano stati in parte realizzati (es. diritto allo studio, i diritti dei lavoratori sui luoghi di lavoro, il diritto alla salute, i servizi pubblici, ecc.) sono sottoposti a limitazioni o addirittura cancellati. Mi limito a ricordare i casi in cui la Costituzione è stata più chiaramente e più a lungo violata o lo è tutt’ora o lo è nuovamente. L’astensione del ricorso alla guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art. 11), l’accettazione delle limitazioni della sovranità solo in parità di condizioni con altri stati (art. 11), l’inviolabilità della persona e del domicilio (art. 13 e 14), la libertà e segretezza della corrispondenza (art. 15), la libertà di cambiare residenza e la libertà di espatriare (art. 16), l’esenzione della stampa da autorizzazioni e censure (art. 21), la tutela della salute come diritto fondamentale del cittadino (art. 32), l’esenzione di oneri dello stato perle scuole cattoliche (art. 33), il diritto all’istruzione (art. 34), la tutela dei lavoratori (art. 35), il diritto a un salario “in ogni caso sufficiente ad assicurare a se e alla famiglia un’esistenza dignitosa” (art. 36), i limiti fissati per l’iniziativa economica individuale e privata e la proprietà privata perché non contrastino con la sicurezza, la libertà, e la dignità umana e siano indirizzati al benessere sociale e accessibili a tutti (art. 41 e 42), il dovere universale al servizio militare (art. 52), il carattere democratico delle forza armate (art. 52), la partecipazione alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva (art. 53) che esclude le imposte indirette (IVA, ecc.)” – da “Riforma o difesa della Costituzione” di M. Martinengo, Rapporti Sociali n. 36 – gennaio 2007

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