In queste ore su stampa e social si è aperta la diatriba sul Fertilityday lanciato dal governo Renzi-Bergoglio, una campagna che, come in tanti hanno denunciato, ricorda la propaganda del ventennio fascista che incentivava e relegava la donna al ruolo di “angelo del focolare”, di procreatrice di carne da macello per la guerra imperialista.
Giustamente le proteste contro questa infame campagna hanno posto l’accento sul fatto che oggi la precarietà, la disoccupazione, lo smantellamento di servizi come scuole, asili e sanità pubblica ritardano o eliminano la possibilità di avere figli per le famiglie delle masse popolari (ovvio che la Lorenzin come le future madri della borghesia imperialista e dei loro lacché non hanno di questi problemi!).
Proprio in queste ore sono stati resi pubblici i dati sulla disoccupazione giovanile che sfiora il 40%, e si sa che le donne giovani (insieme anche alle adulte) sono quelle più colpite. La Lorenzin punta quindi ad “occupare” le giovani donne delle masse popolari con uno o più figli e con tutte le difficoltà economiche e non solo che questa situazione di crisi generale comporta, e che sono all’ordine del giorno. Questa è la realtà che la Lorenzin e la cricca a cui fa capo tentano di nascondere invano, ma questa è la realtà che ogni giorno le masse popolari vivono e a cui devono far fronte: lo sanno bene gli insegnanti precari della scuola che sono in maggiornaza donne, che grazie all’ennesima riforma che sta smantellando la scuola pubblica non sanno dove e se insegneranno durante il nuovo anno scolastico ormai alle porte, o le operaie della Magneti Marelli di Corbetta che stanno rischiando di perdere il posto di lavoro (solo per citare esempi più recenti).
Dai Familyday e gli attacchi alle famiglie omosessuali, all’elargizione di piccole briciole per chi porta a compimento una gravidanza, dalla difficoltà (che spesso diventa impossibilità) di portare avanti interruzioni di gravidanza nelle strutture ospedaliere pubbliche infestate di “obiettori di coscienza” alla privatizzazione dei servizi di assistenza (ai bimbi, agli anziani, ai malati): nel nostro paese, nella Repubblica Pontificia, il Vaticano e i suoi governi stanno portando avanti politiche che colpiscono principalmente le donne e le famiglie delle masse popolari, vere e proprie crociate che vogliono far tornare indietro l’orologio della storia e rinchiudere di nuovo le donne tra le quattro mura di casa.
Oggi ci sono tutte le condizioni affinché donne e uomini delle masse popolari non solo siano liberi di scegliere se e quando avere figli, ma anche di crescerli in una società che consenta loro di avere un futuro felice e dignitoso: la ricerca scientifica, la tecnologia, le infrastrutture consentirebbero ad ogni proletario di dedicarsi non solo alla produzione dei mezzi materiali (beni e servizi) che servono alla società e agli individui che la compongono per prodursi e riprodursi (quindi di poter lavorare meno e meglio), ma di dedicarsi soprattutto alla gestione della stessa società, al suo funzionamento e alla sua direzione. Questa è la vera democrazia, e si chiama socialismo!
In URSS, con la presa del Palazzo d’Inverno nel 1917, la donna venne fin da subito tutelata e assistita da leggi e istituti, prima di tutto come lavoratrice e poi anche moglie o madre. Una donna era una lavoratrice e una cittadina impegnata nella costruzione e gestione della società: numerose furono le donne che ricoprirono ruoli di direzione nelle istituzioni e organizzazioni popolari, nei tribunali, nelle scuole, nelle aziende o nell’Armata Rossa. Inoltre il diritto all’interruzione di gravidanza in URSS fu sancito nel 1920 così come il diritto al divorzio e l’istituzione delle unioni civili; le leggi sulla tutela e la sicurezza sul lavoro prevedevano anche la regolamentazione speciale per le operaie in maternità; asili e scuole erano gratuiti; alcuni lavori domestici divennero collettivi attraverso la promozione di mense e lavanderie collettive. Dalle città alle campagne le donne ebbero un ruolo attivo e da protagoniste nell’edificazione della nuova società che cambiò la storia dell’umanità, dimostrando la forza e creatività di cui le masse popolari sono capaci.
Il primo passo in questa direzione è cacciare il governo Renzi e costruire un Governo di Blocco Popolare, un governo promosso e sostenuto dalle organizzazioni operaie e popolari e formato dai loro esponenti di fiducia che attuino un piano d’emergenza per porre fine alla disoccupazione e alla precarietà, che assegni ad ogni donna e uomo, giovane e adulto un lavoro utile e in sicurezza e distribuisca quanto è necessario per vivere dignitosamente.