August Dimčev era nato a Šumen, in Bulgaria, il 7 agosto 1909. Da ragazzo prese parte al movimento operaio come membro del Komsomol. Nel novembre 1931, studente all’università di Sofia, prese parte ai conflitti fra gli studenti e la polizia. Dopo i numerosi arresti avvenuti nel marzo 1933 in seguito alle dimostrazioni popolari nella ricorrenza della Comune di Parigi fu costretto ad emigrare. Entrò clandestinamente in Francia dove lavorò nel Partito Comunista Francese. Nel 1935 si trasferì in URSS dove lavorò presso il Komintern. Nel 1936 fu in Spagna dove combatté nelle Brigate Internazionali, con il grado di capitano, sul fronte di Catalogna. Fatto prigioniero, venne mandato in un campo di concentramento in Francia. Ritornato nell’URSS, nel 1941 si fece paracadutare in Bulgaria. Preso dopo un periodo di attività clandestina, venne processato dal 9 al 26 giugno 1942 con altri 26 imputati, tutti paracadutisti. Venne fucilato alle 21.00 dello stesso 26 giugno 1942, nelle cave di Lozenec (periferia di Sofia) con 18 altri paracadutisti.
Quelle che seguono sono le sue ultime parole. Sono parole di un uomo che ha conosciuto il mondo, ha affrontato i pericoli più gravi con coraggio e che, dopo averli superati, si è subito messo a disposizione per affrontarne altri. Quindi è un uomo di alto livello intellettuale e morale, di quelli il cui giudizio merita attenzione e rispetto. Inoltre sta per morire e dunque le sue sono parole sincere, perché un uomo in punto di morte non ha ragione di mentire. Quello che dice serve come insegnamento per cominciare a spazzare via le menzogne sparse per più di mezzo secolo sull’URSS (anche da individui che si sono spacciate per comunisti, come Fausto Bertinotti) e per capire qual è l’atteggiamento di un comunista di fronte alla morte. Come lui ce ne furono tanti. Una, in Italia, fu Teresa Noce, di cui abbiamo pubblicato l’autobiografia con la casa editrice RedStar Press questa primavera. Altri ce ne saranno, come le compagne e i compagni che si stanno formando nelle file della Carovana del (nuovo)Partito comunista italiano.
“Cari genitori e fratelli,
vi scrivo l’ultima mia lettera prima di morire. Ieri sera abbiamo detto l’ultima parola. Io affronterò la morte tranquillo e fiero, con la conoscenza di un dovere compiuto con onore sino alla fine, nel nome di una causa cui ho dato tutta la mia vita cosciente. Questa causa io la vedo realizzata nella grande patria del socialismo. Là io ho trascorso gli anni più felici della mia vita. Là ho potuto convincermi che questa è davvero una causa grande, gloriosa, e un avvenire felice per tutta l’umanità. Per essa un uomo può morire tranquillo; noi piccoli e sconosciuti combattenti, avvicinandoci a essa, diventiamo nobili e grandi.
Il mio ultimo testamento a voi e ai miei compagni è: “credete e battetevi per questa grande causa alla quale io ho dato tutte le mie modeste forze e la mia vita”.
Non dimenticate Marusja , è un’anima pura, una donna magnifica: vi sarà buona figlia e sorella: quando sarà possibile, cercatela e anche essa ricercherà. Io penso che voi avrete presto la possibilità di vedervi dopo la vittoria dell’Armata Rossa, della quale non abbiamo mai dubitato neppure per un momento.
Date il mio estremo saluto di combattente a tutti i compagni. Vi bacia per l’ultima volta il vostro figlio fratello che tanto vi ama,
August”