[Massa] Festa della Riscossa Popolare: “Quale futuro per i giovani?” è la domanda. La risposta dei giovani è “il socialismo”.

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Chi vuole vedere qualcosa di nuovo nel mondo deve impegnarsi a costruire il mondo nuovo, il che nel caso nostro è fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Chi si impegna a farlo ha subito la possibilità di vedere qualcosa di nuovo, come ad esempio giovani dai 13 anni in su che “si interessano di politica”, cosa che ci fa fare un balzo in avanti rispetto alle lagne, soprattutto della sinistra borghese, sui “giovani che non si interessano più di nulla”.

D’altra parte, i giovani fanno bene a non interessarsi di politica, se per politica si intendono i discorsi intricati, pieni di dubbi, esitazioni e giri di parole di tanti che si dicono di sinistra, o comunisti, o rivoluzionari, se si intendono i discorsi di quelli che invece di promuovere lo studio e la ricerca scientifica dispensano dogmi, se si intendono i discorsi di quelli che vorrebbero mandare le masse popolari all’attacco senza aver fatto il bilancio delle vittorie e delle sconfitte del movimento comunista che abbiamo alle spalle, senza aver fatto una analisi scientifica della crisi in corso, senza un piano di guerra.

Nei congressi, nelle iniziative nelle feste della sinistra borghese, ad esempio, ogni discorso introduttivo parte con la premessa sull’età media dei partecipanti che va dai quaranta a sessanta anni e il lamento micidiale che accompagna la triste constatazione sui “giovani che non ci seguono”, a partire dalla quale si apre il dibattito tra la linea di chi dice che “i giovani non ci capiscono perché sono instupiditi e non recepiscono la nostra dottrina” e la linea di chi dice che “per farci capire dovremmo parlare il loro linguaggio”.

Nell’iniziativa di Massa questa premessa non è stata necessaria. Il 90 % dei presenti aveva tra i 13 e i 25 anni, un età da moltiplicare per tre o per quattro  per arrivare all’età mia, che stavo nel restante dieci per cento e che scrivo questo resoconto. Questi giovani che sono venuti alla Festa della Riscossa Popolare di Massa non si sono limitati a “interessarsi di politica” e non sono venuti “a parlare nel loro linguaggio”, ma hanno parlato “forte e chiaro” della classe operaia, del proletariato e del resto delle masse popolari alle prese con la costruzione della rivoluzione socialista, e della creazione in Italia delle condizioni per un Governo di Blocco Popolare, che fondi il suo potere e la sua azione sulle Organizzazioni Operaie e sulle Organizzazioni Popolari, entro le quali le organizzazioni giovanili hanno funzione fondamentale.

Quello che segue è l’appello dell’iniziativa su Facebook.

 

L’appello

“Il 12 agosto alle 16:30, nell’ambito della Festa di Riscossa Popolare si svolgerà il dibattito: “Quale futuro per i giovani? Il socialismo!”.

Perché un dibattito simile?

Nella società capitalista i giovani sono considerati esuberi da far languire nella disoccupazione cronica e nel precariato, carne da macello da spedire a fare la guerra in giro per il mondo. Quella che nella società borghese è la malattia incurabile dei giovani, in realtà è l’inquietudine di chi non si sottomette “naturalmente” al corso corrente delle cose. È una condizione che poggia sull’oggettività delle cose: la società borghese crea continuamente le condizioni per il superamento del capitalismo, verso il comunismo. Gli ostacoli che la classe dominante oppone a questa marcia generano sia il marasma economico e politico che sconvolge il mondo (la crisi economica e politica) sia il marasma morale e intellettuale che sconvolge gli individui e in particolare i giovani, schiacciati dal presente da cui istintivamente cercano di liberarsi e ostacolati nella costruzione del futuro che istintivamente vogliono e devono costruire e che non gli è concesso costruire. Il movimento comunista è l’ambito in cui i giovani trovano l’ambiente, gli strumenti, le forme, i contenuti del mondo che spontaneamente sono spinti a costruire e in cui trovano gli strumenti con cui combattere il vecchio mondo decadente e oppressivo e costruirne uno nuovo e superiore.

Lottare per il socialismo e per il comunismo significa lottare per una società dove i diritti, per cui ogni giorno milioni di proletari nel mondo scendono in piazza (lavoro, salute, scuola, ecc.), siano una certezza non più in balia “dell’andamento degli affari dei padroni”. Nel corso di questi anni le mobilitazioni degli studenti, dei professori e degli altri lavoratori della scuola e dell’Università, non sono riuscite a impedire alcuna “riforma” contro lo smantellamento della scuola pubblica e nemmeno hanno intaccato gli usuali e crescenti finanziamenti alle scuole private che proseguono da decenni; eppure hanno sedimentato una grossa scuola pratica di organizzazione per tutti quelli che vi hanno preso parte. Questo ci conferma che l’unica possibilità di aprire una fase di nuove conquiste è creare il contesto politico favorevole per contribuire a costruire un governo di emergenza che sia diretta emanazione delle masse popolari organizzate, delle organizzazioni operaie, popolari e dei giovani legando, così, le battaglie particolari alla lotta per avanzare nella rinascita del movimento comunista e nell’instaurazione del socialismo nel nostro Paese.

La storia del movimento comunista testimonia che i giovani sono la linfa della costruzione del socialismo, per questo il modo migliore, per un giovane, di dare sbocco alla sua voglia di cambiare le cose è diventare comunista: studiare, assimilare e applicare la concezione comunista del mondo, e darsi così i mezzi, per dare corso concreto e uno sbocco positivo al proprio desiderio di riscossa e di protagonismo.

Caro compagno, cara compagna, aderisci alla causa del comunismo questo è il tuo posto!

Partecipa alla Festa della Riscossa Popolare! Discutiamo e affrontiamo insieme come avanzare nella costruzione del nuovo mondo possibile e necessario, il socialismo.”

 L’iniziativa

Anna è segretaria della sezione di Pisa del P.CARC e ha vent’anni. E’ lei che ha diretto il dibattito. Ha parlato della Commissione Nazionale Lavoro Giovani che interviene tra i giovani delle masse popolari nelle scuole medie superiori e nelle università, spazi pubblici importanti in cui intervenire per conquistarli. Riprende l’appello sui giovani considerati esuberi e carne da macello per la guerra che ha da venire. Il futuro per i giovani è precario e instabile. Questa situazione di marasma crea però condizioni a noi favorevoli, dice. I giovani tendono a ribellarsi in modo positivo organizzandosi in lotte di resistenza, in negativo rifugiandosi nella droga e nella realtà virtuale. Parla della crisi in corso e di come impedisce la realizzazione di ogni aspirazione che i giovani hanno. Per ogni giovane delle masse popolari realizzare le proprie aspirazioni significa impegnarsi per la costruzione della rivoluzione, cosa che significa, oggi, impegnarsi per creare le condizioni per il Governo di Blocco Popolare, governo si fonda sulle organizzazioni operaie nelle unità produttive e nelle organizzazioni popolari che sono anche quelle giovanili, quelle che si organizzano soprattutto nelle scuole.

Invita i giovani ad occuparsi delle loro scuole, facendo fronte ai problemi che incontrano, ma anche, contemporaneamente, a uscire dalle scuole, legandosi ai lavoratori, diventando un punto di riferimento, una di quelle che chiamiamo una Nuova Autorità Popolare. Introduce due esperienze che saranno descritte dai relatori che seguono, e cioè il GTA di Gratosoglio (Milano) e il collettivo ISIS di Quarto (Napoli).

 

Mattia  fa parte della sezione di Milano del P.CARC. Ha 25 anni. Parla dell’organismo di cui ha promosso la creazione, il GTA (GraTosoglio Autogestito) a Gratosoglio, quartiere di Milano Sud. Obbiettivo è stato diventare punto di riferimento per il quartiere, autorità fondata sulla fiducia che si riesce a conquistare tra le masse popolari. Allo scopo hanno indetto assemblee pubbliche di discussione dei problemi del quartiere. Si sono presi cura della rampa di skateboard della zona, fino a che non è intervenuto il Comune di Milano, che appena ha preso in mano la cosa l’ha mandata a catafascio, a riprova che per fare rinascere i territori e per ricostruire quello che serve è l’intervento delle masse popolari organizzate, e che senza di esso le autorità della Repubblica Pontificia o non fanno nulla o fanno danno.

Hanno preso in esame le problematiche del territorio e le hanno distinte (lavoro, disoccupazione, problema della casa, ecc.) Hanno promosso una lista di disoccupati che si sono impegnati in lavori di piccola manutenzione nelle case. Hanno fatto una analisi della popolazione del quartiere e fatto un intervento tra i giovani. Sono intervenuti alle ultime elezioni amministrative promuovendo un assemblea nel quartiere. Ora si tratta di operare a livello superiore, dice, e questo passa attraverso la formazione, ragione per cui si sono messi a studiare materiale sul Governo di Blocco Popolare e sulla Linea di Massa. Hanno sviluppato legami con elementi che hanno ruolo di direzione nell’amministrazione del quartiere, per una nuova governabilità del territorio. Chiude dicendo che bisogna andare dalle masse popolari, non chiudersi, e mobilitarle per la soluzione dei loro problemi.

Laura è appena entrata nella sezione di Quarto (NA) del P.CARC. Ha 18 anni. L’esperienza che racconta è quella del collettivo della scuola ISIS di Quarto. Il collettivo ha iniziato mettendosi contro il preside ridotto alla figura di sceriffo che Renzi gli ha assegnato, contro i professori e in definitiva contro tutti i lavoratori della scuola, poi si è reso conto che il nemico non sono loro, e anzi con loro si sono coordinati, per organizzarsi, uscire dalle scuole, intervenire sul territorio. Strumento per farlo è stato lo studio. L’esigenza di studiare è sorta spontaneamente tra gli studenti, e il partito ha fornito i materiali. Le componenti del collettivo del P.CARC e le simpatizzanti hanno esitato nel mettere a disposizione dell’organismo la concezione e la linea del partito. Esitavano a parlare di socialismo e comunismo, ma ora si rendono conto che i loro timori erano infondati, e che questo invece è linfa per la vita di un’organizzazione.

 

Marta sta per entrare nella sezione del P.CARC di Cecina. Ha 13 anni. Dice che i giovani devono collegarsi con la classe operaia. La classe operaia in lotta può bloccare la produzione, e questa è arma per la distruzione del potere della borghesia, e inoltre la classe operaia è abituata a lavorare come collettivo, e questa è strumento per la costruzione del socialismo. Queste caratteristiche la rendono centrale e insostituibile. Anna di Pisa aggiunge che restare slegati dalla classe operaia, restare nello “studentismo”, cioè chiusi nelle cose che interessano solo gli studenti, significa esimersi dal trattare la questione del potere.

Valerio ha vent’anni ed è un simpatizzante della sezione di Abbadia S. Salvatore, in provincia di Siena. La borghesia non è forte, dice: fa acqua da tutte le parti, è obbligata a tagliare alle masse popolari quanto hanno conquistato tra gli anni Cinquanta e Sessanta, durante il periodo del capitalismo dal volto umano. Usa la controrivoluzione preventiva per confondere le idee alle masse popolari, e ai giovani in particolare, veicolando messaggi fuorvianti tramite TV, Internet e tramite la scuola. Propaganda l’individualismo, e di ciò sono esempio i numeri chiusi alle università. Noi però non dobbiamo essere settari, e demonizzare chi frequenta le università e chi ci lavora. Con loro dobbiamo entrare in relazione, dobbiamo entrare in relazione con le università, non demonizzare chi le frequenta. In particolare dobbiamo legarci agli studenti, e riusciremo a farlo solo legandoci al partito.

Insiste sullo sforzo che la borghesia imperialista fa per intossicare i cuori e menti delle masse popolari. Viviamo in una sorta di dualismo tra mondo reale e virtuale. Nel mondo virtuale che la borghesia tiene in piedi con massimo dispendio di energie siamo sempre nell’epoca del capitalismo dal volto umano, dove chi si dà da fare, chi si impegna, chi è capace si realizza, e alla fine c’è posto per tutti. Nella realtà i posti disponibili sono sempre meno, (e non dipende dalla tenacia, dal coraggio e dall’intelligenza ottenerli, dico io). Chi non riesce a realizzare i suoi obiettivi e crede alle bugie virtuali pensa che dipenda da lui, che è lui l’incapace, e non la società diretta dalla borghesia che non è più in grado di realizzare alcuna delle aspirazioni delle masse popolari. Subentra la demoralizzazione, nemico che noi dobbiamo imparare a combattere.

Eugenia ha 19 anni, e collabora con la sezione di Firenze del P.CARC. Anche lei parla della Commissione Giovani per la Cultura Proletaria. La cultura deve servirci a capire in quale classe siamo. Il proletariato tramite questa cultura capisce di essere classe oppressa e che sta ad esso cambiare le cose. I giovani sono i primi ad essere attaccati dalla borghesia che corrompe le loro menti, che tenta di rinchiuderli nella rassegnazione. La Commissione Giovani per la Cultura Proletaria mostra che attraverso la cultura possiamo cambiare la società.

Serena è entrata da poco nella sezione del P.CARC di Napoli Centro. Ha 19 anni. Sarà lei la responsabile per la Commissione Giovani per la Cultura Proletaria di Napoli.

Distingue la cultura borghese dalla cultura proletaria. La cultura borghese è elitaria e controrivoluzionaria, esclusiva nei confronti di quelli che non possono permettersi gli studi per ragioni economiche oppure di quelli che credono di non essere all’altezza di intendere le “scienze” che la borghesia imperialista insegna.

Lei viene dal liceo classico e va a studiare archeologia nella facoltà dei beni culturali. Critica l’elitarismo di intellettuali  alla Umberto Eco, che ci precipita in un abisso di individualismo e che ci fa sentire soli al mondo.

La cultura proletaria e popolare, è aperta a tutti, mira a risvegliare le coscienze, a far comprendere al proletariato il suo ruolo storico, che è la realizzazione del socialismo. Lei era follemente innamorata di quello che il liceo classico le dava, ma questo l’ha portata a perdersi, a sentirsi isolata rispetto a quelli che “ non capivano la sua grandezza“, che altro non era poi che coltivare il proprio piccolo orto. La lotta per superare questi pregiudizi è stata dura. Lei non è qui ora per dire che bisogna smettere con gli studi che facciamo nelle scuole borghesi ma che, quali che siano le nostre scelte, bisogna arruolarsi nel partito.

Edoardo ha 16 anni ed è simpatizzante del P.CARC della sezione di Cecina. Parla dell’inquinamento nel suo territorio, cioè della Solvay che inquina le acque. Bisogna sensibilizzare i giovani a non essere consumisti, dice. La questione ambientale deve essere trattata nelle scuole, aggiunge. Bisogna poi sensibilizzare la  popolazione sul fatto che i loro figli sono condannati ad ammalarsi.. All’ ISIS Marco Polo, l’istituto agrario che frequenta, ha voluto coinvolgere il suo professore a fare lezione extracurriculari sul tema promuovendo progetti mirati alla presa di coscienza delle problematiche ambientali. Se questo movimento si espande anche ai genitori e alle masse popolari si può creare coordinamento, dice.

Soraya collabora con la sezione del P.CARC di Sesto, e ha 15 anni. Ha fatto parte di una organizzazione nazionale, cioè l’Unione Degli Studenti. È cresciuta molto al suo interno perché è stata una prima esperienza di vita collettiva, che però era tale fino a un certo punto, perché nessuno metteva veramente in comune con gli altri la sua esperienza. Inoltre mancavano legami con le realtà esterne come, soprattutto, quelle dei lavoratori, e le posizioni erano di chi rivendica soluzioni dalle autorità della Repubblica Pontificia, che soluzioni, tra l’altro, non può dare. Lei si è candidata nel partito appunto per superare questi limiti.

Ilie è membro della sezione del P.CARC di Reggio Emilia e ha 24 anni. I suoi genitori vengono dalla Moldavia. Lavora nei progetti Garanzia Giovani , dove lo stipendio del padrone e il contributo della regione lo portano a prendere € 600 al mese. Lavorando a questo progetto ha fatto fatica addirittura a farsi dare le ferie per partecipare a questa Festa. Gli hanno detto che deve ringraziare per il fatto di avere un lavoro del genere. Ricorda che in URSS avevi già il lavoro un anno prima della fine dell’università, e oggi ci fanno scannare tra di noi per 600 € al mese. Noi dobbiamo tenere a mente che un’altra società è possibile che tocca a noi cambiarla, conclude.

Anche Omar viene da Reggio Emilia. Ha 19 anni e i suoi genitori sono del Senegal. Da otto anni vengono presi in giro con questo parlare della crisi, ma che cos’è la crisi, chiede? Secondo lui è una scusa per deviare le coscienze e serve ai padroni per risparmiare. Secondo lui non di crisi si tratta, ma di malgoverno. È tutta una truffa. Parla di tanti parlamentari che prendono troppi soldi e che non pagano le tasse. Bisogna cambiare le menti del popolo per cambiare le cose, conclude.

Anna di Pisa spiega che la crisi ha un carattere oggettivo, non è, cioè, un trucco della borghesia, e invita Omar a seguire le opportunità di studio del fenomeno che il partito offre.

Manuela della sezione del P.CARC di Quarto ha 21 anni, e descrive la lotta della Consulta Giovanile di quel paese per acquisirsi uno spazio. La prima esperienza di questo organismo è stata la Festa della Riscossa Popolare di Quarto che ha spinto il collettivo, appunto, a cercarsi uno spazio, creando un Consiglio Popolare, organismo che è stato di spinta per l’Amministrazione Comunale e per l’attività della squadra di calcio Quartograd. Alimento è stato lo studio: hanno studiato il documento del P.CARC sui “quattro punti per le amministrazioni locali di emergenza”, poi si sono messi a studiare il Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels, ma poi si sono chiesti, studiare per cosa? Qui la Consulta Giovanile ha cominciato ad arrancare, e lei si è chiesta perché questo accadesse. La ragione di questo, ha risposto, è stato il timore da parte delle compagne del P.CARC di portare all’interno della Consulta la concezione e la linea del partito. Hanno avuto timore di parlare di socialismo e di comunismo, mentre è questo che alimenta le prospettive dell’azione delle masse popolari.

Francesco della sezione del P.CARC di Qualiano (NA) ha 21 anni. Dice che si comincia dalle scuole a insegnare falsità per deviare le nostre menti, per insegnarci ad obbedire. A lui all’istituto alberghiero non hanno insegnato la storia o l’italiano. Gli hanno insegnato soltanto la disposizione delle posate sul tavolo, gli hanno insegnato solo a servire.

Scopo unico del padrone la valorizzazione del proprio capitale, e la scuola deve produrre giovani che accettino di lavorare a questo fine,  magari gratis. Se non accettano di farlo vengono bocciati.

Parla degli anni ‘60 e ‘70 e delle conquiste di quei tempi, del libero accesso alle scuole dei proletari, dei libri che erano gratuiti, tutte cose e ora sono perdute. Quelle conquiste sono state possibili perché studenti e operai si sono uniti per ottenerle. Quelle lotte però hanno avuto il limite di essere solo rivendicative, non sono state lotte per una società dove il libero sviluppo di ciascuno è condizione per il libero sviluppo di tutti, per formare elementi che siano utili alla società e che diventino migliori di chi li ha formati.

Insiste sulla centralità dello studio. Quello che rende possibile lo studio è il partito. Non ce la possiamo fare da soli. La borghesia ci spinge a scannarci l’un l’altro come due cani con un solo osso.

Bisogna affidarsi al collettivo, e il collettivo di cui lui è membro è il partito, che fornisce materiali e strumenti per la costruzione del socialismo.

Parla dell’importanza della riforma intellettuale e morale, che fu anticipata da Gramsci. Dobbiamo essere noi i primi a trasformarci, a diventare comunisti. Cita Marx quando dice che tutto quello che abbiamo da perdere sono le nostre catene. Dice che è venuto qui a lavorare e queste sono le sue vacanze, ma lavorare per costruire la rivoluzione è socialista non è un sacrificio. Chiude citando un antico detto cinese secondo il quale quello che per il verme è la fine del mondo per il resto del mondo è una farfalla.

Memè  ha 26 anni e sta diventando rivoluzionario di professione. Parla della difficoltà che un giovane ha per conquistarsi l’autonomia. Viveva in un mondo virtuale fatto di relazioni malsane, che lo hanno fatto regredire, dice, e aggiunge che si è districato da questo pantano grazie alla formazione, che è centrale. Il mondo virtuale crea miliardi di prospettive ma tutte irrealizzabili. La prospettiva che apre il partito è una, ma è reale.

Bisogna affidarsi al partito, dice, rivolgendosi a chi ne è membro. A volte seguiamo le sue direttive senza renderci conto del loro senso, ma lo facciamo perché confidiamo nel partito, che ne sa più di noi, perché conosce la realtà con il metodo scientifico.

Laura di Quarto conclude, dicendo che tutte le proposte di coordinamento e organizzazione sorte sono i germi del socialismo nel presente, e sottolinea l’importanza dell’appello allo studio che tanti hanno fatto. Conclude incitando ad avanzare in questa Festa della Riscossa Popolare verso il socialismo.

Interviene per ultimo Alex  della Val di Susa ricordando il campeggio NoTAV che sarà tenuto dal 5 al 9 settembre a Venaus e invita alla partecipazione.

Concludo anch’io invitando all’iniziativa per COSTRUIRE ORGANIZZAZIONI OPERAIE E POPOLARI PER AVANZARE NELLA LOTTA PER LE AMMINISTRAZIONI LOCALI DI EMERGENZA, che si terrà domani alla Festa alle 18, cui prenderanno parte operai dell’indotto General Electric del Pignone di Massa, Camping GIG di Piombino, dell’indotto Solvay di Rosignano, comitato Acqua alla Gola di Massa e Comitato Salute Pubblica di Massa.

 

Paolo Babini,

Partito dei CARC, Centro di Formazione.

Massa, 13 agosto 2016

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