Dalla mobilitazione del 4 agosto degli operai delle acciaierie (ex Lucchini) di Piombino
No alla morte lenta un’azienda dopo l’altra, sì a un lavoro utile e dignitoso per tutti!
Giovedì 4 agosto si è svolto a Roma, presso il MISE, un tavolo di confronto tra i lavoratori e AFERPI per trattare del futuro dell’acciaieria di Piombino, del futuro di chi vive in quel territorio. Aferpi non ha fornito risposte concrete, di cui invece avevano bisogno i sindacati e i lavoratori che si sono mossi dalla Val di Cornia per dare forza all’incontro.
La giornata di giovedì 4 agosto ci ha “sbattuto” in faccia la realtà: non esiste un piano del governo Renzi-Bergoglio per uscire dalla crisi della siderurgia, non esiste un piano per “salvare” Piombino!
Nei giorni scorsi c’è stato l’incontro al MISE e la stampa aveva riportato che ormai la soluzione era stata trovata: rotaie, accordi, lavoro per i prossimi decenni e riassunzione di tutti, ma le bugie hanno le gambe corte. Tutto è crollato miseramente. Tutto è venuto alla luce chiaramente!
Quella della Lucchini è una battaglia all’interno di una guerra. Il futuro della Lucchini è legato al futuro di tutto il paese ed entrambi sono nelle mani degli operai e delle masse popolari che si devono organizzare per cambiare il paese, per costruire un governo che risponda alle loro esigenze, un Governo di Blocco Popolare.
Il governo Renzi-Bergoglio vuole disfarsi dello stabilimento e procederà per la sua strada: questione di tempo e di tattica. Ogni promessa, tavolo di trattativa, accordo diluisce nel tempo e in qualche misura attenua gli effetti negativi su tutti i lavoratori, sul territorio di Piombino e quindi su tutta l’economia della zona. Hanno già creato divisioni: tra chi ancora si aggrappa al sindacato, tra chi è dentro e chi è fuori. Ma queste sono le regole dei padroni. Le nostre?
Diciamola tutta: le regole del gioco non si tratta solo di metterle in discussione, si tratta di cambiarle. Il nocciolo della questione è che bisogna uscire dal piano che questi inventano di continuo e poi disattendono con il supporto dei sindacati di regime!
Non c’è rimedio? Il rimedio c’è ma non è a livello delle vertenze sindacali. Non è neanche a livello della singola azienda. Ma si costruisce incominciando a lavorare a livello della singola azienda. Dobbiamo superare il nostro limite che ci fa pensare che sembra che si riparta sempre da zero. Non è così! Abbiamo alle nostre spalle centinaia di lotte che hanno vinto e a volte hanno anche perso. Bisogna partire da questi insegnamenti. Bisogna fare il bilancio di quello che avete portato avanti, capire i punti di forza e riproporli. Capire i lati negativi e superarli. Nessuno ha la “ricetta bell’e pronta”.
AST, Ilva, Alcoa, Lucchini, TRW, FIAT, Fincantieri, Electrolux…non si salva niente! I padroni stanno smantellando pezzo dopo pezzo l’apparato produttivo, stanno facendo del nostro paese un cimitero di fabbriche. Le aziende che non chiudono, riducono la produzione. Anche dove riusciamo a impedire la chiusura, il ricatto è dappertutto lo stesso: volete mantenere il posto di lavoro? Allora dovete lavorare di più, a un salario più basso, con meno diritti e in condizioni peggiori. Possiamo e dobbiamo fermare questa strage!
Importante è rompere l’isolamento nel quale ci vogliono far cadere, la demoralizzazione e la rassegnazione che “ormai tutto è già deciso”.
Dopo l’incontro di giovedì 4 agosto al MISE emerge chiaramente la necessità di rompere questi tentativi e coordinarsi con le altre realtà che hanno gli stessi problemi: difendere la loro fabbrica, il proprio lavoro. L’arma più forte è allargare il fronte di lotta, far diventare Piombino e le altre realtà siderurgiche, un problema politico di tutta la società, di tutto il nostro paese.
Dobbiamo riconoscere che è definitivamente terminato il tempo di andare a chiedere col cappello in mano e lavorare per creare le condizioni perché si costituisca un Coordinamento nazionale delle fabbriche siderurgiche che pianifichino iniziative comuni, dibattiti, confronti e soluzioni. Se Piombino deve diventare un problema politico nazionale, deve anche trascinare con proposte d’avanguardia le altre realtà: Terni, Taranto e altri. Questo significa essere all’attacco e non a rincorrere date, scadenze, promesse, parole e ancora parole!
Collegarsi con le altre realtà siderurgiche sarà la nostra arma, sarà la loro paura perché significa che stiamo iniziando a diventare un riferimento per il futuro nostro e delle nostre famiglie.
A tal proposito invitiamo i compagni del Coordinamento Camping CIG e gli operai di Piombino a partecipare al dibattito di Domenica 14 agosto, presso il Parco della Comasca (Massa) in cui leghiamo il Lavoro Operaio e sindacale con le Amministrazioni Locali di Emergenza, un altro dei principali campi per avanzare nella costruzione del Governo di Blocco Popolare. Sono due elementi distinti e strettamente sinergici, dato che senza il sostegno e la spinta dei lavoratori organizzati tali istituzioni non possono (r)esistere, e queste possono apporre i primi, urgenti rimedi agli effetti disastrosi della crisi, a partire dalla creazione di posti di lavoro utili e dignitosi. Infatti, le misure del governo Renzi sono già un terreno di opposizione e protesta diffuse, milioni di operai e altri lavoratori sono in campo per rinnovare e difendere i CCNL, le elezioni amministrative hanno dato una sonora legnata ai partiti delle Larghe Intese (PD, PDL e satelliti), tantissimi comitati e altri organismi si battono quotidianamente contro gli attacchi all’ambiente, alla Salute, per l’istruzione e in difesa degli altri diritti strappati dalle masse popolari durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. Ci sono condizioni favorevoli perché la campagna contro la riforma costituzionale colleghi i vari fronti di lotta in un movimento unitario per cacciare il governo Renzi, mettere all’angolo i suoi padrini e creare un nuovo sistema di governo che attui a livello locale fino a quello nazionale i principi progressisti della Costituzione. Da dove partire? Da ogni azienda e da ogni comune, organizzando i lavoratori e le masse popolari in Organizzazioni Operaie e Popolari che imparino a gestire la società come Nuove Autorità Pubbliche.
Non sono la borghesia imperialista e il suo clero a essere forti, ma sono gli operai e le masse popolari che devono far valere la loro forza!
Federazione Toscana del Partito dei CARC