Stiamo parlando parecchio di Teresa Noce, di cui abbiamo appena pubblicato la biografia. Teresa Noce fu una donna eccezionale, e come lei ce ne furono tante che espressero la loro intelligenza e il loro eroismo grazie al movimento comunista, di cui furono parte integrante ed essenziale. Oggi ricordiamo Lyudmila Pavlichenko, franca tiratrice, una delle duemila dell’Armata Rossa. Era studentessa universitaria a Kiev, quando i nazisti invasero l’URSS, e diventò la migliore nell’arte dello sparare. Merita ricordarla per le donne e gli uomini del nuovo movimento comunista, che studiano e imparano a costruire la rivoluzione come si costruisce una guerra, la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.
Woody Guthrie le dedicò una canzone, di cui traduco alcuni versi:
Miss Pavlichenko, sei molto famosa;
il tuo paese è la Russia, il tuo gioco è sparare.
Il mondo intero ti ricorderà a lungo
Perché con il tuo fucile hai fatto cadere più di trecento nazisti.
Li hai fatti cadere con il tuo fucile, sì,
Li hai fatti cadere con il tuo fucile.
Più di trecento nazisti hai fatto cadere con il tuo fucile.
Miss Pavlichenko, sei molto famosa;
il tuo paese è la Russia, il tuo gioco è sparare.
Il tuo sorriso brilla come quello di ogni nuovo sole del mattino,
però hai fatto cadere con il tuo fucile più di trecento nazisti.
(…)
Nelle tue montagne e nei tuoi canyons, quieta come un cervo,
tra i tuoi grandi alberi, senza conoscere la paura.
Sollevi lo sguardo e il crucco crolla a terra.
Più di trecento nazisti hai fatto cadere con il tuo fucile.
(…)
Nella afa della tua estate, nella gelida neve del tuo inverno,
con tutte le temperature stai sulla pista del nemico.
Tutto il mondo ama il tuo viso dolce, proprio come lo faccio io,
per questa tua caccia, e i più di trecento nazisti che hai fatto cadere.
(…)
Storia di Lyudmila Pavlichenko,
Dalla NAZIONE di Firenze, 24 luglio 2016
È CERTAMENTE una delle tante eroine dimenticate delle nostra storia recente. È stata proclamata eroe dell’Unione Sovietica, ma è stata anche invitata in America alla Casa Bianca dal presidente Roosevelt nel 1942 e ha fatto amicizia con Eleanor. È stata il primo soldato sovietico a mettere piede nella Casa Bianca, con la sua divisa da tenente dell’Armata Rossa. Ha parlato all’assemblea internazionale degli studenti a Washington. Ha fatto alcune conferenze stampa e si è molto arrabbiata con i giornalisti americani che avevano criticato la sua divisa: gonna troppo lunga e sformata.
È sempre stata un ragazzaccio e quindi ha risposto a tono: «Questa divisa è insanguinata e porta l’Ordine di Lenin. Sono molto orgogliosa di essa e del resto non mi importa nulla. A noi non interessa avere biancheria di seta». Accolta come una diva, quando lascia l’America, le fanno un dono che fa parte un po’ della storia di quel paese, ma adatto a lei: una nuova e fiammante Colt 45 semiautomatica, ultimo modello. Alla fine di un analogo giro in Canada le donano invece un fucile Winchester con mirino telescopico, che oggi è conservato al Museo Centrale dell’Armata Rossa a Mosca.
Questi doni non devono stupire. Lyudmila Pavlichenko è stata infatti una dei cinque cecchini (“snipers”) più letali al mondo e certamente la donna-cecchino più brava di tutte. Con il suo Mosin-Nagant ha totalizzato in tutto 309 uccisioni accertate. E 36 di queste erano, a loro volta, cecchini tedeschi, alcuni decorati (dal nemico) per la loro abilità.
LA COSA CURIOSA è che niente faceva immaginare un simile destino per quella ragazza nata in una piccola città dell’Ucraina, ma cresciuta poi a Kiev. A parte la frequenza di un’organizzazione giovanile che insegnava appunto a sparare.
Quando Hitler decide di invadere l’Unione Sovietica, Lyudmila frequenta il quarto anno di storia all’università di Kiev. E lei, come tante altre ragazze, corre a arruolarsi nell’Armata Rossa. Visto che è una donna, le propongono di fare l’infermiera. Lei comincia a urlare e a spiegare che sa benissimo come si usa un fucile. Finisce che le danno ragione e la mandano in un reparto armato. Lì i suoi ufficiali scoprono che è un’abilissima tiratrice naturale. E quindi la promuovono a “sniper”, scelta che da quel momento diventerà abbastanza abituale nell’Armata Rossa. Durante la seconda guerra mondiale le ragazze arruolate come “sniper” sono state duemila in Urss: ma solo 500 di esse sono sopravvissute. Tutte le altre sono state abbattute da cecchini nemici.
Quella del cecchino è la guerra più strana che esista. Intanto – come ha raccontato Lyudmila – si è sempre soli. A volte devi stare ore, se non giorni, immobile e nascosto in attesa che passi il tuo bersaglio. Quindi devi essere abile con il fucile, ma anche avere una forza psicologica rara. E doti di resistenza non comuni alla mancanza di cibo e al freddo. Inoltre, quando il nemico avverte che in zona è presente un cecchino, a sua volta manda in campo altri “sniper” per liquidarlo. E quindi, spesso, gli appostamenti si trasformano in duelli a distanza, dove sopravvive chi è più abile a non farsi trovare e a sparare la prima pallottola.
CONTRO LYUDMILA c’è anche il fatto che ormai è diventata notissima. I tedeschi non sanno più cosa fare con lei. Le mandano contro dei cecchini abilissimi e lei li liquida silenziosamente, nascosta dentro qualche buca o sopra un albero.
Alla fine, pur di togliersela di torno, cominciano a blandirla con gli altoparlanti, promettendole cibo e denaro. Ma niente.
Ben nascosta e imprendibile continua con il suo Mosin-Nagant a colpire con le sue pallottole. Fino a raggiungere l’incredibile quota di 309 uccisioni dirette e accertate.
Ma nel giugno del 1942 Lyudmila viene colpita da un colpo di mortaio. Una volta guarita viene giudicata non in grado di stare sul campo di battaglia e così viene ritirata.
Da quel momento in avanti farà l’istruttore di altri cecchini. Fino a quando a Mosca non hanno l’idea di mandarla in viaggio di propaganda presso gli alleati. I Roosevelt la ricevono alla Casa Bianca con grande cordialità e simpatia, anche se lei in effetti è un po’ buffa con quella sua divisa poco femminile, con il grande cappello da ufficiale dell’Armata Rossa, e con tutte quelle decorazioni.
AGLI AMERICANI questa ragazza, che un po’ ricorda gli eroi del West, piace subito. Anche se lei, in ogni occasione, si conferma diretta e decisa. A Chicago, davanti a una folla di migliaia di persone, a un certo punto esplode: «Io ho 25 anni e ho già ucciso 309 occupanti fascisti del mio paese. Anche voi dovreste fare di più». Alla stazione di Toronto in Canada a riceverla vanno migliaia di persone.
E quando va in Inghilterra, viene chiamata a Coventry dagli operai di quella città, che le consegnano ufficialmente 4.500 sterline da loro raccolte e che serviranno per acquistare tre apparecchiature a raggi X per l’Armata Rossa.
Nel 1943, rientrata in patria e addetta all’istruzione di altri cecchini, viene decorata con la medaglia d’oro di Eroe dell’Unione Sovietica. E viene stampato un francobollo in suo onore, in cui è raffigurata lei nascosta in un bosco con il fucile mentre sta prendendo la mira.
Finita la guerra, Lyudmila depone il Mosin-Nagant con mirino telescopico e torna a scuola, si laurea in storia. E per una decina d’anni lavora presso il quartier generale della Marina proprio in qualità di storico.
MUORE A 58 ANNI. Due anni dopo viene emesso un secondo francobollo commemorativo in suo onore: un suo primo piano con la divisa da maggiore. Le è anche stata dedicata una nave.
Ma l’omaggio certamente più inatteso arriva dal più famoso cantante folk americano dell’epoca, Woody Guthrie, che le ha voluto dedicare una canzone, intitolata semplicemente: “Miss Pavlichenko”.