[Firenze] Da Napoli a Firenze: organizzarsi e coordinarsi per costruire il Governo delle organizzazioni operaie e popolari!

Resoconto-commento dell’iniziativa del 21 luglio 2016 “Devastazione dei territori, grande opere inutili e dannose“.

FOTO BELLISSIMA DE MAGISTRIS A FIRENZE

Giovedì 21 luglio, presso il presidio permanente promosso dall’assemblea dei comitati contro le nocività della piana fiorentina, si è tenuta l’iniziativa dal titolo “Devastazione dei territori, grande opere inutili e dannose”. Il presidio è in un campo a Sesto Fiorentino, sotto il raccordo autostradale e l’assemblea si tiene dopo cena, dalle 21.30 in poi. Siamo dall’altra parte del pianeta rispetto alla Firenze di Duomo, Palazzo Vecchio, Uffizi, Ponte Vecchio, Palazzo Pitti e delle mille altre cose che rendono la città splendida celebre nel mondo, e che hanno dato corpo a quello che è stato chiamato Rinascimento. È qui in questo campo, qui alle Case Passerini, dove Renzi vuole fare convergere la spazzatura della città e bruciarla, qui al buio, che quattrocento persone vengono per discutere di politica e sentono rinascere qualcosa di nuovo, qualcosa di “incredibile e bellissimo”, dice in un suo commento un compagno del Centro Sociale ex-OPG, l’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Napoli.

I compagni del Centro Sociale ex-OPG di Napoli sono ospiti dell’iniziativa insieme a Luigi De Magistris, sindaco di Napoli. Gli organizzatori li hanno invitati con l’obiettivo di promuovere lo scambio dell’esperienza di auto organizzazione e dei rapporti con le Amministrazioni locali.

Con questo resoconto riportiamo e commentiamo tra i temi emersi nel dibattito quelli utili per la ricerca della strada che porta al socialismo, l’unica soluzione definitiva al marasma della società attuale. La nostra è ricerca di scienziati, rigorosa come il metodo scientifico richiede, ma animata dalla stessa passione del compagno dell’ex OPG così entusiasta di scoprire il nuovo in questo campo, di notte, sotto il raccordo dell’autostrada. Grazie a questa nostra ricerca diventeremo sempre più capaci di capire e fare capire cosa significa fare dell’Italia un nuovo paese socialista. E’ una cosa semplice da capire: in tantissimi lo hanno capito prima di noi, tanti partigiani che hanno combattuto e vinto il nazifascismo, ad esempio, e dirigenti come Gramsci, ma agli uni e agli altri, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, è stata “tolta la parola”. Di rivoluzione non s’è più parlato, almeno fino a oggi. Oggi torniamo a parlare di cose semplici, comprensibili da tutti, di una “semplicità che è difficile a farsi”, come dice Brecht nella sua poesia in lode al comunismo, ma la faremo, perché il comunismo lo fanno le masse popolari e, come diceva Mao Tse tung nella favola su Yu Gong dei monti del Nord della Cina, la forza delle masse popolari è enorme e spiana le montagne.

Il dibattito: parla l’esponente dei comitati locali

Inizia a parlare un esponente dell’assemblea dei comitati contro le nocività. Il suo intervento è importante perché mostra come il futuro della piana fiorentina è legato alle scelte politiche di chi governa. Dice che intorno all’ampliamento dell’aeroporto (altra iniziativa di devastazione del territorio in progetto) e alla costruzione dell’inceneritore di Case Passerini si gioca 1 miliardo di euro dei gruppi economici che direttamente finanziano Renzi e il suo governo. Dice che non è un caso che Renzi alle ultime elezioni amministrative, nonostante si giocasse le città più importanti d’Italia, ha chiuso la campagna elettorale a Sesto Fiorentino. E ha perso, aggiungiamo noi, e la batosta è stata pesante, tenuto conto di una cosa importante assai, come ricorda il compagno napoletano dell’ex OPG nel suo resoconto commentato, che Sesto è una roccaforte da settant’anni delle stesse forze politiche, quelle che negli anni Cinquanta dello scorso secolo presero la testa del PCI che aveva guidato la Resistenza contro il nazifascismo e lo corrosero lentamente, fino alla morte e alla putrefazione di cui il partito di Renzi è espressione ultima.

Il compagno quindi ha l’intelligenza di legare immediatamente lo sorti del territorio fiorentino con quello dell’intero Paese, di legare il particolare al generale, direbbe chi si occupa della questione per analizzarla scientificamente. Il terreno qui in Toscana è ottimo per questa analisi: i vertici della Repubblica Pontificia (per ora) si sono affidati a un coagulo di esponenti che fondano la loro forza, e hanno le loro radici in Toscana. Stiamo parlando della famiglia Boschi e quella di Renzi, del loro legame con Verdini e dell’intreccio tra interesse bancario e potere politico che contraddistingue il loro percorso. Ma il legame che conta e di cui vogliamo parlare qui non è quello tra Firenze e Roma, ma quello tra Firenze e Napoli. L’aspetto principale è la volontà dell’assemblea dei comitati contro le nocività di raccogliere dalle esperienze di avanguardia della penisola come quella napoletana processi di costruzione di una nuova governabilità per i territori. È giusto: studiamo con attenzione le mosse di chi devasta il paese e chi lo abita, ma non perdiamo tutto il tempo nella denuncia di quanto è perfido questo e quello. Dedichiamo la massima parte del nostro tempo al pensare la ricostruzione, e a iniziare l’opera.

Il compagno dice quindi che l’iniziativa serve a confrontarsi con altre realtà auto organizzate e che il confronto è anche con un’amministrazione come quella di Napoli, che ha scelto di stare dalla parte dei cittadini. Manifesta esplicitamente la volontà dei comitati di imparare a costruire la loro soluzione, il loro governo. Bisogna innanzitutto resistere agli attacchi della borghesia.

La borghesia è stata una classe rivoluzionaria, ricordiamolo. E’ nata in città come Firenze, nelle sue decine di borghi, (le sue zone portano ancora quei nomi antichi: Borgo S. Lorenzo, Borgo S. Frediano, ecc.) e qui è stata protagonista di quel Rinascimento sul piano economico, politico e culturale, almeno fino a che la spinta propulsiva è stata schiacciata dal Papato, e dai suoi funzionari, come il gesuita Bellarmino che processò Galileo Galilei. Da Firenze e dalla penisola la rivoluzione borghese si spostò quindi altrove, in Inghilterra, nelle Fiandre, e poi nell’America del nord, dove non c’era nobiltà feudale da togliere di mezzo, e in Francia, dove la nobiltà di mezzo fu tolta. Quella rivoluzione però si è esaurita da un secolo e mezzo. La classe borghese è diventata da allora reazionaria e tra le altre cose non solo ha smesso di combattere contro le forze feudali residue, ma ci si è alleata per contrastare il movimento comunista e il movimento delle masse popolari. Al di là delle ciance di Bergoglio, noi diciamo che di fatto lui e Renzi sono uniti. Avete mai sentito Bergoglio o qualcuno dei suoi funzionari criticare Renzi? Anzi, hanno appoggiato il suo Jobs Act. Bergoglio ha scritto una enciclica sulla difesa dell’ambiente: perché lui non interviene sull’inceneritore di Case Passerini, o perché non lo fanno i suoi funzionari sul territorio?

La borghesia deve essere spazzata via. Ci sono tutte le condizioni per fare a meno di questa classe. Lo sviluppo delle forze produttive è tale da poter fare a meno di loro: possiamo produrre il necessario per tutte le esigenze materiali e spirituali della popolazione del paese, lavorare senza questi padroni, studiare senza i professori da loro stipendiati per riempirci la testa di cose superflue o false. Quello che oggi deve svilupparsi è la consapevolezza della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari di poter essere classe dirigente. Questo è il quello che c’è da fare e l’iniziativa del 21 luglio è preziosa come embrione del processo, germe di slancio, consapevolezza e forza per tutte le organizzazioni operaie e popolari, per ogni lavoratore, studente, disoccupato che era presente, per ogni donna e uomo, per piccoli e grandi d’età, autoctoni e immigrati.

Parla de Magistris

De Magistris apre l’intervento esortando tutti i presenti a credere nel cambiamento, a non mollare. Dice che Napoli e Sesto Fiorentino hanno avuto qualcosa in comune nella campagna elettorale, e cioè l’attenzione particolare di Renzi, che è andato ben quattro volte a Napoli durante la campagna elettorale e l’ha chiusa a Sesto Fiorentino.

Il sindaco di Napoli sta portando in giro per l’Italia l’esperienza di riscossa della sua città. Negli ultimi cinque anni Napoli ha avuto a che fare con quattro governi nazionali diversi ma uguali nella sostanza, perché tutti avevano l’unica finalità di togliere l’autonomia del territorio. De Magistris è stato alla guida della città nella lotta che si è chiusa con una vittoria su ciascuno di quei quattro governi. La particolarità della sua esperienza e di quella della città di Napoli è che stanno compiendo una rivoluzione governando, dice, e fare la rivoluzione governando è molto più difficile.

La difficoltà, aggiungiamo noi, sta proprio nel fatto che le masse popolari devono imparare a fare una cosa che, nei paesi imperialisti come il nostro, non hanno mai fatto: devono imparare a governare, e imparare a farlo sperimentando, imparare facendolo, via via acquisendo determinazione e la fiducia che l’unico futuro possibile è il socialismo.

Abbiamo detto sopra che il socialismo è semplice da spiegare. E’ governo e autogoverno delle masse popolari in campo politico, economico, sociale e culturale. Consiste infatti

  1. nel potere in mano alle masse popolari organizzate e in primo luogo alla classe operaia organizzata attorno al suo partito comunista che ha il compito principale di reprimere i tentativi di rivincita della borghesia imperialista e del clero e di promuovere l’universale partecipazione delle masse popolari alle attività da cui le classi dominanti le hanno sempre escluse,

  2. nella sostituzione dell’azienda creata e gestita dal capitalista per aumentare il suo capitale con l’unità produttiva costruita e gestita dai lavoratori organizzati che lavora secondo un piano pubblicamente deciso per produrre tutti e solo i beni e i servizi necessari alla vita dignitosa della popolazione e ai rapporti di solidarietà, di collaborazione e di scambio con gli altri paesi,

  3. nella partecipazione crescente di tutta la popolazione alla gestione, alla direzione e alla progettazione della vita sociale e al resto delle attività propriamente umane.

La costruzione del Governo delle organizzazioni operaie e popolari è l’obiettivo immediato che dobbiamo porci perché è la strada più rapida per arrivare al socialismo, e quella con cui meglio affronteremo una classe che a fronte della nostra avanzata non esiterà a fare ricorso a ogni crimine, come ha mostrato di saper fare con il massacro delle masse popolari del paese durante la Resistenza.

De Magistris nel suo intervento fa un altro passaggio di importanza fondamentale: dice che la legalità formale se lede gli interessi delle masse popolari va violata. Se il governo centrale vuole privatizzare, svendere, commissariare e fare gli interessi dei poteri forti le amministrazioni locali devono disobbedire. Ecco qui una radice del nuovo che entusiasma il compagno dell’OPG e si espande nei quattrocento che sono qui con lui alle Case Passerini dell’Osmannoro. Ci si avvia su una delle vie che il P.CARC e la carovana del (nuovo)PCI di cui è parte hanno individuato nella loro esplorazione di terre nuove, e che sono elencate nella Dichiarazione Generale del IV° Congresso del Partito tenuto un anno fa, qui a Firenze:

1. la diffusione della disobbedienza e dell’insubordinazione alle autorità,

2. lo sviluppo diffuso di attività del “terzo settore”: le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale,

3. l’appropriazione organizzata di beni e servizi (espropri, “io non pago”, ecc.) che assicura a tutta la popolazione i beni e servizi a cui la crisi blocca l’accesso,

4. gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle aziende e nelle scuole,

5. le occupazioni di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc.,

6. le manifestazioni di protesta e il boicottaggio dell’attività delle pubbliche autorità,

7. il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui,

8. lo sviluppo di attività autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza (ALE) sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse.

Bisogna quindi praticare, propagandare, diffondere, appoggiare ogni azione che va nella direzione degli interessi delle masse popolari anche se quest’azione è illegale.

Tutti i “buoni amministratori” che vogliono fare gli interessi delle masse popolari devono fare loro quello che de Magistris dice, pure Falchi, neo eletto sindaco di Sesto Fiorentino che ieri sera è intervenuto ribadendo la propria posizione di voler fare tutto il possibile per contrastare l’ampliamento dell’aeroporto e la costruzione dell’inceneritore. Deve fare anche l’impossibile. Non decide Renzi con il resto della Repubblica Pontificia cosa è possibile e cosa no. Sono le masse popolari che fanno la storia. La “buona volontà” il “vorrei ma non posso” di tanti che si pongono come amministratori di sinistra non basta, è aria fritta. L’esempio della giunta Pizzarotti di Parma è emblematico: essere buoni amministratori non basta per fare gli interessi delle masse popolari. Oggi le amministrazioni locali per fare gli interessi delle masse popolari devono “abusare” del proprio potere per promuovere l’organizzazione popolare, il loro coordinamento, la loro legittimità. In definitiva devono diventare amministrazioni locali d’emergenza che hanno la propria forza nelle organizzazioni operaie e popolari del territorio.

Parla la compagna dell’ex-OPG

La compagna dell’ex-OPG porta l’esperienza del controllo popolare promosso durante le ultime amministrative.

La compagna del centro sociale equipara quest’esperienza alle pratiche del vecchio PCI. Ribadisce che stanno contribuendo al cambiamento non perché delegano a De Magistris la gestione della città bensì promuovono il protagonismo popolare. Questo è l’aspetto dirigente della loro azione.

La compagna ha ragione nel mettere al centro il protagonismo popolare. Bisogna ora definire, dare gambe a tale proposito, ideare e pianificare il protagonismo popolare, costruire un governo che chiaramente ha la sua base nel protagonismo popolare e spingere in avanti. Siamo stati con i compagni dell’ex-OPG nei comitati di “Controllo Popolare” e alla “Assemblea per il Potere Popolare” tenuta il 25 giugno all’ex-OPG. Programmiamo di continuare a confrontarci con i compagni dell’ex-OPG per arrivare a condividere il programma comune del governo d’emergenza popolare, sperimentare sul campo, rimediare agli errori e avanzare. La Carovana del (n)PCI di cui il P.CARC fa parte, è pronta a confrontarsi con scienza e coscienza. Insieme scopriremo come fare sì che il momento alle Case Passerini non sia un attimo fuggente, di un percorso fragile, come può temere chi è reduce da decenni di sconfitte, chi non è abituato a vincere, come è normale per chi è sempre stato nella classe degli oppressi. Noi possiamo vincere e dobbiamo farlo. Questa è una verità oggettiva, la mela il cui sapore conosceremo mangiandola, quella che se la mangiamo la borghesia dice che ci caccia dal giardino dell’Eden. Quale Eden, chiediamo qui dalla piana fiorentina, in un prato seccato dall’afa sotto il raccordo dell’autostrada, dove Renzi vuole portare a bruciare la spazzatura? Quale Eden, chiediamo dalla Terra dei Fuochi? Quale Eden, chiediamo dal Meridione d’Italia, dove la borghesia governa il territorio con le Organizzazioni Criminali, e la gente aspetta treni che non arrivano, e quando arrivano diventano treni della morte, come oggi in Puglia, come 18 anni fa a Crotone, quando sul binario unico sono morte 18 persone? Quale Eden, con una disoccupazione giovanile che si avvicina al 50%?

Tappa di confronto sarà il dibattito del 30 luglio a Napoli (Parco dei Camaldoli) in occasione della Festa di Riscossa Popolare Nazionale, in cui interverranno De Magistris, Giorgio Cremaschi, Sandro Medici, in cui si parlerà di difendere e applicare la costituzione e di quali amministrazioni locali servono. Sarà una occasione preziosa, da non perdere.

I lavoratori del Comune di Firenze

Oltre agli interventi degli ospiti altre decine di compagni sono intervenuti. Tra questi, una lavoratrice del USB e attivista del comitato “l’infanzia non si appalta” di Firenze, dice che il comune di Firenze ha privatizzato i servizi ai cittadini i lavoratori del comune sono 4200 più altri 1000 in appalto. I lavoratori vivono in un ambiente difficile,: le scelte politiche della giunta mirano a creare guerra tra internalizzati ed esternalizzati, mirano a indebolire i lavoratori. Dice che si tratta di una scelta politica che poco ha a che fare con il risparmio economico ma è più la volontà di fiaccare ogni velleità dei lavoratori a organizzarsi e coordinarsi per prendersi ciò che loro serve.

Dall’intervento della lavoratrice emerge la centralità della gestione politica del territorio. Da questa dipendono le sorti di ogni vertenza sindacale. Oggi ogni soluzione reale e definitiva ai soprusi e alle ingiustizie insiti nel modo di produzione capitalista è politica. È finita ormai da tempo la fase del capitalismo dal volto umano (1945-1975), fase in cui, attraverso le lotte rivendicative e di riforma, le masse popolari hanno strappato diritti. Oggi siamo nella fase acuta e terminale di una crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, e la borghesia non concede più nulla. Oggi è determinante la soluzione politica, la costruzione di un nuovo ordinamento sociale.

Questo per i lavoratori comunali di Firenze significa che oggi loro, siccome saprebbero farlo funzionare senza bisogno di essere diretti da Renzi, dai suoi predecessori e successori, siccome hanno gli strumenti per “mettersi al servizio del popolo” e possono lottare per costruire un’amministrazione comunale d’emergenza. Questo possono e devono fare.

Un attivista dei comitati locali di Sesto

È intervenuto un attivista dei comitati locali che pone all’attenzione dell’assemblea il legame dialettico tra la mobilitazione popolare e le amministrazioni dei territori. Dice che non dobbiamo avere paura di parlare di una nostra vittoria a Sesto Fiorentino durante le ultime amministrative. Dice che la mobilitazione popolare ha promosso uno strappo nell’area metropolitana. Quella del PD a Sesto Fiorentino è una sconfitta storica ed è il frutto della nostra azione. Il compagno rilancia dicendo che ora il sindaco di Sesto deve appoggiare il presidio permanente fornendo acqua e luce, questi sono i primi passi concreti per promuovere il protagonismo popolare.

Il segretario della sezione di Firenze del Partito dei CARC

L’intervento del segretario della sezione di Firenze del Partito dei CARC mette al centro del dibattito tre questioni importanti e non eludibili:

1. è fondamentale che gli operai e le masse popolari si organizzino e coordinino per costruire loro amministrazioni. Lo dice ripercorrendo la sua esperienza di operaio licenziato. Il compagno dice che nel suo posto di lavoro, una cooperativa di servizi, aveva formato un comitato di controllo popolare operaio che stava con il fiato sul collo dei dirigenti e della gestione dei rifiuti, ma ciò non è bastato per evitare il licenziamento. Hanno fatto tante battaglie ma tutte si sono limitate all’obiettivo di strappare migliori condizioni lavorative e/o di servizi. Il limite è stato quello di non capire che per garantire i diritti e i servizi dovevano porsi il problema di chi amministrava il territorio, capire come sostituirli, capire come costruire una rete di nuova governabilità,

2. bisogna porre al centro del dibattito la questione del lavoro, del creare posti di lavoro: il NO all’inceneritore è la base per il SÌ a un’altra gestione dei rifiuti che porterà centinaia di posti di lavoro nuovi,

3. la questione del governo non deve ridursi alla gestione del singolo territorio. Bisogna cacciare il Governo Renzi e utilizzare ogni appiglio allo scopo. Il Referendum Costituzionale è un appiglio per cacciare Renzi e andare a governare noi! Invita il sindaco De Magistris e tutti i presenti al dibattito del 30 luglio a Napoli. Il sindaco accoglie l’invito all’iniziativa di cui già era a conoscenza.

Un operaio della RSU GKN

Interviene anche un operaio della RSU GKN. L’operaio sostiene che loro si occupano della fabbrica, nel senso che alla fabbrica dedicano attenzione, sviluppano interventi costanti, generano lotte, sono elemento di governo della vita interna. Sono una delle poche aziende a livello nazionale in cui non viene applicato il JOBS ACT. Si pongono però anche l’obiettivo di uscire dall’azienda perché la lotta di classe non finisce con i recinti del loro stabilimento. Combattere contro l’Inceneritore significa combattere i padroni e le loro speculazioni.

Noi comunisti salutiamo positivamente l’intervento di quest’operaio e la pratica della RSU GKN che si pone ogni giorno alla testa delle lotte del territorio. Sono un esempio da seguire per gli operai delle altre aziende, un esempio da esportare.

Le conclusioni vengono riservate ai compagni dell’ex-OPG e al sindaco De Magistris. Evidenziamo qui due temi trattati della compagna dell’ex-OPG:

1. la compagna specifica che nel lavoro politico quotidiano di costruzione di un’altra società (questione strategica) è necessario saper combinare (caso per caso) le misure tattiche che ci portano in quella direzione. In questo senso dice che non bisogna aver paura di avvalorare pratiche che certamente non sono per se stesse risolutive (come quella del voto) ma che possono essere uno strumento utile per avanzare nella direzione strategica. È nel fuoco della lotta che le masse imparano a lottare e vincere.

Evidenziamo questo punto perché effettivamente nella realtà la compagna ha individuato un processo dialettico (la rivoluzione socialista si costruisce) che però assume senso solo se specifichiamo qual è l’obiettivo che ci dobbiamo porre per farla finita con il capitalismo (vedi sopra i tre pilastri del socialismo).

2. la compagna invita tutte le realtà presenti sia di amministrazioni locali che di aspiranti tali (come “Buongiorno Livorno”, lista elettorale di Livorno che è intervenuta al dibattito proponendo la costruzione di una rete nazionale di amministrazione di rottura al governo centrale) a Napoli per continuare il confronto.

Noi comunisti sosteniamo l’aspirazione a creare tale rete e siamo a disposizione fin da ieri. Creare coordinamenti come questo è una delle ragioni d’essere del partito dei CARC, uno dei punti cardine per la creazione del Governo di Blocco Popolare che fu proposto come misura immediata da adottare da parte del (nuovo) PCI nel 2008, all’inizio della fase terminale della crisi, quella segnata dal crollo dei titoli legati ai mutui subprime. Noi siamo all’inizio di un mondo nuovo, di una nuova storia. La rinascita del movimento comunista in corso ci porterà oltre l’esperienza gloriosa dei primi paesi socialisti, e sapremo mettere a frutto l’eredità della Resistenza facendo meglio di chi ha lottato prima di noi, che per questo ha lottato, perché in futuro si facesse meglio. Dal poco che si intravede, la rinascita di cui parliamo sarà più luminosa e grande del Rinascimento le cui tracce chiamano a Firenze e altrove milioni di turisti dal mondo intero. Lo prevediamo forti di quanto abbiamo finora compreso, dall’esame scientifico dell’esperienza con cui gli esseri umani fanno la loro storia e consapevoli che nel caso nostro non si tratta di una previsione come quelle metereologiche, ma come quella di chi prevede di costruire case, città, ponti, percorsi di vita individuale e collettivi, con quanto di scienza e passione necessario all’opera. La previsione è un elemento della costruzione.

C’è un immagine di quel primo Rinascimento a illustrazione del rinnovamento di cui parliamo qui. Allora, come molti sanno, si credeva che la terra fosse piatta e ferma al centro di un sistema di volte celesti in movimento, una dentro all’altra come le scatole cinesi. Si vede quindi una superficie piatta, con case, castelli, fiumi e campi, sovrastata da una cupola con appiccicate tante stelle e un sole. Un uomo va ai bordi del piatto, fa un buco nella prima volta, e vede fuori un universo infinito. Questa immagine antica, del periodo in cui nacque la scienza moderna, ha qualcosa a che fare con quelli che nella piana di Sesto hanno cominciato a guardare al di fuori degli schemi fissi in cui la borghesia imperialista vorrebbe costringere i nostri pensieri e sogni.

La Federazione Toscana del Partito dei CARC

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