Per un dibattito franco e aperto con i compagni del PC di Marco Rizzo – Fare il bilancio del movimento comunista

Superare elettoralismo e settarismo, riprendere la lotta per il socialismo dal punto più alto

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Non è semplice avere l’occasione di sviluppare un sano dibattito franco e aperto con i compagni del PC di Rizzo, né con i militanti e tanto meno con il gruppo dirigente. Abbiamo provato varie volte e attraverso varie strade, ma senza risultati significativi, tranne in alcune rare eccezioni in cui i nostri interlocutori precisavano di parlare a titolo personale.
Le scorse elezioni amministrative sono state un’occasione, se non altro perchè il PC di Rizzo è uscito sulla pubblica piazza con propaganda, programmi, dichiarazioni dei candidati. Un inizio di dibattito è stato possibile a Napoli nella fase della campagna elettorale e a Roma si è sviluppata una discussione “telematica” prima del ballottaggio.
Che sia così difficile sviluppare il dibattito e il confronto è indice della debolezza del movimento comunista, perchè in effetti ci sarebbero vari motivi di interesse nel discutere apertamente e pubblicamente, ci sono numerose questioni che sarebbe utile trattare. In questo articolo prendiamo spunto dalle discussioni telematiche avute prima del ballottaggio a Roma con esponenti del PC di Rizzo, in particolare giovani compagni, per elaborare alcune riflessioni generali, utili non solo a noi o a loro, ma a tutti quelli che hanno la bandiera rossa e la falce e il martello nel cuore.

Una premessa. Le scorse amministrative sono state il contesto in cui numerosi aggregati del movimento delle masse popolari del nostro paese sono intervenuti attivamente nella campagna elettorale con la linea di sostenere e sviluppare le tendenze positive presenti nel movimento di coalizioni, liste e candidati della sinistra borghese di tipo nuovo (M5S, liste stile De Magistris ecc., diversa dai frammenti del PRC) che da alcuni anni a questa parte sono diventati punto di riferimento elettorale del malcontento delle masse contro i vertici della Repubblica Pontificia e il loro sistema politico.
Circoli dei partiti della sinistra borghese, sindacati di base, settori del movimento dei centri sociali che fino a non molto tempo fa guardavano con diffidenza o persino si contrapponevano alla nascita e ascesa di questa nuova sinistra borghese hanno assunto un ruolo più avanzato. E’ il caso del coordinamento “Carovana delle Periferie” di Roma che ha apertamente sostenuto il M5S al ballottaggio con l’obiettivo di costruire “un’alleanza delle “città ribelli” contro i diktat del governo e dell’Unione Europea e una alleanza tra le nuove amministrazioni delle città con i movimenti sociali, popolari, sindacali che si battono sugli stessi obiettivi” oppure del centro sociale exOPG di Napoli, con la promozione del Controllo Popolare (intervista a pag. 7). Sono esempi positivi di interventi per organizzare e mobilitare le masse popolari come nuove autorità pubbliche della futura Amministrazione Locale di Emergenza.

Esempio negativo è invece il PC di Rizzo, espressione di quella corrente che preferirebbe la nuova situazione non esistesse. I 10000 voti che ha raccolto a Roma sono un dato molto incoraggiante per la rinscita del movimento comunista ed è anch’esso legato alla nuova situazione creata dalla nascita e dallo sviluppo della sinistra borghese di nuovo tipo. La questione, che pure i compagni del PC di Rizzo si pongono è come valorizzare quel dato incoraggiante?
Le dichiarazioni di Alessandro Mustillo (giovane candidato a Sindaco di Roma) dopo il primo turno delle elezioni sono la limpida manifestazione della necessità di sviluppare un sano e proficuo dibattito franco e aperto fra comunisti. Dice Mustillo, “Noi al ballottaggio non voteremo. Non daremo indicazioni. Scheda bianca, scheda nulla, andare al mare. Strategicamente – solo strategicamente – spero che vinca Virginia Raggi. Innanzitutto perché è giusto mandare a casa un sistema di poteri e di partiti di cui il Partito Democratico è l’ultimo protagonista; in secondo luogo perché le contraddizioni del Movimento Cinque Stelle, una volta al governo, emergeranno: il loro rapporto con le forze sociali, il loro programma politico, la loro azione concreta. Salteranno per aria. E noi saremo qui pronti a vederne le conseguenze e a lavorarci al meglio”. Parla Mustillo, ma a parlare potrebbe essere un militante, iscritto o semplice elettore delle liste di PC di Rizzo (ma anche di “Sinistra per Fassina”).

“Strategicamente spero che vinca la Raggi”. Questo riconoscimento è l’iniziale manifestazione della coscienza che il compito dei comunisti è unirsi alla resistenza che le masse popolari oppongono al procedere della crisi, sostenere le tendenze positive che esprime e legarle al movimento comunista, valorizzarle per isolare quelle negative e così guidare le masse popolari tappa dopo tappa nella lotta per il socialismo. Argomento di dibattito acceso con i compagni del PC di Rizzo è che le condizioni favorevoli per compiere questo processo non cadono dal cielo, ma vanno create. Se uno “spera che vinca la Raggi” deve votare e chiamare a votare la Raggi. Che non sarà la Raggi a dirigere la mobilitazione delle masse popolari verso il socialismo è chiaro a noi ed è chiaro anche a chi “strategicamente spera che vinca”, ma non dà indicazione di votarla. Questa chiarezza non può e non deve essere messa in discussione dall’indicazione di voto. Invece Mustillo e compagni non si assumono la responsabilità di essere conseguenti.

“Scheda bianca, scheda nulla, andare al mare”. Questa è l’indicazione pratica con cui Mustillo chiude le sue valutazioni sull’importanza strategica di una vittoria di M5S al ballottaggio. Ecco serviti elettoralismo e settarismo: esattamente il contrario dei compiti dei comunisti (validi in generale e validi oggi, non solo ai tempi di Lenin, Stalin e Mao): educare, formare e organizzare la parte avanzata delle masse popolari ovunque esse siano aggregate.

Concorrenza o valorizzazione? E’ questione di lotta ideologica fra linee diverse e contrapposte. “Useremo i risultati elettorali per costruire il Partito” dicono i compagni del PC di Rizzo. Orientamento generale giusto, ma se costruire il partito è messo in contrapposizione con il legame da stringere con i settori avanzati delle masse popolari, l’orientamento generale giusto è tradotto in pratica assai male. Di fondo c’è una comprensione parziale o errata della differenza e del rapporto fra comunisti, elementi avanzati delle masse popolari e larghe masse.
Oggi i comunisti devono gareggiare con il M5S affinché la falce e martello o la parola “sinistra“ stampati sulla scheda elettorale raccolgano più voti oppure devono valorizzare il loro seguito per mobilitare e organizzare le masse popolari a rendere ingovernabile il paese ai vertici della classe dominante e creare le condizioni per un’alternativa di governo al servizio delle masse popolari organizzate? Devono propendere per il vuoto elettoralismo e la concorrenza sterile che lo connota oppure per il sostegno e l’orientamento degli sforzi che le masse popolari in maniera spontanea già fanno per cambiare il corso delle cose? (Che oggi a livello elettorale si esprime nel voto alla nuova sinistra borghese del M5S e delle coalizioni stile De Magistris…) Devono rinchiudersi nella torre d’avorio dell’identitarismo e contrapporsi alle masse popolari “ignoranti e arretrate che votano M5S” nell’attesa di tempi migliori oppure devono giovarsi del voto di rottura con i partiti delle Larghe Intese espresso dalle masse popolari e guidarle, indicare loro i passi successivi da fare?
Tra queste due vie una sola è quella giusta, costruttiva e all’altezza dei compiti che il presente pone ai comunisti ed è la via del porsi alla guida dei fermenti sani, positivi, avanzati che il movimento spontaneo delle masse popolari esprime a livello elettorale.
Il punto, dunque, non è se il M5S tiene fede ai propri impegni, anzi è certo che stanti le loro caratteristiche non ne saranno capaci senza mobilitazione delle masse popolari che agiscono da nuova autorità pubblica e senza l’azione di orientamento dei comunisti tesa a favorire questo processo. Il punto è cosa fanno i comunisti per valorizzare le opportunità che il movimento spontaneo rende possibili, per organizzare e mobilitare le masse popolari ad agire da nuova autorità pubblica, imporre alle Amministrazioni Locali elette in rottura con le Larghe Intese di agire da Amministrazione Locali d’Emergenza, alimentare in tutto il paese il movimento per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

nuovopci

Comunisti oggi come nella Resistenza. Come divenne “grande e forte” il vecchio PCI? Certo una parte notevole la fece il ruolo che il PCI revisionista ebbe nel dopoguerra alla guida delle conquiste ottenute dalle masse popolari tra il 1945 e il 1975. Tuttavia il PCI compì la sua più grande accumulazione di forze dirigendo la classe operaia e le masse popolari italiane a vincere la Resistenza e a raggiungere il punto più alto nella lotta per il potere. Ciò fu possibile perché il PCI si mise alla testa della parte avanzata del movimento spontaneo del tempo fatto di centinaia di migliaia di individui che prima del 1943 non erano affatto comunisti. Nel corso di quella lotta la maggioranza degli individui che vi presero parte divennero comunisti.
Ieri come oggi il movimento comunista costruisce la sua forza unendosi strettamente alla resistenza delle masse popolari e agendo come sua guida. Questo significa anche essere guida della protesta montante contro il regime della Repubblica Pontificia, del movimento spontaneo che oggi dietro le insegne del M5S e domani in altre forme rappresenta il malcontento delle masse popolari contro la classe dominante.

Un approfondimento: le due tare storiche del movimento comunista italiano. Il settarismo che costringe all’impotenza e all’insignificanza molti partiti, organizzazioni e gruppi in cui è raccolta la base rossa è il prodotto dell’influenza delle due tare del movimento comunista dei paesi imperialisti: il riformismo elettoralista, cioè sostituire la lotta politica rivoluzionaria con la partecipazione dei comunisti alla lotta politica borghese, e l’economicismo, cioè sostituire la lotta politica rivoluzionaria con la promozione e partecipazione dei comunisti alle lotte rivendicative delle masse popolari. La combinazione di queste due tare porta a credere che la rivoluzione socialista scoppierà e che il compito dei comunisti si risolva nella partecipazione alle elezioni, nell’alimentare le lotte rivendicative e di questo passo costruire via via un Partito Comunista “grande e forte”. I revisionisti moderni (la corrente che ha prevalso nel vecchio PC e di cui Togliatti e Berlinguer sono i più importanti esponenti) seguivano questa strada, la “via italiana al socialismo”, pensando che una riforma di struttura dopo l’altra avrebbe portato al socialismo. La sinistra del vecchio PCI (i Secchia, Alberganti, Vaia) si proponeva, seguendo la stessa via, di farsi trovare pronta all’ora X dello scoppio della rivoluzione socialista che, prima di venire assimilata essa stessa dalla destra, cercava di alimentare fomentando le masse popolari a fare lotte più dure e radicali.
Chi non ha elaborato un bilancio dell’esperienza del vecchio movimento comunista pretende oggi di farlo rinascere prendendo a modello il vecchio PCI e le sue tare. E’ questa la via che segue PC di Rizzo. E’ questa la via che seguono, con specifiche differenze, i partiti della sinistra borghese come il PRC. Hanno la pretesa di ripartire dal punto più basso del movimento comunista (l’ascesa del revisionismo moderno e l’incapacità della sinistra di farvi fronte) anziché dalla concezione comunista del mondo, dagli apporti del leninismo sul ruolo e le caratteristiche del Partito Comunista come reparto d’avanguardia e Stato Maggiore della classe operaia nella lotta per il potere, dagli apporti del maoismo sulla forma e strategia della rivoluzione socialista.
Questi sono gli errori ideologici e i limiti di assimilazione della concezione comunista del mondo che oggi rendono spaesati tanti compagni con la “falce e martello nel cuore”. In questo modo finiscono con il contrapporsi alle masse popolari anziché orientale ed essere la loro guida nella situazione concreta.

2 COMMENTS

  1. “Non è semplice avere l’occasione di sviluppare un sano dibattito
    franco e aperto con i compagni del PC di Rizzo, né con i militanti e
    tanto meno con il gruppo dirigente. Abbiamo provato varie volte e
    attraverso varie strade, ma senza risultati significativi, tranne in
    alcune rare eccezioni in cui i nostri interlocutori precisavano di
    parlare a titolo personale”- avete ottenuto Risposta?

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