Il risultato delle elezioni amministrative ha un grande peso nella battaglia contro la riforma della Costituzione. Non solo perché è una sonora legnata per le larghe intese, per il PD e in particolare per Renzi, ma perché ha creato una situazione potenzialmente esplosiva. Potenzialmente, perchè da sola non basta: occorrono alcune spinte specifiche e coscienti, di cui tuttavia esistono le premesse.
Le Amministrazioni Locali sono istituzioni con una specifica voce in capitolo e specifico ruolo riguardo la difesa della Costituzione o il suo smantellamento. Sia perché la riforma di Renzi rientra nel processo di accentramento dei poteri che porterebbe gli enti locali ad avere il ruolo di esattori delle tasse e poco più; sia perché le Amministrazioni Locali sono oggettivamente chiamate a dover scegliere il campo in cui stare, gli interessi da servire e la battaglia sulla difesa della Costituzione è una sintesi della lotta fra i campi contrapposti: i vertici della Repubblica Pontificia e le masse popolari.
Il primo ambito in cui una spinta cosciente creerebbe una reazione a catena è la vasta e variegata aggregazione di Comuni medi, piccoli o piccolissimi che si sono riuniti contro il governo centrale. Le forme di questa aggregazione sono varie e diverse fra loro: i 17 comuni in cui il M5S ha vinto queste elezioni, a cui si aggiungono quelli che già amministrava; i comuni amministrati da liste più o meno in rottura con i partiti delle Larghe Intese; i Comuni, Sindaci e amministratori che fanno riferimento a coordinamenti extraistituzionali esistenti a livello nazionale e locale: Comuni dimenticati, Comuni e sindaci contro lo Sblocca Italia, Comuni Virtuosi, Comuni Solidali, Comuni e sindaci No Tav, Rete Città in Comune.
Il secondo ambito in cui una spinta specifica e cosciente creerebbe una reazione a catena che avrebbe ricadute anche sul primo ambito, sono i grandi comuni, le “capitali della Repubblica Pontificia” e fra di esse spiccano Roma, Torino e Napoli.
Per una serie di motivi legati al fatto che De Magistris ha già governato Napoli e proprio la rottura con il governo Renzi è stato uno dei motivi, non l’unico, della sua rielezione e della connotazione democratica e popolare della sua Amministrazione, Napoli è capofila di quelle spinte specifiche e coscienti necessarie per portare a una fase di sviluppo successiva e positiva la progressiva disgregazione delle forze che sostenevano e sostengono Renzi e il suo governo, per costruire Amministrazioni Locali di Emergenza e per contribuire alla costituzione del Governo di Blocco Popolare.
De Magistris ha già schierato il Comune per il NO al referendum. Una importante e chiara presa di posizione. Dopo le elezioni ha anche annunciato di voler farsi promotore di un confronto con il M5S, e in particolare i suoi Sindaci, per sviluppare la lotta contro il sistema delle Larghe Intese. Sono entrambe ottime premesse. Il centro della questione è definire subito, creare uno schieramento, sul contenuto di questa possibile “alleanza” e, dati i tempi, il contesto, le condizioni, il contenuto non può essere che un appello e una pratica conseguente a difendere la Costituzione applicandola.
L’assemblea del 25 giugno a Napoli, alla quale De Magistris ha partecipato (vedi Controllo Popolare), è solo un esempio delle infinite possibilità della cooperazione fra Amministrazioni Locali e movimento popolare (la cui sintesi corretta è mettere la prima al servizio del secondo!); possibilità tanto ampie che risulta chiaramente superabile, attraverso la mobilitazione delle masse popolari, ogni reazione dei vertici della Repubblica Pontificia, ogni ritorsione, ogni repressione, ogni titubanza, anche, che nasce da quei luoghi comuni usati da tutti quelli che cercavano giustificazione per la mancanza di volontà politica e insipienza: “i soldi non ci sono”, “l’amministrazione non ha competenze”, “da soli saremmo isolati”, ecc.
Le condizioni oggettive dicono che le masse popolari sono disposte a battersi per difendere la Costituzione dalla manovre eversive di Renzi e dei suoi compari (vedi Dalla Val di Susa un esempio…). Dicono che le Amministrazioni Locali che sono nate dalle ultime elezioni amministrative sono state elette anche per condurre questa battaglia. Dicono che queste Amministrazioni Locali devono farlo: mettersi alla testa del processo che unisce la ribellione di tante amministrazioni grandi e piccole e l’applicazione della Costituzione.
Il referendum del prossimo autunno si può vincere o si può perdere. E’ meglio vincerlo e tutto indica che quello sarà il risultato. Ma di certo i vertici della Repubblica Pontificia non possono fare il bello e il cattivo tempo se le masse popolari si sollevano. I sindaci “di tipo nuovo” hanno la responsabilità di mettere a disposizione di questa mobilitazione le strutture e le amministrazioni che governano. Come pure prevede, anche se quelle parti non sono mai state applicate, la Costituzione che Renzi e compari vorrebbero cancellare. Difendere la Costituzione, applicandola ora!