50 anni fa, l’8 agosto 1966, il Partito Comunista Cinese adotta la Risoluzione in sedici punti, un documento che sintetizza il contenuto della lotta contro il revisionismo che si era insediato nel Partito (vedi articolo RE 5/2016), che ostacolava l’avanzamento della Cina socialista verso il comunismo e ne metteva a repentaglio persino l’esistenza. Contro questo pericolo di deriva, la sinistra del Partito Comunista Cinese, stretta attorno a Mao, lanciò la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria con l’obiettivo di “combattere e annientare quei dirigenti che hanno imboccato la via del capitalismo, criticare e ripudiare le “autorità” accademiche reazionarie della borghesia, l’ideologia della borghesia e di tutte le altre classi sfruttatrici e trasformare l’istruzione, la letteratura, l’arte e tutte le altre branche della sovrastruttura che non corrispondono alla base economica socialista, in modo da favorire il consolidamento e lo sviluppo del sistema socialista”. Si è trattato di una spinta alla trasformazione del paese verso il comunismo che ha mobilitato e attivato milioni di elementi delle masse popolari, facendo della loro forza il principale fattore di trasformazione.
Proponiamo stralci di quella Risoluzione perché mostra il contenuto della GRCP e in particolare mostra il ruolo del PCC (orientamento, metodi di direzione, criteri e principi che ne guidavano l’azione) nei confronti delle masse popolari.
La Risoluzione in 16 punti
Questo testo è noto anche con il titolo Risoluzione dell’undicesima sessione plenaria del Comitato centrale del Partito comunista cinese sulla grande Rivoluzione culturale proletaria.
“1. La grande Rivoluzione culturale proletaria in corso è una grande rivoluzione che tocca gli uomini nel più profondo dell’animo e rappresenta una nuova tappa dello sviluppo della rivoluzione socialista nel nostro paese, una tappa caratterizzata da una maggiore profondità e ampiezza. Alla decima sessione plenaria dell’ottavo Comitato centrale del partito, il compagno Mao Tse-tung ha detto: “Per rovesciare un potere politico è sempre necessario, anzitutto, preparare l’opinione pubblica e lavorare in campo ideologico. Ciò è vero sia per le classi rivoluzionarie che per quelle controrivoluzionarie”. La pratica ha dimostrato che questa tesi del compagno Mao Tse-tung è assolutamente giusta.
Benché sia stata rovesciata, la borghesia sta ancora tentando di usare le vecchie idee, la vecchia cultura, i vecchi costumi e le vecchie abitudini delle classi sfruttatrici per corrompere le masse, conquistarne la mente e preparare così il terreno per la propria restaurazione. Il proletariato deve fare proprio il contrario: deve rispondere colpo su colpo a ogni sfida lanciata dalla borghesia in campo ideologico e usare le nuove idee, la nuova cultura, i nuovi costumi e le nuove abitudini proletarie per trasformare la concezione del mondo dell’intera società.
Attualmente il nostro obiettivo è quello di combattere e annientare quei dirigenti che hanno imboccato la via del capitalismo, criticare e ripudiare le “autorità” accademiche reazionarie della borghesia, l’ideologia della borghesia e di tutte le altre classi sfruttatrici e trasformare l’istruzione, la letteratura, l’arte e tutte le altre branche della sovrastruttura che non corrispondono alla base economica socialista, in modo da favorire il consolidamento e lo sviluppo del sistema socialista.
- Le masse degli operai, dei contadini, dei soldati, degli intellettuali rivoluzionari e dei quadri rivoluzionari formano la forza principale di questa grande Rivoluzione culturale. Un gran numero di giovani rivoluzionari, prima sconosciuti, ne sono divenuti i coraggiosi e audaci pionieri. Essi sono vigorosi nell’azione e intelligenti. Attraverso manifesti murali a grandi caratteri e ampi dibattiti esprimono liberamente le loro opinioni, denunciano e criticano le cose a fondo e lanciano risoluti attacchi contro i rappresentanti della borghesia che agiscono allo scoperto o di nascosto. In un movimento rivoluzionario di tale ampiezza, è quasi inevitabile che essi mostrino questa o quella insufficienza, ma il loro orientamento rivoluzionario fondamentale è stato giusto fin dall’inizio. Questa è la corrente principale della grande Rivoluzione culturale proletaria. È la direzione principale lungo la quale la grande Rivoluzione culturale proletaria continua ad avanzare. Dal momento che la Rivoluzione culturale è una rivoluzione, essa incontra inevitabilmente una resistenza. Questa resistenza viene principalmente da quei dirigenti che si sono infiltrati nel partito e hanno imboccato la via del capitalismo. Viene anche dalla forza delle vecchie abitudini della società. Attualmente questa resistenza è ancora molto forte e ostinata. Ma la grande Rivoluzione culturale proletaria costituisce, dopotutto, una tendenza generale irresistibile. Un gran numero di fatti ha dimostrato che tale resistenza crolla rapidamente una volta che le masse si sono pienamente mobilitate.
Poiché la resistenza è piuttosto forte, la lotta conoscerà dei riflussi e perfino ripetuti riflussi. Ma ciò non è dannoso. Servirà a temprare il proletariato e gli altri lavoratori e specialmente le giovani generazioni, impartirà loro delle lezioni, fornirà loro dell’esperienza e li aiuterà a comprendere che la via della rivoluzione è tortuosa e tutt’altro che facile.
- La riuscita di questa grande Rivoluzione culturale dipenderà dal fatto se la direzione del partito avrà o non avrà l’audacia di mobilitare pienamente le masse. Esistono attualmente quattro situazioni differenti per ciò che riguarda l’atteggiamento delle organizzazioni del partito ai diversi livelli nel dirigere il movimento della Rivoluzione culturale:
3.1. I dirigenti dell’organizzazione di partito stanno alla testa del movimento e osano mobilitare completamente le masse. Mettono l’audacia al primo posto, sono militanti comunisti intrepidi e buoni allievi del presidente Mao. Sono favorevoli ai manifesti murali a grandi caratteri e ai grandi dibattiti. Incoraggiano le masse a denunciare i mostri e gli spiriti maligni di tutti i generi e anche a criticare le insufficienze e gli errori nel loro lavoro. Questo giusto metodo di direzione deriva dal fatto che essi mettono al primo posto la politica proletaria e hanno come guida il pensiero di Mao Tse-tung.
3.2. In numerose organizzazioni i responsabili comprendono ancora molto male il loro ruolo di dirigenti in questa grande lotta, la loro direzione è lontana dall’essere seria ed efficace e, di conseguenza, si scoprono incompetenti e in una posizione di debolezza. Nel loro caso è la paura che prevale; si attaccano a vecchi modelli e regolamenti e si rifiutano di rompere con prassi convenzionali e di andare avanti. Essi sono stati presi alla sprovvista dal nuovo ordine di cose, l’ordine rivoluzionario delle masse, col risultato di vedere la loro direzione sorpassata dalla situazione, sorpassata dalle masse.
3.3. In alcuni organismi i responsabili, che in passato hanno commesso questo o quell’errore, sono ancora più inclini a farsi prendere dalla paura, poiché temono che le masse li colgano in fallo. In realtà, se faranno una seria autocritica e accetteranno la critica delle masse, beneficeranno della comprensione del partito e delle masse per i loro errori. Ma se non lo faranno, continueranno a commettere errori e diverranno degli ostacoli per il movimento di massa.
3.4. Altri organismi sono controllati da elementi che si sono infiltrati nel partito e hanno preso la via del capitalismo. Questi elementi, che detengono posizioni di potere, hanno un’estrema paura di essere smascherati dalle masse e quindi cercano tutti i pretesti per reprimere il movimento di massa. Ricorrono a manovre come quelle di stornare l’attacco dai veri obiettivi e di far passare il nero per bianco, nel tentativo di condurre il movimento fuori strada. Quando si trovano isolati e non possono più continuare ad agire come prima, ricorrono ad altri intrighi, pugnalando la gente alle spalle, spargendo voci tendenziose e mascherando il più possibile la distinzione fra rivoluzione e controrivoluzione, tutto ciò allo scopo di attaccare i rivoluzionari.
Ciò che il Comitato centrale chiede ai comitati di partito a tutti i livelli è di continuare a dare una giusta direzione, di mettere l’audacia al primo posto, di mobilitare coraggiosamente le masse, di cambiare lo stato di debolezza e incompetenza laddove esiste, di incoraggiare i compagni che hanno commesso errori ma vogliono correggerli a liberarsi dalle loro remore mentali e a partecipare alla lotta e di destituire dalle loro cariche tutti quei dirigenti che hanno preso la via del capitalismo, in modo da rendere possibile la ripresa della direzione da parte dei rivoluzionari proletari.
- Nella grande Rivoluzione culturale proletaria le masse possono liberarsi solo da se stesse e qualunque metodo diretto ad agire al loro posto deve essere abbandonato. Bisogna avere fiducia nelle masse, contare su di loro e rispettare la loro iniziativa.
Gettate via la paura. Non vi spaventate dei disordini. Il presidente Mao ci ha spesso ripetuto che una rivoluzione non può essere raffinata, delicata, moderata, amabile, cortese, misurata e magnanima. Lasciate che le masse si educhino in questo grande movimento rivoluzionario e imparino a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ciò che è un modo di agire corretto da ciò che non lo è. (…)
- La direzione del partito dev’essere in grado di stabilire con esattezza qual è la sinistra, di allargare e rafforzare le sue file e fare risoluto affidamento sulla sinistra rivoluzionaria. Solo così nel corso del movimento potrà isolare completamente gli elementi più reazionari della destra, guadagnare dalla propria parte il centro e unirsi alla grande maggioranza in modo da realizzare alla fine di questo processo l’unità di oltre il 95 per cento dei quadri e di oltre il 95 per cento delle masse. (…)
- Bisogna fare una netta distinzione fra i due differenti tipi di contraddizione: le contraddizioni in seno al popolo e quelle fra il nemico e noi. Le contraddizioni in seno al popolo non devono essere trasformate in contraddizioni fra il nemico e noi; né le contraddizioni fra il nemico e noi devono essere considerate come contraddizioni in seno al popolo.
È normale che ci siano opinioni differenti fra le masse. Il confronto fra opinioni diverse è inevitabile, necessario e utile. Nel corso di un normale e aperto dibattito le masse sapranno affermare ciò che è giusto, correggere ciò che è sbagliato e raggiungere gradualmente l’unanimità. Il metodo da usare nei dibattiti è quello di presentare dei fatti, ragionarci sopra e persuadere attraverso il ragionamento. Qualunque metodo diretto a forzare una minoranza che ha opinioni differenti a sottomettersi non è ammissibile. La minoranza deve essere protetta, poiché talvolta la verità è dalla sua parte. Ma anche se ha torto, bisogna sempre permetterle di sostenere la propria causa e di conservare le proprie opinioni. (…)
- Lo scopo della grande Rivoluzione culturale proletaria è rivoluzionare l’ideologia del popolo in modo da ottenere in tutti i campi della produzione risultati maggiori, più rapidi, migliori e più economici. Se le masse sono pienamente mobilitate e si prendono disposizioni adeguate, si può assicurare lo sviluppo sia della Rivoluzione culturale che della produzione senza che l’una ostacoli l’altra e garantire la buona qualità del lavoro in tutti i campi. La grande Rivoluzione culturale proletaria costituisce una potente forza motrice per lo sviluppo delle forze produttive sociali del nostro paese. Ogni idea diretta a contrapporre la grande Rivoluzione culturale allo sviluppo della produzione è sbagliata”.
I risultati della GRCP
Un balzo fondamentale era stato fatto nell’educazione politica ed ideologica delle masse: milioni di copie del libretto rosso o delle opere scelte di Mao erano state stampate e diffuse, in un paese in cui solo pochi anni prima l’analfabetismo era dilagante, e nelle officine, nelle campagne e nelle scuole vennero sviluppati programmi che educarono milioni di persone ad uno studio e ad un dibattito rigoroso delle opere di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e all’applicazione cosciente dei principi base della dialettica marxista.
La natura e le finalità del sistema educativo erano state trasformate: prima della GRCP erano simili a quelle di qualsiasi sistema educativo al servizio di una società basata sulla divisione in classi, ora invece il suo scopo era, con le parole di Mao, “preparare lavoratori colti dotati di una coscienza socialista”, legando strettamente teoria e pratica, aprendo le porte ai contadini e agli operai.
La burocrazia era stata riformata, specialmente quella centrale: i funzionari passavano ogni anno un periodo in campagna a lavorare la terra e a studiare il marxismo- leninismo- maoismo, la burocrazia centrale di pechino passo da 66.000 a 10.000 quadri.
In campagna era stato introdotto un nuovo sistema di distribuzione, non più basato su un’assegnazione di punti lavoro che mettevano in competizione i contadini tra loro, ma su un sistema concepito per incoraggiare a lavorare per l’interesse pubblico, basato sull’autovalutazione dei punti di lavoro nel corso di discussioni pubbliche. Così spronati i contadini realizzarono in questo periodo grandi progetti di costruzione, cambiando addirittura, nonostante il relativamente ancora basso grado di meccanizzazione, il corso dei fiumi per liberare la Cina dalle inondazioni e per renderli adatti all’irrigazione e alla produzione di energia.
Nel settore industriale gli operai formarono movimenti di massa per liberarsi dagli ordinamenti ingombranti, dai bonus e dagli incentivi materiali, sostituendoli in larga misura con il controllo cosciente del proletari. La direzione di un solo uomo venne sostituita dai comitati rivoluzionari e le relazioni tra lavoratori, tecnici e dirigenti vennero profondamente modificate, creando le squadre di lavoro di triplice unione composte da queste tre forze e ridimensionando al differenza tra lavoro intellettuale e manuale nella produzione e nell’educazione. Ciò comportò una liberazione senza precedenti di forze produttive, che portò a spettacolari realizzazioni anche nel campo dell’industria.
Nell’ambito della cultura ora operai e contadini occupavano il centro della scena, sostituendosi ai re, generali, ministri e dame, che erano precedentemente gli immancabili protagonisti di ogni produzione artistica: la concezione del proletariato trovò in questo periodo l’espressione culturale più completa che avesse mai raggiunto nella storia, migliaia di opere vennero create da artisti professionisti e da contingenti di artisti dilettanti che fiorino ovunque tra soldati, contadini e operai.
Anche nel campo della sanità i problemi di salute di contadini e operai vennero messi al centro, mobilitando milioni di persone per risolvere i problemi della salute. Questi “medici a piedi scalzi” (cosi chiamati perché nelle risaie si stava a piedi nudi) guidarono i contadini a sterminare le lumache portatrici di malattia che infestavano i campi, debellando un flagello che colpiva la Cina sin dai tempi più antichi, mentre importanti progressi si compivano nel campo della medicina (in particolare la prima produzione sintetica di insulina).
I risultati nella lotta per il comunismo della prima ondata
La GRCP non si esaurì nel 1968, proseguì fino al 1976 e si concluse con la morte di Mao e l’affermazione della destra del PCC, capeggiata da Deng Xiao-ping. La GRCP ha ritardato l’avvento dei revisionisti alla guida del paese fino al 1976, cioè quando il sistema capitalista era già entrato nella sua seconda crisi generale e non poteva svolgere per i revisionisti cinesi quella funzione di supporto e appoggio che aveva svolto per i revisionisti sovietici. Revisionisti Cinesi e Comunità Internazionale degli imperialisti sono stati reciproci alleati: per la prima, il sostegno dei secondi è stato necessario per mantenere il potere nei 40 anni successivi, i secondi hanno sfruttato le conquiste della Cina socialista come “valvola di sfogo” per gli effetti della crisi generale che nel frattempo si sviluppava in tutto il mondo.
Insegnamenti
Per quanto esposta sinteticamente e parzialmente, l’esperienza della GRCP è fonte di insegnamenti per i comunisti di ogni paese. Ci soffermiamo qui su tre aspetti fondamentali:
- il partito comunista è il motore della rivoluzione, le masse popolari ne sono la forza. Solo la mobilitazione delle ampie masse consente al partito comunista di assumere il suo ruolo e di perseguire vittoriosamente il suo compito storico.
- Per mobilitare le ampie masse, il partito comunista deve mobilitare principalmente la loro parte avanzata e organizzata; organizzando, educando e formando la parte avanzata delle masse popolari, il partito comunista costruisce quei dirigenti intermedi necessari a mobilitare le ampie masse.
- Nella lotta di classe la destra si presenta come indefessa sostenitrice della linea di sinistra per carpire la fiducia delle masse popolari, salvo poi deviare la loro mobilitazione: rendere la lotta generica, confusa e caotica; indicare bersagli sbagliati (favorirla contrapposizione fra settori delle masse anziché favorire la lotta su basi di classe e su questioni ideologiche): quando si devono criticare i dirigenti, estende la critica, allarga il bersaglio, confondendo le acque. quando la lotta di classe infuria, sostiene che così si mina l’unità del Partito, dello stato, che bisogna mettere al centro la risoluzione dei problemi “concreti” (economici in particolare).