Il contenuto e il legame delle mobilitazioni delle masse popolari nei paesi imperialisti
Mentre il mondo governato dai ricchi, dai capitalisti, dai cardinali e dagli speculatori va in rovina, dalle macerie della vecchia società l’embrione di quella nuova preme per nascere e affermarsi. La società borghese decade e si disgrega, la classe dominante non sa e non può fare fronte alla crisi generale, che per sua natura non ha altra soluzione positiva che non sia l’instaurazione del socialismo. Questo è un movimento oggettivo, ha le basi nel modo di produzione capitalista che, raggiunto un certo livello di sviluppo, deve essere superato. Altrimenti entra in una crisi irreversibile le cui manifestazioni sono la barbarie e i paradossi che già vediamo quotidianamente in ogni angolo del mondo. E anche nel nostro paese. Come il travaglio del parto è doloroso per la madre, per l’umanità il passaggio dalla società borghese alla società socialista è tanto più doloroso e traumatico quanto maggiori sono le resistenze dell’attuale classe dominante a farsi da parte. Da sola, è certo, non lascerà la direzione della società alla classe operaia e alle masse popolari. Mentre si prodiga in mille sforzi per evitare che ciò accada, la crisi generale fa il suo corso verso l’unica soluzione a cui può condurre, la guerra imperialista.
Rovesciare il potere della borghesia imperialista e prendere il potere, instaurare una società di tipo nuovo, conforme agli interessi della grande maggioranza della popolazione, è il contenuto delle lotte e delle mobilitazioni di ogni tipo e in ogni campo in cui le masse popolari si contrappongono alla borghesia imperialista ed è il legame fra ognuna di esse.
Spontaneamente, le masse popolari non vedono e non conoscono questo contenuto, sono portate a contrapporsi alla classe dominante per chiedere che faccia politiche a loro più favorevoli, per rivendicare condizioni di vita più dignitose. E pure il legame fra una mobilitazione e un’altra, secondo il senso comune, è intuito (ad esempio tutti concordano che “bisogna unirsi”), ma non compreso (indicare con chiarezza cosa distingue una mobilitazione da un’altra e cosa le accomuna, come una può rafforzare l’altra anche se sono differenti per forme e contenuti).
Senza un orientamento chiaro su contenuto e legame delle mille forme di contrapposizione fra masse popolari e classe dominante, ognuna sembra slegata dalle altre. Anche nei casi in cui ottengono risultati, sembra che non incidano sul corso complessivo delle cose. Certamente, i risultati sono parziali e temporanei, perché la borghesia imperialista tornerà alla carica per riprendersi quello che è stata costretta a concedere. In verità ogni manifestazione di contrapposizione fra masse popolari e classe dominante influisce sulle altre, oltre al risultato immediato rafforza il campo delle masse popolari, indebolisce il campo della borghesia imperialista e influisce sui rapporti di forza fra i due campi.
– Individuare, studiare, sintetizzare il contenuto e il legame fra mille lotte e mobilitazioni di ogni tipo e in ogni campo in cui le masse popolari si contrappongono alla borghesia imperialista;
– elaborare e promuovere una strategia e una tattica, una linea, per rovesciare il potere della borghesia imperialista e instaurare una società di tipo nuovo, conforme agli interessi della grande maggioranza della popolazione;
– educare, formare e organizzare la parte avanzata delle masse popolari a condurre la lotta per instaurare il socialismo
questi sono i compiti, questa è l’opera, dei comunisti.
Senza l’opera dei comunisti, mille mobilitazioni, mille lotte e mille rivolte nascono e si esauriscono, frustrando la generosità, il coraggio, le aspettative di chi le ha animate e condotte (generando rassegnazione e sfiducia); senza legarsi strettamente, studiare, analizzare e imparare dalla mobilitazione delle masse popolari, in particolare della loro parte avanzata e organizzata che ne rappresenta la sinistra, i comunisti non avrebbero la forza per convincere nessuno con le buone ragioni, le belle pensate e le giuste parole.
Quello che trattiamo di seguito sono strumenti utili a quanti vogliono avere un ruolo positivo nel superare il travaglio che l’umanità sta compiendo.
[quote type=”center”] Il primo paese che rompe le catene della comunità internazionale degli imperialisti, apre le porte alle masse popolari di tutti gli altri paesi. [/quote]
Dalle capitali dei centri dell’imperialismo mondiale alla periferia della Repubblica Pontificia italiana: il contenuto e il legame della contrapposizione fra masse popolari e borghesia imperialista (in forme molto diverse fra loro). Il 23 giugno le masse popolari britanniche hanno votato per uscire dalla UE. La propaganda di regime affibbia la vittoria del referendum ai nazionalisti, fascisti e razzisti (che sono comunque una fazione dei gruppi imperialisti che già dirigono la società: il genocidio di immigrati dal Mediterraneo al Galles lo stanno promuovendo i “democratici” e “liberali” governi della UE), in verità la maggioranza delle masse popolari britanniche che hanno votato, lo hanno fatto contro la comunità internazionale degli imperialisti, contro i circoli della finanza internazionale, contro le conseguenze distruttive della crisi. Certamente si illude, chi crede che basti un referendum per indicare ai governi dei paesi imperialisti quale via debbano seguire, ma anche chi crede che una fazione o un’altra della classe dominante abbia le mani libere e gioco facile a fare quello che più le è conveniente è fuori strada. Se pure la parte più reazionaria della classe dominante provi e proverà a cavalcare il risultato, non è in grado di dare soluzioni positive alle masse popolari, non è in grado di liberare le masse popolari dall’oppressione dei gruppi imperialisti: cambierebbero gli oppressori, ma rimarrebbero gli oppressi. Che l’esito di quel voto sia rispettato o meno, per opera di chi e verso quale direzione sono questioni che rientrano nella lotta di classe e la alimentano.
Il 23 giugno, 60 mila persone a Parigi e altre centinaia di migliaia nel resto del paese hanno manifestato contro la loi travail (vedi Ce lo chiede l’Europa operaia e popolare). Al divieto di manifestare a Parigi imposto dal governo Holland, la CGT ha annunciato che non lo avrebbe rispettato e ha confermato il concentramento: i lavoratori francesi hanno platealmente e coscientemente messo all’angolo le massime autorità di uno dei principali paesi imperialisti del mondo.
Il 5 giugno si sono svolte in Italia le elezioni amministrative. Il risultato conferma in pieno il processo di disgregazione, regolamento di conti, imboscate e guerra per bande entro i vertici della Repubblica Pontificia. Il governo centrale deve fare i conti con un numero ben più alto di amministrazioni locali, alcune di città decisive per la governabilità del paese come Roma, Napoli e Torino, governate da forze e partiti in rottura con le Larghe Intese e nel campo delle masse popolari si afferma la tendenza positiva a dare continuità e a sviluppare l’iniziativa avviata con la partecipazione alla campagna elettorale:
a Napoli i seggi sono stati presidiati da gruppi di cittadini che hanno aderito alla campagna “Controllo Popolare” promossa dagli attivisti dell’exOPG: hanno vigilato sul regolare svolgimento delle elezioni, hanno contrastato e ostacolato (non impedito…) la compravendita e l’estorsione di voti, togliendo ai vertici della Repubblica Pontificia i mezzi e gli strumenti consolidati nel tempo con cui pilotare le elezioni, specialmente al sud;
a Milano, dopo il voto, si stanno sviluppando embrioni di Consigli Popolari con la funzione di promuovere organizzazione, coordinamento, mobilitazione delle masse popolari per attuare le misure urgenti necessarie a fare fronte agli effetti della crisi partendo dai territori, dai quartieri e dai Municipi;
a Cassino la lista Riscossa Popolare sta diventando essa stessa un Consiglio Popolare, aggregando compagne e compagni ed elementi avanzati delle masse popolari (vedi Resistenza n. 6/2016).
Ci fermiamo qua, gli esempi fatti sono di numero sufficiente, abbastanza diversi fra loro per forme, luoghi e ambiti, molto differenti per portata e rilevanza. Sono dunque ottimi per ragionare su quello che insegnano e quello che dimostrano ai fini del comune contenuto (lotta per instaurare il socialismo) e sul reciproco legame.
Per mantenere il dominio sulla società, la borghesia imperialista ha bisogno della collaborazione delle masse popolari. Dato che il suo dominio porta la società alla distruzione e opprime in modo crescente settori sempre più ampi di masse popolari, la borghesia imperialista può contare sempre meno sulla collaborazione attiva delle masse popolari, si avvale sempre più della coercizione e del ricatto, usando a proprio vantaggio la rassegnata indifferenza per il corso delle cose che lei stessa alimenta con la diversione, l’individualismo, la rassegnazione, ecc. Tre fattori si combinano in un risultato: le condizioni materiali peggiorano e un numero crescente di persone si mobilita per cercare una soluzione; la mobilitazione della parte più avanzata e già organizzata delle masse popolari è esempio, stimolo, fonte di emulazione e incoraggiamento; la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, per quanto sia ancora debole e inadeguato a prendere la direzione della mobilitazione delle larghe masse. Il risultato è che alla coercizione e ai ricatti della classe dominante, le masse popolari rispondono sempre più diffusamente con la ribellione; alla rassegnata indifferenza sostituiscono sempre più coscientemente la partecipazione e l’attivismo.
Gli imperialisti sono tigri di carta. Quello che ci insegnano le masse popolari britanniche è che con un moto di ribellione (in questo caso il voto al referendum), si può spingere la classe dominante nel panico. Alla ribellione la classe dominante risponde con la repressione (dove non arriva con le minacce e i ricatti), ma quello che insegnano i lavoratori francesi è che se sono le masse popolari a prendere l’iniziativa, è la classe dominante a stare sulla difensiva.
E’ dagli esempi di Napoli, Cassino e Milano che emerge la questione del legame fra una mobilitazione e le altre: la campagna elettorale è finita, ma le spinte migliori, più avanzate sono quelle che continueranno: nella lotta contro la riforma della Costituzione, nel legame con la lotta dei metalmeccanici per il rinnovo del CCNL, nel cercare, sperimentare, provare le forme attraverso cui promuovere il protagonismo popolare e spingere le organizzazioni operaie e popolari ad agire da nuove autorità pubbliche.
In Gran Bretagna, in Francia, in Italia, in Europa… nel marasma generale la domanda ricorrente è “che succederà?”. Chi cerca la risposta nell’iniziativa e nelle manovre della classe dominante sbaglia strada. I capitalisti faranno succedere quello che a loro sembra conveniente e profittevole, per loro, in quel preciso momento. Non hanno capacità, interesse, possibilità di avere uno sguardo di prospettiva sul mondo. Il loro mondo è finito e loro con lui. Succederà, dunque, quello che le masse popolari organizzate faranno succedere. Ma non per caso.
Per prendere il potere, per difenderlo dalle reazioni della borghesia, per usarlo nella costruzione di una società senza classi, occorre che la parte più avanzata, generosa, coraggiosa e combattiva delle masse popolari già organizzate e il movimento comunista cosciente e organizzato si leghino strettamente. Senza l’esistenza del partito comunista, senza la sua opera di educazione, formazione e organizzazione delle masse popolari avanzate, non c’è nessuna rivoluzione socialista. Questo non vuol dire che “tutte le masse popolari devono aderire al partito comunista”, ma che mobilitare le larghe masse è possibile solo attraverso il legame fra movimento comunista e quella parte di masse che è già organizzata, che è già attiva, che già si pone il problema di come fare per ribellarsi, che già è punto di riferimento per altri settori. Non esistono, non possono esistere e tantomeno in un paese imperialista come il nostro, i moti di popolo che si solleva e prende il potere.
La rivoluzione si costruisce. Il primo paese che rompe le catene della comunità internazionale degli imperialisti, apre le porte alle masse popolari di tutti gli altri paesi. Questo discorso vale a maggior ragione per un paese imperialista come il nostro, la Francia, la Gran Bretagna. Non basta la vittoria dei NO UE in Gran Bretagna e non bastano le generose mobilitazioni dei lavoratori francesi, non bastano gli embrioni di nuove autorità pubbliche nelle città italiane. Non bastano, ma sono tutti segnali positivi, che hanno un contenuto comune e un legame che consiste nell’andare in una direzione comune.
Noi comunisti italiani sappiamo per certo (perché deriva dal bilancio scientifico della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale) che la via più efficace, relativamente breve e relativamente pacifica per fare dell’Italia un nuovo paese socialista è imporre un governo di emergenza delle masse popolari organizzate ai vertici della Repubblica Pontificia. Questo significa varie cose, legate fra loro: avvalersi delle contrapposizioni fra masse popolari e borghesia imperialista negli altri paesi (sono fonte di insegnamento e incidono direttamente anche sulle forze dei vertici della Repubblica Pontificia), imparare a capire, valorizzare e orientare quelle nel nostro paese, assumendo nei confronti della parte avanzata delle masse popolari italiane il ruolo di educatori, formatori e organizzatori affinchè faccia meglio quello che già fa, affinché faccia con scienza e volontà quello che la classe dominante la obbliga a subire, la lotta di classe.