Quelle che seguono sono le prime riflessioni sull’esperienza della presentazione della lista Riscossa Popolare alle amministrative di Cassino (FR). Sono state scritte prima delle elezioni e saranno diffuse e lette dopo i risultati, tuttavia non si tratta di concetti che perdono di utilità perché pur nel contesto “straordinario” della campagna elettorale l’attività dei comunisti non cambia nel contenuto: promuovere organizzazione e mobilitazione, raccogliere la parte sana delle masse popolari, elevare la sua coscienza e formarla a combattere battaglie di livello superiore, in modo da diventare esempio e punto di riferimento per operai, lavoratori, giovani e donne delle masse popolari.
Siamo arrivati a queste elezioni dopo che per 5 anni siamo stati i principali promotori delle mobilitazioni che si sono svolte in città: contro il piano Marchionne e Fabbrica Italia, per il diritto alla casa (da cui è nato il Movimento di Lotta per la casa – Asia USB), contro la svendita dell’acquedotto comunale ad Acea e infine contro le ingerenze del Vaticano, l’eminenza grigia che governa Cassino dall’alto.
Un nostro compagno, Vincenzo Durante, è stato nei 5 anni passati Consigliere Comunale e abbiamo via via imparato a usare l’internità alle istituzioni per promuovere e organizzare la mobilitazione popolare, per coordinare amministrazioni e amministratori vicini (interessati dagli stessi problemi e spinti alle stesse soluzioni) e abbiamo imparato che la questione decisiva non è stabilire un legame tra eletti e masse popolari, ma usare ogni battaglia che le interessa per fare quel passo in più che le organizza, le mobilita, le coordina nella costruzione, caso per caso, della soluzione al problema.
Sulla base di questa “scoperta” e valorizzando l’esperienza di Durante, ci siamo posti di usare le elezioni amministrative per fare un ulteriore passo in questa direzione e abbiamo promosso la costruzione della lista Riscossa Popolare.
E’ una ricca esperienza che ci ha insegnato prima di tutto la necessità di partire dalle condizioni concrete, dal contesto oggettivo, e non da quello che abbiamo in mente noi, ci ha insegnato a vedere e intervenire sui processi, sul movimento delle cose e a superare la concezione che una cosa è o non è, è come ci va a genio oppure non è utile, interessante, positiva, non ha potenzialità. Si è trattato, quindi di una grande scuola di comunismo. Unire quello che la classe dominante e la concezione borghese del mondo divide. Il primo scoglio è stata la comprensione di come spiegare il legame fra il P.CARC e la lista Riscossa Popolare. Essere promotori di una lista che ha un nome diverso presupponeva la necessità di spiegare ai nostri referenti, ma anche ai compagni più vicini, la linea del Governo di Blocco Popolare, la relazione con l’obiettivo di instaurare il socialismo, il contributo che potevamo dare noi e le masse popolari di Cassino lottando per una Amministrazione Locale di Emergenza. Disabitudine e iniziale insicurezza da parte nostra si combinavano con il fatto che la borghesia fa mille manovre sporche per raggirare le masse (liste civetta, colpi di mano, accordi sottobanco): da qui la tendenza a concentrarci in un primo momento sul propagandare la lista e i suoi obiettivi immediati e specifici, omettendo il legame con il Partito, omettendo le parole d’ordine, la propaganda, mettendo in secondo piano la parola d’ordine di fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Il problema era tutto al nostro interno: paura di disperdere le forze e le simpatie che si erano aggregate (perché magari “non avrebbero capito”). In verità eravamo proprio noi a non aver ancora capito che era principalmente nostro il compito di combattere la propaganda e le concezioni anticomuniste e reazionarie che la classe dominante ha promosso fra le masse popolari, toccava a noi rompere gli indugi, passare all’offensiva, far volare alto chi si era avvicinato e chi si sarebbe avvicinato, trattare con scienza, pazienza e passione eventuali dubbi, critiche, incertezze che avremmo individuato (e infatti si sono presentate) fra i nostri referenti. In effetti si trattava di raccogliere e unire gli elementi di coscienza sparsi, ambizioni e aspirazioni parziali e anche contraddittorie in una visione più alta, ampia e di prospettiva. Condotta questa lotta interna, le cose sono “decollate” e noi stessi ci siamo concepiti diversamente, abbiamo concepito diversamente tutta l’esperienza che stavamo facendo: così la campagna elettorale è diventata propriamente uno strumento per quella scuola di comunismo che ha permesso di fare passi avanti ai compagni del Partito (dirigenti e compagni di base), ai collaboratori, ai simpatizzanti, ai compagni e alle compagne per cui, e grazie a cui, Riscossa Popolare è diventata una realtà.
Coordinare e mobilitare chi è già organizzato. Da mesi prima che la campagna elettorale entrasse nel vivo, il nostro appello a collaborare al progetto di Riscossa Popolare ha messo al centro le prospettive per la città. Su questo orientamento abbiamo promosso riunioni e discussioni con tanti compagni e in particolare con il Movimento di lotta per la casa, Asia-Usb (la prima organizzazione esterna al partito che sostiene il progetto) e con il PRC. L’effetto a catena di questo schieramento “a sinistra” è stata l’aggregazione in Riscossa Popolare delle forze sane della città. Sono più di 50 le lettere, i messaggi, le riflessioni di giovani, adulti, conosciuti e sconosciuti che arrivano a sostegno di Riscossa Popolare; alcuni hanno contributo a scrivere il programma elettorale, mettendoci la propria esperienza e proponendo soluzioni; molti ci hanno fatto domande (dove si trovano i soldi?), hanno espresso dubbi (è bello, ma non è possibile fare quello che dite), sfiducia (siamo ancora pochi). Con tutte queste persone abbiamo aperto discussioni, a tutti diciamo e dimostriamo che nulla nasce grande e che l’importante è iniziare da chi e con chi è disponibile a mobilitarsi subito. In poco meno di un mese, i promotori di Riscossa Popolare sono passati da poche persone a oltre 30 (tra candidati e sostenitori): la lista è nata da chi ha messo davanti a tutto la fiducia di poter cambiare il corso delle cose.
Aggregare e organizzare chi oggi non è ancora organizzato. Riscossa Popolare non è un carrozzone elettorale, ma un carro guidato da lavoratori, pensionati, giovani e meno giovani, attivisti politici e non, cittadini attivi per la prima volta. Questo è uno dei principali fattori che alimentano l’organizzazione di un collettivo quando si sviluppano il dibattito interno, il confronto e lo scambio di esperienza. Ma non basta mettersi insieme ed essere d’accordo su un progetto. Se le persone si uniscono su un programma, devono organizzarsi e darsi i mezzi per la sua realizzazione. Come organizzare chi ha voglia di organizzarsi? Come trascinare chi ha sfiducia nelle potenzialità dell’organizzazione e della forza del collettivo?
Se ognuno è soprattutto abituato ad organizzare individualmente la propria vita, ad avere idee proprie su come si fa questo o quello (dal banchetto, al volantinaggio, al comizio), quando si inserisce in un collettivo è spinto invece a pensare anche agli altri (a quello che possono dare o fare) in funzione delle necessità dell’organismo e del progetto. Allo stesso modo, vediamo come anche chi è già organizzato (in strutture, collettivi, reparti di lavoro, ecc.) fatica a vedere le sinergie che ci possono essere tra le varie attività e i campi di azione (come il legame tra la lotta per la casa e il lavoro, per esempio). In questo senso, l’oscillazione è tra il vedere e considerare tutta la città (una cosa troppo grande) e il considerare solo il pezzo a cui si arriva con il proprio sguardo. Il troppo grande e il troppo piccolo, portano entrambi alla sfiducia.
Ma a contrastarla c’è il fatto che chi si è unito in Riscossa Popolare è spinto ad avere una visione d’insieme della città che vuole costruire, cercando di combinare il piccolo e il grande, la quantità e la qualità, quello che c’è (un vecchio potere da scacciare) e quello che pur non vedendosi perché ancora embrionale, piccolo, esiste già il nuovo potere delle masse popolari organizzate.
Organizzare per mobilitare e mobilitare per costruire è il lavoro che richiede più energie in assoluto e che in definitiva, tra i compiti dei comunisti, è quello più delicato e decisivo.
Aldilà dei risultati elettorali possiamo già affermare che Riscossa Popolare è la coalizione che ha raccolto e organizzato attorno al progetto di una Amministrazione Locale di Emergenza la sinistra delle masse popolari di Cassino, compagni e compagne che si sono ritrovati e in molti casi rimessi in pista e contemporaneamente ha raccolto e organizzato una parte importante di cittadinanza attiva (volontari, progressisti, pensionati, ecc.) o che si attiva oggi per la prima volta. Questo è il primo grande risultato di una campagna elettorale particolare, condotta con l’ambizioso obiettivo di costruire un’Amministrazione Locale di Emergenza e con gli strumenti, i mezzi e le risorse che oggi possiedono le masse popolari, minimi rispetto a quello che la classe dominante dispiega, con la corruzione, le promesse, le regalie e le clientele. La battaglia che si apre ora anche per Riscossa Popolare non è sull’esito delle elezioni, ma su come proseguire per costruire il nuovo potere che governa la città.
La responsabile della Campagna AP-ALE della Federazione Lazio