Ormai manca poco tempo all’inizio dei lavori per costruire l’inceneritore. Il successo di tutte le iniziative convocate finora dimostra che esiste un vasto e diffuso senso comune “no inceneritore”. Di questo va dato merito alla campagna di massa condotta dalle MAMME NO INCENERITORE e dall’“ASSEMBLEA DELLA PIANA CONTRO LE NOCIVITÀ”. Nelle prossime settimane il movimento deve entrare in una nuova fase. Non si tratta più soltanto di aumentare il numero dei contrari. Si tratta di passare da una fase di “informazione” a quella di contrapposizione attiva alla costruzione dell’inceneritore. Due passaggi diventano necessari. Ed è bene averlo chiaro:
1. Estendere la lotta ai luoghi di lavoro, valutando la possibilità dello sciopero. Certamente l’inceneritore è un attacco alla salute di chi abita nelle vicinanze. Ma lo è anche per chi ci lavora 8 ore o più al giorno. L’area in cui verrà costruito è una delle principali zone industriali della Regione, la quarta a livello nazionale. Ne sono interessati migliaia di lavoratori. Dobbiamo coinvolgere i nostri colleghi, fargli prendere coscienza della necessità di lottare contro l’inceneritore. Nei luoghi di lavoro va esercitata una pressione sulle nostre organizzazioni sindacali per costringerle a prendere posizione e a convocare una mobilitazione. Inutile avanzare diritti sul piano della sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro se poi respiriamo veleni e nanoparticelle. Come lavoratori il problema ci riguarda direttamente perché sono proprio le aziende in cui lavoriamo tra le principali produttrici di rifiuti. Come risolviamo la contraddizione tra una società che sforna chili e chili di rifiuti e la nostra volontà di avere un ambiente sano? La differenziata e la raccolta porta a porta sono misure necessarie ma il problema va colpito al cuore: bisogna rimettere in discussione l’intero sistema economico e il ciclo produttivo ad esso collegato per ridurre i volumi totali di rifiuti esistenti. E chi meglio dei lavoratori direttamente coinvolti nella produzione può contribuire a questo obiettivo? Per questo è necessario che l’approfondirsi del movimento veda un appoggio e un supporto attivo dai luoghi di lavoro, con assemblee e scioperi.
2. Impedire la costruzione direttamente sui terreni. E’ già stato previsto che dal 29 maggio ci siano azioni sui terreni destinati ad “accogliere” l’inceneritore. Bene. E’ chiaro che se vogliamo davvero fermare questo mostro ecologico è necessario porsi l’eventualità di occupare i terreni e bloccare i lavori. Con questa consapevolezza dobbiamo tornare a casa e prepararci ad agire di conseguenza per non farci trovare impreparati quando questa situazione si presenterà. Stiamo dicendo che nel pieno della pacifica Toscana Pd, nella provincia che ha lanciato Renzi, deve nascere un movimento simile per pratiche e radicalità a quello No Tav in Val di Susa.
Non sarà facile. Ma se vogliamo vincere così dovrà essere. E come sempre si parte insieme, si torna insieme, si vince insieme.
COMITATO PROMOTORE DI CLASS UNIONS OPERAI CSO E GKN – unirelelotte@gmail.com