Cosa insegnano gli operai francesi?

 

Stralci del Comunicato del 30 maggio 2016 del (nuovo)PCI

(…) La lotta in corso in Francia è ricca di insegnamenti per noi, a proposito delle forme in cui si svolge la lotta di classe in un paese imperialista con molte affinità con il nostro e dei suoi risultati. Inoltre il suo esito avrà nel nostro paese, in Europa e nel mondo ripercussioni che possono andare ben al di là di quelle delle eroiche lotte ancora in corso in Grecia.

Il governo Valls-Hollande (partito socialista) ha abbandonato platealmente, con un voltafaccia clamoroso, il programma su cui Hollande si è fatto eleggere presidente nel 2012. Si è assunto il compito di far recuperare alla borghesia francese il ritardo con cui ha finora imposto in Francia il “programma comune della borghesia imperialista” (eliminazione delle conquiste) rispetto a quanto fatto dalla borghesia in Gran Bretagna (Thatcher, 1979), negli USA (Reagan, 1981), in Germania (Schröder, 1998) e in altri paesi europei. Il recupero del ritardo è condizione indispensabile per il successo del progetto di conquistare la supremazia nel sistema imperialista mondiale che i gruppi imperialisti franco-tedeschi perseguono da tempo e per la connessa sopravvivenza dell’UE e dell’Euro. (…)

Molti esponenti della sinistra borghese italiana hanno dichiarato la loro solidarietà con i lavoratori francesi: il ché è certo una buona cosa, ma le dichiarazioni non costano nulla e con esse organismi e personaggi della sinistra borghese cercano di difendere gratis il loro prestigio calante presso i lavoratori italiani. Infatti non pochi di loro, in particolare i più sinistri che demagogicamente spacciano se stessi come fautori della resistenza delle masse popolari alla borghesia imperialista, ne hanno approfittato anche per denigrare i lavoratori italiani: “vedete i francesi come sono combattivi, mentre in Italia i lavoratori sono addormentati, non combattono … la legge Fornero è passata, il Jobs Act è passato e noi non abbiamo potuto fare niente … i greci e i francesi sì che sono in gamba!”. Cercano di nascondere le loro malefatte accusando le masse popolari di rassegnazione e di vigliaccheria.

In effetti la legge Fornero è passata, il Jobs Act è stato adottato e in Italia ogni volta vi sono state lotte numerose, diffuse e sparse, scioperi, proteste, picchetti, ma niente che assumesse la forza e il peso della lotta in corso in Francia in queste settimane e di quelle da mesi e mesi in corso in Grecia. Quale conclusione dobbiamo trarne?

Per chi ha assimilato la concezione comunista del mondo e conosce le condizioni della lotta di classe in Italia e in Francia, la conclusione è relativamente semplice.

Stante le condizioni in cui la borghesia imperialista relega le masse popolari dei paesi imperialisti, queste sono in grado di dispiegare la loro forza potenziale, di diventare una forza politica autonoma dalla classe dominante e decisiva del futuro del paese solo se paese per paese si è formato un loro centro autorevole che le mobilita alla lotta. È una legge generale della lotta di classe nella società borghese, confermata da tutta l’esperienza accumulata nei due secoli trascorsi e in particolare durante la prima ondata della rivoluzione proletaria nella prima parte del secolo scorso, nell’epoca dell’imperialismo. Per questo la borghesia imperialista in ogni paese dedica tante risorse e tanta scienza a impedire che un simile centro si formi. Dato che, ed è un’altra legge universale, in una società borghese le masse popolari sono onnipotenti: la borghesia non è in grado di gestire il paese senza un certo grado di collaborazione delle masse popolari. (…) È proprio sulla base di queste leggi universali che da una parte noi comunisti siamo impegnati a promuovere la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato (in primo luogo a consolidare e rafforzare il partito comunista), mentre dall’altra parte la borghesia imperialista e il suo clero sono con tutte le forze di cui dispongono impegnati a impedire che i lavoratori più avanzati si aggreghino attorno al partito comunista. Le cento scuole della sinistra borghese che proclamano il “superamento della forma-partito”, che occultano o denigrano l’opera compiuta dai partiti comunisti (“la serie di errori e orrori “ di Fausto Bertinotti e dell’attuale segretario del PRC Paolo Ferrero), che sdottorano (alla Oliviero Diliberto – Ricostruire il partito comunista) che non ci sono ancora nel mondo le condizioni per instaurare il socialismo, che sbandierano il “fallimento del socialismo sovietico” nascondendo che l’Unione Sovietica crollò solo dopo che per più di 30 anni i revisionisti (Kruscev, Breznev & C) vi avevano applicato le loro ricette anticomuniste (antistaliniste), che proclamano che non esistono più classi sociali ma solo individui (“la moltitudine” di Toni Negri), sono appendici del loro sistema di controrivoluzione preventiva.

Siamo andati troppo lontani? No, perché quello che ha fatto la differenza tra la resistenza delle masse popolari italiane e quella delle masse popolari francesi (e greche) al programma comune della borghesia sta proprio qui. In Francia a un livello e in Grecia a un altro le masse popolari (e tra esse la classe operaia) al nodo dello scontro relativo all’eliminazione delle conquiste strappate sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria sono arrivate avendo ancora centri autorevoli su scala nazionale che si sono assunti la responsabilità di avallarne la resistenza. In Italia nessuno dei centri ancora autorevoli che abbiamo ereditato dalla storia si è assunto questo ruolo. Quelli che si erano spinti fino al limite di farlo, come la FIOM di Maurizio Landini nel 2010 e il M5S di Beppe Grillo nel 2013 giunti sull’“orlo del baratro” si sono ritirati. Ecco il segreto della facile vittoria del governo Renzi-Bergoglio.

Per questo e per altri versi i lavoratori francesi confermano le leggi sulla base delle quali abbiamo elaborato e attuiamo il nostro piano tattico per questa fase della rivoluzione socialista. Noi dobbiamo studiare la loro lotta alla luce della tattica che stiamo seguendo in Italia.

Quale è il futuro della resistenza delle masse popolari francesi? È possibile che la resistenza dei lavoratori francesi costringa la borghesia imperialista francese a ingoiare qualcosa di analogo a quello che, tracciando il nostro piano tattico per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e per mobilitare le masse popolari a far fronte alla crisi generale del capitalismo, abbiamo chiamato Governo di Blocco Popolare, governo d’emergenza delle masse popolari organizzate? È in Francia la combinazione tra masse popolari e sinistra borghese (grandi sindacati che avallano le lotte in corso e campagna elettorale di Mélenchon e dei suoi) tale che ne possa scaturire qualcosa di simile al nostro Governo di Blocco Popolare con il programma delle sue Sei Misure Generali?

Nella lotta politica, cioè nelle lotte che gli uomini conducono per definire le istituzioni che governano e amministrano il paese, non vi è mai una sola soluzione possibile e tanto meno un solo cammino possibile per arrivarci. D’altra parte perché una soluzione si affermi occorre che vi siano forze organizzate che con scienza e con arte la perseguono. La borghesia imperialista francese finora non è riuscita a imporre in Francia la linea che la borghesia imperialista tedesca è riuscita a imporre in Germania già venti anni fa con il governo del socialdemocratico Gerhard Schröder (1998-2005) e niente fa ritenere che vi riesca ora. Ma la crisi generale del capitalismo è giunta a un punto tale che non può manovrare ancora a tirare in lungo. Persisteranno le masse popolari francesi, e in particolare gli operai francesi, nella lotta che ha raggiunto le dimensioni e la forza attuali grazie al ruolo svolto da sindacati che non sono stati né gli ispiratori né i promotori di essa? La risposta a questa domanda la daranno i comunisti francesi. Solo loro la possono dare. Solo loro sono in grado di dare ai lavoratori combattivi e ai loro organismi l’orientamento e la direzione di cui hanno bisogno per giovarsi dell’azione della sinistra borghese (sindacale e politica) e proseguire con successo la guerra. Quanto più a lungo durerà la guerra in corso, tanto più cresceranno le condizioni favorevoli alla vittoria degli operai e delle masse popolari. La loro vittoria, la costituzione a Parigi di un loro governo d’emergenza, imprimerebbe una svolta al corso delle cose non solo in Europa ma nel mondo. Quanto a noi, la nostra solidarietà sarà tanto più reale e tanto maggiore il nostro contributo al successo della loro lotta quanto più efficacemente procederà il lavoro che conduciamo per creare in Italia le condizioni necessarie alla costituzione del Governo di Blocco Popolare.

non a la casse du code travail

 

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