Elezioni amministrative: il nostro programma è un piano di riscossa per ogni città e per il paese

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La campagna elettorale è entrata nel vivo per gli oltre 1300 Comuni (comprese le principali città del paese: Milano, Roma e Napoli) che andranno al voto alle prossime elezioni amministrative del 5 giugno, tra promesse di raddoppio del bonus bebè, meno tasse per tutti e crescita economica, guerra per bande nei e tra i partiti delle Larghe Intese, tentativi di “serrare i ranghi” nel PD in cambio della convocazione di un congresso subito dopo i referendum costituzionali, intensificarsi della campagna di diffamazione, ridicolizzazione e denigrazione del M5S (vedi gli avvisi di garanzia a Nogarin, sindaco di Livorno e a Pizzarotti, sindaco di Parma).
La posta in gioco per i vertici della Repubblica Pontificia è riuscire a piazzare alla testa delle amministrazioni di punta e nel resto del paese uomini fedeli al progetto di accentramento dei poteri, di smantellamento degli enti locali, di privatizzazione dei servizi pubblici che stanno attuando con il governo di Renzi e della sua cricca.
Per noi comunisti le elezioni amministrative sono un’occasione per orientare, incitare e organizzare le persone volenterose in ogni quartiere, in ogni città, in ogni scuola, in ogni ospedale, in ogni azienda, in ogni istituzione perché si mettano insieme, individuino i lavori che occorre fare, li propagandino, si colleghino con altri organismi che fanno altrove o in altri campi la stessa cosa, si facciano aiutare da tecnici volenterosi dove ne hanno bisogno, impongano con le buone o le cattive alle autorità locali (comuni e regioni) di provvedere, di finanziare i lavori delle squadre di lavoratori che essi stessi formano, si coordinino e si coalizzino con altri organismi per costringere le autorità a provvedere, per costituire nuove autorità locali, per rendere il paese ingovernabile dai vertici della Repubblica Pontificia fino a costituire un loro governo d’emergenza e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia.
Il documento “Quattro punti per le Amministrazioni Locali di Emergenza” elaborato dal Settore Amministrazioni Locali di Emergenza del P.CARC che pubblichiamo qui di seguito è uno strumento per quanti sono decisi a usare la campagna elettorale per alimentare, promuovere e rafforzare le organizzazioni operaie e popolari e il loro ruolo nella lotta per cambiare il corso disastroso delle cose che i vertici della Repubblica Pontificia, l’Unione Europea, la Troika e la NATO impongono nel nostro come negli altri paesi, a partire dal ruolo chiave che hanno e possono avere le amministrazioni locali.

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Il saccheggio delle masse popolari e del paese compiuto dai governi della Repubblica Pontificia a beneficio dei re della finanza e degli speculatori (italiani e del resto del mondo) pone infatti le amministrazioni locali di fronte alla scelta se fare gli esattori e gli aguzzini delle masse popolari per conto del governo centrale o disobbedire alle imposizioni del governo centrale e mettersi al servizio delle masse popolari. Su questa contraddizione possiamo e dobbiamo fare leva.

1. Mobilitare le masse popolari a organizzarsi per elaborare i programmi dei lavori che servono nel comune, nel quartiere, nel caseggiato, nella scuola, nell’azienda, ecc., per attuarli e farli attuare. In questo modo ribaltiamo anche il rapporto tra elettori e candidati: anziché sorbirsi le promesse dei candidati e i programmi (magari confezionati da esperti di marketing!) in nome dei quali chiedono di votarli, sono le organizzazioni operaie e popolari che dettano ai candidati l’agenda dei lavori. Da tempo i candidati e le liste fanno grandi e belle promesse e poi razzolano male (nessuno gli sta con il fiato sul collo, come nel lontano passato facevano le sezioni e federazioni del PCI con i loro eletti). Non alle promesse e ai programmi bisogna guardare, ma a quello che hanno fatto e a quello che fanno.

2. Costruire Amministrazioni Locali di Emergenza (ALE) che da subito iniziano a prendere provvedimenti urgenti, anche se provvisori, per quanto riguarda il lavoro, la casa, i servizi pubblici, l’ambiente e che contribuiscono, con il loro operato e le misure che adottano, a sabotare l’azione del governo centrale e ad alimentare l’ingovernabilità a ogni decreto, legge, misura che va contro gli interessi delle masse popolari. “Non ci sono i soldi per fare i lavori che servono” è l’obiezione più corrente. Ma è un’obiezione inconsistente: il paese è pieno di soldi, le banche sono piene di soldi, i ricchi sono pieni di soldi e tante cose si fanno anche senza soldi e in più ci sono sprechi, corruzione, lussi, ecc. Bisogna costringere con le buone e con le cattive le autorità, le banche e i ricchi a tirare fuori i soldi necessari e a occuparsi dei lavori necessari e delle attività connesse, a usare per i lavori necessari e le attività annesse i soldi che le autorità oggi trovano e usano per ogni spreco, per ogni grande opera, per ogni guerra, per ogni lusso, per ogni tangente che gli va bene.

In questo va valorizzata tutta la tensione all’onestà e alla trasparenza che usata così non è più moralismo, ma diventa un’attività pratica e utile: far sborsare i soldi da chi li ha e impedire corruzione e sprechi. Ogni attività anticorruzione, antisprechi, anticriminalità che parte colpendo il piccolo commerciante che non fa lo scontrino, il dipendente pubblico fannullone, l’artigiano che evade le tasse e in generale le masse popolari che si arrangiano come possono, non fa che rendere più difficile la vita a quelli che ce l’hanno già difficile. Un vero rinnovamento del paese deve partire colpendo in alto, ogni piaga sociale (criminalità, abbrutimento, abitudini malsane, insicurezza, violenze private, ecc.) può essere affrontata con successo solo se la trattiamo come una questione di classe: mobilitiamo le masse popolari a combatterla nei ricchi, nella borghesia e nel clero, mettendo al centro la questione di “un lavoro utile e dignitoso per ogni adulto” e “condizioni di vita dignitose per tutti”. Ogni piaga sociale ha nelle classi dominanti la sua fonte e la fonte della cultura, dello stile di vita e delle abitudini che la producono (per imitazione, influenza o concorrenza) anche nelle masse popolari. Chi ne fa una questione generale, interclassista, di morale comune e di legalità generale, approda a leggi e misure che rendono più difficile la vita a masse popolari che già hanno la vita difficile (vedasi la lotta contro l’abusivismo in edilizia, contro il piccolo commercio che evade le tasse, ecc.), velano la piaga che esiste in misura ingigantita nelle classi dominanti. Chi affronta una piaga sociale in modo interclassista protegge le classi dominanti (nasconde i veri responsabili dell’attuale disastrosa situazione), aumenta l’oppressione che le classi dominanti fanno gravare sulle masse popolari, si contrappone alle masse popolari e favorisce l’influenza delle classi dominanti che usano le classi oppresse per proteggere se stesse, fa un buco nell’acqua. E, sotto questo aspetto, l’Italia è un paese esemplare: già la borghesia non accettando (al tempo dell’unificazione del paese e dopo) di colpire il clero e i nobili quanto ad abusi edilizi, evasione fiscale, abusi su donne e bambini, disobbedienza alle leggi, ecc. ha fatto dell’Italia un paese dove queste piaghe sociali sono più forti che negli altri paesi borghesi dello stesso tipo e contesto.
Connessa all’obiezione che “non ci sono i soldi” c’è quella dei vincoli imposti dal debito pubblico dei Comuni. La soluzione è abolire il debito pubblico (e il congelamento del pagamento degli interessi è un primo passo in questa direzione). Il debito pubblico è stato ed è un meccanismo che serve solo a trasferire ogni anno nelle mani dei ricchi nuovo denaro che le autorità strappano alle masse popolari: ai lavoratori e ai pensionati le autorità impongono di pagare tasse e imposte, ai ricchi invece chiedono i soldi in prestito e poi “fanno tornare i conti” imponendo ai lavoratori e ai pensionati di pagare gli interessi sui debiti. È indicativo della situazione che persino un personaggio come Stefano Fassina arriva a ventilare qualcosa del genere: “la ristrutturazione del debito di Roma si può fare perché consiste principalmente in un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti sottoscritto a un tasso di interesse del 5 per cento [da notare che la BCE dà alle banche, comprese quelle italiane, miliardi di euro al mese a tasso zero, ndr]. Se non si liberano quelle risorse tutte le promesse che fanno i candidati, compreso le mie, sono chiacchiere” (il manifesto, 1.05.16).

3. Collegare e coordinare da subito a livello cittadino, provinciale e regionale gli amministratori (in carica o candidati) e le amministrazioni che si qualificano per i provvedimenti positivi che adottano o che possono adottare di comune accordo (l’unione fa la forza), per fare si che le migliaia di esperienze “fai da te” non rifluiscano o siano spazzate via dalle manovre della classe dominante. Quello che la singola amministrazione locale non può fare da sola, si impegna a mobilitare il resto del paese a creare le condizioni necessarie per costituire un governo nazionale che lo faccia. Quindi ogni amministrazione locale deve usare i suoi reali poteri di mobilitazione delle masse popolari della zona, le sue risorse, le sue reali capacità di relazionarsi con le altre amministrazioni locali, la sua influenza nell’intero paese e all’estero (la crisi è europea e mondiale) per rafforzare il movimento per la costituzione del Governo di Blocco Popolare, con cui attuerà quegli interessi delle masse popolari della sua zona che da sola non è in grado di attuare” (La Voce n. 38, Un Piano del Lavoro per ogni nuova Amministrazione Locale).

P.CARC – Settore Amministrazioni Locali d’Emergenza  – QUATTRO PUNTI PER LE Amministrazioni Locali d’Emergenza (ALE)

Elementi utili per stendere il Piano di Lavoro per le ALE da usare nelle prossime elezioni amministrative.
I Quattro punti di questo documento costituiscono il filo conduttore della linea che il P.CARC segue durante e dopo la campagna elettorale per le amministrative di giugno. Essi sviluppano quanto indicato nella Dichiarazione Generale (punto 4.6) e sono coerenti con quanto indicato dal (n)PCI nell’Avviso ai naviganti n. 53 del 18.06.15 e nel Comunicato n. 26 del 31.10.15. Nei Quattro punti sono inserite la maggior parte degli elementi del lavoro di inchiesta fin qui fatto, ma il documento può essere ulteriormente arricchito attraverso l’esperienza pratica.

1. METTERE GLI INTERESSI DELLE MASSE POPOLARI AL CENTRO DELLA PROPRIA AZIONE E DAVANTI ALLE LEGGI E ALLE MISURE DEL GOVERNO

Tradurre concretamente in azione questo punto, comporta per l’Amministrazione Comunale (AC) due movimenti da innescare:

1.1 Il primo movimento è rivolto all’esterno, alle masse popolari: prendere in mano la questione decisiva significa concentrare la propria azione sul lavoro e sulla qualità della vita delle masse popolari. Adoperarsi subito per:

– Censire i disoccupati e i precari del territorio tramite:

a) l’azione diretta di un amministratore locale (consigliere, presidente di municipio/delegazione, assessore, sindaco) che sfrutta il suo potere, le competenze e gli organismi istituzionali (Commissioni comunali) o assessore specifico che accoglie la proposta e la porta in Consiglio comunale o municipale per farla approvare; oppure collegandosi alle masse popolari organizzate agisce da elemento di pressione sull’AC.

Esempio: la Lista Disoccupati e Precari (LDP) del Municipio VII si sta muovendo in questa direzione: la consigliera M5S si è attivata per 1. Promuovere un incontro tra la LDP e la Commissione di Sviluppo Locale, 2. iniziative da fare come: consigli comunali aperti sulla creazione di posti di lavoro nel municipio, censimento dei disoccupati promosso dal municipio, censimento delle professionalità per la creazione di un albo municipale;

b) l’affidamento dell’incarico all’Ufficio comunale Risorse Umane;

c) l’incarico affidato a 1-2 disoccupati di fare questo lavoro, dove non c’è già un’organizzazione di disoccupati (quindi nei fatti promuoverne una);

d) l’impegno delle organizzazioni di disoccupati esistenti a sviluppare ad ampio raggio questo lavoro (in questo caso quindi attivarsi per la fase della creazione dei posti di lavoro) e predisporre misure di retribuzione (anche con esenzione delle imposte, da affitti di case popolari, da ticket comunali, con assegnazione case comunali, con affidamento case vuote da risistemare e abitare o affittare, ecc.).

– Analisi sullo stato dell’emergenza abitativa:

Collegarsi subito con l’organizzazione popolare territoriale (se c’è) o attivarsi per crearne una. Bisogna censire gli immobili vuoti e contemporaneamente analizzare lo stato di assegnazione delle case popolari.

– Inchiesta sulle problematiche dei quartieri popolari (degrado, vivibilità, servizi) tramite la promozione diretta di assemblee di cittadini.

– Elenco delle associazioni e delle reti di cittadini attive sul territorio e il loro impiego coordinato per la “rinascita della città”:

1) valorizzando le specifiche competenze,

2) mettendole in sinergia con quanto c’è da fare,

3) mettendo a loro disposizione (dare direttamente o attivarsi per reperire) mezzi e risorse per iniziare ad operare.

– Analisi dei debiti delle famiglie e azzeramento degli importi destinati al comune e alle banche su cui l’AC può influire (altro che generica lotta all’evasione fiscale!). Usare criteri di classe (qui come in ogni altra operazione adottare misure distinte a secondo della classe, anche se valutata approssimativamente) e quindi:

1) creare lavoro e abolire le imposte (usando anche la formula del Baratto Amministrativo ma senza i vincoli “di estrema povertà” che impone) o calcolare cifre simboliche (autoriduzione delle bollette acqua, luce, gas),

2) far pagare i grandi evasori fiscali.

1.2. Il secondo movimento è rivolto all’interno dell’AC, cioè al personale impiegato negli uffici, tenendo conto della differenza tra dirigenti (funzionari e capi-servizio) e impiegati, puntando a mobilitare i secondi.

I dirigenti: di norma sono nomine “politiche”. Bisogna valutare il loro operato e rimuovere immediatamente dagli incarichi quelli corrotti, denunciandoli pubblicamente e impegnandoli a risarcire l’AC.

Ai dirigenti spetta la gestione amministrativa, finanziaria e tecnica tramite autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle “risorse umane”, strumentali e di controllo. Spetta a loro l’adozione di atti e provvedimenti che impegnano l’AC verso l’esterno (presidenza delle commissioni di gara e appalto, responsabilità delle procedure d’appalto e di concorso, la stipulazione di contratti, gli impegni di spesa, provvedimenti di autorizzazione di lavori, concessioni edilizie, ecc. [art. 107 del Testo Unico degli Enti Locali- TUEL]).

Tutto questo considerando che per gli importi fino a 40.000 euro il dirigente conferisce direttamente gli incarichi alle ditte senza passare per la giunta.

Esempio: a Cassino la Exodus di Don Mazzi (www.exoduscassino.it) ora si occupa anche della manutenzione delle scuole e del verde.

Gli impiegati per la nuova AC devono passare da essere il personale che “manda avanti la baracca” a personale che collabora alle soluzioni, anche perché ha un quadro chiaro della situazione interna e lo stesso interesse del resto delle masse popolari a migliorare la propria condizione di lavoro e vita.

La mobilitazione dei dipendenti comunali può/deve partire anche prima dell’insediamento della nuova AC, può essere frutto dell’azione di un consigliere o più consiglieri in carica o nuovi candidati.

Un primo passo è riunire i dipendenti comunali e chiamarli a:

– fare il quadro delle loro condizioni di lavoro

– contribuire ad elaborare soluzioni per l’interno e l’esterno.

Per riunire i dipendenti non occorre ottenere nessuna autorizzazione; si possono aggirare “divieti e intimidazioni” usando come luogo per riunirsi o la stanza che ogni consigliere singolo o gruppo consiliare ha a disposizione nel Comune o la biblioteca o infine un luogo esterno – si possono contrabbandare le riunioni come assemblee sindacali.

Convocare i dipendenti comunali è utile anche per individuare la destra e la sinistra, quindi alleati e nemici (anche se temporanei).

Esempio: l’esperienza di Sandro Medici (Municipio XII di Roma) per la requisizione delle case e dei box-mercato e per la costituzione della Cooperativa Cantieri Sociali, è stata possibile anche grazie alla squadra di dipendenti che ci ha lavorato (ad es. per i fondi da reperire nel caso della Cooperativa).

La mobilitazione dei dipendenti comunali può essere immediatamente utile per :

– inventariare i beni del comune (patrimoniali, immobiliari, eredità, ecc.) e rendere pubblico l’inventario (cosa prevista dallo statuto comunale) e attivarsi perché i beni siano riutilizzati, ristrutturati per gli interessi collettivi

– inventariare i beni immobili o le proprietà degli enti pubblici (Ater, ecc.)

– fornire il quadro delle proprietà del Vaticano

– fornire il quadro di a) debiti, mutui, natura e banche interessate, b) ditte esterne che forniscono i servizi (generalmente sono sempre le stesse)

– principali problematiche del territorio (soprattutto nel campo della manutenzione e dei servizi).

Mettersi sin da subito (in campagna elettorale o internamente ad una AC) a lavorare su questi punti oltre ad andare nella direzione positiva di una AC che si assume il compito di governare il proprio territorio (e quindi inizia a predisporre gli strumenti di conoscenza e tecnici necessari), riduce il pericolo di incappare nel “buco nero” del recupero dei danni lasciati dall’AC precedente. Ogni AC, anche quelle che classifichiamo come “potenzialmente interessanti” (M5S, giunte arancione, Accorinti, Città in comune), infatti giustifica le proprie negligenze con le negligenze degli altri e su questa strada si perdono anche i migliori propositi. La strada del recupero debiti è la corsia preferenziale per far scontare alle masse gli sperperi della classe dirigente.

Il candidato, l’amministratore o la nuova AC quindi deve dotarsi assolutamente di un piano di lavoro preciso che riguarda i punti su elencati e mobilitare sull’attuazione del piano.

Esempio: la requisizione dei box-mercato di Medici, è stato un atto che si è fondato su:

a) la mobilitazione del comitato di quartiere di zona,

b) la mobilitazione degli studenti universitari della facoltà di architettura per la realizzazione del progetto,

c) la mobilitazione degli anziani per la costruzione del centro anziani,

d) la mobilitazione del presidente del municipio e dei dipendenti.

Il Comitato di sviluppo locale in questione, “La fabbrica dei sogni”, ha portato avanti questa battaglia sulla base di un’inchiesta che ha rilevato sia che la maggioranza degli abitanti del quartiere erano anziani, sia che la necessità principale era ripristinare il mercato di quartiere.

2. PROMUOVERE SU OGNI TERRENO LA MOBILITAZIONE E L’ORGANIZZAZIONE DELLE MASSE

Essendo chiari i terreni principali su cui promuovere la mobilitazione delle masse popolari (dove le misure e le leggi del governo vanno ad incidere più negativamente sulla qualità della vita) è decisivo per l’attuazione del piano di lavoro promuovere una mobilitazione costruttiva e positiva, entrando sempre più nel concreto delle strutture collegate a diverso livello con l’AC (scuole, fabbriche, autorità portuali, ecc.), partendo dal primo livello.

2.1. Strutture legate all’AC perché vi impiega del personale e dei mezzi (ad es. pullman o mensa per il servizio scolastico), come le scuole, quindi:

– fare appello alla mobilitazione di insegnanti delle scuole del proprio territorio e del personale comunale impiegato nei servizi connessi (mensa scolastica, manutenzione, trasporto), per promuoverne l’organizzazione e predisporre delle soluzioni complessive a partire da:

a) riduzione/azzeramento del costo della mensa scolastica (interamente a carico dell’utente): rivedere a vantaggio dell’AC o a scapito dei profitti dei capitalisti i contratti con le grandi aziende di rifornimento (salvaguardando gli interessi di quelli che ci lavorano) e legarsi a produttori (singoli o piccole ditte) del territorio; coinvolgere/obbligare i grandi supermercati nel rifornimento alimentare

b) mettere a disposizione libri scolastici e materiale scolastico o scorporare dal costo per le famiglie queste spese

c) implementare e migliorare i servizi di trasporto scolastico (fare contratti per la manutenzione con personale o aziende locali; farsi dare i mezzi fermi nei depositi – i depositi Atac ad esempio ne sono pieni)

d) promuovere soluzioni alternative per rendere le scuole sicure e confortevoli.

2.2. Promuovere comitati di quartiere e comitati tematici.

2.3. Mettere a disposizione gli ambienti del comune per riunirsi.

Esempi:* in questo campo sono tantissimi.

– Cassino: mobilitazione contro la chiusura della Fiat, Lotta per la casa, lotta contro la svendita dell’acquedotto ad Acea)

– Bacoli: ordinanza comunale per la costruzione di comitati di quartiere

– Val Susa: acquisto di massa e parcellizzazione dei terreni sottoposti all’esproprio per la costruzione della TAV, impostazione di una lunga battaglia legale (è sia una misura di organizzazione, sia una misura di sabotaggio)

– Comuni Virtuosi: per riscaldare l’asilo nido, le medie e la palestra comunale, il Comune di Castello d’Argile (BO) ha installato una caldaia alimentata con il cippato. Il materiale di risulta derivante dalla pulizia del Reno (raccolto dai 150 volontari tra giunta, protezione civile, cittadini e rifugiati politici), da potenziale causa di esondazione del fiume, è ora combustibile a bassissimo costo e ad alto rendimento. Il resto arriva dalla potatura dei parchi pubblici e dai frutteti bio presenti in loco.

I Comuni Virtuosi sono concentrati al nord e sono generalmente comuni piccoli caratterizzati da una gestione finanziaria in attivo e dall’attenzione all’ambiente (raccolta differenziata, riciclo, ecc.). Oltre a quello citato, sono molti gli esempi positivi di ‘buona amministrazione’.

– Occupazione dell’ospedale di Niscemi da parte del sindaco Francesco La Rosa (rete comuni dimenticati).

I consigli comunali possono avere un ruolo per promuovere operazioni di questo tipo, perché rientrano tra le loro facoltà:

– organizzazione dei pubblici servizi, costituzione di istituzioni e aziende speciali, concessione dei pubblici servizi, partecipazione dell’ente locale a società di capitali, affidamento di attività o servizi mediante convenzione

– istituzione e ordinamento dei tributi (esclusa la definizione delle aliquote) disciplina generale delle tariffe per la fruizione dei beni e dei servizi

– contrazione di mutui e aperture di credito non previste espressamente in atti fondamentali del Consiglio ed emissione di prestiti obbligazionari

– acquisto e alienazione di immobili, relative permute, appalti e concessioni che non siano previste espressamente (…), che non rientrano nelle ordinarie funzioni e servizi di competenza della giunta, del segretario o del sindaco.

Poiché generalmente la composizione del consiglio implica che non ci sia unanimità, la mobilitazione e la pressione delle masse popolari è determinante.

3. DISOBBEDIRE AL PATTO DI STABILITÀ E ALLE ALTRE MISURE DEL GOVERNO CHE VANNO CONTRO LE MASSE POPOLARI e venire meno alle funzioni e ai ruoli che il governo assegna alle amministrazioni locali in ogni caso in cui quei ruoli e quelle funzioni vanno contro gli interessi delle masse

Con la Legge di Stabilità 2016 è previsto, per i comuni con la cassa in attivo, l’allentamento dei patti di stabilità, la principale causa dello strangolamento economico degli enti locali.

Bisogna inquadrare la rottura del Patto di Stabilità all’interno della “rottura dei vincoli economici” che strozzano gli enti locali, di cui anche il Patto è esempio.

I principali vincoli economici dei comuni sono:

– il contributo allo Stato per il Fondo di solidarietà comunale: è una cassa che fino a tutto il 2015 si è alimentata con la maggior parte del gettito Imu e Tasi (da qui la tendenza delle AC ad aumentare le aliquote per fare cassa), ma che si modifica ancora nella Legge di Stabilità 2106 vista la prevista abolizione di Tasi e Imu;

– le quote da versare per l’ottenimento dei finanziamenti regionali per la realizzazione di servizi, strutture, ecc., perché tali finanziamenti per legge non possono coprire tutte le spese (l’AC deve mettere intorno al 40%).

Le conseguenze di questo meccanismo sono principalmente:

a) l’AC non ha i soldi in cassa e quindi si indebita con le banche (per la tortuosità dell’indebitamento vedere caso Cassino*)

b) privatizzazione dei servizi (al migliore offerente)

c) rinuncia al finanziamento e non erogazione del servizio

d) i mutui e la restituzione di prestiti contratti con la banca di appoggio (tesoriere) o la Cassa Depositi e Prestiti

e) gli obblighi di spesa su determinati capitoli.

In termini di uscite varie che esulano dall’ordinaria amministrazione (stipendi dei dipendenti comunali, servizi locali, ecc.) ci sono gli affari legali relativi principalmente ai ricorsi contro l’AC per multe, incidenti su strade comunali, denunce e cause decennali, ecc.: un recente servizio di Report ha mostrato il giro di affari di milioni di euro di indebitamento delle AC promosso dalle agenzie assicurative.

Un altro tipo di uscita per le AC è quella relativa alla previsione di copertura del debito “originato da chi evade le tasse”. Il gettito viene calcolato a monte (in fase di bilancio di previsione) per coprire gli ammanchi calcolati in base all’esercizio precedente: ad es. se l’AC di Cassino sull’imposta X prevede un buco pari ad Y, calcola l’importo della tassa in modo da ricavarci la parte mancante. Da qui deriva non solo l’importo alto, ma anche l’elevata pressione fiscale su una precisa fascia di persone: in particolare sui dipendenti statali e i pensionati (su cui lo Stato può intervenire direttamente tramite il prelievo del 5% dello stipendi, ecc.), sui lavoratori con busta-paga. Da questa estorsione sono escluse ad esempio i professionisti, le società, ecc.). In questo senso l’evasione delle tasse rappresenta per l’AC un ulteriore esborso da colmare.

Infine ci sono le consulenze esterne.

La difficoltà delle AC è che per legge non si possono spostare fondi da un capitolo all’altro.

Esempio: anche in questo caso è l’esempio della Cooperativa Cantieri Sociali di Medici che dimostra che è possibile farlo. Medici infatti da una parte fece lo spostamento di fondi, dall’altra fece saltare il giro classico delle ditte, affidando la manutenzione del verde alla cooperativa.

Se una AC o un amministratore contravviene alla legge, si hanno conseguenze sul piano legale. Ad esempio Medici fu condannato per “abuso dei poteri di Ufficio”, ma nel 2013 fu assolto perché il TAR ha riconosciuto l’urgenza della requisizione.

Ad oggi non risultano penalità anche nei casi di AC in dissesto o predissesto (come è ad es. l’AC di Cassino).

Prime misure che si possono adottare in questo senso, sono:

– il congelamento dei debiti con le banche (avendo fatto l’analisi del debito per comprendere di che natura è)

– la rimodulazione dei tassi di interesse e dei pagamenti

– rompere il vincolo con la banca – tesoriere (così è chiamata in gergo la banca a cui l’AC correntemente si appoggia) e promuovere la concorrenza tra banche della città (rivolgendosi magari ad una banca più piccola cui l’affare può “far gola”)

– uscire dai consorzi che gestiscono servizi pubblici (come Acqualatina, Acea, quelli che si occupano dei rifiuti, ecc.) e da organismi simili, promuovere l’uscita di altre AC e creare le condizioni per la gestione pubblica del servizio, cosa che crea posti di lavoro (attenzione ai lavoratori delle ditte estromesse). I consorzi (agevolati anche tramite finanziamenti) sono infatti carrozzoni politico-clientelari che si arricchiscono interamente ai danni delle AC (che partecipano) e soprattutto degli utenti. I servizi indivisibili (mense scolastiche, acquedotti, trasporto scolastico, nettezza urbana, ecc.) oggi sono interamente a carico degli utenti (fino al 1994-95 non era così);

– chiamare i capitalisti della zona e la Chiesa (la diocesi di riferimento) a coprire i debiti ma senza interessi o ricavi. Partire ad esempio dalle multinazionali, le grandi catene di supermercati, i centri commerciali, la Chiesa principale

– coordinarsi con i comuni limitrofi per la gestione di un servizio

– tassare le proprietà ecclesiastiche (il Consiglio ha il potere di formulare tributi propri) o partecipare alle entrate della Chiesa [se non è possibile tassare “in toto” e subito le proprietà ecclesiastiche, si può stabilire che il Comune partecipa ad una parte delle entrate che la Chiesa riceve sfruttando il patrimonio pubblico, come ad es. il parcheggio dell’Abbazia di Monte Cassino, che è comunale, ma i cui proventi vanno alla chiesa)

Esempi: il sindaco M5S di Assemini (CA) lo scorso anno ha inviato cartelle Imu alle proprietà della Chiesa.

– il finanziamento di Della Valle alla ristrutturazione del Colosseo (che prepara il terreno alla privatizzazione della gestione)

– in piccolo, l’embrionale esperienza dell’Assemblea Permanente di Carrara nel mobilitare le ditte edili per i materiali necessari alla ricostruzione della città, va nella stessa direzione

– la sottoscrizione di 500 euro della Banca di Cassino al comitato di lotta per la casa nell’occupazione di via Vaglie.

Poteri dei sindaci come autorità locali responsabili dell’amministrazione del territorio

– Potere di “adottare, in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti”. In parole semplici: si tratta di un provvedimento amministrativo di necessità e urgenza che, in casi eccezionali di particolare gravità può comportare anche deroghe all’ordinamento giuridico vigente, perché si basa sull’impossibilità di provvedere con i mezzi ordinari offerti dalla legge (contingibilità) a un dato problema.

– Potere di emettere ordinanze per l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana [( art. 54 comma 4 del d.lgs. n. 267 del 2000 come sostituito dall’art. 6 del d.l. n. 92/2008 (Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica), convertito con modificazioni dall’art. 1 comma 1 della legge n. 125/2008.]

La norma prevede che il sindaco, come ufficiale del Governo, adotta provvedimenti urgenti al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana”.

Il tema in esame è strettamente connesso al concetto di necessità che in diritto amministrativo legittima la p.a. all’esercizio di poteri straordinari con la conseguenza di acquisire non solo il ruolo di presupposto per l’emanazione di atti in potere della p.a. ma anche quello di possibile fonte del diritto in quanto dinanzi ad uno stato di necessità l’esaurirsi dei poteri della p.a. non esclude la necessità di un intervento volto alla salvaguardia dell’esistenza stessa dell’ordinamento giuridico. (sentenza 7 aprile 2011 n.115). In poche parole, quando il potere della legge non basta, si è autorizzati ad estenderlo.

– Potere di esproprio per pubblica utilità (la prima legge in merito, 25 giugno 1865, n. 2359 – quella degli espropri del sindaco La Pira, ndr –è stata ora abrogata e il riferimento attuale è il D.P.R. 8 giugno 2001, n. 327).

L’unica eccezione all’esproprio è relativa ai beni del culto (proprietà ecclesiastiche) per cui è obbligatorio l’accordo con le autorità competenti.

Esempi di questo tipo sono relativi a:

– ordinanze emesse per la riattivazione dei distacchi idrici (Cassino, aprile 2015)

– ordinanze emesse per non pagare le bollette ad Acea (sindaco di Rocca d’Evandro, gennaio 2016)

– registrazione dei matrimoni civili e delle coppie di fatto (Medici, Marino, Pisapia, De Magistris)

4. PROMUOVERE UN POSIZIONAMENTO ANALOGO DI ALTRE AC IN TUTTO IL PAESE E SVILUPPARE IL COORDINAMENTO CON ALTRE AC CHE SEGUONO QUESTA LINEA, perché solo se si fa promotrice del movimento popolare che va verso la costituzione di un proprio governo di emergenza una AC è in grado di far fronte al governo dei vertici della Repubblica Pontificia

La nuova AC deve allearsi con le AC dissidenti sparse per il paese, seguendo alcuni criteri:

– alleanza su scala nazionale: mettersi subito in contatto con le reti di AC che già sono ad un certo livello di mobilitazione contro le leggi del governo centrale, associarsi e promuovere una assemblea nella propria città,

– alleanza su scala provinciale, a partire dai comuni limitrofi,

– alleanza cittadina (tra municipi /circoscrizioni nel caso delle città metropolitane).

L’alleanza deve rafforzare il coordinamento per:

a) attuazione di azioni comuni (che si rafforzano a vicenda, alimentando l’ingovernabilità dal basso)

Esempi:

– La requisizione di Medici fu fatta in coordinamento con altri due Municipi limitrofi (presidenti Andrea Catarci e Susi Fantino – questa ultima attuale presidente del Municipio VII, zona operativa della sezione di Roma).

b) risoluzione di problemi comuni sul territorio

Esempi: Bacoli e Monte di Procida stanno lavorando ad un unico Piano di Emergenza (con il coinvolgimento della Protezione Civile). Si stanno coordinando (coinvolgendo anche l’EAV) sia per i trasporti locali sia per il potenziamento del numero degli autobus entro la fine dell’anno.

Allo stato attuale le iniziative che hanno in programma rientrano in quelle dei “buoni amministratori” (far pagare la stessa sosta pedonale ai residenti di confine tra i due comuni, andare insieme negli USA per incontrare i milionari natii, ecc.), ma sono un punto di partenza.

c) sabotare le leggi ingiuste, renderle inapplicabili

d) suscitare molto clamore mediatico attorno ad ogni provvedimento che si adotta, spingere all’emulazione: è un aspetto importante che oggi è poco sviluppato rispetto alla portata reale di tutte quelle misure sparse e scollegate di opposizione alle leggi del governo

Esempi:

– L’assemblea dei sindaci promossa da De Magistris contro lo Sblocca Italia e l’impugnatura del decreto vanno in questa direzione.

e) usare gli organismi istituzionali che già coordinano le AC e i sindaci a livello provinciale, regionale e nazionale (Conferenza dei sindaci, Patto dei sindaci, ANCI) generalmente inutili, per alimentare l’ingovernabilità con azioni mediatiche:

– minacciare l’uscita in massa da questi organismi

– denunciare apertamente i sindaci e gli amministratori conniventi e ligi al governo e ai capitalisti (sulla stampa, tramite processi popolari come quello fatto ad Abruzzese a Cassino, ecc.).

APPENDICE

5. Trattamenti da parte delle autorità in caso di misure di rottura

5.1 Eventuali sanzioni per gli amministratori riguardano:

– il reato di abuso d’ufficio

– i reati contro l’onore

– la corruzione e la concussione

– il peculato e la malversazione.

Il potere di un sindaco apre ad un’ampia gamma di reati che possono essere considerati atti di abuso di ufficio e sono molto legati al colore politico.

Esempio di Medici: il suo caso ne mostra un uso positivo. E’ stato denunciato 3 volte per abuso di potere di ufficio, ma è sempre stato assolto dal Tar (L’iter è che la denuncia passa per il Tar e può arrivare alla Corte Costituzionale, dove viene verificata la congruenza con la Costituzione) , non è stato sospeso ed è stato eletto per due mandati di seguito.

Altri esempi: ci sono sindaci che in virtù del potere che hanno, lo usano contro le masse (ad esempio contro gli immigrati, il divieto di accattonaggio, per il decoro, ecc.). Non ci sono finora esempi di ripercussioni sulla carica.

5.2 Comuni inadempienti sul patto di stabilità: in caso di mancato rispetto del patto di stabilità interno, l’ente locale inadempiente, nell’anno successivo a quello dell’inadempienza, è assoggettato ad una riduzione del fondo sperimentale di riequilibrio o del fondo perequativo in misura pari alla differenza tra il risultato registrato e l’obiettivo programmatico predeterminato. La sanzione comporta per i Comuni la riduzione delle risorse spettanti, per l’anno 2015, a titolo di fondo di solidarietà comunale. In poche parole, i risvolti sono i seguenti.

Il mancato rispetto del Patto di Stabilità comporta pesanti sanzioni a carico dell’ente inadempiente, previste nell’anno successivo a quello dell’inadempienza, quali:

– la riduzione dei trasferimenti dello Stato dovuti agli enti locali in misura pari allo scostamento tra il risultato registrato e l’obiettivo prefissato. In altre parole: meno soldi versati dallo Stato al Comune;

– il divieto di impegnare spese correnti in misura superiore all’importo annuale medio dei corrispondenti impegni effettuati nell’ultimo triennio. In altri termini: il Comune dovrà ridurre le spese per le manutenzioni ordinarie (strade, verde pubblico, ecc.), dovrà ridurre drasticamente l’erogazione dei servizi assistenziali o il sostegno a tante iniziative;

– il divieto di ricorrere all’indebitamento per finanziare gli investimenti, ovvero l’impossibilità di contrarre qualsiasi mutuo per la realizzazione di nuove opere pubbliche (strade, scuole, ecc.);

– il divieto di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia di contratto.

Oltre a queste sanzioni, nel caso di atti tesi ad “aggirare” i vincoli del patto, sono state introdotte anche sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti del responsabile del servizio economico-finanziario: fino a tre mensilità del trattamento retributivo, e degli amministratori: fino a dieci volte l’indennità di carica percepita al momento di commissione dell’elusione.

Esempio: (sforamento del Patto di Stabilità per mantenere i servizi)

Roberto Invernizzi, sindaco di Bellusco, in Brianza (Comune Virtuoso), è stato multato per 153mila euro, cioè la somma con cui ha sforato per poter pagare i creditori, 70 aziende che hanno lavorato per la pubblica amministrazione. Si tratta soprattutto di piccole realtà, idraulici, artigiani, elettricisti, falegnami, ditte che asfaltano strade e marciapiedi: il debito ammontava a circa un milione e mezzo di euro.

Nel 2012 sono stati 119 i comuni che risultano aver sforato il Patto (* reperire elenco), che sono inseriti in una “lista nera” del governo.

La sanzione al Comune è stata la mancata erogazione dei fondi statali per 153mila euro, ma al momento non si sa come abbiano fatto fronte.

6. Alcune misure e leggi che la borghesia ritorce contro le masse popolari

– Comuni in dissesto finanziario: nel momento in cui viene dichiarato il dissesto del comune, sindaco, giunta e consiglio resterebbero in carica ma verrebbero coadiuvati da una commissione espressamente designata dal Ministero degli Interni. In termini di misure, significa:

a) aumento delle imposte, delle tasse e dei canoni patrimoniali nella misura massima consentita dalla legge, riduzione del personale, eliminazione dei servizi non indispensabili ecc. L’ente deve deliberare ai livelli massimi di legge le tariffe relative a tutti i tributi (imposte, tasse, oneri di urbanizzazione e canoni o diritti), e ai canoni patrimoniali, con il conseguente recupero della base imponibile in presenza di fenomeni di evasione.

Esempio 1: il Comune di Alessandria, per due anni ha sforato il patto, per un buco di quasi duecento milioni di euro, dovuti agli intrallazzi dell’ac PDL. Mentre i responsabili sono stati indagati e assolti dall’accusa di truffa e abuso di ufficio, le masse popolari ne hanno fatto immediatamente le spese: blocco delle assunzioni e dei mutui per il Comune, blocco del pagamento degli stipendi a personale e ditte, aumento dell’Imu e delle tariffe per i servizi, acqua, rifiuti, trasporti, mense, asili. La multa per il Comune però è arrivata dopo due anni (con la nuova amministrazione).

– Truffe e intrallazzi delle AC o dello Stato:

Esempio 2: nello scandalo di Mafia Capitale, il trattamento riservato ai 1400 lavoratori della Coop. 29 giugno, è emblematico. Il Comune infatti ha interrotto il servizio (manutenzione del verde, pulizie ecc), rescissione dei contratti e stipendi bloccati.

Esempio 3: i fondi europei che arrivano alle regioni, spesso vengono rimandati indietro perché la regione non li impegna (non li distribuisce) e quelli che prende vengono dirottati in mille rivoli che nulla hanno a che fare con l’obiettivo per cui sono stanziati (ad es. qualche anno fa a Napoli, con i 750mila euro del “fondo regionale di sviluppo per la cultura” dirottati sul concerto di Elton John ). Nel 2015 sono arrivati tipo 12 miliardi di euro dall’UE, che complessivamente risultano spesi al 58%, con la conseguenza di perderli. Anche per i fondi europei, il problema che si pone è legato al vincolo per cui devono essere spesi e alla difficoltà di redigere bandi in linea con i dettami UE.

Ad esempio per il dissesto idrogeologico (quindi la messa in sicurezza delle zone colpite e a rischio) Renzi aveva annunciato 9 miliardi e l’apertura di 7mila cantieri, ma ad ottobre 2015, un’inchiesta di un gruppo di lavoro del M5S ha scoperto che i fondi veri per mettere in sicurezza il territorio sono briciole (50 milioni su tutto il territorio).

Esempio 4: Nelle bollette sono inseriti gli oneri di sistema, cioè costi individuati per legge a sostegno di interventi d’interesse generale (14 miliardi nel 2014). Sono stati quindi introdotti per il finanziamento di politiche pubbliche di varia natura che vanno dalla messa in sicurezza delle centrali nucleari, agli sconti per la rete ferroviaria italiana: fino ad alcuni anni fa rappresentavano circa il 7% del costo annuo complessivo (nel 2011 erano già 7,5 miliardi e nel 2012 più di 10), negli ultimi anni sono drasticamente aumentati, arrivando a pesare per il 20% ( parliamo di oltre 13 MILIARDI di euro l’anno). La voce più consistente sono gli incentivi alle fonti rinnovabili (ad esempio il settore fotovoltaico),
ma ad esempio dal 2005 centinaia di milioni destinati allo “
smantellamento delle centrali nucleari e misure di compensazione territoriale” (componente A2 e MCT), il cosiddetto decommissioning nucleare, sono confluite nelle casse dello stato ed usate per altri scopi (di cui non si sa bene).

– Privatizzazione dei servizi in virtù dello Sblocca Italia. Emblematica è la privatizzazione dell’acqua (vedi doc. Liste anomale).

 

 

 

 

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