ORGANIZZARSI E COORDINARSI
COSTRUIRE COMITATI OPERAI IN OGNI
FABBRICA
LE ORGANIZZAZIONI OPERAIE E LE ORGANIZZAZIONI POPOLARI DEVONO PRENDERE IN MANO IL PAESE CON UN GOVERNO DI EMERGENZA POPOLARE
La situazione generale che sta attraversando il paese è sotto gli occhi di noi tutti! Ogni giorno sono decine le aziende che chiudono per delocalizzazioni, ristrutturazioni, mancanza di commesse o fallimenti, speculazioni, gettando sul lastrico migliaia di lavoratori e loro famiglie. Anche dove non si vive questo dramma, nessun diritto, per i lavoratori è ormai garantito. È una vera guerra non dichiarata nei confronti dei lavoratori da parte di padroni, banchieri, grandi gruppi finanziari e industriali, dai governi loro diretta espressione quale, da ultimo, è il governo Renzi, che dispone oggi dello Stato e dell’ambiente come un territorio da spremere e rapinare. L’eliminazione progressiva delle conquiste di civiltà e benessere che la classe operaia era riuscita ad ottenere con dure lotte e sacrifici (dallo Statuto dei lavoratori ai contratti collettivi nazionali, dall’art. 18 al diritto ad una pensione dignitosa, da una scuola e una sanità pubbliche al diritto alla casa) ne sono evidente conferma.
La crisi di ogni azienda non nasce al suo interno ma all’esterno, è nella crisi del sistema economico sociale capitalista basato sulla produzione per il profitto: la sua soluzione è quindi politica
Operai, lavoratori, compagni: per non subire la guerra dei Renzi e dei Marchionne, di padroni e padroncini dobbiamo combattere! E farlo a modo nostro! Bisogna organizzarsi! Non dobbiamo e non possiamo aspettare che i padroni dell’Italcementi, della Pigna, della AZ Fiber, della FAAC, della Schneider (solo per citarne alcuni) chiudano, ristrutturino o delocalizzino l’azienda; non serve nè puntare su una “sponda politica”, per di più in un Parlamento ridotto a registrare le decisioni del governo, nè rivendicare oltre. Chi dovrebbe rispondere alle nostre rivendicazioni? È un’illusione o un imbroglio pensare che a tirarci fuori dalla crisi siano gli stessi che l’hanno provocata.
Bisogna coraggiosamente prendere in mano la situazione. Gli operai, i lavoratori possono farlo! Costruendo comitati operai in ogni fabbrica che abbiano l’obiettivo di salvaguardare i propri interessi collettivi, prevenendo le speculazioni dei padroni che li portano a ridurre (vedi l’Italcementi che dopo aver introdotto importanti innovazioni è venduta ai tedeschi!), chiudere o delocalizzare la produzione; comitati che si pongano l’obiettivo di studiare, in collegamento con esperti affidabili, quale sia il futuro migliore per ogni azienda, quali beni e servizi possa produrre che siano necessari alla popolazione del paese o agli scambi con altri paesi; vanno predisposte in tempo le cose. È il primo passo: lo chiamiamo “occupare l’azienda”. Comitati che costruiscano collegamenti con organismi operai e popolari di altre aziende, mobilitino e organizzino le masse popolari, i disoccupati e i precari della zona circostante a svolgere compiti e attività che le istituzioni lasciano cadere (o danno in mano ai capitalisti come nuovi ambiti di profitto) a gestire direttamente parti crescenti della vita sociale, distribuiscano, nella maniera più organizzata di cui sono capaci, i beni e i servizi di cui la crisi priva la parte più oppressa della popolazione; rifiutino imposizioni, regole e direttive emanate dai padroni e dalle loro autorità; è il secondo passo: lo chiamiamo “uscire dall’azienda”.
Comitati che si costituiscano così in vere e proprie Nuove Autorità Pubbliche che prendano in mano la direzione delle aziende, delle amministrazioni locali, del paese, costruendo un governo che sia loro espressione: un governo fondato sulle organizzazioni operaie e popolari che opera negli interessi generali delle masse dando forza di legge, di volta in volta, ai provvedimenti che le organizzazioni operaie e popolari prenderanno per garantire la continuità produttiva delle aziende e la tutela del territorio. Un governo di emergenza popolare che assegni ad ogni azienda compiti produttivi secondo un piano nazionale, che organizzi la distribuzione dei prodotti secondo piani e criteri democraticamente decisi, che garantisca a tutti un lavoro utile e dignitoso, che elimini le produzioni inutili e dannose, che riorganizzi le relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva, che stabilisca relazioni di solidarietà con gli altri paesi disposti a stabilirle.
Il partito dei CARC sostiene ogni operaio che si mette su questa strada