Il 25 aprile il governo fantoccio libico ha invocato l’intervento dell’ONU per proteggere i pozzi petroliferi dall’ISIS. Era il segnale tanto atteso: il G5 che si è svolto in Germania a stretto giro ha trattato la questione, ma ancora prima Renzi ha fatto sapere che sono già pronti all’intervento 250 militari italiani. Sarebbe la terza invasione della Libia dopo quelle del 1911 e del 1925-1935, se non contiamo i bombardamenti del 2011. Renzi più dei suoi predecessori ha modo di valutare che significherebbe affondare nelle sabbie mobili, ma a questo lo spingono i suoi padrini e consiglieri USA e gli affari dell’ENI e di altri potentati italiani: non solo petrolio e gas, ma anche le grandi opere pubbliche per le basi militari e più ancora irrigare il deserto libico con l’acqua della falda subsahariana, fare il più grande affare di land grabbing e inondare il mercato alimentare.
La crisi generale del capitalismo non lascia molte alternative alla borghesia imperialista e al suo clero. Il governo della Repubblica Pontificia non è in grado di cavarsi dagli impicci in cui è impelagato, ma è in grado di infognarci in impicci maggiori. La borghesia e il suo clero non sono in grado di vincere, ma sono in grado di spingere l’umanità verso catastrofi peggiori di quelle viste finora. Di fatto le truppe italiane già combattono in Libia sotto mentite spoglie. Sono militari, ma non sono lì per fare la guerra. Non basta cambiare nome alle cose! Si tratta ora di rompere le finzioni e mandare un vero e proprio corpo di spedizione.
Renzi e i suoi consiglieri, gesuiti di Papa Bergoglio compresi, dicono (ai lettori valutare con quanta logica): “L’accordo che l’UE ha fatto con la Turchia è disonesto, per mettere fine all’emigrazione bisogna fare un accordo analogo con la Libia e con i paesi africani. Quello che funziona a occidente con l’Algeria e il Marocco e a oriente con la Turchia, funzionerà al centro con la Libia”. Insomma, guerre umanitarie e campi di concentramento umanitari. Ma il guaio è che il governo che c’era in Libia, proprio l’invasione dei governi dei paesi imperialisti, Italia compresa, l’ha distrutto nel 2011 benché avesse già promesso di bloccare l’emigrazione. La ricolonizzazione dell’Africa e dell’Asia, che si è sviluppata in parallelo con l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria, ha corrotto o spazzato via movimenti e governi progressisti, ha generato guerre e caos e ha spinto e spinge chi ha un minimo di mezzi, la tanto agognata classe media creata dalla ricolonizzazione, a emigrare.
Il “piano” dei gruppi imperialisti è il segreto di Pulcinella: bisogna rifare un governo in Libia, forse più governi (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan), ma tutti sottomessi; i soldi confiscati al fondo sovrano di Gheddafi (almeno 150 miliardi di dollari) non bastano: ci vogliono truppe europee sul suolo. Bisognerà mandare truppe in quantità crescente. Poi verranno i morti e i feriti (Nassiriya insegna). Poi … “speriamo in dio!”.
Ma allora cosa dovrebbe fare un “buon governo” italiano? La domanda assilla ogni esponente della sinistra borghese. Qual è la politica moralmente corretta (cioè conforme alla morale delle famiglie perbene) che il governo italiano dovrebbe fare? Cercare giustizia nell’ingiustizia, un’ingiustizia giusta, è un’illusione.
L’unica via realistica è quella che noi comunisti pratichiamo: mobilitare le masse popolari e organizzarle perché la parte più avanzata e organizzata instauri il proprio governo nel paese e rompa le catene della comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Con questo cambieremo il corso delle cose nel nostro paese e apriremo la strada a forze rivoluzionarie che cambieranno il corso delle cose nel mondo. Non c’è altra via.
La ricolonizzazione dell’Africa e dell’Asia non crea un sistema coloniale analogo a quello che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha distrutto. Non c’è più la rassegnazione di allora. Crea il caos e la ricerca di un ordine nel caos la lasciamo alla sinistra borghese.
Lottare contro la guerra è lottare contro il sistema capitalista, è lottare per porre fine al sistema capitalista.Bisogna sviluppare i movimenti contro la guerra e farne una scuola di comunismo.