C’è chi pensa che la rivoluzione socialista sia impossibile perché le condizioni non la consentono. Chi crede che i tempi sono cambiati, chi crede che i padroni sono troppo forti, chi crede che la società è troppo complessa. Sono tutte tesi proprie della sinistra borghese.
C’è chi crede che la rivoluzione scoppierà perché quanto più peggiorano le condizioni di vita e di lavoro, tanto più le masse popolari saranno spinte a ribellarsi. Alcuni credono che nonostante ci sia il peggioramento, difficilmente la rivoluzione scoppierà perché le masse popolari se ne fregano, sono assorbite dalla concezione della classe dominante e sono pavide. Altri invece sono convinti che le condizioni non siano peggiorate abbastanza e che “si sta ancora troppo bene”. In entrambi i casi nessuno sa (e partendo da questo ragionamento, nemmeno può) spiegare perché in paesi in cui le condizioni sono da lungo tempo peggiori di quelle che si vivono in Italia, nei paesi africani, per dire, non vi siano movimenti comunisti e rivoluzionari vittoriosi.
All’atto pratico, i primi non possono che fare di più di ciò che fanno già: chiedere, rivendicare, elemosinare alla classe dominante e dato che le loro richieste rimangono inascoltate, non possono che lamentarsi di quanto sia brutto il mondo. I secondi si preparano in attesa che la rivoluzione arrivi, così come arriva il treno: chi si prepara sul piano ideologico, culturale e intellettuale (convinto che ciò serva per prendere la testa del movimento rivoluzionario quando sarà bello forte e dispiegato), chi si prepara organizzativamente promuovendo coordinamenti delle lotte, piattaforme inclusive, programmi con obbiettivi minimi da far assumere al movimento rivoluzionario che verrà. Fra questi ultimi c’è anche chi ha l’ambizione di favorirlo, il movimento rivoluzionario: più lotte, più mobilitazioni, rivendicazioni di 100 anziché di 10, iniziative più dure e radicali. In ogni caso, sia quelli che intendono prepararsi allo scoppio della rivoluzione che quelli che la vogliono far scoppiare operano nel modo in cui operavano i socialisti prima di Lenin, gli stessi le cui tesi dovettero essere contrastate proprio da Lenin, che elevò la teoria del movimento comunista ponendo una pietra miliare, di quelle che servono per tracciare il sentiero e non ripetere percorsi già fatti: il contenuto della lotta condotta dal partito comunista (lotta politica rivoluzionaria) e il ruolo e le caratteristiche del partito comunista.
Noi del P.CARC, avvalendoci del bilancio del movimento comunista alziamo la bandiera della rivoluzione che non scoppia, ma si costruisce. Si costruisce in Italia, un paese imperialista, negli anni 2000 come i comunisti russi e cinesi la costruirono in Russia e in Cina nella prima metà del secolo scorso. Vogliamo usare la loro esperienza, applicando le scoperte che hanno consentito loro di vincere. Per forza di cose dobbiamo fare ulteriori scoperte, dato che il vecchio movimento comunista non riuscì a instaurare il socialismo in alcun paese imperialista.
Nel numero 3/2016 di Resistenza abbiamo dedicato molto spazio a spiegare che oggi siamo in una situazione rivoluzionaria, a mostrarne le caratteristiche e a mostrare che una situazione rivoluzionaria non si conclude automaticamente e necessariamente con una rivoluzione socialista. L’aspetto decisivo sono le caratteristiche e le qualità del movimento comunista cosciente e organizzato e la sua capacità di elaborare la strategia e la tattica giuste, relativamente al contesto, alle condizioni e alla fase, per costruire la rivoluzione.
La costruzione del Governo di Blocco Popolare è la linea tattica che promuoviamo nella strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria. Se saremo capaci di usare la scienza del movimento comunista, la concezione comunista del mondo, sapremo valorizzare ai fini della grande opera di costruire la rivoluzione socialista i compagni che pensano che la rivoluzione scoppia, quelli che sono influenzati dalla concezione borghese del mondo e credono che sia impossibile costruirla, sapremo mettere a contribuzione anche quei settori progressisti e “illuminati” della classe nemica, sapremo liberare le forze della parte avanzata delle masse popolari. Lo faremo se ne saremo capaci intellettualmente e ideologicamente. Per essere capaci dedichiamo forze, risorse e tempo alla formazione.
La costruzione del socialismo è l’obiettivo che ci accomuna a tanti uomini e a tante donne che hanno la falce e il martello nel cuore. A loro ci rivolgiamo. Sono quelli che animano le mobilitazioni e organizzano i lavoratori nelle aziende capitaliste e pubbliche, sono quelli in prima linea nelle mobilitazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti conquistati con le lotte dei decenni passati, sono quelli che si spendono per costruire forme di cultura e socialità alternative alla logica del profitto e alla mercificazione nelle periferie delle città abbandonate dalle istituzioni. A loro diciamo che la costruzione del Governo di Blocco Popolare è la via più rapida e positiva per costruire la rivoluzione socialista, per avanzare nel processo che ha come obiettivo l’instaurazione del socialismo. I più generosi e lungimiranti fra di loro devono rompere gli indugi e aprire la strada agli altri, devono superare scetticismo e sfiducia affinchè altri con loro e come loro superino scetticismo e sfiducia, devono dare il loro contribuito cosciente, indispensabile, alla costruzione del Governo di Blocco Popolare.
A loro ci rivolgiamo affinchè facciano quel passo che li rende parte del collettivo che persegue con scienza, creatività, decisione il medesimo obiettivo, che li forma, li cura, li valorizza, che insegna loro e impara da loro e dalla loro attività; a loro ci rivolgiamo perché aderiscano al P.CARC.
Sono tanti i partiti e le organizzazioni che si rifanno al movimento comunista, a qualcuna delle sue correnti, a qualcuna delle sue deviazioni ideologiche. Noi non siamo i cultori della “purezza” dei dogmi, impariamo dal movimento comunista, e questo ci distingue, perché non aspettiamo che scoppi la rivoluzione, non aspettiamo la spinta della storia, ma siamo consapevoli che è la storia che va spinta nella direzione che è possibile affermare. Quella spinta è il processo per cui l’umanità avanza dal capitalismo al comunismo, che fa concludere la situazione rivoluzionaria che stiamo vivendo con la rivoluzione socialista.