Il 12 maggio, lo stesso giorno dello sciopero generale degli insegnanti e dei lavoratori della scuola, le seconde delle scuole superiori affronteranno i test invalsi e la “galassia” dell’associazionismo studentesco (dall’Unione degli Studenti al Fronte della Gioventù Comunista alle varie reti di collettivi) promuoverà, come di consueto dal 2011, il boicottaggio. Facciamo qui un ragionamento che unisce l’orientamento che abbiamo tratto dal bilancio della campagna sui giovani che abbiamo condotto da agosto a febbraio con questa mobilitazione congiunta di studenti e insegnanti.
Nei mesi della campagna abbiamo concentrato il nostro intervento sugli studenti delle superiori e delle università, abbiamo combinato il sostegno alle loro mobilitazioni con l’intervento di fronte all’ingresso delle scuole (perchè gli studenti avanzati non sono solo quelli che partecipano alle manifestazioni), abbiamo combinato l’appello a diventare comunisti (a conoscere e usare la concezione comunista del mondo) con l’intervento per promuovere organizzazione e coordinamento, per costruire organizzazioni giovanili che si occupano della scuola ed escono dalla scuola (cioè si legano alle organizzazioni operaie delle aziende capitaliste e alle organizzazioni popolari delle aziende pubbliche) nelle scuole e nelle università.
Dall’esperienza condotta abbiamo capito meglio una serie di passi concreti necessari per strutturare e sviluppare organizzazioni giovanili e cosa differenzia una organizzazione giovanile da un “normale” collettivo (che potenzialmente può diventare in ogni momento un’organizzazione giovanile e in embrione lo è già): porsi l’obiettivo di conoscere nel dettaglio i problemi dell’istituto, della scuola e più in generale dell’istruzione pubblica; costruire una presenza capillare nell’istituto, coinvolgendo studenti sensibili in ogni classe (cioè non limitarsi a coinvolgere quelli che “la pensano come noi”); legarsi ad altri organismi presenti dentro la scuola (professori, personale ATA), in prossimità della scuola (genitori), fuori dalla scuola (lavoratori, operai, organizzazioni tematiche). In definitiva una delle caratteristiche principali è la continuità. Gli studenti, in genere, diventano attivi dentro le scuole superiori (anche per una questione anagrafica), in particolare negli ultimi anni del ciclo di studi. Questo significa che una specifica attività a cui dedicarsi è la possibilità di un ricambio, per consentire all’organizzazione giovanile di avere continuità nella sua azione e agli studenti più giovani che subentrano di non dover sempre iniziare da zero, o quasi. In questo senso gli studenti possono avvalersi della presenza degli insegnanti e del personale che, Buona Scuola permettendo, trascorrono più anni di loro nello stesso istituto.
Da qui l’occasione che in questo senso crea la giornata del 12 maggio. Siamo quasi alla fine dell’anno scolastico, scendono in sciopero insegnanti, lavoratori della scuola e studenti, saranno boicottate le prove invalsi. Si può concepire questa giornata (questa fase) come l’ultima dell’anno, dopo la quale non resta che salutarsi e rivedersi a settembre / ottobre. O si può concepire come l’occasione per rinsaldare i contatti, le relazioni, penderne di nuovi con quella parte più avanzata e generosa che si muove nella scuola, per difendere ed estendere il diritto all’istruzione pubblica. Che vuol dire più generosa? Quella disposta a vedere nell’imminente pausa estiva l’occasione per preparare il ritorno a scuola da una posizione di maggiore forza, più consapevoli, più organizzati, con le idee più chiare sul da farsi. Gli studenti di quinta e di quarta che cercano studenti più giovani a cui passare il testimone, a cui trasmettono le loro esperienze, a cui “passano” i rapporti che esistono con professori e personale ATA e i rapporti che hanno al di fuori della scuola. Questo è il seguito della giornata di lotta del 12 maggio. Seppure senza manifestazioni di conflitto eclatanti, dirompenti e radicali, l’anno scolastico trascorso è stato caratterizzato da una capillare e articolata mobilitazione studentesca che non deve essere dissolta.